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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXIV - Numero 31 DICEMBRE 2016
TRASPORTO MARITTIMO
IL 2016: L'ANNO PIÙ BURRASCOSO NELLA STORIA
SESSANTENNALE DEL TRASPORTO MARITTIMO CONTAINERIZZATO
Cinque fusioni ed acquisizioni ed un fallimento sono il bilancio
finale di un'annata davvero burrascosa per il trasporto marittimo di
linea.
Essi hanno messo in ombra altri notevoli eventi, quali
l'apertura del Canale di Panama allargato a giugno, la pesatura
obbligatoria di tutti i contenitori caricati (massa lorda
verificata) dal 1° luglio ed il record di rottamazioni pari a
qualcosa come 700.000 TEU di tonnellaggio containerizzato in
esubero.
È stato un anno di regolamento di conti per un settore
che ha esaurito il fido della propria carta di credito complessiva,
spendendo miliardi di dollari in ordinazioni di navi portacontainer
allo stato dell'arte sempre più grandi in quella che è
sembrata una corsa egocentrica e che poi ha dovuto vendere slot per
container da Shanghai a Rotterdam ad un prezzo di poco superiore a
quello di una corsa di taxi in città.
I vettori marittimi già in precedenza avevano guardato
nell'abisso, ma questa volta è stata una cosa più
seria: il crollo delle tariffe a pronti nella parte finale del 2015
ha costretto le linee di navigazione a concordare tariffe
contrattuali annuali sui principali traffici Asia-Nord Europa e
transpacifico significativamente più basse di quelle
dell'anno precedente.
E quando queste nuove tariffe contrattuali si sono manifestate,
le tariffe a pronti dei carichi, che rappresentano almeno il 50% dei
contenitori trasportati, hanno fatto un altro tuffo verso il basso
raggiungendo il punto più basso di sempre a marzo ed aprile.
Ma i vettori avevano avuto grossi problemi già prima e
hanno vissuto per combattere un altro giorno: il sostegno statale e
la generosità degli azionisti avrebbero garantito per loro,
suggerivamo gli esperti.
I caricatori hanno in genere condiviso questa opinione e sono
stati felici di partecipare al gioco del tira e molla delle tariffe
dei vettori.
Dopo tutto, erano troppo grandi per fallire, no?
Infatti, per citare Monthy Python, "nessuno si aspetta
l'Inquisizione Spagnola".
A gennaio, la HMM (Hyundai Merchant Marine) aveva comunicato
agli armatori di portacontainer di avere noleggiato charter a lungo
termine per una riduzione delle tariffe di noleggio giornaliere.
Il successo del cosiddetto "taglio dei charter", quasi
senza precedenti nell'ambito dei circoli dello shipping, era
divenuto parte delle condizioni per la ristrutturazione del vettore
sudcoreano nel contesto di un accordo volontario sottoscritto con i
creditori capeggiati dalla banca statale KDB (Korean Development
Bank) a marzo.
Un altro fattore determinante della ristrutturazione del vettore
è consistito nell'ingresso della HMM nelle alleanze di
condivisione di navi a partire dal prossimo mese di aprile.
Nel contempo, è trapelato che la Hanjin Shipping, che in
precedenza aveva respinto la prospettiva di una fusione con la HMM,
si è trovata in problemi finanziari più seri di quelli
della sua compatriota minore, essendo non solo oberata da una
crescente montagna di debiti, ma notevolmente in arretrato con i
suoi pagamenti dei noleggi.
La Hanjin alla fine ha ammesso il proprio stato di difficoltà
e ha richiesto una ristrutturazione ad aprile.
Ha quindi richiesto agli armatori, rivolgendosi anche agli
stivatori, di ridurre i costi al fine di soddisfare le condizioni
poste dai creditori guidati dalla KDB.
Anche se entrambi i vettori hanno conseguito qualche successo
con le riduzioni delle tariffe di noleggio, ad esempio negoziando
sudate riduzioni del 20% delle tariffe di noleggio giornaliere con
l'armatore di portacontainer greco Danaos, la politica e l'ego sono
divenuti un fattore di sopravvivenza.
Rapporti aneddotici pervenuti a The Loadstar a Pusan ad
ottobre suggerivano che le relazioni fra la Hanjin ed i dirigenti
della KDB fossero tese e, malgrado la Hanjin abbia ottenuto di
entrare della THE Alliance, il suo destino si è in effetti
compiuto in un week-end alla fine di agosto quando l'intransigenza
ha prevalso sulla richiesta della KDB di un po' più di
supporto da parte della società-madre Hanjin Group.
L'ultimo giorno di agosto passerà alla storia come il
giorno in cui la Hanjin Shipping ha chiesto l'amministrazione
controllata, lasciando 100 navi, 500.000 TEU e 12 miliardi di
dollari USA abbandonati in giro per il mondo.
La HMM ha cercato di sopravvivere soddisfacendo le condizioni
dei propri creditori, compresa la sottoscrizione di un protocollo
d'intesa con la Maersk Line e la MSC il 14 luglio per aggregarsi
all'alleanza 2M, che successivamente è stata stemperata,
lasciando la HMM solo quale noleggiatore di slot.
Sebbene i vettori sudcoreani fossero verosimilmente in una
condizione più precaria rispetto ai propri consimili, le cose
sono davvero peggiorate nel settore del trasporto marittimo di
linea, facendo sì che i conti dei vettori venissero sommersi
da uno tsunami di rosso.
Con il senno di poi, le originarie stime di perdite per il
settore pari a 5-10 miliardi di dollari USA ora sembrano alquanto
ottimistiche.
Infatti, il leader del mercato Maersk Line ha visto i propri
profitti di 1,3 miliardi di dollari USA nel 2015 tramutarsi in cifre
negative quest'anno, in quella che secondo il responsabile
commerciale Vincent Clerc è stata una guerra tariffaria
"piuttosto scioccante" e "violenta".
La fusione dei due vettori statali cinesi Cosco e CSCL, la
vendita delle NOL/APL alla CMA CGM, l'annuncio della fusione nel
2018 delle attività containerizzate del trio giapponese K
Line, MOL e NYK, la proposta fusione fra Hapag-Lloyd e UASC ed
infine il recente accordo da 4 miliardi di dollari USA della Maersk
allo scopo di acquisire la Hamburg Süd, tutti eventi accaduti
nel 2016, tutti quanti sarebbero stati la storia principale in un
qualsiasi altro anno.
I vettori sopravvissuti, pertanto, spereranno in un'annata
migliore nel 2017, dal momento che si raggrupperanno diversamente
nelle loro alleanze più piccole (in termini di membri) ad
aprile: non potrà andare peggio, vero?
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