FEMAR CONFERENCE
Future Educational Challenges for Maritime Information Society
Il ruolo della formazione e delle tecnologie dell'informazione
per lo sviluppo dell'economia marittima
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COMMISSIONE EUROPEA
REGIONE LIGURIA
MARIS
In collaborazione con
AMRIE e con il Forum MARIS di Genova
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ESPERIENZE DI FORMAZIONE MARITTIMA E PROGETTI FORMATIVI MULTIREGIONALI
MARIO MARGINI
Assessore all'Industria e alle Politiche Attive del Lavoro Regione Liguria
Nel mio intervento parlerò di due esperienze che essendosi
già concluse possono diventare una modalità di intervento
anche in altri settori e in particolare nel settore marittimo.
Partirò considerando il problema davanti al quale si è
trovata qualche anno fa la Regione Liguria nella gestione dei
fondi comunitari. Indagando sulla portualità fu infatti
constatato che la grande impresa, e in particolare le grandi imprese
terminaliste, sviluppavano una importante azione di formazione
grazie anche alle grandi strutture in dotazione, simulatori ed
apparecchi analoghi.
Il problema era che esaurita quella funzione e al di là
dell'area operativa nave-banchina non vi era in atto nessun significativo
processo di formazione professionale.
Partendo da questo punto, la Regione Liguria, disposta una dotazione
di circa sei miliardi, stabilì un'intesa con le Autorità
Portuali che si sviluppò in questo modo: si decise un soggetto
responsabile del progetto, cioè le Autorità Portuali
in consorzio, si sviluppò un'analisi dei fabbisogni formativi,
e si attuarono poi conseguentemente dei processi di formazione.
L'analisi dei fabbisogni formativi mise in evidenza alcune questioni
rilevantissime:
- la piccola impresa in generale, di cui fanno
parte spedizionieri e trasportatori, non era disponibile ad avviare
processi di formazione cospicui; anzi, alcune categorie professionali
tendevano a riproporre la propria funzione, come si era affermata
storicamente nel porto, senza alcuna mutazione significativa.
- La grande impresa si dichiarava disponibile a parole a fare
un'azione formativa comune, mentre sul piano dei moduli operativi
esisteva in realtà un gap che non si voleva superare.
- Bisogna poi sottolineare il fatto che, nel momento in cui
si è chiesto alla grande impresa di affrontare il problema
di avviare cosi di formazione, ci si trovava in una congiuntura
nella quale il mercato delle esigenze professionali era molto
diffuso e carente.
In Liguria bisogna anche tenere in considerazione
un fattore comune a molti porti europei, e cioè che con
l'avvento del container una vecchia struttura professionale era
andata in crisi e che accorreva riempire di nuovi contenuti questo
settore lavorativo.
Il progetto, al quale la ricerca fa riferimento, data circa tre
anni fa e si è ora concluso con un bilancio completamente
in positivo.
Riguardo alla partecipazione si è registrata un'adesione
alle attività formative soprattutto dei dirigenti delle
imprese (fra i quali si è avuto il 100% di partecipanti)
e, per la prima volta, hanno partecipato come invitati all'azione
di formazione esperti internazionali fra i quali i direttori dei
porti di Hong Kong e Singapore.
Abbiamo invece riscontrato più difficoltà sulla
piccola impresa la quale non ha risposto in maniera estremamente
positiva.
Il Progetto Liguria ha quindi concluso il suo percorso.
Dopodiché è forse cominciata la parte più
interessante. Il Progetto Liguria è stato infatti esteso
ad altre Regioni ed ora, un progetto simile, è in attuazione
da parte di sei Regioni italiane e tutti i grandi porti terminalisti,
a partire da Gioia Tauro, hanno chiesto di farne parte. Per la
prima volta abbiamo un'azione di formazione sistemica a livello
nazionale che parte da un'analisi di fabbisogni a livello articolato,
che ha una griglia di prestazioni unitarie a livello nazionale
e che oggi si sviluppa (considerando che far andare di comune
accordo sei Regioni è piuttosto complicato) nell'arco della
portualità del nostro paese.
Avendo comunque ottenuto questo risultato, stiamo ora cercando
di concretizzarne un altro che era uno dei principali obiettivi,
cioè di utilizzare la formazione come strumento di relazioni
e di rapporto con le altre realtà portuali del Mediterraneo.
Anche perché ci si sono posti alcuni problemi: ad esempio
la categoria degli armatori ha sempre sostenuto che le navi nel
Mediterraneo trovavano una difficoltà in un certo superamento
generazionale per il fatto che esisteva uno squilibrio tra le
prestazioni offerte dai lavoratori portuali originari di una parte
del Mediterraneo e dell'altra.
Oggi stiamo negoziando delle importanti intese con la Tunisia
e con L'Egitto per cui probabilmente questo modulo di formazione
potrà essere applicato e funzionare anche in altre realtà
extra europee.
Questa riflessione mi porta a una considerazione che riguarda
la formazione fra i lavoratori marittimi. La Regione Liguria infatti
ha anche sperimentato moduli formativi di un certo interesse,
alcuni con Fincantieri, dove abbiamo ricostruito figure professionali
di difficile collocamento su quel mercato, con processi di formazione
che riguardano categorie come i saldatori, soggetti per i quali
alla formazione sono corrisposte delle assunzioni; in questi giorni
abbiamo altresì avviato un altro tipo di esperienza relativa
al fronte degli infortuni sul lavoro.
A fronte di incidenti ripetuti, avvenuti in alcune realtà
produttive, fatti per i quali si registra un certo aumento nella
realtà italiana, noi abbiamo preso atto che le organizzazioni
sindacali, sia del lavoratori che dei datori di lavoro, hanno
firmato un'intesa per la quale in tutta l'area portuale genovese
non è possibile operare, e non sarà possibile farlo
in futuro, per chi non ha seguito un modulo minimo di formazione.
La formazione è quindi un pre-requisito per poter operare
all'interno della struttura produttiva del porto di Genova.
Non si parla comunque di un modulo di formazione sviluppato sui
tempi medio lunghi, ma di un modulo essenziale che vale per tutti,
anche per quei giovani che entrano con un contratto di formazione
lavoro o attraverso uno stage; tutti dovranno avere un minimo
di formazione certificata. Abbiamo proprio in questi giorni reperito
i finanziamenti per questa iniziativa che è ovviamente
rivolta a tutti, sia appalti diretti che indiretti; essa è
un modo per sottolineare come la sicurezza sia un impegno comune
per ciò che riguarda le strutture produttive del porto
di Genova.
Il meccanismo che noi pensiamo di proporre per ciò che
riguarda la formazione nel settore marittimo segue da molti punti
di vista, in accordo con le Autorità Portuali, un meccanismo
analogo al Progetto Liguria.
Esso dovrebbe quindi partire da un'analisi dei fabbisogni, e su
questa base, stabilire quale modulo di formazione debba essere
adottato. Da questo punto di vista per quanto riguarda il personale
italiano imbarcato sulle navi che operano all'interno del porto
di Genova, non abbiamo riscontrato alcun problema: per ciò
che li concerne è possibile attivare canali di formazione.
Differente è tuttavia il caso di quelle navi il cui equipaggio
è formato da personale di differente provenienza, sia italiano,
sia extraeuropeo; in questo caso come si possono utilizzare i
fondi del Fondo Sociale Europeo per cittadini extra comunitari?
La questione è soprattutto sentita per il problema della
concorrenza, sulle navi italiane che operano da Genova nel settore
del turismo crocieristico dove, in modo approssimativo, i quadri
tecnici sono di provenienza italiana o europea mentre il cosiddetto
personale di servizio o di camera ha origini extraeuropee. La
situazione che stiamo verificando è questa: il personale
viene formato nei paesi di provenienza mentre si potrebbe arricchirne
la preparazione di contenuti professionali svolgendo la formazione
in Italia.
Il punto è che occorre su un versante fare una precisa
analisi dei fabbisogni, e in un secondo momento porci il problema
di come si possa concorrere a questo tipo di formazione.
Bisogna dire che per adesso non abbiamo avuto risposte in riferimento
al personale extraeuropeo mentre ne abbiamo avute per ciò
che riguarda il personale italiano o europeo.
Malauguratamente non si può fare finta che il problema
non esista; la verità è che le navi passeggeri che
operano dal porto di Genova hanno il personale di nazionalità
diverse, e le aziende attuano processi di formazione in paesi
extracomunitari pur essendo l'attività economica svolta
rivolta al bacino di utenza europea ed essendo una ricchezza per
i paesi europei.
Noi pensiamo che la cosa vada approfondita attraverso due linee
di formazione di cui la Regione deve farsi carico: una che riguarda
i lavoratori portuali, l'altra il personale imbarcato sulle navi.
Le imprese stanno attrezzandosi per incontrare questo tipo di
esigenze, la Regione ha già avuto infatti interessanti
risposte sulla legge 236 per certe categorie di interventi; alla
scelta di farsi carico di questi oneri corrisponde la realtà
che, se non si interviene, certe attività produttive se
ne andranno dal nostro paese e dall'Europa e andranno a collocarsi
in altre aree del pianeta.
Io sono contro quest'ultima ipotesi e penso che noi dobbiamo corrispondere
positivamente alle esigenze di formazione che le imprese ci pongono
nel nostro Paese, sia per il personale nazionale, sia per il personale
estero.
In this speech I want to talk about two training experiences already
closed, which can be considered as examples also in other economic
branches.
The first experience was related to inquire into which formative
projects could be useful for the maritime industries. The analysis,
dated three years ago, underlined that the small enterprises were
not available to start conspicuous training projects, while on
the other hand the big enterprises declared to agree in a common
formative action; there was however a gap in starting effectively
some concrete experiences.
As result of the analysis some training courses were implemented
with a positive reply especially among the management of the big
enterprises, while there have been more difficulties regarding
the small companies.
The Project Liguria has been suddenly carried out by six other
Italian Regions and all the biggest Italian harbours have required
to be part of it, this is the first systematic training action
with national spread in Italy.
Acquired this result, our training projects have now three important
goals to reach: co-operation with other harbours in the Mediterranean
sea, to train professional figures with a difficult placement
into the market and finally to get acquainted workers on the dangerous
situations that can happen working in a harbour.
Regarding this last problem the trade-unions of owners and workers
have reached this agreement: in the harbour area of Genova it
will be impossible to work without a minimum training period,
becoming this training a pre-requisite to work inside a port.
The advantages of formation also apply to crews, coming from countries
outside Europe, that are working on European ships; their training
should be improved and professional enriched through training
courses implemented not in their own countries (as now is happening)
but directly in Europe, utilising the funds granted by the European
Social Fund.
All things considered, I think that the Institutions must meet
the requirements of the enterprises, both for national and foreigner
staff and for the two kind of labours, the ones working in the
harbour as well as on the ships. On the contrary, if we do not
intervene, it is easy to think that some productive activities
will leave Italy and Europe for other places in the world.
Programma conferenza