Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXVI - Numero 31 GENNAIO 2018
LOGISTICA
I DIRIGENTI DELLA LOGISTICA SI ASPETTANO UN ANNO MIGLIORE PER
I MERCATI EMERGENTI
Secondo una nuova indagine condotta presso oltre 500 dirigenti
del settore della logistica a livello mondiale, essi sono ottimisti
e condividono la visione del Fondo Monetario Internazionale secondo
il quale il 2018 sarà un'annata migliore per i mercati
emergenti benché essa preveda che l'economia della Cina
rallenti leggermente nel 2018.
I ritrovati dell'indagine fanno parte del "2018 Agility
Emerging Markets Logistics Index", una classifica annuale dei
principali 50 mercati emergenti mondiali misurati secondo le
dimensioni, la forza economica, i collegamenti trasportistici ed il
clima imprenditoriale.
I dirigenti della filiera distributiva e della logistica di
tutto il mondo hanno condiviso le proprie opinioni relative alle
prospettive economiche globali per il 2018, alle previsioni per i
mercati emergenti, ai fattori fondamentali di crescita ed alle
tendenze che riguardano i paesi dei mercati emergenti.
Quasi i due terzi di loro (65,1%) affermano che la previsione di
crescita dei mercati emergenti del 4,8% del Fondo Monetario
Internazionale è "abbastanza corretta".
L'anno scorso una minoranza significativa (42,8%) aveva risposto
che il Fondo Monetario Internazionale era stato troppo ottimista nel
prevedere per il 2017 una crescita del 4,6% per i mercati emergenti.
L'ottimismo circa i mercati emergenti è specialmente
degno di nota perché il Fondo Monetario Internazionale
prevede che l'economia cinese - la più dominante fra i
mercati emergenti - rallenterà leggermente nel 2018.
La Ti (Transport Intelligence), importante ditta di analisi e
ricerche per il settore della logistica, ha compilato l'indice sopra
citato.
John Manners-Bell, amministratore delegato della Ti, afferma: "I
mercati emergenti hanno fruito di condizioni di mercato favorevoli
nel 2017 con la crescita dei traffici più florida da anni.
Tuttavia, ci sono molte trame da spiegare completamente, come
quelle del debito cinese, della rinegoziazione del NAFTA e della
transizione politico-economica in corso nel Medio Oriente.
Anche se le cose sembrano andar bene per ora, ci sono numerose
problematiche all'orizzonte".
In altri punti salienti contenuti nell'indagine, i
professionisti della filiera distributiva sono perplessi circa la
politica del rischio calcolato dell'amministrazione Trump in ordine
al NAFTA e non riescono a concordare riguardo a chi vincerà e
chi perderà nelle rinegoziazioni.
I dirigenti della logistica si dividono in ordine a se un
accordo aggiornato aiuterebbe il Messico (24,3%), danneggerebbe il
Messico (21,8%) o lascerebbe i traffici per lo più immutati
(25,7%).
L'accordo originale, ampiamente accreditato di avere generato
una crescita negli Stati Uniti, in Canada e nel Messico da quando è
entrato in vigore nel 1994, è stato deriso dal presidente
Trump come il "peggiore accordo mai stipulato".
I negoziatori statunitensi hanno assunto una linea dura nelle
trattative per la rinegoziazione.
I dirigenti del settore considerano il malgoverno (40,78%) come
l'ostacolo più grosso per la crescita in Brasile, ma una
percentuale maggiore rispetto a quella di un anno fa (29,13% contro
21,1%) ha dato la colpa alla aperta corruzione.
L'unificazione delle imposte su merci e servizi e le altre
riforme economiche in India sono state accolte con favore dal
settore della logistica.
La percentuale di professionisti che hanno affermato che le
proprie imprese stanno ora valutando di investire in India è
balzata dal 22,8% di un anno fa al 37,4% dell'ultima indagine.
Le infrastrutture stanno svolgendo un ruolo maggiore
nell'opinione che il settore ha dell'Africa sub-sahariana.
Una percentuale molto più grande di professionisti della
filiera distributiva (21,4% rispetto a 15,2% dell'anno precedente)
ha identificato il rapido sviluppo delle infrastrutture come fattore
significativo della crescita africana.
Una maggiore percentuale (16,7% rispetto a 12,2%) ha dichiarato
che gli scarsi collegamenti fra i centri economici è una
delle maggiori problematiche dell'Africa.
Infine, i dirigenti del settore hanno citato la carenza di
infrastrutture come il più grande rischio per la filiera
distributiva dell'Africa, prima della corruzione, della instabilità
governativa e del terrorismo.
Pochi nel settore logistico ravvisano motivi per temere che
l'abbandono dell'Unione Europea da parte del Regno Unito possa
danneggiare le economie dei mercati emergenti, anche nel caso che la
Brexit costringa il Regno Unito a negoziare i propri accordi
commerciali con i paesi non appartenenti all'Unione Europea.
Quasi il 45% dei dirigenti afferma che i mercati emergenti non
ne subiranno le conseguenze; il 25,4% sostiene che i mercati
emergenti trarranno benefici della Brexit.
I ritrovati in questione rappresentano una sorta di inversione
di pensiero.
Un anno fa, il 69% dei dirigenti interpellati avevano detto di
essere preoccupati dal voto sulla Brexit del Regno Unito e che la
rottura delle trattative in ordine ai traffici locali e globali
sarebbe stata un segnale di arretramento rispetto al libero scambio.
"La grande preoccupazione di un anno fa era che il voto
sulla Brexit ed i risultati delle elezioni statunitensi potessero
rappresentare il desiderio di un passo indietro rispetto al libero
scambio e che un contraccolpo anti-scambi avrebbe potuto danneggiare
le economie dei mercati emergenti" afferma Essa Al-Saleh,
amministratore delegato della Agility Global Integrated Logistics.
"Quelle preoccupazioni sono svanite, specialmente per quel
che concerne la Brexit".
Fra gli altri punti in rilievo fondamentali dell'indagine e
dell'indice, in termini di volumi, le direttrici di trasporto merci
aereo e marittimo dall'Unione Europea alla Turchia sono state quelle
dei mercati emergenti dalla crescita più rapida nel 2017.
Le località in cui vengono assemblate le automobili in
Turchia continuano ad essere determinanti per le strategie dei
produttori di veicoli europei.
Tuttavia, la Turchia è scivolata indietro di un posto al
n° 10 nell'indice, malgrado una velocissima crescita dell'11%
nel terzo trimestre del 2017.
La Turchia si sta ancora riprendendo dagli strascichi del
fallito colpo di stato del 2016, quando l'economia aveva subito una
contrazione dell'1% circa.
Gli economisti internazionali avvertono che la Turchia ha
bisogno di far salire i tassi di interesse per controllare
l'inflazione ed evitare il surriscaldamento.
Nella classifica dei 50 paesi compresi nell'indice, la Russia ha
scalato tre posti sino al n° 7 dopo anni di prestazioni in
declino dovute ai bassi prezzi dell'energia, alla fuga dei capitali
ed alle sanzioni economiche statunitensi.
L'economia russa si è stabilizzata e ha mostrato una
modesta crescita nel 2017 dopo un'ondata di tagli ai costi
aziendali, consolidamenti del settore bancario e riforme economiche.
La Russia ha altresì tratto vantaggio dalle iniziative
guidate dall'Arabia Saudita finalizzate a convincere i principali
produttori di petrolio a limitare la produzione.
Il Kazakhistan è crollato di sei posti sino al n° 20
nell'indice, malgrado l'aumento della produzione petrolifera che ha
contribuito a far aumentare la crescita e la pubblicazione di un
programma di sviluppo nazionale a lungo termine che evidenzia le
industrie ad alta tecnologie e verdi, unitamente alla
diversificazione rispetto alle derrate.
La Cina e l'India sono in testa alla classifica del 2018 e hanno
allungato rispetto al paese n° 3 dell'indice, gli Emirati Arabi
Uniti, con ampio scarto quanto alla competitività dei mercati
emergenti.
Il Brasile, che sta lottando per emergere dagli sconvolgimenti
politici e dalla sua peggiore recessione del secolo, è andato
indietro di due posizioni fino al n° 9.
I dirigenti del settore non hanno un'opinione comune sul futuro
dell'Accordo Nord-Americano sul Libero Scambio (NAFTA) che è
stato aspramente criticato dall'amministrazione Trump.
Gli Stati Uniti, il Messico ed il Canada stanno negoziando con
l'intento di aggiornare l'accordo.
I dirigenti della logistica interpellati nell'ambito
dell'indagine sono assai divisi in ordine a se un nuovo patto
aiuterebbe il Messico (24,3%), danneggerebbe il Messico (21,8%) o
lascerebbe immutati i traffici (25,7%).
L'Egitto è salito di sei posizioni in classifica
portandosi al n° 14 - il balzo più in alto di qualsiasi
altro paese nell'indice 2018 - e ha scalato 26 posizioni portandosi
al posto n° 21 nella distinta categoria che classifica le
condizioni imprenditoriali dei paesi, ovvero la Compatibilità
con il Mercato.
Il Bangladesh (n° 23) e l'Uruguay (n° 25) hanno entrambi
scalato quattro posti nella classifica generale.
La Nigeria, maggiore economia africana, è ruzzolata al n°
31 dal n° 24 di un anno fa.
Malgrado il suo potenziale, la Nigeria si classifica penultima
per quanto riguarda le infrastrutture ed i collegamenti
trasportistici, ovvero quanto alla Connettività con il
Mercato, nonché 46a per il clima imprenditoriale.
Altre realtà in calo: il Venezuela è scivolato al
n° 48 e si è piazzato buon ultimo
quanto a Dimensioni del Mercato e Attrattività della
Crescita; il Kazakhistan è sceso di sei posti malgrado un
rilancio della crescita economica ed un programma di sviluppo a
lungo termine.
I paesi del Golfo Persico continuano a dominare i primi posti
delle classifiche per quanto attiene le condizioni imprenditoriali
dei mercati emergenti.
Emirati Arabi Uniti, Qatar, Oman e Bahrain hanno distanziato
tutti gli altri paesi.
L'Arabia Saudita si è classificata 8a ed il Kuwait 16°.
I paesi del Golfo persico si sono piazzati nei primi posti della
classifica anche per quanto riguarda la qualità delle
infrastrutture ed i collegamenti di trasporto: i migliori sono stati
gli Emirati Arabi Uniti (1° posto), il Bahrain (5°), l'Oman
(6°), l'Arabia Saudita (7°) ed il Qatar (8°).
Il 5% dei dirigenti interpellati affermano che le PMI - quelle
con meno di 250 dipendenti - saranno quelle che trarranno i maggiori
vantaggi dalla crescita dei mercati emergenti.
Il 26% ha dichiarato che le grandi imprese saranno i maggiori
beneficiari.
L'India e la Cina sono le destinazioni di investimento
preferenziali del settore logistico ma il Vietnam guida un secondo
gruppo che comprende Emirati Arabi Uniti, Brasile ed Indonesia.
Algeria, Ucraina ed Etiopia hanno realizzato grandi
miglioramenti quanto alle condizioni imprenditoriali.
Il clima imprenditoriale si è deteriorato nello Sri
Lanka, in Cambogia, in Tanzania, nel Libano e nelle Filippine.
La percentuale di dirigenti della filiera distributiva le cui
imprese stanno considerando la possibilità di effettuare
investimenti in India è balzata in alto al 37,4% rispetto al
22,8% un anno fa, in seguito al varo dell'unificazione delle imposte
per merci e servizi in India e ad altre riforme.
I paesi che maggiormente hanno migliorato le infrastrutture ed i
collegamenti di trasporto sono stati l'India, l'Indonesia, la
Turchia, l'Egitto, l'Iran, il Pakistan, l'Argentina ed il
Bangladesh.
La classifica relativa ad infrastrutture e trasporti è
peggiorata per Kazakhistan, Sri Lanka, Colombia, Brasile, Tailandia
e Kuwait.
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