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CENTRO INTERNAZIONALE STUDI CONTAINERS
ANNO XXXVII - Numero 30 NOVEMBRE 2019
PORTI
I PORTI EUROPEI SONO UN CAPOSALDO DELL'INIZIATVA CINESE 'UNA
CINTURA, UNA VIA'
Il presidente cinese Xi Jinping non può che essere
orgoglioso del sincero interesse europeo per la BRI (Iniziativa Una
Cintura, Una Via), il suo programma infrastrutturale faro
finalizzato a far rivivere l'antica Via della Seta, migliorando la
connettività ed i collegamenti di trasporto in tutta l'Asia
ed oltre.
Nel corso di una visita di stato in Grecia l'11 novembre, Xi ha
dichiarato che l'investimento della Cina nel porto del Pireo è
stato il maggiore nell'ambito del progetto Una Cintura, Una Via.
Il presidente cinese considera l'impianto greco, la cui quota
maggioritaria appartiene alla cinese Cosco Shipping, "la testa
del drago" nella strategia della Nuova Via della Seta.
Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis è stato in
sintonia con il suo illustre ospite.
Egli ha sottolineato che la cooperazione con la Cina è
stata essenziale per trasformare la Grecia nel più
determinante hub logistico che collega l'Estremo Oriente con
l'Europa.
Un certo numero di porti europei è impegnato a lavorare
per diventare hub della Una Cintura, Una Via.
Il fatto che tale rete sinocentrica di relazioni commerciali
possa minacciare i traffici internazionali modellati sull'occidente
non ha dissuaso molti in Europa dal fare affari con Pechino.
E questo è stato ancor più evidente dopo che la
Banca Europea degli Investimenti l'11 novembre ha concesso un
finanziamento di 140 milioni di euro per aiutare la Cosco ad
espandere e ammodernare il porto del Pireo.
I cinesi controllano o hanno quote in una decina di porti
europei, situati in paesi come Grecia, Italia, Malta, Spagna,
Francia, Belgio e Paesi Bassi.
Il 90% del commercio estero della Cina viaggia per mare e tutti
i paesi sopra citati vogliono la propria fetta della torta
dell'iniziativa Una Cintura, Una Via.
Ad esempio, il 5 novembre scorso, l'Autorità Portuale di
Trieste ha sottoscritto un protocollo d'intesa con la China
Communications Construction Company al fine di realizzar piattaforme
logistiche e per la distribuzione nelle zone di Shanghai, Ningbo e
Shenzhen.
Questi impianti saranno collegati a Trieste, ma ci si aspetta
che siano al servizio anche di altri porti italiani.
Il problema è che la BRI può rendere i partner
commerciali e di investimento della Cina dipendenti dal potere e dal
benessere cinesi.
Mediante il controllo dei porti esteri, Pechino alla fine
controllerà le rotte di trasporto internazionali e di
conseguenza il commercio mondiale.
È la rinascita moderna e globalizzata dell'antico sistema
tributario cinese.
Così le Nuove Vie della Seta diventano un sottile
strumento di egemonia, con la Cina a brandire i finanziamenti per
investimento e sviluppo allo scopo di assoggettare i clienti della
Una Cintura, Una Via.
A differenza dei propri alleati in Europa, i responsabili degli
Stati Uniti sono persuasi che il progetto mega infrastrutturale
cinese sia in realtà una risposta asimmetrica alla vasta rete
americana di alleanze e partenariati militari.
In occasione di una recente udienza dinanzi al Congresso degli
Stati Uniti, Carolyn Bartholomew, presidente della Commissione di
Valutazione degli Stati Uniti per l'economia e la sicurezza relative
alla Cina, ha dichiarato che la Cina potrebbe utilizzare i propri
interessi finanziari nei porti asiatici, europei ed africani per
controllare una frazione significativa della sua filiera
distributiva in entrate per derrate fondamentali, così come
le rotte commerciali in uscita per le sue esportazioni.
La Bartholomew ha notato che in caso di conflitto Pechino
potrebbe sfruttare il suo controllo su questi porti per impedirne
l'accesso commerciale ad altri paesi.
Ciò che lei non ha detto è che gli investitori
cinesi stanno ammodernando i porti europei e creando posti di lavoro
in un ambiente economico depresso.
Di conseguenza, gli amici degli Stati Uniti in Europea non
vogliono bloccare l'investimento cinese nei propri impianti
portuali.
Trump ha minacciato diverse volte gli alleati della NATO in
Europa di adottare misure punitive nel caso che essi acquisissero la
tecnologia di banda larga 5G dal gigante cinese delle
telecomunicazioni Huawei.
Ma molti paesi europei stanno scommettendo forte sulla
cooperazione con la Cina proprio perché stanno cercando di
trasformare i propri impianti in 'porti intelligenti'.
La possibile integrazione del piano dell'Unione Europea per
connettere l'Europa e l'Asia con la "Rete Blue Dot", uno
schema infrastrutturale promosso da America, Giappone ed Australia
quale alternativa all'iniziativa della Cina, potrebbe contribuire a
dissuaderli dal cavalcare il drago cinese.
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