ASSOCIAZIONE PORTI ITALIANI
(ASSOPORTI)
RELAZIONE DEL PRESIDENTE
sen. FRANCESCO NERLI
ALLA 42ª ASSEMBLEA GENERALE
Roma
9 luglio 2002
Signor Ministro, Autorità, illustri ospiti, colleghi, rappresentanti
dei nostri associati, sono lieto di dare a Voi tutti il benvenuto
all'Assemblea annuale di Assoporti.
Un particolare ringraziamento rivolgo al Senatore GRILLO, all'Onorevole
DUCA, all'Onorevole COCILOVO ed al Prof. CASCETTA che con i loro
interventi forniranno un'importante contributo a questa Assemblea,
i cui lavori in seduta pubblica saranno conclusi dall'autorevole
intervento del Ministro Prof. LUNARDI, al quale rinnoviamo ringraziamenti
per l'attenzione nell'occasione riservataci.
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* Uno sguardo sintetico sui traffici portuali.
E' motivo di soddisfazione rilevare come l'anno 2001 si sia chiuso
per la portualità italiana con risultati quantitativi ancora
una volta positivi, considerando il totale dei traffici passeggeri
e merci, registrati nei principali scali nazionali, con particolare
riguardo alle merci varie ed alla movimentazione dei containers.
I teu movimentati hanno raggiunto quota 7.280.000 con un incremento
del 3% rispetto al 2000 e del 19,4% rispetto al 1999.
Il risultato pur positivo ha risentito della sfavorevole congiuntura
internazionale e dell'attenuarsi del ruolo trainante dell'economia
dell'USA, ma anche di quella di paesi dell'UE (es. la Germania).
A ciò si sono aggiunti, negli ultimi mesi del 2001, gli
effetti indiretti dello shock dell'11 settembre ed i conseguenti
episodi di crisi anche belliche nell'area afgana, l'aggravarsi
di crisi regionali, politiche (dal Medio Oriente), politico -
economiche (dall'Argentina) che hanno acuito le incertezze sull'andamento
degli scambi internazionali. Da ultimo pure le criticità
dei mercati finanziari hanno aggiunto altri elementi di problematicità.
Questo ha condotto ad una revisione degli indicatori e delle previsioni
di crescita a livello nazionale, dove infatti il tasso di crescita
del PIL atteso per il 2002 è stato ulteriormente rivisto
di recente.
Limitandoci all'andamento dei traffici le prospettive a medio
periodo appaiono comunque incoraggianti, tenendosi altresì
conto che sul Mediterraneo e sul Mar Nero gravitano economie di
paesi terzi in espansione.
Al di là di elementi puramente quantitativi, fenomeni positivi
che emergono e che vanno rammentati sono il "rafforzamento
di una struttura sistemica dei trasporti marittimi di linea nel
Mediterraneo"; le conferme, accanto all'incremento delle
connessioni dirette e indirette tra porti medi e grandi del Mediterraneo
e porti delle principali aree geografiche continentali, "dell'esistenza
di una rete molto estesa e complessa di relazioni inframediterranee";
la considerazione che "l'Italia ha certamente saputo cogliere
le opportunità
. per estendere la sua rete di collegamenti
intercontinentali" e connessi servizi feeder; portualità
italiana che ha potenzialità ulteriori per avvantaggiarsi
della sua centralità geografica nel Mediterraneo, in funzione
di piattaforma logistica meridionale dell'UE e più in generale
dell'Europa.
Ma nel contempo và tenuto conto della concorrenza di Paesi
Comunitari mediterranei e della necessità di migliorare
la dotazione e l'efficienza delle vie di collegamento tra porti
nazionali e territorio.
Queste considerazioni sono significative oltrechè per l'autorevolezza
delle fonti (la recente ricerca del CNEL su "Il ruolo dei
trasporti marittimi per lo sviluppo dell'area Mediterranea")
anche quale testimonianza della valenza che sta assumendo il
sistema dei trasporti marittimi a sostegno dello sviluppo economico
in genere e del Mezzogiorno in particolare.
A ciò vanno aggiunti, e non paiono irrilevanti, diversi
nuovi collegamenti interni nord-sud e viceversa, recentemente
attivati - senza alcun aiuto -, favoriti dall'azione di programmazione
delle AP.
* Un bilancio della riforma portuale
Mi sia consentito dare uno sguardo al cammino compiuto dal 1995,
anno di costituzione delle Autorità Portuali, al 2001,
senza ripercorrere puntualmente detto cammino. Sembra sufficiente
citare alcuni aspetti tra i più salienti prodotti direttamente
o indirettamente dalla legge di riforma portuale e provvedimenti
collegati, e cioè:
- La dismissione delle attività operative legate al traffico
merci prima svolte dagli enti portuali e dalle Aziende Mezzi Meccanici
(organizzazioni portuali),
- Il nuovo assetto istituzionale ed organizzativo caratterizzante
i porti sedi di Autorità Portuali, pur tenendosi conto
di specificità locali;
- La "privatizzazione" dei servizi portuali di handling
in un mercato aperto alla concorrenza, ma regolato;
- La trasformazione in imprese delle ex compagnie portuali,
ai sensi dell'art.21, L. n° 84/94, anche con il concorso
di interventi economici statali atti ad agevolare detta trasformazione;
- L'attuazione di prepensionamenti ed esodi agevolati di personale
in esubero presso le compagnie portuali e le Autorità Portuali;
- Il sostanziale avvenuto pagamento dei debiti pregressi delle
preesistenti organizzazioni portuali con risorse di fatto provenienti
dai porti;
- La cassa integrazione guadagni straordinaria per i lavoratori
portuali;
- L'attivazione di un corretto regime di concorrenza tra imprese
portuali nel porto e di concorrenza tra porti;
- Interventi di manutenzioni ordinaria e straordinaria delle
parti comuni negli ambiti portuali sedi di Autorità Portuale
in parte finanziati dalle stesse;
- Razionalizzazione degli assetti organizzativi ed operativi
di taluni servizi di interesse generale, servizi di cui al decreto
ministeriale 14.11.94;
- L'insediamento e l'affermazione in parecchi scali dei terminals
operators, anche attraverso l'innervamento di capitale di rischio
di leader mondiali in campo portuale e in quello dello shipping,
i quali hanno effettuato o stanno effettuando investimenti in
sovrastrutture portuali;
- L'avvio del programma di ammodernamento e riqualificazione
infrastrutturale dei porti che per lunghi anni erano stati abbandonati
al proprio destino senza alcun investimento;
- Un nuovo clima costruttivo con le OOSS dei lavoratori e quindi
una sostanziale pace sociale.
Una parte di quanto sopra si è raggiunta anche grazie alle
attività di programmazione, di pianificazione e di promozione
delle Autorità Portuali, nonché ad un'opera costante
nelle opportune sedi ed occasioni, a partire da quelle di confronto/rapporto
con gli uffici ministeriali, messa in atto da parte di Assoporti
a nome e per conto delle stesse Autorità Portuali.
Tutto quanto si è fatto in questi anni, come ormai noto,
ha consentito ai principali porti italiani di:
recuperare credibilità e competitività; presentare
ai clienti un'offerta di servizi portuali specie di handling dove
l'affidabilità ed il rapporto qualità/prezzo sono
allineati ai più agguerriti concorrenti del Mediterraneo
Europeo ed hanno poco da invidiare ai concorrenti del nord Europa;
aumentare sensibilmente le movimentazioni portuali di merci e
passeggeri, recuperando traffici ed acquisendone di nuovi, pur
in presenza talora di turbolenze legate a fatti internazionali;
basta citare l'incremento registratosi nei porti maggiori sul
complesso delle tonnellate movimentate dal 1994 al 2001 che è
stato del 34%; creare le condizioni per una implementazione quantitativa
e qualitativa, che si è registrata, dei servizi marittimi
regolari di linea.
Se i risultati positivi raggiunti con il concorso di molti, a
partire dalle Autorità Portuali, dai terminalisti ed imprese
portuali, agli operatori, ai lavoratori, da un lato ci confortano
e ci indicano di proseguire sulla strada del conseguimento di
nuovi traguardi di efficienza ed economicità in tema di
erogazione dei vari servizi portuali compresi naturalmente quelli
tecnico-nautici, dall'altro lato ci fanno pensare che per raggiungere
nuovi traguardi occorre porre in essere una serie di azioni ed
iniziative, anche a livello legislativo, che vanno al di là
della migliore efficientazione del nodo portuale, comunque da
consolidare. Ci riferiamo, pertanto, non solo a carenze infrastrutturali
ancora esistenti nei porti, ma anche a carenze o strozzature,
più volte lamentate, nei collegamenti tra porti e reti
stradali, ferroviarie nazionali e comunitarie, nonché con
gli interporti. Sui quali aspetti ritorneremo più avanti.
* Lavoro nei porti
Con la legge n.186/2000 si è concluso, a livello di normazione
primaria, il processo di regolazione del mercato del lavoro nei
porti coerente con:
|
La privatizzazione delle attività portuali, complessivamente
regimata dalla L.84/94;
Le indicazioni e le prescrizioni dell'ordinamento comunitario
ad oggi vigente;
Le esigenze di flessibilità delle imprese deputate allo
svolgimento delle operazioni portuali ed attività ad esse
strettamente connesse;
La necessità di tutela del lavoro e delle professionalità
disponibili.
|
L'attuazione delle previsioni della L.186/2000, pur tra difficoltà
derivanti da un incompleto quadro normativo di secondo livello,
è stata avviata di fatto in tutti i porti maggiori. La
quasi totalità delle A.P. hanno provveduto all'individuazione
dei servizi portuali riferiti a prestazioni specialistiche, complementari
ed accessorie al ciclo delle operazioni portuali.
In coerenza con quanto previsto dal D.M.6.2.2001, n.132, la regolazione
di tali servizi si è calata nei diversi ambiti tenendo
conto, pur in uno stesso quadro normativo, delle specificità
locali, cioè operative, delle imprese, dell'organizzazione
del lavoro (vedasi art.2, comma 5 di detto D.M.).
Un ulteriore elemento di contesto alla regolazione del "lavoro
portuale" si è dato con il CCNL unico di riferimento
che, al di là di qualche contenzioso pendente, rappresenta
sicuramente elemento di omogeneizzazione delle condizioni di competitività
tra le imprese portuali (artt. 16, 17, 18) operanti nei porti.
La compiuta attuazione delle previsioni normative, ed in particolare
la disciplina della fornitura del lavoro portuale temporaneo di
cui al novellato art.17, L.n.°84/94, in talune realtà
sta per essere avviata dalle A.P.. Essa necessita peraltro: del
Decreto Interministeriale concernente le norme per l'istituzione
ed il funzionamento dell'Agenzia (costituibile in subordine alla
mancata individuazione dell'impresa); della definizione a regime
(ex comma 15, art.17) delle modalità di retribuzione delle
giornate di mancato avviamento al lavoro dei lavoratori appartenenti
ai soggetti di cui all'art.17; nonché della annunciata
conferma per il 2002 dell'ammortizzatore sociale ponte (provvedimento
di proroga della CIGS), onde consentire un bilanciamento tra esigenze
di economicità della fase portuale e garanzie per i lavoratori.
Circa il suddetto argomento di cui al citato comma 15 dell'articolo
17, abbiamo preso buona nota dei contenuti della lettera indirizzata
dal Ministro Lunardi al Presidente del Consiglio ed ai Ministri
dell'Economia e del Lavoro intesa a ricercare una soluzione al
problema, che consenta di mantenere la pace sociale nei porti.
Le intese sottoscritte il 7/11/2001 dalle parti sociali innanzi
al MIT ed al Ministero del Lavoro rappresentano per Assoporti
il riferimento su queste problematiche, unitamente a : CCNL unico
di riferimento; divieto di interposizione di manodopera al di
fuori dell'art.17, L. n.° 84/94; livello adeguato di strutturazione
delle imprese autorizzate ad operare in porto. A questo proposito
rilanciamo la proposta, fatta nelle scorse settimane, di un incontro
tra tutti i soggetti interessati per tentare di superare le residue
incomprensioni che esistono su questa materia.
* Ancora in attesa del logico compimento della riforma
Oltre quanto poc'anzi detto circa il lavoro e le imprese portuali,
tra i temi più importanti che vanno risolti nell'immediato
futuro per dare compiutezza al processo di riforma portuale e
consentire un ulteriore sviluppo della portualità indichiamo
quelli concernenti:
|
le risorse e l'effettiva autonomia finanziaria delle Autorità
Portuali;
il completamento del programma di ampliamento, ammodernamento
e riqualificazione dei porti.
|
Sono argomenti già trattati in precedenti occasioni e in
particolare nella nostra assemblea dell'ottobre u.s., per cui
non si ripetono motivazioni e proposte già fornite in quella
sede e comunque note al MIT ed ai Parlamentari delle competenti
Commissioni.
In questa sede, sinteticamente ribadiamo che per quanto concerne
il primo argomento esistono le condizioni per:
- anticipare almeno a decorrere dall'anno 2002 l'attribuzione
alle Autorità Portuali dell'intero gettito della tassa
portuale sulle merci imbarcate e sbarcate;
prevedere nel DPEF 2003-2007, al fine della trasposizione nella
prossima legge finanziaria, l'attuazione dei principi contenuti
nell'art. 100 della L.n.°342/2000, e quindi nell'ambito della
riforma del sistema delle tasse e dei diritti marittimi di attribuire
alle singole Autorità Portuali l'intero gettito delle tre
attuali tasse ("portuale", "erariale", "ancoraggio"),
nonché destinare un adeguato monte risorse per la realizzazione
dell'effettiva autonomia finanziaria delle A.P., attraverso l'attribuzione
a ciascun porto di una quota della ricchezza da esso generata.
Tutto ciò al fine di consentire alle A.P. : - di far
fronte ai nuovi compiti discendenti ad esempio da modifiche introdotte
alla Legge n° 84/94 e dal Decr. Leg.vo n° 272/99; ai
compiti di manutenzione delle parti comuni dell'ambito portuale
senza ricorrere ai fondi statali; - di finanziare (allorché
completato il "riallineamento" infrastrutturale dei
porti) alcune opere contenute nei Piani Regolatori Portuale e
nei Piani Operativi Triennali, o tutte, a seconda dell'entità
della devoluzione.
Avendo presente il contesto e la dimensione almeno europea in
cui operano i porti maggiori si consideri che l'attribuzione alle
A.P. dell'intero gettito delle tre attuali tasse altro non sarebbe
che una prima misura di omogeneizzazione delle condizioni di competitività
rispetto ai grandi porti dell'UE. Come risulta da uno studio recentemente
effettuato per conto di Assoporti da Marconsult, da noi messo
a disposizione degli uffici del MIT, la quasi totalità
dei maggiori porti del North Range e di porti esteri del Mediterraneo
sono infatti destinatari del gettito delle diverse tasse o diritti
portuali previste nell'ordinamento dei vari Stati.
- Per quanto riguarda il completamento del programma di ampliamento,
ammodernamento e riqualificazione dei porti, si rappresenta la
necessità che:
venga sollecitamente approvato il d.d.l. Atto Senato n°1246
recante all'art.35 (ex art.34) la previsione di ulteriori limiti
d'impegno per il rifinanziamento dell'art.9 della L.n°413/98;
si confermi, in analogia a quanto stabilito con il DM 2.5.2001,
l'assegnazione delle nuove risorse di cui al predetto articolo
alle A.P. per la realizzazione di opere comprese nei rispettivi
programmi triennali;
si completi con la prossima legge finanziaria il programma di
riallineamento/potenziamento infrastrutturale dei porti stanziando
risorse finanziarie sufficienti per la realizzazione di opere
del valore complessivo di almeno 1.550 milioni di euro (circa
3.000 miliardi di lire).
Anche gli orientamenti espressi dall'Unione Europea, che intende
licenziare entro il 2002 una bozza di direttiva sulla tariffazione
dell'uso delle infrastrutture, suggeriscono sia di completare
al più presto il Piano di riallineamento infrastrutturale
dei porti e di realizzare l'effettiva autonomia finanziaria delle
Autorità Portuali, sia di riflettere sul ruolo che in futuro
ci si possa attendere da investimenti privati in infrastrutture
portuali anche attraverso forme di project-financing.
- Inoltre va dato seguito all'annunciato tavolo di concertazione
tra tutti i soggetti interessati al fine di superate le strozzature
esistenti nei collegamenti porti territorio, verificando l'attualità
del lavoro ricognitorio già condotto nell'ottobre scorso
al MIT, nonché quanto in termini di fabbisogni di interventi
non sia già stato recepito anche in accordi tra Stato e
Regioni.
* Questioni irrisolte o da chiarire
A questo punto si ritiene necessario richiamare alcuni argomenti,
già indicati per titoli nella nostra assemblea del 2 ottobre
2001, sottoposti da tempo all'attenzione della struttura ministeriale,
nonché ai vertici politici del MIT, pur omettendo in questa
sede la trattazione di altri sottoposti agli uffici ministeriali.
Si tratta in breve e sinteticamente dei seguenti argomenti che
necessitano di soluzioni, attraverso emendamenti, o chiarimenti
di norme:
- art.10, della legge 16.3.2000, n°88 in materia di concessioni.
La novazione normativa introdotta con detto articolo, concepita
per le concessioni balneari, non è chiara. A nostro avviso
sembra non possa riferirsi alle concessioni rilasciate dalle Autorità
Portuali per aree demaniali marittime ricomprese nella propria
circoscrizione e comunque a tutte le concessioni di aree e banchine
per l'effettuazione di operazioni portuali (da parte dei terminalisti)
ex art.18, L.n°84/94. Ma ciò merita uno specifico
chiarimento, ad evitare possibili contenziosi.
- Il tema della qualificazione tributaria dei canoni di concessioni
demaniali rilasciate dalle Autorità Portuali. Come noto
una erronea risoluzione dell'Agenzia delle entrate propende per
l'imponibilità IVA di detti canoni concessori e ciò
ha nel frattempo provocato ispezioni della Guardia di Finanza
presso alcune Autorità Portuali. Pur potendo fare affidamento
sulla prevalente dottrina e su avvisi di segno opposto forniti
tempo addietro dal vigilante Ministero dei Trasporti e da uffici
dell'Amministrazione Finanziaria, concordi nell'escludere la qualificazione
"economica" delle A.P. e conseguentemente la non applicabilità
dell'IVA per carenza del requisito soggettivo e l'applicabilità
invece dell'imposta di registro, non sfugge la necessità
di pervenire velocemente a un definitivo chiarimento, ove occorra
attraverso apposita norma interpretativa che confermi la non applicabilità
dell'IVA. Tanto più che questa determinazione non costituisce
onere per lo Stato, ma anzi un introito per l'erario.
- L'individuazione compiuta delle rispettive sfere di competenza
dell'Autorità Marittima e dell'Autorità Portuale,
ove istituita, a partire dalla circolare dell'allora Ministro
dei Trasporti risalente al 1997 non diramata e da attualizzare,
essendo per esempio intervenuto il Decreto Legislativo n°272/99.
Si ritiene opportuno affrontare il tema in una logica che, privilegiando
il principio dell'intesa in sede locale tra A.P. ed A.M., individui
soluzioni adeguate alle responsabilità anche in materia
di sicurezza delle attività portuali ed in genere del porto
nel suo complesso, attribuite all'Autorità Portuale dalla
L.n°84/94 e da norme successive, garantendo alla stessa Autorità
Portuale adeguati strumenti che consentano di assicurare il rispetto
delle regolamentazioni dalla stessa adottate. Tutto ciò
tenendo in debito conto che a mente dell'articolo 9 della L.n°84/94
spetta al Presidente dell'A.P. provvedere "al coordinamento
delle attività svolte nel porto dalle Pubbliche Amministrazioni"
e che alle A.P. è comunque trasferita l'amministrazione
dei beni del demanio marittimo compresi nella propria circoscrizione
territoriale.
Sospendere l'efficacia e quindi modificare il Decreto Min. Ambiente
n°293/2001, che disciplina l'applicazione al settore portuale
(unico caso nel panorama europeo) della Direttiva 96/82/CE concernente
il controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con
determinate sostanze pericolose (Seveso II), come peraltro da
tempo avevano preannunciato gli uffici del Ministero dell'Ambiente
alle categorie economiche e ad Assoporti che si erano dichiarate,
e per ciò che riguarda confermiamo, disponibili al confronto
per individuare modalità applicative della Direttiva confacenti
con la specificità delle attività marittimo - portuali.
Recepire la Direttiva 2000/59/CE relativa al ritiro dei rifiuti
prodotti dalle navi ed i residui del carico, adeguando l'ordinamento
nazionale nei termini e nei limiti previsti dalla stessa Direttiva,
senza quindi creare nuovi organismi la cui utilità ed economicità
è tutta da dimostrare, e tenendo presente che: il servizio
di ritiro dei rifiuti dalle navi già esiste in tutti i
porti maggiori; è un servizio di interesse generale il
cui affidamento e controllo è demandato alle A.P., dove
istituite; sicuramente non costituisce un obbligo la realizzazione
nei porti, ed in tutti i porti, di impianti di trattamento e smaltimento
dei rifiuti medesimi.
- Semplificare e sveltire i procedimenti amministrativi e gli
adempimenti preordinati alla realizzazione degli escavi nei porti
e quelli in materia di valutazione d'impatto ambientale (VIA).
- A questo riguardo, si ricorda che esperienze vissute recentemente
da alcune Autorità Portuali a proposito di interventi di
dragaggio dei fondali e sversamento dei materiali di escavo fanno
riflettere in ordine a procedure e prescrizioni poste alle stesse
da parte del Ministero dell'Ambiente con conseguenti costi ed
allungamento dei tempi di realizzazione, che difficilmente si
coniugano con quanto scaturisce dalle esigenze di rispondere tempestivamente
alle domande dei traffici e dell'utenza.
* S.S.S. e Libro Bianco UE
Per quanto concerne lo sviluppo dello S.S.S., già significativo
quanto a volumi di merci e linee di navigazione dedicate e il
cosiddetto "Progetto delle Autostrade del Mare", le
cui coordinate sono state individuate nel P.G.T.L. ed in documenti
elaborati dal M.I.T., senza voler ripetere considerazioni e proposte
esposte in varie occasioni (convegni, riunioni, tavole rotonde,
gruppi di lavoro cui abbiamo partecipato costituiti dal Focal
Point Nazionale), riteniamo che essi possano essere sostenuti
da: azioni di ammodernamento di infrastrutture e strutture portuali;
integrazione della modalità di trasporto marittima con
quelle terrestri; eliminazione delle strozzature nei collegamenti
porti-territori (di cui si è già detto); supporto
e promozione delle collaborazioni ed intese tra operatori delle
diverse modalità di trasporto, delle imprese della produzione
e della logistica. Nel senso di favorire queste collaborazioni
è anche utile l'attività svolta dall'Ufficio per
la Promozione del T.M.C.R., del quale siamo tra i soci fondatori.
Per quanto riguarda le eventuali azioni mirate al riequilibrio
modale e quindi in funzione ambientale, non si è contrari
in linea di principio ad "eco-incentivi" che accompagnino
l'avvio di nuove iniziative purché non alterino la concorrenza
nei rispettivi mercati.
Naturalmente, in coerenza con indicazioni comunitarie, in ultimo
scaturenti dal Libro Bianco "La politica dei Trasporti fino
al 2010", è opportuno che il cosiddetto "Progetto
delle Autostrade del Mare" non venga letto solo in funzione
dello sviluppo del trasporto marittimo interno, ma pure in funzione
dello sviluppo del trasporto marittimo a corto raggio infracomunitario
e dove possibile inframediterraneo.
In merito al citato "Libro Bianco", si apprezzano diverse
proposte in esso contenute quali: il riequilibrio tra le diverse
modalità di trasporto, la rivitalizzazione del trasporto
ferroviario di merci, l'intermodalità in senso effettivo
(armonizzazione tecnica ed interoperabilità), la promozione
della navigazione marittima a corto raggio, la previsione di "Autostrade
del Mare" inserite nella rete TEN (comprensiva di principali
porti), la priorità riconosciuta ai collegamenti tra i
porti e la rete ferroviaria, lo sviluppo di obiettivi ambientali
per un sistema di trasporto sostenibile.
Tuttavia, in ordine alla realizzazione delle reti TEN si rilevano
diversi aspetti problematici, quali ad esempio:
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sembra dato per scontato il raggiunto equilibrio di dotazioni
infrastrutturali tra nord e sud dell'Europa, che viceversa è
smentito anche dal solo primo esame degli allegati al Libro Bianco;
si privilegia una implementazione delle reti TEN quasi esclusivamente
in funzione dei Paesi candidati all'ingresso nell'U.E.;
i progetti che si propone di aggiungere con priorità all'elenco
dei "Progetti di Essen", oltre che essere caratterizzati
dalla prevalenza terrestre si concentrano nell'area centro-settentrionale
della Comunità o, quando interessano Paesi meridionali
(es. il corridoio ferroviario che si diparte dalla penisola Iberica)
appaiono connessi ad una visione proiettata verso l'area centro-settentrionale
dell'Europa;
sono assenti i richiami ai corridoi transalpini, stradali e ferroviari,
in mancanza dei quali si lascia inalterata la barriera costituita
dalle Alpi, penalizzando le potenzialità di accesso marittimo
dal versante italiano verso il centro Europa e viceversa.
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E trattando di questioni comunitarie, poiché già
nel presente e sempre più in futuro le decisioni politiche
dell'Unione Europea nel campo dei trasporti influenzeranno ed
orienteranno quelle nazionali, ne consegue che occorre rafforzare
la presenza italiana a Brusselles e quindi quella della rappresentanza
del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con la quale
Assoporti dialoga nel rispetto dei rispettivi ruoli, al fine di
conseguire anche migliori risultati per la tutela degli interessi
del comparto portuale e marittimo italiano.
* Proposta di Direttiva UE sull'accesso al mercato dei servizi
portuali
Tra i vari argomenti di rilievo comunitario che maggiormente ci
hanno visti impegnati, anzitutto in sede ESPO (Organisation des
Ports Maritimes Europeens), va citata la proposta di direttiva
UE sull'accesso al mercato dei servizi portuali. In diverse occasioni,
e nella nostra precedente assemblea, avevamo tra l'altro espresso:
un avviso sostanzialmente positivo rispetto all'orientamento della
Commissione UE che anche in funzione della creazione di eque condizioni
di concorrenza mirava a distinguere il ruolo di regolatore dell'ente
di gestione del porto dai compiti operativi; perplessità
su previsioni di dettaglio tipiche più dei regolamenti
che delle direttive (in tema di regime transitorio, durate, procedure);
riserve riguardo per esempio, ad argomenti quale la disciplina
del diritto all'autoproduzione o autoassistenza.
Il testo al momento conosciuto che risulta approvato dal Consiglio
dei Ministri dei Trasporti Europei rappresenta una mediazione.
Pur essendo opportuni approfondimenti di dettaglio su taluni articoli,
anche per meglio valutarne l'impatto sulla situazione italiana,
il testo (che sarà oggetto di revisione giuridico/linguistica)
solo in parte supera alcune perplessità.
Con interesse si valutano infatti le specificazioni introdotte
intese a garantire l'autoassistenza "laddove possibile",
assoggettabile ad autorizzazione; la possibilità di norme
nazionali in materia di occupazione e questioni sociali; l'allungamento
delle durate delle "autorizzazioni".
Di contro appare affievolita la finalità di chiara separazione
tra compiti autoritativi e compiti operativi dell'ente gestore
del porto, e ciò attenua sul punto il valore della proposta
originaria di Direttiva. Comunque, in vista dei successivi passaggi
procedurali che dopo la seconda lettura della proposta da parte
del Parlamento Europeo potrebbero portare a breve al perfezionamento
della stessa, auspichiamo un confronto con il M.I.T. sull'argomento.
Tale confronto sarà ancor più necessario a nostro
avviso col MIT e le categorie economico - sociali nella successiva
fase di recepimento, in considerazione delle modifiche che si
dovranno apportare a normative nazionali.
* I problemi della "security"
Altra questione di attualità che impegna ed impegnerà
Assoporti, le A.P. e gli operatori ed alla quale riteniamo dovrà
essere riservata una adeguata considerazione, è rappresentata
dal tema della sicurezza (security) dei porti, portato tra l'altro
recentemente all'attenzione del Governo. Pur condividendo la necessità
di riservare ogni attenzione alla prevenzione di atti terroristici
a danno dello shipping, anche per garantirne l'auspicato sviluppo
e la connessa crescita delle attività portuali, riteniamo
che le misure preordinate a questo fine devono essere: fissate
dai competenti organismi internazionali (a partire dall'IMO);
applicate in modo omogeneo (fatte salve le indispensabili specificità)
per ciò che ci riguarda almeno a livello di Paesi Membri
dell'UE; programmate con il coinvolgimento degli organi di Polizia,
degli operatori e delle diverse autorità, anzitutto dell'A.P.,
in sede locale; supportate da azioni organizzative e di messa
a disposizione dei porti delle attrezzature e delle risorse finanziarie
necessarie per adeguarli ai nuovi standard di security internazionali.
Con preoccupazione valutiamo ogni eventuale misura unilaterale,
quale quella preannunziata dagli USA, che indurrebbe effetti distorsivi
nelle competitività tra porti; e chiediamo al Governo
di intervenire.
* A.P. e riforma Titolo V Costituzione
Fatta salva la necessità di risolvere prioritariamente
e con urgenza le questioni fin qui trattate, ritengo a mio avviso
possibile una prima valutazione sul ruolo delle A.P. a seguito
della modifica al Titolo V della Costituzione, ferma rimanendo
l'opportunità di approfondimenti a partire dal nostro interno.
Con la Legge Costituzionale n° 3 del 2001 un rilevante numero
di materie tra cui il governo del territorio; i porti; le grandi
reti di trasporto e di navigazione, sono divenute materia di legislazione
concorrente dello Stato e delle Regioni, ma viene riservata alla
legislazione dello Stato la determinazione dei principi fondamentali.
Inoltre diverse materie strettamente connesse con la portualità
(es. la tutela della concorrenza, la sicurezza, le dogane, la
protezione dei confini nazionali, la tutela dell'ambiente) nonché
l'ordinamento e l'organizzazione amministrativa degli Enti pubblici
nazionali sono anche esse riservate alla legislazione esclusiva
dello Stato.
Il Governo, infine, è previsto debba garantire la tutela
dell'unità giuridica.
Pur nella cornice costituzionale così innovata, ritengo
ancora valido e vitale l'impianto e la filosofia ispiratrice della
L. 84/94, concepita quasi anticipando lo spirito del nuovo Titolo
V.
Ciò risulta in modo chiaro dalla natura dell'A.P., ente
che svolge attività sostitutive ed integrative dello Stato,
soggetto autoritativo, affidatario di funzioni necessarie per
il raggiungimento di finalità di interesse generale, regolatore
e tutore della libertà di accesso ad un mercato strategico
il cui assetto è pertanto riservato alla legislazione dello
Stato.
Ma al contempo l'A.P. è ente concepito, e ciò risulta
dalle procedure di individuazione e dalla composizione dei suoi
organi, come momento di sintesi e coordinamento delle esigenze
di livello generale/statale con quelle delle amministrazioni/comunità
locali. Ancora, sempre l'A.P. è ente di programmazione
territoriale ed economica di ambiti qualificati in via legislativa
di rilevanza economica internazionale o almeno nazionale, riconosciuti
componenti del Sistema Nazionale Integrato dei Trasporti e nodi
primari della rete transeuropea TEN-T, ente che programma il territorio
con strumenti (PRP e sue varianti) frutto dell'intesa con gli
enti locali e gli apporti dei soggetti economici; strumenti che
sono approvati dalla Regione.
Tutto ciò ci induce a concludere che, fatta salva la natura
demaniale dei porti, ruolo e funzioni ricoperti dalle A.P. debbano
essere salvaguardati e valorizzati, individuando linee generali
tese a rimuovere i punti rivelatisi sensibili tra cui il tema
di coordinamento di strumenti di pianificazione di settore e territoriali.
In questo contesto potrebbero trovare esame e soluzioni criticità
quali: l'incertezza delle procedure di perfezionamento dei PRP;
la semplificazione del regime dei controlli sulle A.P.; temi quali
i compiti delle Regioni in materia di porti di rilevanza economica
regionale ed interregionale.
*
Ritornando alle attività dell'Assoporti, merita di essere
accennato che abbiamo riattivato un costruttivo rapporto con
le altre parti ed organizzazioni socio-economiche nazionali interessate
direttamente o indirettamente alla portualità ed in questo
ambito, ad esempio, ancora recentemente in sede di audizione presso
le competenti Commissioni Parlamentari abbiamo appoggiato le istanze
di Confitarma intese a conferire alle imprese di navigazione italiane
uno stabile allineamento competitivo con i partners europei. Le
nostre azioni sono orientate infatti a contribuire alla crescita
complessiva dell'intero comparto marittimo - portuale e del trasporto
nel suo complesso tenuto conto delle forti interconnessioni tra
i diversi segmenti e le singole modalità. Ed a proposito
del comparto marittimo-portuale consentitemi di risottolinearne
il valore strategico per il nostro paese, un comparto rilevante
in termini produttivi ed occupazionali come evidenziato dal recente
II rapporto sull'"economia del mare", realizzato dal
Censis in collaborazione con la Federazione del Mare, e dunque
comparto meritevole di una maggiore attenzione.
Ma, proprio l'unitarietà del trasporto e la possibilità
degli operatori del segmento marittimo portuale di agire su diversi
"mercati", es. il trasporto in senso proprio e le operazioni
portuali, anche in virtù del diritto all'autoproduzione
(comunque assoggettabile ad autorizzazione) come si va prefigurando
in sede UE, pone l'opportunità di valutare previo successivo
approfondimento, azioni di omogeneizzazione delle condizioni di
competitività tra i diversi soggetti almeno per ciò
che riguarda i regimi fiscali e previdenziali.
Sempre la visione d'insieme che abbiamo dei fenomeni trasportistici,
visione autorevolmente confermata dal PGTL, pur nella centralità
che riteniamo spetti ai nodi portuali, ci induce a suggerire l'opportunità
di un approfondimento dei possibili strumenti da adottare, nel
rispetto delle logiche di mercato, per la crescita di competitivi
operatori nazionali del trasporto multimodale, comunque salvaguardando
ruolo e compiti delle A.P. e degli altri attori ed operatori.
*
Quella di quest'anno è per Assoporti un'Assemblea un po'
particolare. Particolare perché si è diffusa tra
di noi la sensazione di una scarsa attenzione da parte del Governo
ai problemi della portualità all'interno di una logica
integrata di sviluppo dei settori del trasporto e della logistica.
Lo scorso anno prendemmo atto che il Governo, da poco insediatosi,
aveva bisogno di osservare meglio le novità introdotte
nel settore portuale fin dal 1994/1995 e quelle indotte dal nuovo
PGTL da poco approvato dal Parlamento, e compimmo un atto di fiducia.
Non ci piaceva un DPEF che sorvolava su questi problemi, come
non ci piacque una finanziaria che ne fu la logica conseguenza.
Ma compimmo un atto di fiducia.
Ora, Signor Ministro, voglio dirLe con estrema franchezza che
non potremo condividere un DPEF e una finanziaria che non rimediasse
a quelle carenze.
Noi non siamo né una categoria economica, né una
categoria sociale, non rappresentiamo interessi particolari, sia
pur legittimi, noi gestiamo per conto dello Stato una parte dello
Stato con le finalità di creare condizioni di sviluppo
nell'interesse generale delle categorie economiche, del lavoro
e nell'interesse dell'intero Paese.
Per questo mi sono permesso di dire che questa, per noi è
un'Assemblea un po' particolare: perché, più di
altre volte, ci aspettiamo risposte ed impegni concreti, visibili;
immediatamente visibili.
=====
*
Con questa relazione ho ritenuto di esaminare solo le questioni
più salienti che riguardano il settore portuale e per brevità
non ne ho toccate altre che hanno impegnato e in parte tutt'ora
impegnano Assoporti sia al proprio interno sia nei confronti delle
Amministrazioni e di altre Associazioni.Verso tutti confermiamo
in ogni caso le disponibilità al confronto ed al dibattito
costruttivo.
Con questa Assemblea si conclude il mio mandato di Presidente
dell'Assoporti.
Le linee guida dell'azione associativa negli ultimi anni hanno
avuto come costanti riferimenti:
|
la coesione interna e l'individuazione sulle varie problematiche
di soluzioni condivise, se possibile, da tutti gli associati;
lo sviluppo dei porti associati sia in termini di efficienza,
sia dal punto di vista infrastrutturale e del ruolo delle A.P.
nonché delle ASPO nel quadro dei principi ispiratori della
L. n° 84/94;
il confronto costruttivo con i livelli istituzionali ed Amministrativi
e con le altre associazioni/organizzazioni di settore;
l'autonomia degli indirizzi associativi rispetto a condizionamenti
esterni sia sui medesimi indirizzi che sull'assetto interno dell'associazione.
|
I risultati acquisiti con questi riferimenti ne confermano la
validità e l'attualità anche nel contesto evolutivo
che si profila per il presente e il futuro.
Pertanto, alla nostra Assemblea di oggi pomeriggio riservata ai
soci proporrò di:
continuare, come già condiviso dal Consiglio Direttivo,
l'azione associativa improntata alla conferma di dette linee guida;
accogliere la proposta concorde dello stesso C.D. di elezione
a Presidente dell'Associazione del Dr. Tommaso Affinita, che,
al di là delle capacità e indubbie qualità
personali dimostrate, avendo ricoperto ad oggi la carica di
Vice Presidente, sono sicuro sarà interprete di questa
continuità e saprà conseguire nuovi successi all'Assoporti
e ai Porti associati.
Rivolgo un ringraziamento al Dr. Di Virgilio ed al Dr. Massimo
Provinciali per il livello di ascolto riservatoci. Un affettuoso
grazie ai componenti del ns. Consiglio Direttivo, agli associati
ed ai ns. collaboratori.
Buon lavoro a tutti.