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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXVI - Numero 15 OTTOBRE 2018
PROGRESSO E TECNOLOGIA
UNIVERSAL CARGO SYSTEM: UN'ALTERNATIVA ALLE DIMENSIONI DELLE
NAVI IN CONTINUO AUMENTO ED AGLI ESTREMAMENTE COSTOSI INVESTIMENTI
NEI PORTI
La FREBS Marine International Ltd ritiene che la propria idea
"Universal Cargo System" di un sistema di chiatte
nave-madre/feeder semisommergibili per ogni tipo di carico offra
un'alternativa più produttiva, più conveniente e "più
verde" alla costruzione di navi sempre più grandi che
richiedono ingenti investimenti in infrastrutture portuali,
equipaggiamento per movimentazioni e connettività terrestre.
L'idea FREBS Universal Cargo System (UCS) - Freeland Rapid
Express Barge Systems - è il frutto dell'ingegno di Michael
Freeland, il quale ha lavorato sulle navi per la Royal Fleet
Auxiliary che è la fornitrice della Reale Marina del Regno
Unito in tutto il mondo.
Le idee di Freeland erano state una volta descritte dal
Ministero della Difesa come "troppo futuristiche" ma, come
lui sottolinea, le navi anfibie semisommergibili sono diffusamente
in uso oggi in un certo numero di settori: militare, alto mare,
carichi eccezionali, trasporto di yacht eccetera.
Freeland è convinto che spendere miliardi di dollari per
navi più grandi ed ampliare i porti per farvi fronte non sia
la risposta giusta.
Lo UCS può ridurre la necessità di costruire ed
espandere porti e banchine, assicurando risparmi nell'uso del
territorio ed evitando importanti investimenti di capitale per
dragaggi e per la manutenzione.
Esso risolve il problema della congestione nei principali scali
marittimi, assicura tempi di lavorazione più veloci e riduce
i costi di movimentazione in porto.
Si tratta di un sistema interamente modulare: la nave-madre
FREBS può essere configurata per dimensioni panamax,
new-panamax (NPX) o post-NPX, e le chiatte dal basso pescaggio e
rilasciabili in mare che essa trasporta nei viaggi transoceanici
possono essere incrementate di conseguenza quanto al numero e/o alle
dimensioni.
La versione più grande della nave-madre, ad esempio,
sarebbe più grande di qualsiasi cosa che percorre i mari
oggi, assicurando costi ultra-bassi per gli slot nelle traversate
transoceaniche, ma le sue chiatte semoventi possono accedere a molti
porti di una determinata gamma, evitando la necessità di
trasbordo in un porto base utilizzando gru giganti su banchine molto
rinforzate, evitando i costi di feederaggio e, seconda
dell'ubicazione, i costi del trasporto terrestre.
Le chiatte funzionerebbero esattamente come le odierne navi
feeder, ma senza la necessità di trasbordo.
Le chiatte, poniamo sino a 600 TEU nella versione
containerizzata, potrebbero accedere a qualsiasi porto fluviale
interno senza la necessità di trasbordo su chiatte o treni
nei porti marittimi.
Si pensi, ad esempio, ai potenziali risparmi in tempo e denaro
lungo il corridoio del Reno.
Si pensi a tutte le controversie finanziarie e politiche che si
potrebbero evitare ad Amburgo per il fatto di non dovere
approfondire od allargare mai più di nuovo il canale
navigabile dell'Elba.
E che dire della possibilità di impedire la congestione a
Felixstowe risalendo il fiume Orwell fino a Ipswich?
Freeland, la cui sede è nello Hampshire, fornisce un
esempio locale di dove egli ritiene che il suo UCS possa segnare dei
punti a proprio favore.
Southampton è il maggiore porto del Regno Unito per
l'esportazione di veicoli nuovi e dispone di 100 acri di costoso
terreno portuale dedicato a questa attività, ma anche così
ha bisogno che se ne appronti altro.
All'inizio di quest'anno la ABP ha annunciato un investimento di
15 milioni di sterline per il suo ottavo autosilo a più piani
allo scopo di realizzare spazio di deposito per altri 3.000 veicoli
(per inciso, questo contratto è stato appena assegnato alla
Morgan Sindall Construction & Infrastructure e ci vorranno nove
mesi perché venga completato).
Freeland sostiene che le chiatte ro-ro multi-ponte FREBS
potrebbero essere utilizzate per stivare le auto ed altri carichi
rotabili in bacini di raccolta relativamente piccoli, mentre la
frequenza del servizio per le esportazioni sarebbe inalterata.
Questa soluzione sarebbe meno costosa e libererebbe territorio
portuale.
La modularità del sistema significa che le chiatte
possono essere configurate per ogni tipo di carico: contenitori,
carichi rotabili, rinfuse di ogni genere, tronchi, legname e così
via.
Il carico è costantemente all'interno della stiva della
nave-madre; non più container persi fuori bordo, non più
cataste di legname che crollano in mare.
L'elemento comune delle chiatte sarebbero le zone posteriori:
propulsione, carburante e serbatoio per la zavorra.
Le chiatte, una volta scaricate in un bacino di raccolta,
possono essere ricaricate con contenitori pieni o vuoti ed
ormeggiate in rada in attesa di una nave-madre, liberando così
prezioso spazio in banchina.
Esiste persino una possibilità progettuale di una chiatta
attrezzata per il "soccorso in caso di calamità".
Essa potrebbe disporre di un eliapprodo, una stiva con
contenitori con materiale di pronto soccorso movimentati da una gru
a portale su rotaia a bordo e di spazio per un ospedale da campo
galleggiante.
Circa l'80% dell'area di superficie superiore della nave-madre
può essere utilizzata per raccogliere energia solare.
Essa può essere utilizzata per fornire propulsione
elettrica alle chiatte, compresa l'alimentazione elettrica per i
carichi refrigerati, nonché l'elettricità necessaria
alla nave-madre mentre è in attesa del suo prossimo carico di
chiatte.
Freeland è supportato da Stephen J. Line, un consulente
indipendente con esperienze nella finanza aziendale.
A suo dire vari modelli finanziari potrebbero applicarsi
all'idea FREBS.
L'elemento costoso è la nave-madre, ma le chiatte
semoventi sono relativamente poco costose e nella sfera
d'applicazione di molti protagonisti nella filiera distributiva
globale.
Per Line, la problematica maggiore è quella di appurare
chi siano i "pezzi grossi" nei settori del trasporto
marittimo, dei porti e dei cantieri navali, per pensare in modo
diverso a dove il loro settore sia diretto.
Un'importante linea di navigazione ha un "fondo
d'incubazione" e i principali raggruppamenti portuali hanno una
"tana del drago" per i potenziali investimenti in nuove
tecnologie, ma è assai difficile insinuarcisi.
Per Line e Freeland lo UCS è una tecnologia
rivoluzionaria.
E forse proprio questo è il problema: i grandi
protagonisti oggi hanno legami troppo stretti con lo status quo per
voler cambiare.
D'altro canto, gli emarginati porti minori e non congestionati
che non dispongono del pescaggio e dello spazio per accogliere le
mega-navi e le enormi impennate dei carichi che esse generano
vengono riportati in gioco, mentre i proprietari dei carichi che
subiscono i ritardi in porto e la congestione nella distribuzione
interna sono quelli che alla fine ne traggono vantaggio.
L'approccio dello UCS FREBS è molto simile a quello
dell'idea madre-nave/chiatta Sea Tech della SEA Technology AB con
sede in Svezia, della quale si era riferito in World Cargo News
a novembre del 2012.
Anche in questo caso, l'idea è quella di trarre vantaggio
dalla scala transoceanica, ma senza gli aspetti negativi.
Le progettazioni della Sea Tech da allora si sono evolute sino
ad avvalersi dalle NPX.
Inoltre, la Sea Tech aveva già elaborato una concezione
di nave-madre/chiatte PCTC da 15.000 CEU basata su Panamax, quasi
due volte l'apporto delle ultime PCTC da 8.000 CEU che si avvalgono
delle NPX.
Infine, a marzo del 2017 Gerald Fisher, direttore generale della
Sea Horse Shipping, Ltd con sede negli Stati Uniti, ha prodotto un
video che illustra i problemi dell'odierno modello di mega-nave e
promuove l'uso del proprio sistema di nave-madre semisommergibile e
chiatte dentro/fuori (che si basa sulla portachiatte Jumbo) quale
soluzione.
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