- Ministero
delle Infrastrutture e dei
Trasporti-
- Consulta Generale
per l'Autotrasporto e
per la Logistica-
Il Presidente
-
- Le Linee Politiche del Piano Nazionale
della Logistica
-
- (bozza non corretta)
-
- 2 Dicembre 2010
-
- Presidente della Consulta
-
Bartolomeo Giachino
-
- Segretario Generale
-
Clara Ricozzi
-
- Comitato Scientifico
-
Andrea Boitani
-
Sergio Bologna
-
Fabrizio Dallari
-
Rocco Giordano (Presidente)
-
Gian Maria Gros Pietro
-
Ercole Incalza
-
Maurizio Riguzzi
-
Pier Paolo Bigone (Segretario)
-
- Valeria Battaglia (per i temi di approfondimento)
-
Cristina Gimignani (per la comunicazione)
-
- "...Il Paese, grazie all'azione ferma e lungimirante
del Governo, si è difeso
-
meglio di altri dalla crisi, ora dobbiamo pensare alla
ripresa. Nel Piano della
-
Logistica 2011-2020 le azioni per ridurre il costo della
inefficienza logistica
-
sull'economia- 4 miliardi euro l'anno-e per acquisire nuovi
volumi di traffico merci.
-
"
-
Bartolomeo Giachino
-
- SOMMARIO
-
- INTRODUZIONE DEL MINISTRO ALTERO MATTEOLI
Un Piano Operativo: non un libro dei sogni
1. La condivisione interministeriale delle scelte
2. Il confronto internazionale-
2.1 Indice di competitività della logistica: l'Italia a
confronto
-
2.1.1. La velocità delle procedure doganali e i fattori della
competizione logistica
-
2.2. La logistica italiana nella competizione mondiale
3. I valichi-
3.1 Le aree di crisi per l'attraversamento delle Alpi, misure di
intervento e valutazione degli impatti
4. Le politiche ferroviarie per le merci-
4.1. Le azioni a breve termine
5. Integrazione modale: intermodalità e co-modalità
6. I porti: quello che va bene per i porti, va bene per il Paese-
6.1. Il ruolo della portualità nel contesto euromediterraneo
-
6.2. Il tema della competitività
-
6.3. Le misure necessarie
-
6.4. l tema delle risorse
-
6.5. Il tema della governance
7. Trasporto su strada: il conto proprio-
7.1. Il cabotaggio stradale
-
7.2. Normalizzazione degli Albi provinciali e nazionale e crescita
dimensionale delle imprese
-
7.3. Controlli più efficaci e banca dati dell'autotrasporto
8. Il trasporto aereo-
8.1. Gli obiettivi prioritari per una politica di sviluppo dell'air
cargo negli aeroporti italiani
9. Il sistema fluviale
10. Le linee di intervento prioritarie delle piattaforme logistiche-
Premessa
11. L'outsourcing logistico e le politiche di filiera-
11.1. La Supply Chain e i processi logistici di filiera
-
11.1.1. Best practice per la filiera dei beni di largo consumo
-
11.1.2. Best practice per la filiera della sanità pubblica
-
11.1.3. Il programma di filiera per la reverse logistics
-
La filiera degli elettrodomestici
-
La filiera automotive
12. Le politiche di city logistics-
Premessa
-
12.1. La logistica urbana delle merci
-
12.2. Dal piano delle merci a quello della mobilità urbana
-
12.3. I criteri di intervento
13. Un primo passo per l'ammodernamento dei parchi rotabili
14. Piattaforma telematica per il trasporto merci, logistica e
ambiente-
Premessa
-
14.1. Obiettivi
-
14.2. Le azioni necessarie
-
14.3. Sistema satellitare
15. Progetto formazione per i trasporti e la logistica
16. Le misure di intervento-
- Le dieci Linee strategiche per il programma di attuazione del
Piano della Logistica
-
- 1) I riferimenti del Piano
-
Il Piano della Logistica parte del " Programma nazionale di
riforma per l'attuazione della Strategia per una crescita
intelligente, sostenibile e inclusiva - Europa 2020"
-
Decisione Finanza Pubblica 2011: Piano Strategico delle
Infrastrutture e Linee di intervento della Consulta
-
Patto della logistica 2
-
Piano per il Sud
-
Expo 2015
- 2) Le politiche di settore nella logica di un sistema portante
dei trasporti per il Paese
-
Riforma Autorità portuali
-
Intermodalità, co-modalità e sistema a rete degli
interporti: sollecitazioni e priorità
-
I Piani della rete TEN-T nazionale in funzione del trasporto
co-modale ed intermodale
-
Rete portante ferroviaria
-
Il ruolo del sistema portuale ed il finanziamento
-
Le vie del mare
-
Trasporto aereo: una prima sperimentazione da FOB a CIF con
estensione agli altri settori di trasporto
-
Il sistema fluviale
-
Le piattaforme logistiche e gli interventi di scala nazionale
- 3) Il contributo delle Commissioni parlamentari per il
monitoraggio delle politiche di intervento nelle
-
Audizioni alla 8^ Commissione del Senato della Repubblica
-
Audizioni alla IX Commissione della Camera dei Deputati
-
Riforma Autorità Portuali (8^ Commissione Senato della
repubblica)
- 4) Gli accordi interministeriali per un programma condiviso
degli interventi
-
Accordo con il Ministero dell'Interno
-
Accordo con il Ministero degli Affari Esteri
-
Accordo con il Ministero delle Politiche Agricole
-
Accordo con il Ministero dell'Ambiente - Piattaforma
telematica
-
Accordo con il Ministero della Economia
-
Accordo con il Ministero delle Politiche Comunitarie
-
Accordo con il Ministero delle Attività Produttive
-
Accordo con il Ministero del Welfare
-
Accordo con il Ministero per il Rapporto con le Regioni
-
Accordo Enti Locali e Regioni - Patto per la Logistica 2
- 5) I processi di riforma e di rilancio del settore
dell'autotrasporto
-
Autotrasporto conto proprio-conto terzi-cabotaggio-stradale
-
Normalizzazione Albi provinciali e nazionali
-
Controlli e banca dati dell'autotrasporto
-
Autotrasporto: regolamentazione tempi di carico e scarico, tempi di
pagamento, regolarità contributiva, corresponsabilità
-
Disincentivi per ridurre i viaggi a vuoto
-
Insediamento dell'Osservatorio dei costi in seno alla Consulta
-
Insediamento di un tavolo di esperti per la semplificazione
normativa
-
Realizzazione di un "Atlante per la logistica"
- 6) I processi di filiera
-
Distribuzione urbana delle merci e processi di premialità
-
Best practice per la filiera dei beni di largo consumo
-
Best practice filiera del farmaco
-
Best practice Elettrodomestici
-
Best practice Automotive
-
Dal piano delle merci a quello della mobilità urbana
- 7) Norme e regole e le politiche: disincentivi e premialità
-
Sportello unico doganale
-
Premialità all'outsourcing logistico
-
Ferrobonus ed Ecobonus
-
Misure per la riduzione del costo del lavoro nel settore
dell'autotrasporto
-
Ammodernamento parchi rotabili
-
Misure per le politiche di intervento nei diversi settori
-
Norme e regole per l'attuazione del Piano
-
Politica fiscale per la logistica (Riforma Iva, credito Iva, Iva in
dogana)
-
Tremonti-Ter per le aggregazioni con estensione agli altri settori
di trasporto
- 8) Piattaforma telematica, sistema di ICT e Progetto Galileo
-
Sistemi intelligenti di trasporto: Piattaforma telematica nazionale
-
Progetto Galileo
- 9) Programma di formazione per una diversa "cultura"
dei trasporti e della logistica
-
Progetto formazione per i trasporti e la logistica
- 10) Soggetto attuatore del Piano
-
Le priorità: tempi e modalità di attuazione del Piano
della Logistica
-
Le valutazioni degli effetti degli interventi da attuare
-
Monitoraggio delle politiche di intervento
- Memorandum azioni individuate attraverso incontri e audizioni
-
Azione 1 |
Sportello unico doganale |
Azione 2 |
Riforma Autorità portuali |
Azione 3 |
Disincentivi per ridurre i viaggi a vuoto |
Azione 4 |
Premialità all'outsourcing logistico |
Azione 5 |
Distribuzione urbana delle merci |
Azione 6 |
Intermodalità, co-modalità e sistema a rete degli
interporti |
Azione 7 |
Piano nazionale per i sistemi intelligenti di trasporto. |
Azione 8 |
Autotrasporto: regolamentazione tempi di carico e scarico,
tempi di pagamento, regolarità contributiva,
corresponsabilità |
Azione 9 |
Insediamento dell'Osservatorio dei costi in seno alla Consulta |
Azione 10 |
Insediamento di un tavolo di esperti per la semplificazione
normativa |
Azione 11 |
Ferrobonus ed ecobonus |
Azione 12 |
Audizione alla 8^ Commissione del Senato della Repubblica |
Azione 13 |
Audizione alla IX Commissione della Camera dei Deputati |
Azione 14 |
Inserimento del Piano della Logistica nel Progetto di Programma
nazionale di riforma per l'attuazione della Strategia per una
crescita intelligente, sostenibile e inclusiva - Europa 2020 |
Azione 15 |
Recepimento delle linee di intervento della Consulta nel Piano
Strategico delle Infrastrutture |
Azione 16 |
Accordo con il Ministero dell'Interno |
Azione 17 |
Accordo con il Ministero degli Affari Esteri |
Azione 18 |
Accordo con il Ministero delle Politiche Agricole |
Azione 19 |
Accordo con il Ministero dell'Ambiente - Piattaforma
telematica |
Azione 20 |
Accordo con il Ministero della Economia |
Azione 21 |
Accordo con il Ministero delle Politiche Comunitarie |
Azione 22 |
Accordo con il Ministero delle Attività Produttive |
Azione 23 |
Accordo con il Ministero del Welfare |
Azione 24 |
Accordo con il Ministero delle Regioni |
Azione 25 |
Banca dati volumi e flussi di traffico e realizzazione "Atlante
per la logistica" |
Azione 26 |
Programmazione della rete TEN-T nazionale in funzione del
trasporto co-modale |
Azione 27 |
Accordo Enti Locali e Regioni - Patto per la Logistica 2 |
Azione 28 |
Rete portante ferroviaria |
Azione 29 |
Intermodalità e co-modalità: le sollecitazioni e
le priorità |
Azione 30 |
Porti |
Azione 31 |
Autotrasporto conto proprio |
Azione 32 |
Banca dati del settore conto proprio-conto terzi-cabotaggio |
Azione 33 |
Normalizzazione Albi provinciali e nazionali |
Azione 34 |
Trasporto aereo: una prima sperimentazione da FOB a CIF |
Azione 35 |
Il sistema fluviale |
Azione 36 |
Best practice per la filiera dei beni di largo consumo |
Azione 37 |
Best practice filiera del farmaco |
Azione 38 |
Best practice Elettrodomestici |
Azione 39 |
Best practice Automotive |
Azione 40 |
La mobilità nelle aree urbane: realizzazione e processi
di premialità |
Azione 41 |
Dal piano delle merci a quello della mobilità urbana |
Azione 42 |
Ammodernamento parchi rotabili |
Azione 43 |
Piattaforma telematica per la logistica |
Azione 44 |
Progetto formazione per i trasporti e la logistica |
Azione 45 |
Misure di intervento |
Azione 46 |
Norme e regole |
Azione 47 |
Soggetto attuatore del Piano della Logistica |
Azione 48 |
Politica fiscale per la logistica (Riforma Iva, Credito Iva,
Iva in dogana) |
Azione 49 |
Tremonti Ter per le aggregazioni |
Azione 50 |
Progetto Galileo |
Azione 51 |
Valutazione degli impatti in uno scenario di status-quo e con
gli interventi nelle diverse fasi di attuazione |
- INTRODUZIONE DEL MINISTRO ALTERO MATTEOLI
-
- Il Piano della Logistica, a cui ha lavorato la Consulta
dell'autotrasporto e della logistica ed il suo Comitato Scientifico
con una ampia consultazione del settore, è lo strumento per
operare i cambiamenti delle politiche di trasporto e logistica
necessari sulle per le linee strategiche che dovremo affrontare nel
breve e medio periodo per aumentare la competitività del
nostro Paese.
-
- La logistica ormai è un settore vitale per la economia e
può dare una spinta aggiuntiva alla sua crescita.
-
- La recessione ha reso ancora più evidente che il processo
produttivo dei Paesi è legato in modo determinante alla
organizzazione logistica.
-
- Sovente l'unica possibilità di ottenere dei margini sulla
produzione e l'unica possibilità di essere competitivi è
legata alla capacità di ottimizzare proprio il processo
distributivo e quindi la logistica.
-
- Dovremo verificare se la offerta di trasporto possa essere
sottoposta ad una ulteriore ottimizzazione, per operare quella serie
di perfezionamenti che le consentano di rispondere alle esigenze
della domanda in modo ancora più efficace.
-
- I prodotti informatici, le innovazioni legate ai "trasporti
intelligenti", costituiranno sicuramente un valido supporto
all'intero sistema ma insieme è giunto il momento di
rivisitare, in modo integrale ed organico, l'intero sistema del
trasporto su gomma.
-
- Il Piano della Logistica deve essere il vero catalizzatore di
tutte le azioni che consentono la costruzione, nel prossimo
triennio, di quegli interventi che saranno in grado, da un lato, di
dare risposte agli scenari previsionali non tanto rispetto alla
evoluzione della domanda quanto sulla capacità della offerta
di fare sistema e sostenere i nuovi cicli economici; dall'altro, una
forte responsabilizzazione di tutti i soggetti cui compete la
gestione di un sistema ad alta entropia come quello trasportistico,
consentendo loro di capire la rilevanza della categoria del fattore
tempo.
-
- Un Piano della Logistica che nelle sue implementazioni
successive fa riferimento ai fattori che di qui al 2020
modificheranno interamente il rapporto domanda-offerta e che le
azioni per adeguarsi a tali parametri devono essere attratte oggi
non domani da come quello energetico, quello ambientale, quello
della elevata concorrenza, quello della sicurezza (intesa come
safety e security) (Allegato Infrastrutture).
-
- Per questo motivo la scelta è quella di fare un Piano
operativo che evidenzi uno ad uno i cambiamenti che si vogliono
realizzare già a partire da subito. Nell'Allegato
Infrastrutture alla decisone di Finanza Pubblica 2011-2013 viene
ribadito che l'offerta trasportistica legata alla domanda merci vive
oggi un momento molto delicato che per alcuni versi può
essere definito paradossale: l'utente nelle sue più
articolate manifestazioni (imprenditore, gestore di sistemi
complessi, ecc.), definisce ormai da solo gli itinerari e le
modalità di trasporto più rispondenti alle proprie
esigenze.
-
- Questa forma di organizzazione spontanea è la vera
patologia del sistema e soprattutto rappresenta l'elemento più
rischioso per ciò che definiamo sviluppo compatibile.
-
- D'altra parte, ogni forma di liberismo e di mercato, impone, in
modo inequivocabile, la esistenza di:
-
- Una rete adeguatamente integrata ed interagente in maniera
efficiente con il territorio.
-
Una rete priva di soluzioni di continuità, priva cioè
di segmenti non omogenei.
-
Una rete capace di offrire, in modo paritetico, condizioni di reale
competitività tra i distinti fruitori della rete stessa.
-
Una rete garante, in termini di fluidificazione reale delle merci,
dei processi di interscambio modale.
-
Una rete capace di abbattere i danni causati dall'"ultimo
miglio".
- Se non c'è la rete, o meglio, se c'è una rete
incompleta, la liberalizzazione dei sistemi è parziale.
-
- Reti e nodi diventano quindi il tessuto connettivo che rende
economico o diseconomico non una offerta trasportistica ma la intera
dimensione economica di un Paese.
-
- Per questo motivo l'Allegato Infrastrutture ha proposto la
costituzione di un Fondo Rotativo di almeno 2 miliardi di €
mirato alla integrazione funzionale delle reti con impianti portuali
ed interportuali strategici, impianti già definiti nel
precedente Allegato Infrastrutture all'interno delle sette Piastre
Logistiche del Paese.
-
- Un Fondo che il Piano della Logistica dovrebbe caratterizzare in
funzione di precise scelte strategiche territoriali.
-
- Ebbene, l'urgenza nel costruire una nuova offerta organizzativa,
sta proprio nel fatto che non dobbiamo dimenticare che tra il 2014
ed il 2017, anche in presenza di una modesta crescita del PIL, in
Europa entreranno in crisi alcuni segmenti strategici quali: i
valichi alpini, i valichi lungo l'arco dei Pirenei, gli assi
ferroviari lungo la Pianura Padania e la Provenza, il sistema
autostradale lungo la Baviera, gli assi di accesso ai porti di
Rotterdam e di Amburgo, molti assi autostradali italiani, l'accesso
alle grandi aree metropolitane.
-
- Questo imporrà una rivisitazione sostanziale dei punti di
accesso al sistema europeo.
-
- Il valore globale degli interventi prioritari, necessari per
garantire un adeguamento organico dell'offerta infrastrutturale
nell'Unione Europea a 27 Stati, è di 630 miliardi di euro; il
valore dei soli interventi prioritari capaci di rinviare il blocco
sugli assi prima elencati è di 257 miliardi di euro. L'Unione
Europea ha approvato risorse per soli 8 miliardi di euro.
-
- Ebbene la carenza di risorse comunitarie, da un lato, e
l'avvicinarsi di livelli di saturazione su determinate reti,
dall'altro, dovrebbe produrre, automaticamente, una strategia comune
a scala comunitaria e nazionale.
-
- Dovrebbe prendere corpo, in realtà, una articolata
operazione di intelligenza logistica basata sia sulla ottimizzazione
dei nodi intermodali di ingresso nella rete terrestre dei flussi di
merce, sia sull'ottimizzazione del carico a vuoto (oggi oltre il
40%), sia dei sistemi informatici (Progetto Galileo), sia degli
ambiti della produzione, degli stoccaggi, della scelta delle
modalità di trasporto.
-
- Una intelligenza, quella del Progetto Galileo che, oltre ad
ottimizzare le filiere logistiche, dovrebbe anche consentire un
controllo diffuso e sistematico dei tempi di guida e delle velocità.
Non un controllo saltuario ma un controllo reale e sistematico in
grado di non regalare nulla a nessuno.
-
- Una intelligenza logistica che non può essere sottoposta
a vincoli e penalizzazioni legate ad una interpretazione che
personalmente non ho condiviso in sede comunitaria; mi riferisco in
particolare alla Direttiva sulla Eurovignette.
-
- Pur condividendo, in proposito, le istanze ecologiste, l'Italia
ha sempre sostenuto la necessità di differirne i termini di
adozione, per due precise motivazioni:
-
- non possiamo, in una fase di difficile ripresa economica,
appesantire ulteriormente l'incidenza del costo del trasporto sul
valore delle merci trasportate;
-
non possiamo non avere certezze sui trasferimenti delle risorse
generate da Eurovignette a favore di interventi infrastrutturali
identificabili.
- E proprio in Consiglio dei Ministri dei Trasporti della Unione
Europea ho ribadito che non possiamo sottovalutare la specificità
del nostro Paese e di altri Paesi della Unione Europea in cui
l'orografia, il numero dei valichi, la forte antropizzazione del
territorio fanno sì che la Direttiva Eurovignette incida in
modo rilevante sulla competitività dei processi produttivi.
(Convenzione delle Alpi)
-
- In quella sede ho ricordato che per alcuni Paesi i cosiddetti
"moltiplicatori" di montagna comportano incrementi fino al
100 % dei costi esterni applicabili. Ciò non riguarda
esclusivamente l'ambito territoriale italiano, che pure presenta una
propria peculiarità, ma riguarda ampi ambiti territoriali
dell'Unione Europea che rischiano di essere penalizzati nella
crescita e nello sviluppo.
-
- Un sistema trasportistico in cui oltre il 90% delle merci si
muove ormai su strada, in cui il costo della logistica, in alcuni
casi, supera la soglia del 25%, non può essere ulteriormente
gravato da oneri che non siano, poi, reinvestiti nel comparto delle
reti infrastrutturali.
-
- Ciò si pone in evidente antitesi con la strategia ‘Europa
2020' e con la politica di coesione e produce altresì un
danno pesantissimo al mondo dell'autotrasporto il quale, pur
versando risorse, non otterrebbe alcun vantaggio in termini di
miglioramento dell'efficienza di offerta infrastrutturale.
-
- A mio avviso la Direttiva dovrebbe ispirarsi a due principi
fondamentali:
-
- Una graduale introduzione delle esternalità, in tutte le
modalità di trasporto, unitamente ad una completa valutazione
degli impatti economici, ambientali e sociali.
-
La chiara definizione della destinazione degli introiti da costi
esterni, da attribuirsi comunque al settore trasporto, stabilendo
altresì che le risorse derivanti dai moltiplicatori di
montagna siano destinate a favore dei progetti prioritari delle reti
TEN.
- In sede comunitaria, l'Italia ha votato contro perché non
accetta che l'eurovignette sia di fatto solo una tassa.
-
- Ma tutto questo ci porta necessariamente, come dicevo all'inizio
del mio intervento, verso una rivisitazione integrale delle logiche
con cui il mondo della produzione e dei consumi si confronta con il
mondo dell'autotrasporto e dei trasporti.
-
- Il Governo ha sempre ritenuto strategico l'intermodalità
ed ha lavorato (leggi 166del 2002 e ... al trasferimento sulle altre
modalità di trasporto (ferrovia, mare, aereo) di una
rilevante quota della domanda di trasporto ma questo obiettivo
rimane, a mio avviso, un obiettivo trasportistico e non logistico.
-
- La logistica deve solo ottimizzare un processo, deve ottimizzare
un itinerario e, quindi, può benissimo in tale azione
scegliere il "tutto strada" o, se conveniente per
abbattere l'incidenza del trasporto sul valore del trasportato, il
ricorso ad una o ad altre modalità. Il trasferimento delle
merci dalla strada alla ferrovia o al trasporto via mare diventa,
quindi, una esigenza di tipo essenzialmente ambientale ed energetico
e come tale produce un costo sulla ottimizzazione del processo
logistico. Questo costo non può gravare sulla produzione e
quindi non può essere causa di perdita di competitività.
-
- La ricerca ha fatto, in questi ultimi anni, sulla tipologia dei
motori e sul loro fattore inquinante passi davvero enormi; la classe
Euro VI ad esempio ridimensiona in modo rilevante l'emissione di
CO2.
-
- Quindi il confronto sulle modalità penso debba essere
sempre più basato sulla capacità, sulla efficienza di
chi garantisce, in modo organico, l'intero processo logistico.
-
- So benissimo che un simile approccio impone molti
approfondimenti, so benissimo che un simile approccio è
scomodo per chi detiene rendite di posizione, ma il PIL del Paese
cresce di più solo se le merci si movimentano con costi e con
indicatori di efficienza della offerta elevati. D'altra parte nel
sottoscrivere il protocollo sull'autotrasporto, nell'estate scorsa,
il Governo aveva già anticipato simili problematiche e quel
protocollo deve essere inteso non come una nostalgia del dirigismo,
ma come uno stimolo ad un miglior assetto del rapporto
committente/vettore.
-
- Per assurdo potremmo assistere ad un aumento della produzione e
non ad un aumento del PIL; un simile paradosso il nostro Paese non
può assolutamente viverlo specialmente in una fase come
questa in cui stiamo lentamente uscendo da una pesante recessione;
una recessione che senza la elevata responsabilità del mondi
dei trasporti rischiava di incrinare in modo irreversibile alcune
filiere merceologiche, rischiava di ritardare in modo rilevante la
ripresa della nostra economia.
-
- Le azioni che la Consulta per l'autotrasporto e per la logistica
elenca e programma, sono largamente condivise e potranno dare
risultati importanti : la diminuzione graduale di 10 punti l'anno
dell'inefficienza logistica che insieme alle azioni per rendere più
competitivi i nostri accessi (porti, aeroporti, valichi) daranno una
spinta aggiuntiva alla crescita del Paese che nel decennio potrà
arrivare ad almeno 0.5 punti\anno.
-
- Il Ministro
-
Sen. Altero Matteoli
-
- Un Piano Operativo: non un libro dei sogni
-
- Grazie all'azione seria e lungimirante del governo, il Paese ha
retto meglio di altri alla grave crisi economica mondiale.
-
- Ora dobbiamo pensare alla crescita.
-
- Nel Piano della Logistica si individuano le azioni che puntano
ad attivare una crescita economica aggiuntiva del nostro PIL che nel
decennio arriverà almeno allo 0,5%.\anno.
-
- Il Piano Nazionale della Logistica, che la Consulta Generale per
l'Autotrasporto e la Logistica ha predisposto, su richiesta del
Ministro Altero Matteoli, si è avvalso , in questi mesi, di
oltre 50 momenti di confronto politico-operativo con "tutto"
il mondo della logistica e dei trasporti del nostro Paese, a livello
nazionale e periferico, sia per gli aspetti di metodo che dei
contenuti.
-
- Abbiamo avviato anche il confronto in Parlamento ove si sono
svolte le Audizioni sulle "Linee generali dei contenuti del
Piano della Logistica" nelle rispettive Commissioni competenti
della 8^ Commissione del Senato della Repubblica e della IX
Commissione della Camera dei Deputati.
-
- Tutto questo lavoro per giungere non solo ad un Piano condiviso
ma ad un Piano operativo che, nell'attesa che vengano realizzate le
grandi infrastrutture strategiche di cui il Paese ha bisogno per il
suo futuro, inizi ad aumentare l'efficienza logistica già a
partire dal 2011.
-
- L'obiettivo è quello di accorciare i tempi degli
interventi per eliminare il "ceppo" epidemico che oggi è
individuato e per il quale si auspica di trovare la terapia giusta
attraverso le politiche di attuazione del Piano; viceversa corriamo
il rischio di mettere in ginocchio non solo le piccole e medie
imprese, ma anche i grandi gruppi sia privati che pubblici.
-
- Cominceremo a ridurre la "grande tassa" della
logistica che pesa sulla economia nazionale e consentire al contempo
che il settore possa diventare un fattore di sviluppo che spinga il
Paese a crescere di più. "Una tassa" che secondo
Banca d'Italia vale 40 miliardi di euro.
-
- La tassa della inefficienza logistica incide pesantemente sul
costo di produzione del nostro Paese e costituisce uno dei maggiori
motivi di perdita di competitività del nostro Paese.
-
- Uno sforzo di questo tipo che serve a dare una politica di
intervento, attraverso i molteplici settori della economia pubblica
e privata, necessita del supporto e condivisione di tutti i grandi
Gruppi (FS, ANAS, Enel, Eni, Fiat, Concessionarie autostradali,
Esercito, Autorità portuali, Sistemi aeroportuali e le
rappresentanze Confederali di settore.)
-
- Il Piano della Logistica sulla base delle linee strategiche
individuate accoglierà in un Patto della Logistica 2 le
condivisioni delle linee operative.
-
- Con le azioni del Piano puntiamo ad ottenere una riduzione dei
costi della logistica del 10% all'anno e questo significa 4 miliardi
di euro solo in termini di riduzione delle inefficienze ma serve,
allo stesso tempo, ad aumentare la capacità di attrazione di
nuovi flussi di traffico.
-
- La stima complessiva è di 5-7 miliardi di euro all'anno
(comprensivi delle nuove quote di trasporto merci dirette verso
l'Italia) di maggior crescita del Paese.
-
- Per raggiungere questi obiettivi accanto ai tanti interventi a
costo zero, che abbiamo individuato nelle cosiddette azioni , si
richiedono misure infrastrutturali nella logica di "rete"
e dei "corridoi delle reti" sotto il vincolo delle risorse
finanziarie disponibili e misure urgenti sul piano delle regole.
-
- Nel Piano della Logistica troviamo in primo luogo quelle
priorità che servono a realizzare dragaggi nei porti,
migliorare i tempi delle dogane, favorire una riforma portuale
virtuosa, incentivare le aggregazioni di imprese di autotrasporto
e/o servizi anche attraverso contratti di rete, percorsi formativi
mirati, ecc., migliorare l'assetto normativo del settore sia per gli
aspetti di semplificazione che di formulazione di nuove norme
(contratto della logistica) per l'attuazione del Piano.
-
- Le prime tappe del programma di attuazione che abbiamo già
messo in atto negli ultimi mesi sono:
-
- Recepimento delle linee di intervento della Consulta nel
Programma Infrastrutture Strategiche (8^ Allegato Infrastrutture
2011-2013) presentato dal Governo e approvato in Parlamento;
-
Inserimento del Piano della Logistica nel " Programma nazionale
di riforma per l'attuazione della Strategia per una crescita
intelligente, sostenibile e inclusiva - Europa 2020"
-
Piano per il Sud
-
Interventi per Expo 2015
-
Decreto Ferrobonus che ha rifinanziato il cargo ferroviario;
-
Fondo di Garanzia per le imprese di autotrasporto conto terzi;
-
Interventi per la riduzione del costo del lavoro nel settore
autotrasporto;
-
Autotrasporto: regolamentazione tempi di carico e scarico (max 2
ore), tempi di pagamento, regolarità contributiva,
corresponsabilità;
-
L'insediamento di un tavolo di esperti per la semplificazione
normativa;
-
L'insediamento dell'Osservatorio dei costi in seno alla Consulta;
-
Audizione alla 8^ Commissione del Senato della Repubblica;
-
Audizione alla IX Commissione della Camera dei Deputati;
- La capacità di incisione del Piano sarà
determinata dall'impegno corale centro-periferia, degli operatori
logistici-istituzioni della logistica, Stato-Regioni-Comuni in un
lavoro che renderà più competitivo ed attrattivo il
nostro Paese. Tutti gli interlocutori saranno decisivi e premiati
dal gioco di squadra. Per questi motivi tra i primi adempimenti del
nuovo Piano sarà il nuovo Patto per la logistica che radunerà
attorno al tavolo anche gli Enti Locali.
-
- In conclusione, dopo aver lavorato alla difesa del settore nei
due anni della crisi, oggi lavoriamo alla crescita del Paese.
-
- Il Presidente della Consulta Generale
-
per l'autotrasporto e la logistica
-
Bartolomeo Giachino
-
- 1. La condivisione interministeriale delle scelte
-
- Con la impostazione del Piano della Logistica, innanzi delineato
per il programma di sviluppo e attuazione del Piano, saranno tenuti
costantemente aperti i "canali" di comunicazione tra i
diversi gruppi di lavoro attivati anche con gli altri Ministeri allo
scopo di dare valenza di politica industriale al settore dei
trasporti e della logistica, che sarà un elemento cardine
della politica economica del Paese. La logistica entra nell'anima
delle politiche governative.
-
- Con questi obiettivi, il tavolo di confronto si è aperto
con tutti i rappresentanti dei diversi ministeri presenti in
Consulta, per definire i punti focali di un percorso finalizzato da
un lato ad eliminare le criticità evidenti ed immediate
quelle definite a "costo zero" e dall'altro ad attivare
interventi di medio-lungo termine nella logica dello sviluppo di
sistema e di razionalizzazione dei costi.
-
- Il quadro di analisi e valutazione può essere così
schematizzato:
-
- Con il Ministero dell'Interno . Il Ministro Maroni ha
sottoscritto un Protocollo d'intesa con il Ministro Matteoli per
contrastare l'abusivismo e promuovere l'aumento dei controlli su
strada, per la regolarità e qualità del mercato, anche
attraverso strutture di supporto specializzate che consentono alle
forze dell'ordine e quelle del Ministero delle Infrastrutture e
Trasporti di aumentare i livelli di controllo ai fini della
sicurezza, della trasparenza del mercato e per limitare la
diffusione del cabotaggio abusivo sul nostro territorio. Il progetto
sarà implementato con la introduzione di tecnologie
informatiche per ridurre i tempi delle operazioni, migliorare i
risultati per le utenze e con il recepimento della direttiva
europea;
-
con il Ministero degli Affari Esteri si è già definito
il programma di attività avendo come obiettivo quello di
promuovere sia i collegamenti con i Paesi in via di sviluppo del
Nord Africa e della costa Atlantica sia con i Paesi del Far East per
strutturare processi di facilitazione per le attività di
import-export con il supporto di adeguate politiche per la logistica
capaci di rafforzare il peso geo-economico dell'Italia l'immagine
logistica del Paese.
-
con il Ministero delle Politiche Agricole si sono definite le linee
operative per un approfondimento delle criticità ed
individuazione delle soluzioni per accorciare la numerosità
degli attori nella filiera dell'agro e allo stesso tempo ridurre i
costi ed i tempi legati alle operazioni di trasferimento dai luoghi
di produzione ai mercati di consumo. Uno degli aspetti che sarà
particolarmente focalizzato e valorizzato è quello dei tempi
di carico e scarico delle merci oltre ovviamente a quello dei flussi
di settore sulle diverse aree del territorio;
-
con il Ministero dell'Ambiente, si è aperto il tavolo per
coniugare le politiche ambientali con quelle della produzione dei
servizi di trasporto. Il primo aspetto su cui si avvierà
tavolo di lavoro comune è quello di ritrovare i punti di
collegamento ai fini della interoperatività e della messa a
sistema dei servizi, per arrivare ad una piattaforma telematica al
servizio dei trasporti e della logistica, nella logica della
sicurezza e della safety. Il progetto SISTRI piattaforma telematica,
unitamente a UIRnet ed alla piattaforma del Comitato Centrale
dell'Albo costituiscono di fatto l'architettura di base per dar vita
alla Piattaforma Telematica integrata
ambiente-trasporti-logistica-sicurezza;
-
con il Ministero della Economia, si sono evidenziati, e saranno
analiticamente analizzate, le modalità per sostenere una
politica industriale del trasporto merci e della logistica
orientando le risorse di sostegno al settore a politiche di
investimento per una riduzione dell'incidenza del costo della
logistica nel costo della produzione oltre ovviamente al tema della
separazione tra rete ferroviaria e gestore ed a quello del ruolo di
player logistico delle FS stesse nonché per il tema della
Riforma delle autorità portuali per gli aspetti
economici-finanziari;
-
con il Ministero delle Politiche Comunitarie, si porranno in essere
politiche di settore nella compatibilità delle direttive e
dei regolamenti comunitari per consentire che le nostre misure di
intervento che saranno definite per la attuazione del Piano siano
candidabili con le regole e procedure richieste, ad accedere a
finanziamenti comunitari;
-
con il Ministero delle Attività Produttive saranno attivate e
concordate le politiche di filiera che interessano l'automotive,
elettrodomestici in una prima fase per una successiva estensione a
tutte le filiere, in primo luogo a quelle che saranno regolamentate
anche attraverso i previsti accordi di settore;
-
Con il Ministero del Welfare per definire misure finalizzate alla
riduzione del costo del lavoro per evitare la delocalizzazione delle
più importanti imprese di trasporto italiane.
-
Con il Ministero per il Rapporto con le Regioni sarà attuato
un piano di lavoro per trovare i punti di convergenza tra la
politica del Sud e la politica per il Mezzogiorno come previsto dal
Piano della logistica.
- 2. Il confronto internazionale
-
- 2.1 Indice di competitività della logistica:
l'Italia a confronto
-
- 2.1.1. La velocità delle procedure doganali e i
fattori della competizione logistica
-
- Doing Business, un progetto della Banca Mondiale che confronta
le procedure regolamentari per gran parte dei paesi del mondo.
Rilevante è che per fare "business", oltre fattori
quali la permessualistica di inizio attività, l'ottenimento
di un finanziamento, ed anche ad esempio la registrazione della
proprietà, "Doing business" misura un importante
fattore della attrattività commerciale in Italia in
particolare: i regolamenti che sovrintendono alle esportazioni ed
alle importazioni.
-
- Diciamo subito che essendo la pubblicazione a periodicità
annuale, in un solo anno per l'indice "Trading across
borders"l'Italia è scesa dal 53° posto al 62°.
Tale situazione non deriva da un peggioramento endogeno dei fattori
costituenti tale indice, ma piuttosto dal fatto che altri Paesi
stanno migliorando le loro performance mentre l'Italia avendo
bloccato il Piano 2006 ha perso 4 anni. La scelta di un Piano della
logistica immediatamente operativo nasce da qui. Alcune delle azioni
indicate a costo zero potranno dare i primi risultati già nel
2011.
-
- La misura della performance logistica si basa essenzialmente
sui:
-
1 |
Per le assunzioni di base delle singole
voci si rimanda alle pagine 39-42 del documento "Doing
business 2008: Italy" World Bank Group. www.doingbusiness.org |
|
|
- "tempi di esportazione/importazione"1, cioè
sui giorni calendario necessari per espletare le formalità
sia doganali che commerciali tra le parti,
-
costi di esportazione/importazione, ovvero costi dei documenti di
accompagnamento, l'espletamento delle procedure doganali nonché
la movimentazione di porto, interporto, retroporto. Non include
tariffe né tasse.
-
Numero di documenti di esportazione ed importazione : ovvero dei
documenti di sdoganamento, documenti necessari alle operazioni
portuali, documenti commerciali tra le parti.
- La situazione italiana, evidenzia un numero necessario di giorni
necessari per queste formalità pari a 20 (venti). Lontani dai
cinque giorni necessari per esportare in Danimarca, o dai 7 giorni
necessari in Germania per importare.
-
- Oggi in Italia si registrano fino a 17 tipi di controllo diverso
alla frontiere ed allo scalo portuale e possono occorrere fino a 73
documenti per poter procedere all'importazione di un bene.
-
- Per questi motivi è essenziale ed urgente lo sblocco
dello sportello unico doganale.
-
- 2.2. La logistica italiana nella competizione mondiale
-
- La Banca Mondiale, quasi a sottolineare ormai l'importanza del
fattore "logistica" nella competizione mondiale economica,
finanzia il progetto "Logistics Performance Index". E' il
primo in assoluto che misura il gap che esiste tra le varie nazioni
delle capacità di commercio internazionale.
-
- Questo indice, basato su un sondaggio mondiale condotto presso
gli operatori logistici ed i corrieri espressi è uno
strumento di benchmarking per confrontare la performance dei singoli
paesi lungo la loro supply chain interna. Questo indice, che è
stato eseguito su 150 paesi del mondo, è sottotitolato con
"connecting to compete", che la dice lunga su come la
logistica è posta al centro della competizione mondiale dei
sistemi economici.
-
- La costruzione dell'indice tenta di captare le variabili
fondamentali che sono alla base della capacità di una nazione
di muovere rapidamente, in modo affidabile ed economicamente
competitivo, le merci attraverso i propri confini. Disegnato sulla
competenza dei professionisti della logistica, fornisce una estesa
raffigurazione della performance della supply chain nazionale:
procedure doganali, costi logistici, qualità delle
infrastrutture, rintracciabilità della spedizione navale,
puntualità alle destinazioni, competenza della industria
domestica logistica.
-
- Lo studio rileva che tra i fattori chiave su cui si basa la
competizione, vi è "l'affidabilità" della
catena logistica di una nazione. Si rileva che gli operatori
mondiali sono sempre più preoccupati circa i costi crescenti
dovuti ad imprevisti, inefficienze, lentezze del sistema logistico
di un paese, piuttosto che singolarmente sui tempi o sui costi in
senso stretto delle operazioni commerciali.
-
- L'indice suggerisce inoltre che le politiche nazionali
dovrebbero soprattutto focalizzarsi sull'"inanellamento"
delle procedure doganali, gestione dei flussi di confine,
infrastrutture, regolamenti sui trasporti terrestri.
-
- Gli indici sono stati calcolati sulla base di diversi
indicatori, vale a dire:
-
- l'inefficienza del controllo doganale e degli altri organi di
frontiera
-
le infrastrutture in termini di qualità dei trasporti e
informatica legata alla logistica
-
facilità nella gestione delle spedizioni internazionali
-
le capacità del sistema logistico intermodale
-
le capacità di seguire lo stato di ogni spedizione
-
i costi da sostenere per la logistica interna
-
la tempestività nel raggiungere le destinazioni.
- L'indice rileva infatti che le nazioni "performanti"
sono le nazioni che tipicamente hanno attuato un reale approccio
sistemico alle loro riforme.
-
- Il posizionamento italiano, al 22° posto, è tra i
paesi europei con vocazione "portuale" ancora molto
lontana dall'Olanda e dalla Germania, che associano ai porti una
"retroportualità" integrata ed affidabile.
-
- Le variabili utilizzate sono state enucleate in principali
"macrofattori", e precisamente "dogana",
"infrastrutture" e "spedizione internazionale"
"competenza logistica domestica" "costi logistici
nazionali" "puntualità".
-
- Dalla tabella 5 si evince che i costi del trasporto terrestre
interno alla nazione, che per questo singolo fattore ci posiziona al
132 posto, non pesa sulla valutazione complessiva. Infatti la stessa
Olanda (best practice per l'Europa e seconda in tutto il mondo) si
posiziona al 120° posto, mentre Singapore prima in tutto il
mondo si posiziona al 113° posto.
-
- La media europea per il trasporto nazionale di un container di
40 piedi dal porto al sito di una fabbrica interno ad una nazione è
mediamente di 700 dollari, che chiaramente è di molto
superiore a gran parte dei costi di trasporto dei paesi in via di
sviluppo od emergenti.
-
- L'indice così evidenzia che ciò che pesa nella
valutazione complessiva degli operatori mondiali è la
"l'affidabilità" dei trasporti. L'affidabilità
è inversamente collegata ai costi totali e strettamente
collegati soprattutto ai tempi delle operazioni.
-
- Tabella: posizionamento italiano complessivo e sui singoli
fattori
-
Indice logistico: |
dogana |
Infrastrut. |
Spedizioni internaz. |
Competenza logistica |
Track&trace |
Costi logistici |
puntualità |
22° |
29° |
23° |
21° |
21° |
21° |
132° |
23° |
- Questi costi cono stati definiti come somma dei costi diretti,
ovvero tutti i costi associati alla attività di spedizione,
ma anche di costi indotti, cioè dei costi di non consegna,
impedimento alla consegna, depositi. Questi sono tutti costi
associati alla scarsa "predittibilità" della catena
logistica.
-
- Si dimostra come a maggiori costi indotti dalla poca
"affidabilità" del sistema, l'indice logistico
diminuisca, e che quando questi sono bassi, non importa che i costi
"diretti" aumentino, l'indice logistico aumenta comunque.
-
- Un dato quantitativo e serio sul fatto che l'affidabilità
(che in questo caso specifica chiaramente un generica "qualità")
e la "predittibilità" dei tempi e dei modi di
consegna pesano ormai nella competizione globale.
-
- In ordine alle caratteristiche espresse per servizi forniti alle
utenze ed agli operatori, si evidenzia che l'Italia è al 53°
posto per la qualità della rete stradale, al 45° posto
per la qualità delle ferrovie, all'83° posto per la
qualità delle infrastrutture portuali, all'85° posto per
la qualità del trasporto aereo.
-
- 3. I valichi
-
- La sempre tristemente attuale questione dei valichi alpini, con
deficit infrastrutturali e regolamentazioni che limitano la
permeabilità della barriera alpina, rappresenta, da questo
punto di vista, un prioritario ambito di intervento.
-
- Confermare i progetti prioritari TEN-T che garantiscono
l'ancoraggio dell'Italia all'Europa continentale, individuare alcuni
porti strategici per l'accoglienza dei traffici, integrarli in
maniera efficace con le reti di trasporto terrestre, gli interporti
e le piastre logistiche, promuovere la comodalità e le
autostrade del mare sono passaggi irrinunciabili per avviare la
richiamata centralità della logistica.
-
- Le reti TEN-T sono una priorità per il Paese che va
sostenuta con forza anche sul piano finanziario per rispettare i
benefici definiti dal Regolamento UE 913/2010 relativo alla rete
ferroviaria europea per un trasporto merci competitivo.
-
- Il Regolamento individua alcuni Corridoi internazionali a
vocazione merci e definisce:
-
- I CRITERI PER L'EVENTUALE SELEZIONE DI ALTRI CORRIDOI E
RELATIVE MODIFICHE
-
I PRIMI CORRIDOI E LE RELATIVE DATE DI OPERATIVITÀ. PER
L'ITALIA
entro il 10 nov 2013
- Zeebrugge-Anversa/Rotterdam-Duisburg-[Basilea]-Milano-Genova
(Corridoio 24);
-
Almería-Valencia/Madrid-Saragozza/Barcellona-Marsiglia-Lione-Torino-Milano-Verona-Padova/Venezia-Trieste/
Capodistria-Lubiana-Budapest-Zahony (confine tra Ungheria e Ucraina)
(Corridoio 5);
- entro il 10 nov 2015
-
Stoccolma-Malmö-Copenaghen-Amburgo-Innsbruck-Verona-Palermo
(Corridoio 1);
-
Gdynia-Katowice-Ostrava/'ilina-Bratislava/Vienna/Klagenfurt-Udine-Venezia/Trieste/
Bologna/Ravenna/ Graz-Maribor-Lubiana-Capodistria/Trieste (Corridoio
Adriatico).
- Unitamente ai Corridoi già definiti è necessario
che entro il 2020 si abbassi il baricentro dei corridoi operando una
saldatura con quelli che riguardano il Masterplan Euro Mediterraneo,
secondo la proposta presentata in sede europea dal Ministro
Matteoli.
-
Queste priorità operative vanno accompagnate da politiche per
le:
-
modalità di istituzionalizzazione del corridoio
-
assegnazione delle capacità (tracce).
- Le grandi infrastrutture e le loro esigenze di integrarsi in
rete rappresentano una priorità, ma anche gli interventi
minori non possono prescinderne. Qui emerge la notevole
responsabilità degli enti locali e delle regioni, data la
loro competenza principale in materia con i quali sarà
concordato un programma di intervento per soddisfare le logistiche,
pubbliche e private.
-
- Al fine di operare un'efficace programmazione degli interventi
infrastrutturali che puntino sulla valorizzazione e la crescita del
comparto logistico, non si può prescindere da un'attenta
pianificazione finanziaria.
-
- Per questo le decisioni di investimento vanno doverosamente
adottate su basi tecniche ed economico-finanziarie il più
possibile oggettive e confrontabili, al fine di massimizzare
l'impiego efficace delle risorse e di definire la loro allocazione
efficiente.
-
- 3.1 Le aree di crisi per l'attraversamento delle Alpi,
misure di intervento e valutazione degli impatti
-
- Il sistema dei valichi alpini connette l'Italia al resto
dell'Europa e, per questa ragione, ha una rilevanza strategica sia
dal punto di vista trasportistico sia per i riflessi dello sviluppo
del territorio.
-
- La crisi dei valichi alpini è dovuta al fatto che queste
infrastrutture, sia ferroviarie che stradali, hanno una capacità
di trasporto non sufficiente a soddisfare a condizioni date la
domanda di trasporto merci attesa nel prossimo decennio per effetto
soprattutto dei pesanti vincoli di ordinemilioni di tonnellate nel
2001, circa 140 milioni di tonnellate nel 2002. Nell'arco dei
prossimi 10 anni, secondo le previsioni al 2007, il traffico
internazionale dell'Italia è destinato ad aumentare di circa
il 40%.
-
- Le stime elaborate nel 2008 in relazione alla pesante crisi
economica, hanno modificato lo scenario futuro, pertanto si è
riproposto un ampio dibattito sulle modalità di intervento
per disciplinare i traffici attraverso le Alpi.
-
- In ogni caso la domanda di trasporto e i flussi attesi
all'orizzonte del 2020 evidenziano criticità dei valichi
ferroviari e stradali. La soluzione che prevede il potenziamento del
sistema ferroviario transfrontaliero, e quindi la realizzazione di
nuove infrastrutture che consentiranno di soddisfare la domanda di
trasporto attesa, ed allo stesso tempo il trasferimento di ingenti
quote di traffico dalla strada alla ferrovia, al fine di ottenere un
effettivo riequilibrio modale con notevoli vantaggi dal punto di
vista ambientale e della sicurezza, oltre che economico, potrà
essere realizzata solo nel lungo termine2.
-
2 |
Studi specifici di approfondimento sono
stati sviluppati dal Comitato Centrale dell'Albo degli
Autotrasportatori per valutare la situazione ai singoli valichi:
Gottardo, Frejus, Monte Bianco, Brennero, Tarvisio, Sempione,
negli anni dal 2006 al 2008. |
|
|
- A livello comunitario e da parte dei singoli Paesi della nuova
Europa negli anni sono stati elaborati altrettanti studi per cercare
il sistema di gestione di traffico per il trasporto merci
transalpino che potesse determinare condizioni per un riequilibrio
modale, al fine di ottimizzare gli effetti di congestione, di
inquinamento ambientale e insicurezza del sistema. I sistemi di
modellizzazione che sono stati elaborati sono stati filtrati da un
ulteriore studio allo scopo di definire le best reserach di sistemi
di gestione del traffico per il trasporto merci su strada
transalpini. Si è arrivati ad una sorta di shakeraggio tra i
diversi sistemi di modellizzazione che riguardano specificamente:
-
- Gestione del traffico
-
Sistema di tariffazione ed esazione pedaggi
-
Modelli per migliorare la sicurezza stradale
-
Modelli per aumentare la ripartizione modale.
- I risultati di tutti questi modelli, molto teorici, sono stati
analizzati singolarmente sia attraverso incroci applicativi e i
risultati vengono comunque analizzati sia sotto il vincolo di
aspetti di legalità, che aspetti normativi, nonché di
applicazioni di politiche da parte dei singoli paesi.
-
- Il risultato è che ogni politica viene posta in una
lettura di maggior costo dell'autotrasporto sia per un aumento dei
pedaggiamenti per l'attraversamento dei valichi sia per i maggiori
costi dovuti alle deviazioni, perseverando comunque nel concetto che
le Alpi sono un'area sensibile!
-
- L'altro punto è che ormai risulta con una forte evidenza
il ruolo di battistrada della Svizzera seguito dall'Austria per le
politiche di divieto che possono essere superate con una
"commercializzazione" delle capacità a fronte di
una disponibilità a pagare per attraversare i confini.
-
- In questo quadro l'attuazione delle politiche prospettate avrà
effetti pesantissimi sulla economia dei paesi in particolare
dell'Italia, effetti che comunque vanno specificati ed approfonditi.
-
3 |
Nella estensione di queste note si da per
scontata la lettura del documento finale della ricerca "Best
research dei Sistemi di gestione del Traffico per il Trasporto
Merci su Strada Transalpino" e quindi non ci sono richiami ai
concetti base ivi esposti. Vedi il documento: Best research dei
"Sistemi di gestione del traffico per il Trasporto Merci su
Strada Transalpino" TREN/E1/55-2007. Osservazioni al Rapporto
finale |
|
|
- In uno studio sui singoli valichi effettuato dal Comitato
Centrale dell'Albo, si evincono i forti impatti che le misure che si
stanno programmando possono avere sul settore dell'autotrasporto in
termini di maggiori costi e tempi per attraversare le Alpi3.
-
- Questi impatti al 2006 furono valutati in 1.500 miliardi di
euro; le politiche di indirizzo che ad oggi vengono formulate
porterebbero ad un impatto economico-finanziario anche maggiore. Per
l'attraversamento delle Alpi è necessario tenere aperto un
lavoro di osservazione anche per gli interventi infrastrutturali che
oltre ai lavori di tracciato deve omogeneizzare i terminali per
accogliere i moderni semirimorchi di 4 metri.
-
- 4. Le politiche ferroviarie per le merci
-
- Il futuro del trasporto ferroviario per le merci è
oggetto di confronto in Europa, a valle della crisi
economico-finanziaria. Il trasporto ferroviario di merci è
infatti interessato da dinamiche evolutive di notevole impatto:
-
- la crisi ha colpito in misura particolarmente acuta i traffici
per i quali la ferrovia è più vocata (internazionale,
materie prime, automotive) e ha inasprito la concorrenza della
modalità stradale, che ha registrato un calo dei noli e un
ricorso più frequente a commesse spot e alla rinegoziazione
di contratti, determinando fenomeni di back shift modale e la
conseguente destrutturazione di servizi ferroviari. In Europa il
calo dell'attività ferroviaria nel 2009 è stato
mediamente doppio rispetto alla contrazione del trasporto stradale,
-
i piani europei per la sostenibilità ambientale dei trasporti
sollecitano un forte impiego dell'alternativa ferroviaria
soprattutto per le lunghe e lunghissime percorrenze, anche mediante
una più spinta internalizzazione dei costi esterni del
trasporto su gomma (Eurovignette),
-
i maggiori partner europei investono sulle ferrovie. Oltre ai
diffusi regimi di incentivazione al combinato ferroviario, la
Francia ha varato nel 2009 un piano straordinario per il settore che
prevede, tra l'altro, il raddoppio dell'istradamento ferroviario
da/verso i Grandi Porti entro il 2015; in Germania, DB persegue una
strategia di espansione verso la Russia, l'Asia centrale e la Cina,
complementare a una rete di acquisizioni e joint venture portate a
termine sull'intero scacchiere europeo,
-
la creazione di un mercato europeo realmente integrato, che
favorirebbe lo sviluppo del mercato sui servizi di lunga distanza,
sconta i vincoli tecnici legati ad una interoperabilità
ancora parziale. I piani per la sincronizzazione degli investimenti
per l'interoperabilità sui principali corridoi proseguono, ma
richiedono calendari progressivi,
-
la liberalizzazione del mercato europeo sconta gravi ritardi
reciproci, come testimoniano le procedure di infrazione aperte nel
2009 nei confronti della quasi totalità dei Paesi Ue (tutti i
maggiori partner inclusi), con un intrinseco effetto distorsivo sui
processi di crescita delle aziende e del mercato. Questa
constatazione, sollecitata dagli stessi operatori, ha determinato
l'avvio di una revisione della normativa comune che regola
l'apertura dei mercati, l'indipendenza dei gestori di rete e le
funzioni dei regolatori. Resta attuale, nel frattempo, la questione
di una reciprocità che assicuri effettiva parità di
condizioni di accesso ai mercati.
- In Italia la drammatica contrazione della domanda inerente alla
crisi si è sommata al processo di ristrutturazione /
riduzione del perimetro operativo e riallineamento dei prezzi al
mercato operato dal maggior operatore, Trenitalia, determinando nel
2009 un calo complessivo delle tkm che il Conto Nazionale Trasporti
stima nel 27% rispetto al 2008.
-
- A ciò si aggiunge il graduale abbandono nel settore cargo
del traffico diffuso ovvero del servizio di trasporto merci a carro
completo che ha portato di fatto alla scelta di pochi terminali
funzionali al traffico internazionale e a quello interno. Ciò
sta comportando, anche per gli aspetti che riguardano il processo di
liberalizzazione del servizio, una grande preoccupazione sugli spazi
operativi possibili per gli operatori privati che operano e che si
stanno attivando per la gestione dei servizi ferroviari.
-
- Sulle strategie cargo delle Ferrovie dello Stato (che negli
ultimi anni hanno conseguito importanti risultati) è
necessario un cambio di passo sia pure graduale, con un atto di
indirizzo e di controllo da parte del Governo che di fatto
attraverso il contratto di programma e contratto di servizio,
impegna risorse importanti nel settore.
-
- È per questo che è necessario un programma di
medio termine, concordato tra Ferrovie dello Stato e Governo nel
settore cargo, ma leggibile anche da operatori privati che hanno
impegnato non poche risorse per richiedere licenze ferroviarie e per
esercitare servizi soprattutto su relazioni scarsamente servite da
Trenitalia Cargo. Il programma dovrà rendere leggibile anche
la scelta relativa ai terminali da cui discende l'assetto di rete
dei servizi. Un mercato dei servizi ferroviari con la presenza di
Trenitalia-Cargo, ma anche di altri operatori privati ferroviari può
sostenere un rilancio del trasporto combinato soprattutto sulle
relazioni internazionali, ove per i vincoli posti dai paesi di
confine, è sempre più difficile attraversare le Alpi
con il trasporto su gomma.
-
- Accade che alcuni operatori impegnati per ragioni di
import-export nei traffici internazionali trovino difficoltà
oggettive ad orientarsi verso i servizi ferroviari anche quando i
traffici potenzialmente possono costituire treni completi.: un
mercato nel quale treni completi possano essere realizzati non solo
da un singolo operatore, ma anche aggregando più quote di
domanda per le stesse relazioni favorirebbe la concentrazione dei
traffici sui terminali, marketing di aggregazione della domanda,
trasparenza nei prezzi, etc.
-
- Una tale politica richiede una riprogrammazione della Rete e dei
nodi (stazioni terminali, raccordi, porti ed interporti) in una
logica funzionale allo svolgimento del servizio ferroviario. C'è
la necessità di definire un network - che seguendo le
indicazioni della Unione Europea - che porti alla creazione di
corridoi e nodi espressamente dedicati alle merci che non si
sovrappongono al trasporto passeggeri.
-
- E' necessario anche un utilizzo degli incentivi al cargo
ferroviario, di cui alla legge 166 del 2002 , da erogare in rate
decennali invece che in unica soluzione come prevista per legge.
-
- 4.1. Le azioni a breve termine
-
- La politica aggressiva da parte di operatori ferroviari
stranieri richiede un rapporto di reciprocità europeo per
consentire all'operatore italiano di definire un quadro chiari nei
rapporti con altri operatori ferroviari europei ed i tal modo
mettere a punto un piano industriale per reggere la concorrenza e
migliorare la capacità di attrazione di traffici soprattutto
sulla lunga distanza. La riduzione degli scali ferroviari se è
in linea con quanto si sta operando a livello europeo (Germania 50
terminali ferroviari - Francia circa 70 terminali) richiede
un'attenta localizzazione e rafforzamento degli impianti sul
territorio a supporto delle direttrici di traffico di scala
nazionale ed internazionale. Un altro aspetto importante è il
collegamento efficiente e diretto tra porti e retroporti, con scelte
innovative sulla operatività dei sistemi ferroviari
all'interno dei porti. Per quest'ultimo aspetto è necessario
intervenire su un punto di forte criticità che è
quello delle manovre ferroviarie che incidono non poco sulla
formazione del costo ferroviario.
-
- Eventuali misure di sostegno di questo settore a favore di
strutture societarie o soluzioni tecnologiche performanti è
uno dei punti su cui potranno essere operate opportune analisi ed
approfondimenti. Per il collegamento con i retroporti questi vanno
rafforzati, anche mediante l'identificazione di soluzioni per le
tracce e i pedaggi funzionali a servizi navetta tali da massimizzare
l'uso del materiale rotabile, e prioritariamente per migliorare i
collegamenti dai porti italiani a\da relazioni internazionali e per
la portualità che presenti programma di sviluppo definiti e
certi. Per dare un quadro d'insieme delle politiche di settore sarà
definita la rete portante ferroviario cargo e gli hub ferroviari che
ne caratterizzano l'ossatura di base. Così come saranno
attentamente sostenute politiche incentivanti il passaggio da
vendite FOB a quelle CIF come previsto per gli altri settori dei
trasporti.
-
- 5. Integrazione modale: intermodalità e co-modalità
-
- Nel nostro Paese la scarsità della risorsa "territorio",
la dispersione produttiva, la forte antropizzazione e la proiezione
peninsulare chiusa a nord dalle Alpi e allungata nel cuore del
Mediterraneo rendono indispensabile puntare ad una elevata
integrazione comodale e intermodale.
-
- L'una e l'altra esigono la transizione delle politiche
settoriali da un approccio costruito per tipologia di trasporto ad
un approccio per mercati, più funzionale all'individuazione
delle priorità di intervento.
-
- La comodalità è un concetto introdotto dall'Ue dal
2006 ed esprime l'organizzazione di ciascuna modalità tale da
favorire il miglior impiego delle risorse di infrastruttura e di
servizio; essa risponde all'obiettivo di ottimizzare le prestazioni
complessive del sistema della mobilità merci sulla base di un
forte orientamento dell'integrazione operativa, per realizzare il
massimo "risparmio logistico" di sistema.
-
- La comodalità è un concetto dinamico. Punta al
miglior utilizzo delle risorse esistenti, tenuto conto di e mentre
maturano gli interventi - infrastrutturali e regolatori -
a loro volta ordinati a realizzare le condizioni di una co-modalità
più avanzata.
-
- Le risorse di cui si ricerca l'uso ottimale sono tutte quelle
che la mobilità intercetta: economiche, infrastrutturali,
industriali e di servizio, professionali, energetiche, ambientali.
La co-modalità implica una realistica presa d'atto delle
condizioni di partenza e la costruzione di un percorso di
innovazione graduale coerente finalizzato alla crescita del valore
prodotto.
-
- L'attualità di questo approccio discende, in Europa e in
Italia, da almeno tre fattori:
-
- la crescita dei traffici su reti che, presso le porte d'accesso
al territorio e su segmenti sempre più numerosi, soffrono di
condizioni di congestione non risolvibili in tempi immediati;
-
l'accelerazione delle politiche sovranazionali che traducono in una
penalizzazione economica diretta l'impiego inefficiente delle
risorse climatiche, ambientali ed energetiche;
-
l'organizzazione complessiva del sistema attuale della mobilità,
che presenta ampi margini di possibile (graduale) ottimizzazione,
utili a sostenere gli obiettivi di crescita e competitività
delle economie del vecchio continente nel confronto internazionale.
- L'intermodalità è parte essenziale dell'approccio
comodale e ha implicazioni su più fronti. Sul grado di
effettiva integrazione dei servizi offerti incidono infatti,
direttamente, aspetti infrastrutturali e regolatori per i quali si
rinvia ad altre parti del documento: l'assetto concorrenziale dei
servizi destinati ad interagire, la pianificazione ed effettiva
progressione della rete dei corridoi, la magliatura delle
infrastrutture minori, l'accessibilità dei nodi di
integrazione e di scambio modale, l'efficienza dei servizi
accessori, la localizzazione delle piattaforme di scambio e le
relative vocazioni prevalenti, ecc4.
-
4 |
Alcuni dei temi sopra indicati sono
trattati in altre parti del documento, anche con riferimento alla
logica territoriale organizzata su piattaforme e piastre
logistiche. Di seguito si sintetizzano le evidenze emerse dagli
approfondimenti svolti con riferimento specifico al tema
dell'intermodalità. |
|
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- Non sfugge, naturalmente, che un buon livello di integrazione
delle reti e dei servizi di trasporto è una delle condizioni
di sviluppo dell'industria logistica e di promozione del territorio
- si pensi al Mezzogiorno - come piattaforma di interesse per
i flussi internazionali. Né sfugge che la razionalità
dello sviluppo di rete è un fattore di attrattività
per i capitali privati, con effetti di riduzione degli oneri
pubblici e di moltiplicazione delle utilità collettive.
-
- Un approccio realistico al tema implica la chiara presa d'atto
che l'intermodalità consiste in una catena di servizi, nella
quale ciascuno degli operatori coinvolti risponde a logiche
economiche proprie e partecipa se ne ha convenienza. Costruire
condizioni di convenienza per i diversi attori della catena richiede
che si trovi un buon equilibrio tra le rigidità e le
vocazioni proprie dell'intermodale.
-
- È noto che l'economicità dell'intermodale è
in genere vincolata ad alcune rigidità: distanze minime
elevate, simmetria dei flussi, concentrazione dei carichi lungo la
direttrice, frequenza e affidabilità del servizio,
committenza relativamente strutturata (investimenti in UTI),
accessibilità dei nodi di scambio modale e buoni tempi di
transito, compatibilità delle discipline nazionali nei
traffici internazionali, qualità dell'infrastruttura lungo la
linea (ferrovie), forte coordinamento tra i fornitori del servizio.
-
- Ciò non esclude la sostenibilità economica di
servizi diversi, come i collegamenti ferroviari brevi tra porto e
retroporto/interporto, in ragione della frequenza o degli effetti di
ottimizzazione del servizio complessivo.
-
- D'altra parte l'intermodalità presenta elementi di forza
rispetto all'alternativa del tutto-strada:
-
- maggior vocazione alle lunghissime percorrenze e al traffico
containerizzato o comunque unitizzato, crescenti in un mercato
continentale progressivamente più integrato;
-
minore inquinamento atmosferico e acustico;
-
riduzione della congestione della rete stradale, dei transiti
frontalieri e portuali;
-
minore consumo di risorse energetiche;
-
valorizzazione dell'Italia quale gateway per le merci destinate al
centro Europa;
-
specializzazione del trasporto per classi di distanza e tipologia di
merci trasportate;
-
razionalizzazione d'impiego del personale e dei mezzi per
l'autotrasporto che se ne avvalga;
-
migliore gestione degli spazi portuali;
-
estensione delle fasce orarie (utilizzo notturno) e di tutti i
giorni della settimana
- Quanto fin qui detto orienta la riflessione riguardo alla
costruzione delle condizioni, fisiche ed economiche, perché
all'enunciazione di intenzioni o alla realizzazione di interventi
segua in concreto lo sviluppo di traffici intermodali. Due
condizioni ne sono presupposto:
-
- assumere un modello organizzativo generale, in cui ad una rete
portante di linee e nodi tendenzialmente completa nelle sue funzioni
sia integrata una rete di impianti minori o di
-
garantire nelle diverse situazioni locali una effettiva unitarietà
organizzata degli impianti tra loro complementari (sistemi portuali,
terminal ferroviari, aree retro portuali, poli logistici in grado di
manipolare anche traffico da attestare su altri impianti etc.).
- Le sollecitazioni emerse da parte degli attori economici sono
coerenti con quanto detto sopra e concordano sulle seguenti
priorità, per lo più originate dalla lamentata
esperienza di prassi opposte:
-
- evitare la dispersione delle risorse e la proliferazione di
infrastrutture, pubbliche o private, al di fuori di una logica di
sistema, tali da produrre la cannibalizzazione di traffici che
richiedono semmai polarizzazione e concentrazione, focalizzando
invece l'erogazione di servizi logistici di qualità al
trasporto e all'industria;
-
allineare in una logica di sistema gli indirizzi nazionali con i
piani di sviluppo territoriale di competenza di Regioni ed enti
locali e i lavori di censimento e coordinamento dal basso già
disponibili (mappatura delle connessioni di terra per i sistemi
portuali, tavoli tecnici del Piano della mobilità);
-
includere, tra le priorità del disegno nazionale di sviluppo
intermodale, le opere minori, puntuali e di ultimo miglio, ad
elevato impatto logistico, ovvero in grado di generare capacità
aggiuntiva e migliore qualità dei servizi erogati sui
corridoi a vocazione merci;
-
riqualificazione degli insediamenti immobiliari per la logistica
capaci di supportare la riorganizzazione dell'offerta e la
trasformazione della domanda;
-
aggiornare il quadro normativo che disciplina l'attività
degli interporti, che sono parte ormai di uno schema di rete di
rilievo europeo e, pur restando attori dello sviluppo regionale,
servono territori secondo una geografia dei flussi che va oltre i
perimetri amministrativi locali, favorendo anche in questo comparto
l'aggregazione imprenditoriale, ed una politica di condivisione
delle scelte in ordine ai raccordi ferroviari ed alla gestione sui
servizi ferroviari con l'operatore FS;
-
correggere l'effetto di destrutturazione della rete nazionale di
collegamenti ferroviari tra le regioni economiche del Paese
conseguente alla riorganizzazione delle attività di
Trenitalia Cargo e alla sopravvenuta crisi economica, effetto che
sta portando ad una caduta dell'offerta intermodale/combinato al
Centro e al Sud;
-
pianificare interventi sull'infrastruttura ferroviaria in modo da
avere un sistema di banchine e di impianti terminali capaci di
consentire la produzione di treni più lunghi e più
pesanti sulle direttrici prioritarie per i traffici intermodali;
-
abbattere le inefficienze derivanti dall'assenza di coordinamento
tra i vari attori coinvolti, specie nel transito portuale, anche
mediante lo sviluppo di sistemi intelligenti a rete.
- Attenzione particolare va dedicata ai regimi di incentivazione
per l'intermodalità, che il mercato indica, allo stato, come
determinanti per orientare una quota non irrilevante della domanda
verso combinazioni di trasporto diverse dal tutto-strada (modalità
a sua volta sovvenzionata), con l'effetto di assicurare al vettore
marittimo o ferroviario livelli di carico regolari e sufficienti ad
offrire il servizio e di stimolare il caricatore o autotrasportatore
a sperimentare e consolidare soluzioni di trasporto nuove, favorendo
altresì forme di aggregazione della domanda.
-
- In entrambi i casi - intermodalità marittima e
intermodalità ferroviaria - l'azione pubblica deve
favorire la concentrazione di traffici su collegamenti adatti allo
shift modale, per distanze e tipologie di merci, con l'obiettivo di
far emergere e consolidare i corridoi di terra o di mare che abbiano
elevata valenza logistica, cioè rispondano effettivamente ai
flussi di mercato, si connettano efficacemente alle reti a monte e a
valle, e possano essere tendenzialmente accompagnati verso
l'autosostenibilità.
-
- Per quanto riguarda il marittimo, le Autostrade del Mare,
nazionali e internazionali, dimostrano di avere buone prospettive di
sviluppo. Il regime di incentivazione italiano - l'ecobonus -
premia l'autotrasporto che viaggi con relativa frequenza su nave su
collegamenti selezionati, ed è considerato a livello europeo
una best practice di cui viene raccomandata l'estensione anche per
collegamenti internazionali.
-
- La buona attrattività maturata da questa misura deve
trovare stabile conferma nelle politiche pubbliche. L'ulteriore
sviluppo dello Short Sea dipende però anche dalla regolarità
sia dei flussi di domanda, per assicurare sufficienti tassi di
carico delle navi, sia dell'offerta nell'arco dell'anno, per
consolidare la percezione dell'alternativa marittima come una
componente della rete. Misure utili a questi fini si rintracciano in
una destinazione specifica e preferenziale di azioni/finanziamenti
ai porti dove si attestano linee di short sea che abbiano dato prova
di essere ben recepite dal mercato, e per l'organizzazione di spazi
tendenzialmente separati per l'accosto e il deflusso in servizio AdM
in area Schengen. Da non sottovalutare anche lo sviluppo di azioni
di divulgazione mirata.
-
- Saranno altresì incentivate le riorganizzazioni degli
spazi portuali dedicati al fine di migliorare la fluidificazione dei
flussi separando gli spazi dedicati al traffico Schengen rispetto ai
traffici extra Schengen.
-
- Più complesso, ma non rinviabile, il discorso sui regimi
di sostegno alla domanda di servizi intermodali ferroviari, che
presuppongono una committenza più strutturata e presentano
rigidità maggiori. L'Italia è tra i pochi Paesi che,
sino al recente decreto "ferrobonus", non ha sostenuto
l'intermodalità ferroviaria con incentivi pubblici ai servizi
e/o agli investimenti, salvo alcuni provvedimenti di carattere
regionale (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Campania, Emilia Romagna).
-
- La ristrutturazione del servizio di Trenitalia Cargo ha negli
anni recenti ridotto il perimetro operativo e avviato il
riallineamento dei prezzi al mercato. La crisi economico-finanziaria
ha concorso a determinare, in Italia come in Europa, un calo
drammatico della domanda e il dirottamento di traffico all'inverso,
dalla ferrovia alla strada. Il dato più significativo è
la caduta di oltre il 40% della produzione nazionale del complesso
degli operatori tra il 2006 (ultimo anno di applicazione degli
incentivi ex lege 166) e il 2009.
-
- Il rilancio del trasporto ferroviario merci unitamente al
potenziamento delle vie del mare e del trasporto aereo è
stato condiviso nella logica di un riequilibrio dei trasporti ed un
rilancio del sistema logistico italiano. Per questo si pone anche il
tema se una grande piattaforma logistica nazionale ha bisogno anche
della formazione di un grande player logistico nazionale capace di
operare su un network di servizi integrati, secondo il principio
della co-modalità.
-
- Questo processo può facilitare la specializzazione dei
servizi rispetto alle relazioni di traffico da servire e sostenere
il progetto dell'adozione della formula FOB, auspicata da tutti, da
parte delle nostre imprese che operano sui mercati internazionali.
-
- Occorre invertire rapidamente la tendenza e questo è uno
degli obiettivi più importanti del Piano.
-
- Le azioni mirate all'intermodalità ferroviaria dovranno
concentrarsi su tre segmenti prioritari: il transito alpino, i
carichi unitizzati in transito portuale, il combinato nazionale di
medio-lunga percorrenza.
-
- 6. I porti: quello che va bene per i porti, va bene per il
Paese
-
- I porti insieme ai valichi sono una grande risorse per il nostro
Paese. La loro potenzialità è doppia rispetto a quella
attualmente utilizzata sin qui.
-
- La vocazione marittima è parte della storia e della
cultura del Paese, e si pone oggi come volano di sicura crescita
economica, in grado, al contempo, di evidenziare il ruolo
geopolitico di leadership nel bacino mediterraneo e di rispondere al
crescente peso della domanda di green economy.
-
- L'obiettivo minimo del Piano per l'attività portuale è
il recupero dei 2 milioni di contenitori - destinati al nostro
Paese ed alle Regioni limitrofe - che invece scelgono di
arrivare ai porti del Nord Europa sin qui più competitivi. Il
valore di questo obiettivo varia a seconda della efficienza della
retroportualità e può oscillare da 2 a 4 miliardi di
Euro.
-
- Sulla base di quanto già definito nella elaborazione del
documento sottoposto alla ampia consultazione del settore, sono
stati esplicitati alcuni orientamenti fondamentali sulla cui
importanza finora c'è stata unanimità di consensi. Per
quanto riguarda la portualità, essi ruotano attorno a quattro
temi:
-
- il tema del ruolo della portualità italiana nel contesto
euromediterraneo.
-
il tema della competitività
-
il tema delle risorse
-
il tema della governance
- 6.1. Il ruolo della portualità nel contesto
euromediterraneo
-
- Il Paese nel suo complesso ha sottovalutato il ruolo strategico
dei porti per l'economia e la mobilità dell'intero sistema:
senza i porti, anzi, senza porti efficienti, l'Italia non potrà
far valere una delle sue peculiarietà più importanti
che è quella della collocazione geografica unitamente a
quella delle fitte relazione che la sua economia ha stretto e si
avvia a stringere con altre aree del mondo.
-
- Il Piano della Logistica riconosce il valore strategico dei
porti e si fa carico di portare questa consapevolezza nelle linee
d'azione.
-
- Il ruolo dei porti nel campo dell'approvvigionamento energetico,
della continuità territoriale, dei collegamenti con i Balcani
e la penisola iberica, è abbastanza presente nella coscienza
comune, così come la loro importanza per l'industria
turistica. Ciò che stenta ad essere percepito è il
ruolo che i porti hanno nel nuovo assetto dell'economia globale, si
continua a parlare dell'Italia come "piattaforma logistica
naturale nel mezzo del Mediterraneo" ma questo slogan necessita
di politiche adeguate e corrette a breve, che il Piano vuole mettere
in campo da subito.
-
- L'interscambio commerciale del nostro Paese, al netto degli
approvvigionamenti energetici, è ancora per il 70% vincolato
ai destini dell'Europa, dell'Unione Europea, dell'area dell'euro. In
una simile configurazione i modi di trasporto prevalenti in maniera
schiacciante sono quelli terrestri.
-
- Una nuova sfida si pone per il nostro Paese, che è quella
di adeguare la disciplina vigente perché la portualità
rappresenti uno sbocco alternativo ai porti del Nordeuropea per i
traffici generati dalle economie della Mitteleuropa. E' l'Unione
Europea a spingere in questa direzione, mettendo al primo posto dei
corridoi ferroviari europei a vocazione merci da attivare quello
Zeebrügge-Genova (cfr. la decisione del Regolamento UE
913/2010, pubblicato sulla G.U. Ue L276 del 20.10.2010).
-
- Considerazioni di carattere ambientale rafforzano questo
orientamento e il mercato non potrà non tenerne conto. Un
container, che raggiunge il mercato europeo attraverso i porti
italiani e poi su rotaia, produce meno CO2 rispetto al container che
arriva attraverso i porti del Nord Europa.
-
- Secondo aspetto fondamentale: come ha dimostrato in maniera
inequivocabile l'imprevista ripresa dei traffici marittimi della
prima metà del 2010, l'economia mondiale sarà trainata
da Paesi come la Cina, il Brasile, l'India; i distretti industriali
italiani e il sistema manifatturiero nel suo complesso sono da tempo
orientati verso questi mercati, la cui incidenza nell'interscambio
complessivo del
-
- Il terzo aspetto fondamentale è invece quello che
riguarda il Mediterraneo, ove è necessario, nella logica di
rete nazionale e mediterranea diffusa, compatibilmente con le
Direttive comunitarie di settore, rafforzare le vie del mare facendo
leva e valorizzando lo shipping nazionale che proprio nello Short
Sea e nei servizi ro/ro delle Autostrade del Mare è leader,
in Europa e nel mondo. Il bacino Mediterraneo è una
infrastruttura naturale a costo zero in cui transita il 19%
dell'intero traffico mondiale ed ove si posizionano ben 80 porti di
rilevanza internazionale. Un bacino che abbraccia 25 Stati di tre
continenti diversi e che nel 2020 rappresenterà un mercato
potenziale di 525 milioni di persone. Si continua a ripetere che i
porti del Nord Africa sono un pericolo, per la rapidità con
cui hanno costruito le loro infrastrutture e il costo del lavoro
inferiore al nostro. Non v'è dubbio che costituiscono un
forte elemento di competitività per il transhipment che oggi
guarda ai porti italiani.
-
- Bisogna però avere coscienza che il litorale nordafricano
e i paesi asiatici del Mediterraneo Orientale (in primis Israele e
Turchia) possono rappresentare il terzo importane pilastro del
nostro interscambio commerciale via mare. Il Nordafrica deve essere
pensato come un'opportunità, non come un pericolo. Lo
testimoniano le numerose imprese italiane che hanno investito in
quell'area.
-
- E ne è testimone soprattutto l'armamento italiano, che ha
già a disposizione la seconda flotta mondiale di traghetti e
continua ad effettuare massicci investimenti in nuove navi che
consentono di mettere in campo un'offerta di trasporto d'eccellenza:
prendendo in considerazione i soli traffici regolari ro/ro merci e/o
passeggeri, sono attualmente oltre 450 le partenze settimanali,
servite da oltre 100 navi, che collegano porti italiani con altri
porti (nazionali od esteri) del Mediterraneo.
-
- I tre pilastri dello sviluppo futuro (alternativa ai porti del
Nordeuropa, aumento della quota di scambi intercontinentali,
sviluppo dei traffici Inframed) impongono pertanto di focalizzare
l'attenzione sui porti di destinazione finale,nella logica multi
porto, del Nord Tirreno e dell'Alto Adriatico, che sono quelli
posizionati meglio per intercettare le nuove correnti di traffico.
La prima conseguenza di questa impostazione è quella che
riguarda il concetto di competitività: esso non può
limitarsi all'efficienza delle operazioni portuali (che va
migliorata principalmente dandosi applicazione alle regole europee
in materia di concorrenza e di accesso al mercato), ma deve
comprendere l'intera catena logistica fino all'utente finale. I
porti italiani potranno avere costi di handling o di servizi
tecnico-nautici inferiori a quelli di Anversa e di Rotterdam,
potranno avere fondali paragonabili, ma finché il
clustermattimo-portuale non sarà in grado di offrire un costo
unitario competitivo da banchina a utente finale e viceversa,
saranno sempre fuori gioco oppure continueranno, come oggi, a
svolgere un ruolo regionale. Il Piano della Logistica è
l'insieme di iniziative per abbattere i costi dell'intera catena di
trasporto.
-
- 6.2. Il tema della competitività
-
- Esiste una convinzione generalizzata che la competitività
dei porti italiani sia fortemente compromessa dal pesante fardello
di adempimenti burocratici imposti all'utente, con aggravio di costi
e rallentamento del flusso operativo e delle transazioni
commerciali. Nessuno dei numerosi stakeholder con i quali c'è
stato il confronto, ha negato la legittimità e la necessità
dei controlli che i vari organi dello stato ed i vari uffici
preposti alle diverse funzioni amministrative sono tenuti ad
esercitare in ottemperanza a normative che in gran parte sono di
fonte europea o internazionale. Ma questi doverosi controlli non
possono paralizzare un porto. Un salto di competitività si
ritiene possa essere ottenuto assicurando:
-
- eguali procedure per lo stesso tipo di operazioni in tutti i
porti
-
uniformi orari operativi degli uffici H24
- e accelerando il più possibile un'estesa
informatizzazione che consenta di applicare i medesimi protocolli
nei rapporti tra gli utenti e le diverse amministrazioni preposte al
controllo.
-
- L'istituzione dello sportello unico doganale, per il quale il
Piano della Logistica prende un impegno formale di realizzazione,
sarà un primo importante passo avanti. Il tema della
competitività è stato sin qui limitato perché
l'area mercato servita dai porti non ha superato i confini del
Paese. Nel momento in cui l'area si estende in seguito alla maggiore
integrazione delle reti e c'è la pressione di una nuova
clientela, l'orizzonte competitivo può e deve cambiare. Il
problema della competitività delle imprese portuali dopo la
grave crisi attraversata dal settore viene segnalato da più
parti e quindi è importante impostare un progetto strategico
per porti che è dato da:
-
- Razionalizzazione e potenziamento delle infrastrutture a
servizio interno ed esterno ai porti;
-
Riforma portuale per adeguare la gestione ai tempi;
-
Progetti infrastrutturali certi e definiti anche con project
financing;
-
Verifica delle procedure per accorciare i tempi di attesa per
l'imbarco e lo sbarco delle merci;
-
Potenziamento porti, retroporti, etc.;
-
Riduzione del costo del lavoro come per il settore
dell'autotrasporto;
-
Definizione dei ruoli delle Autorità portuali con una chiara
distinzione tra le funzione delle Autorità portuali e quelle
delle Autorità marittime (senza confusione di ruoli);
-
Attribuzione alle Autorità portuali delle funzioni di
promotore di servizi di logistica nel territorio anche per
velocizzare e rendere più certi i tempi di pianificazione e
realizzazione degli investimenti;
-
Sviluppo di piattaforme telematiche portuali per il trasporto merci
e la logistica che si interfacciano con la piattaforma telematica
nazionale (SISTRI, UIRNet, Albo degli Autotrasportatori).
- 6.3. Le misure necessarie
-
- Alcune misure sono indispensabili ed urgenti per provare a
vincere la sfida del mediterraneo.
-
- Occorre in primo luogo aumentare i poteri della Autorità
portuali - proprio in quanto enti indipendenti e neutrali -
e contemporaneamente sopprimere le barriere di accesso che non siano
giustificate da esigenze di protezione della sicurezza e
dell'ambiente. Da molti anni le misure amministrative adottate ai
sensi delle norme del codice della navigazione non appaiono favorire
i traffici.
-
- In secondo luogo occorre definire priorità di intervento
per i porti fortemente ancorati ai corridoi
-
europei.
-
In terzo luogo occorre promuovere la finanza di progetto anche
all'interno dei porti, non già in competizione con le
autorità portuali, ma in un clima di effettiva
collaborazione. In questo contesto occorre promuovere strumenti
finanziari nuovi per realizzare le infrastrutture essenziali in una
logica di sussidiarietà infrastrutturale. Una traccia che si
sta consolidando nei Paesi europei e specie nei Paesi confinanti.
-
- In quarto luogo è indispensabile vi sia una
pianificazione dei porti e dei trasporti, e forse una loro
regolazione, ad opera di un ente superiore. La parte della
regolazione è quella più delicata e contemporaneamente
quella dove le attese sono maggiori.
-
- Nell'attuazione del Piano il contributo dei privati e della
Finanza di progetto sarà valorizzata.
-
- Il dibattito "operato" su questi temi impone anche
processi di regolazione, da attribuire ad una autorità
nazionale deputata all'attuazione del Piano.
-
- Ed è evidente che tre criteri dovranno prevalere nelle
valutazioni di ordine tecnico e politico: (a) quello della
importanza di una certa opera per la politica nazionale, (b) quello
della idoneità del progetto ad auto finanziarsi con il
traffico e (c) quello del coinvolgimento del territorio e della sua
disponibilità finanziaria, scelte di politica connessa a
quella dei porti.
-
- 6.4. l tema delle risorse
-
- Ai programmi infrastrutturali che hanno ottenuto l'approvazione
del CIPE debbono essere garantiti i finanziamenti necessari alla
loro realizzazione, così come debbono essere garantite alle
Autorità Portuali le risorse per l'ordinaria manutenzione.
-
- Occorre distinguere la finalità generale per cui
l'autonomia finanziaria è stata richiesta dalle forme
tecniche con cui possono essere diversamente indirizzate risorse
pubbliche.
-
- Il fine principale dell'autonomia finanziaria è quello di
introdurre meccanismi premianti che costituiscano incentivo ad
accrescere la competitività dei singoli porti. E' un
intendimento diametralmente opposto a quello dei finanziamenti a
pioggia. Qualunque sia tecnicamente la forma per restituire ai porti
una parte del reddito generato con i loro traffici, questo
orientamento "premiante" dovrà essere mantenuto. I
porti che faranno meglio, che sapranno attirare più traffico,
dovranno poterne trarre un beneficio, ma deve essere data la
possibilità almeno ai porti strategici di poter accedere a
queste forme incentivanti, già a partire dal 2011.
-
- In un periodo di stretta finanziaria le risorse possono venire
in gran parte anche da azioni di razionalizzazione e di
efficientamento.
-
- 6.5. Il tema della governance
-
- Il dibattito che si è aperto sulla riforma della legge
‘84 è sintomo di crescita ed impone di individuare
soluzioni organizzative nuove in un clima di dialogo e di confronto
costruttivo.
-
- Molto importante e decisivo sarà il lavoro della
Commissione Lavori Pubblici del Senato.
-
- Da una parte occorre certo spingere verso forme di apertura del
mercato perché vi accedano le grandi organizzazioni di
traffico e degli investitori; dall'altra parte tuttavia è
indispensabile una forma di regolazione seria e posta in essere da
autorità trasparenti, che contemporaneamete promuova il "buon
funzionamento" (nella logica europea beninteso), l'occupazione,
l'ambiente la sicurezza.
-
- In precedenza si sono sintetizzate alcune misure che,
opportunamente declinate, possono aiutare i redattori di una reale
riforma.
-
- Nel caso di un impiego massiccio della finanza di progetto è
inutile indugiare sulle formule e sulle definizioni, e quindi fra
finanza di progetto pura e la finanza di progetto mista. Ciò
che è importante è che si coinvolgano i capitali
internazionali sulle infrastrutture e sui porti italiani (che fra
l'altro in genere producono effetti del tutto neutrali) rendendo
l'investimento attrattivo. Ciò con la consapevolezza che,
occorre offrire alle banche ed ai fondi internazionali condizioni
giuridiche attrattive, altrimenti essi saranno destinati ad altri
investimenti o ad altri Paese (che, come si è verificato fino
ad oggi, cresceranno di più del nostro).
-
- Occorre in breve si crei anche in Italia un vero e proprio
mercato delle infrastrutture che sia separato da quello della
terminalistica e dei traffici e che offra all'investitore piccolo o
medio certezze e rimuneratività. Le regole pertanto che
riguardano il sistema delle concessioni in ambito portuale debbono
essere riscritte per dare garanzie all'investitore, per assicurare
la trasparenza del mercato (secondo la normativa europea) e per
permettere di tutelare il patrimonio dello Stato, ottenendo al tempo
stesso un risparmio di risorse pubbliche. Altrettanto decisamente
occorre intervenire su quei meccanismi che spesso rischiano di
paralizzare il funzionamento del porto; in tale quadro vanno
ridefinite le funzioni e le competenze dei Comitati Portuali.
-
- 7. Trasporto su strada: il conto proprio
-
- Negli ultimi 20 anni, l'attività politico-normativa si è
focalizzata soprattutto sul trasporto per conto di terzi, e cioè
sul settore dell'autotrasporto.
-
- In realtà, il trasporto in conto proprio occupa uno
spazio importante nell'assetto trasportistico e logistico del Paese:
infatti, in questo segmento di attività, si rinvengono i
presupposti ed i paradigmi dell'autotrasporto in generale, anche con
le modificazioni e le evoluzioni che caratterizzano il settore. Le
tre componenti essenziali, la strada, il veicolo e l'uomo, sono le
stesse per il conto proprio e per il conto terzi, e si portano
dietro i problemi tipici dell'attività di trasporto su gomma:
in questa logica, i due rami di attività dovrebbero essere
disciplinati dalle stesse regole per gli aspetti comuni.
-
- I dati statistici dicono con chiarezza che in tutti i maggiori
Paesi europei è rilevante il peso dei viaggi a vuoto su
strada sul totale dei veicoli-km percorsi (con percentuali variabili
tra il 15 e il 30%), con un'incidenza nettamente più elevata
nel conto proprio (31%) rispetto al conto terzi (23%). In Italia le
stime indicano un'incidenza superiore al 40%, anche per la
dimensione dell'attività in conto proprio a cui afferisce un
numero di veicoli che, se si includono quelli di portata < 3,5
tonn, viene indicato in più dei 2/3 rispetto al conto terzi.
-
- I viaggi a vuoto determinano un inutile carico sulla rete
viaria, maggiori emissioni inquinanti e uno spreco di energia e di
lavoro. Su questo fronte va ricercato un recupero di efficienza
anche nel conto terzi, ma non c'è dubbio che l'ottimizzazione
logistica è un obiettivo più difficilmente praticabile
per chi ricorra al conto proprio.
-
- Di qui la necessità di avviare un approfondimento sulle
condizioni e le motivazioni che inducono l'imprenditore ad
effettuare in proprio e con propri autoveicoli i trasporti connessi
alla produzione e commercializzazione dei prodotti, facendo
chiarezza sul ruolo dei due comparti per favorire forme di
collaborazione tra le due tipologie di trasporto, l'una dove
giustificata dalle esigenze del ciclo di produzione e distribuzione,
l'altra portatrice di una professionalità specifica,
logisticamente più avanzata.
-
- Ad oggi, forse non siamo riusciti a far capire agli "addetti"
ai lavori che il professionista del trasporto a tutto campo è
un vero e proprio esperto, che l'impresa di trasporto non si
improvvisa, e che il modo di organizzare l'autotrasporto e di
effettuare il servizio non può essere "spontaneistico",
ma è la conseguenza di esperienza, formazione e qualità.
-
- 7.1. Il cabotaggio stradale
-
- L'entità del cabotaggio stradale dà conto del
livello di penetrazione degli operatori stranieri sul mercato
interno.
-
- Negli ultimi anni questa penetrazione è stata molto più
evidente, anche per effetto dei differenziali nei livelli di costo
della mano d'opera delle aziende italiane rispetto a quelle dell'Est
Europa.
-
- Siamo passati da una percentuale di vettori stranieri impegnati
in attività di cabotaggio, pari a circa l'1% nel 2004, vale a
dire prima dell'apertura a tutti i nuovi Paesi entrati nell'Unione
europea, completata nel maggio 2009, ad una presenza di oltre il 5%.
-
- Si tratta di numeri importanti, che, anche se si osservasse
rigorosamente il recente regolamento europeo che disciplina
l'attività di cabotaggio, danno la misura di quanto sia
necessario, da un lato, continuare ad aumentare e a migliorare i
controlli su questa attività estendendo alle altre Regioni il
protocollo controlli Friuli firmato il 29 ottobre scorso, e,
dall'altro, operare a livello comunitario per un rapido allineamento
delle condizioni socio-economiche dei Paesi dell'Unione.
-
- 7.2. Normalizzazione degli Albi provinciali e nazionale e
crescita dimensionale delle imprese
-
- Prioritario è il riordino del quadro delle aziende che
risultano iscritte all'Albo degli autotrasportatori, oltre 157.000
al luglio 2009.
-
- Nei primi mesi del 2011 occorre chiudere, in collaborazione con
l'Upi e l'Albo dell'autotrasporto, il processo di normalizzazione
degli Albi provinciali, attraverso la cancellazione immediata delle
imprese senza veicoli, stimate in circa 50.000, per creare
condizioni di trasparenza sul fronte dell'offerta, indispensabili
per meglio disciplinare il mercato dei servizi di autotrasporto.
-
- La strada da seguire è anche quella di superare i limiti
dimensionali con aggregazioni, fusioni, accordi di collaborazione,
anche attraverso strumenti di incentivazione nuovi rispetto a quelli
utilizzati in passato e che non hanno prodotto i risultati
auspicati.
-
- E' necessario fare uno sforzo per allargare la base delle
imprese che per dimensioni aziendali possono puntare su attività
di tipo logistico, attraverso nuovi strumenti di aggregazione di
imprese e/o servizi (contratti di rete, di distretto, di filiera)
che consentano la formazione di "massa critica".
-
- Se non vogliamo indebolire ulteriormente il tessuto
imprenditoriale italiano ed assistere al crollo delle entrate da
parte dello Stato, anche di quelle fiscali, occorre uno sforzo per
invertire la tendenza e ridare competitività alle imprese,
generare una redditività di lunga durata, investimenti e
occupazione, attraverso:
-
- sgravi fiscali e contributivi, anche legati al mantenimento e/o
all'incremento della base occupazionale;
-
forme agevolate per le imprese che assorbano soggetti che escono dal
mercato, unitamente a misure più rigide di accesso al mercato
per le imprese di autotrasporto;
-
riduzione del costo del lavoro per le aziende di autotrasporto.
- Adottare inoltre una politica restrittiva sui contingenti
autorizzativi in essere con i Paesi extracomunitari, e creare sul
mercato quelle condizioni operative che lo rendano più
concorrenziale nei traffici stradali internazionali, facendo
recuperare al nostro Paese una presenza non soltanto simbolica sulle
direttrici di traffico verso i Paesi non-UE.
-
- 7.3. Controlli più efficaci e banca dati
dell'autotrasporto
-
- È ormai in dirittura di arrivo il recepimento, con
apposito decreto legislativo, delle direttive europee 4 e 5 del
2009, destinate ad avere un impatto decisivo sull'operatività
ed efficacia dei controlli sul traffico pesante.
-
- Infatti, la direttiva 2009/4/CE, che si prefigge l'obiettivo di
ridurre al minimo i rischi di alterazione del tachigrafo digitale,
riguarda la strumentazione standard da fornire alle autorità
di controllo e dispone che, nelle verifiche da effettuare su strada,
debba essere posta particolare attenzione alla eventuale presenza di
dispositivi idonei ad alterare i dati registrati dal tachigrafo.
-
- La direttiva 2009/5/CE, relativa all'elenco delle infrazioni da
prendere in considerazione per l'attribuzione di un "indice di
rischio" alle imprese di autotrasporto, prevede l'introduzione
di un sistema di classificazione del rischio, fondato sul numero e
sulla gravità delle infrazioni commesse ai regolamenti sui
tempi di guida e di riposo: sulla base del coefficiente di rischio
attribuito, verrà calibrata l'attività di controllo,
assoggettando a controlli più frequenti le imprese che
presentano un indicatore della classe di rischio elevato.
-
- La lista delle infrazioni previste dalla direttiva determina,
per ciascuna di esse, il livello di gravità (molto grave,
grave, minore) e comporta, in ciascuno Stato, la creazione di una
apposita banca dati, una sorta di black list interoperabile delle
imprese di autotrasporto, che contenga intanto le informazioni
necessarie sulle imprese e le infrazioni da queste commesse, con
possibilità di ulteriore implementazione. I criteri, che
potrebbero portare ad un meccanismo simile a quello a suo tempo
costruito per la patente a punti, saranno messi a punto dai
Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti, dell'interno, e del
lavoro e politiche sociali, che ascolteranno anche l'avviso delle
associazioni di categoria dell'autotrasporto: in sostanza, occorrerà
tener conto della gravità dell'infrazione commessa, ma anche
dell'entità del parco veicolare, del numero dei dipendenti,
dei chilometri percorsi, del numero delle giornate lavorative
controllate.
-
- Una volta a regime, avremo controlli più performanti
sull'intero territorio dell'Unione Europea, e, grazie anche alle
azioni messe in campo dal Piano, potrà essere favorita la
competitività delle imprese più virtuose, mettendo i
committenti in condizione di scegliere tra vettori con differenti
"indici di rischio".
-
- 8. Il trasporto aereo
-
- Le politiche per il trasporto aereo sul versante della
regolarità dei servizi, dell'affidabilità del sistema
aerocargo e competitività sono tutti strumenti orientati a
rendere obbligatorie entro tre anni la collaborazione tra i diversi
soggetti, sia per il sistema della telecomunicazione dei servizi che
della standardizzazione delle procedure per avere più elevati
livelli di sicurezza del sistema.
-
- Il trasporto aereo rappresenta in termini di quantità il
2-3% delle merci movimentate, ma rappresenta anche il 35% in termini
di valore. Per questo il Piano mette a punto progetti strategici che
partendo dalle valutazioni su aspetti territoriali-urbanistici e
posizionamento delle strutture aeroportuali anche in termini di
accessibilità, siano in grado di raggiungere per capacità
livelli di massa critica per la organizzazione di servizi impostati
nella logica di h 24, organizzazione della documentazione
amministrativa di accompagnamento alle merci.
-
- L'obiettivo deve essere anche quello di rendere egualmente
performanti sia la organizzazione dei servizi per i soggetti che
operano all'interno dell'aeroporto che per quelli che operano
all'esterno dell'aeroporto.
-
- Allo stesso tempo per potenziare ed incrementare i traffici,
recuperando quella metà di cargo aereo che oggi utilizza
scali europei e anche i tempi di trasferimento delle merci sia in
import che export, deve essere consentita la libera circolazione dei
veicoli per i servizi di trasporto per le merci in ingresso e/o
uscita dagli aeroporti.
-
- Gli Enti locali primari deputati a seguire le procedure della
migliore allocazione delle strutture e della loro gestione delle
attività devono per questo poter svolgere un ruolo di
programmazione e controllo, rendendo indipendenti le attività
richiamate da quelle della partecipazione alla gestione dei servizi
che devono trovare le migliori convenienze di gestione sotto il
vincolo della normativa che riguarda i rapporti di lavoro, la
sicurezza, ecc.
-
- Per il settore aerocargo allo scopo di facilitare quanto più
possibile la applicazione e la attuazione delle procedure richiamate
nella logica anche di un miglioramento ed efficientamento dei
processi logistici, saranno incentivate le politiche di vendita
franco destino in una prima fase ed in via sperimentale per i
prodotti made in Italy, attraverso misure di sostegno da riconoscere
all'operatore logistico certificato nella logica di filiera. Il
vaucher logistico è legato e commisurato all'attività
e a durata dei contratti ed a standard operativi in linea con quelle
che sono le politiche di settore.
-
- Le best practices sperimentate per questo segmento di mercato
potranno, laddove viene dimostrato di essere efficaci, essere
utilizzate dagli altri settori, nella logica delle filiere.
-
- Questa procedura è in linea con il cambio di passo che si
sta registrando anche a livello comunitario, quando si sottolinea
che devono essere testati i processi prima di varare norme che
finiscono molto spesso per allungare la catena delle complessità.
I processi in atto sono in alcuni casi mutevoli e ancora non
standardizzabili; il percorso indicato dà la possibilità
di operare attraverso politiche strutturali non contingenti.
-
- 8.1. Gli obiettivi prioritari per una politica di sviluppo
dell'air cargo negli aeroporti italiani
-
5 |
Si veda ad esempio il provvedimento
numero 19189 apparso sul Bollettino del 8 Gennaio 2009,
provvedimento numero 19020 del 23 ottobre 2008. |
|
|
- Alla luce degli interventi dell'Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato in materia di servizi aeroportuali5,
emerge chiaramente la necessità di un sostegno al processo di
liberalizzazione del mercato dei servizi di handling, attraverso
interventi mirati, quali:
-
- riduzione delle barriere all'entrata nel mercato dei servizi di
assistenza a terra;
-
maggior trasparenza nell'accesso alle infrastrutture centralizzate;
-
eliminazione, per la certificazione di idoneità dei
prestatori, di quei requisiti non strettamente necessari che possano
avere l'effetto di creare forme di barriere all'ingresso;
-
sostegno al monitoraggio degli standard di sicurezza e qualità
indicati, prevedendo la possibilità di sanzioni nei casi in
cui gli handler risultino inadempienti
-
creazione degli slot solo per i vettori cargo, che esulano dai
contingenti bilaterali attualmente esistenti per i passeggeri.
- Inoltre, gli operatori spingo per una accelerazione del
programma e-customs, teso alla digitalizzazione di tutti i documenti
necessari all'espletamento delle procedure doganali, e del programma
di armonizzazione tra regolamenti ENAC e regolamenti dell'Agenzia
delle Dogane.
-
- 9. Il sistema fluviale
-
- Il sistema fluviale è stato sin qui notevolmente
trascurato. Se è vero che non potrà assorbire quote di
traffico rilevanti, in alcuni casi ed in alcune aree soprattutto nel
Nord del Paese può essere di supporto e di integrazione di
sistema nella logica della co-modalità. Un richiamo riguarda
soprattutto la valutazione della convenienza economica
dell'investimento che va realizzato soprattutto, per quanto riguarda
il naviglio, in modo che può essere utilizzato per una
operatività flessibile. Sarà utile sperimentare, già
a partire dal 2011, una qualche misura di incentivazione.
-
- 10. Le linee di intervento prioritarie delle piattaforme
logistiche
-
- Premessa
-
- Alla luce del progetto di reti Ten presentato in Europa nel
corso del semestre di Presidenza italiano (2003) ed il loro
collegamento con il nostro sistema portuale vi sono le condizioni
per fare del nostro Paese il perno della Area di Logistica del Sud
Europa.
-
- Nel Piano della Logistica dell'anno 2005-2006 furono individuate
e definite le piattaforme logistiche del Paese riconfermate nella
logica di programmazione territoriale ed infrastrutturale nei
diversi documenti di pianificazione di scala nazionale e regionale.
-
- Allo scopo di definire delle linee prioritarie di intervento da
integrare con le politiche di scala regionale di attuazione del
Piano, vengono schematizzati gli assi portanti ed i nodi di
interesse nazionale per un assetto infrastrutturale di sistemi di
supporto ad un rilancio dei trasporti e della logistica.
-
- La piattaforma logistica del Nord-Ovest è caratterizzata
dal sistema portuale:
-
- Genova-Voltri
-
Savona-Vado Ligure
-
La Spezia
- Con la retroportualità di Tortona (Rivalta Scrivia),
Novara, Orbassano,Cuneo, Mortara, sulla gronda Sud e
Lecco-Maggianico sulla gronda Nord, unitamente al sistema logistico
diffuso dell'area milanese in uno con la piastra logistica di
Piacenza.
-
- La piattaforma logistica così configurata si collega sul
corridoio 24 Genova-Rotterdam sull'asse del Sempione e del Gottardo,
che trova i punti di forza nel riordino e potenziamento dei nodi
ferroviari di Alessandria, Domodossola e l'hub ferroviario di Milano
e quello aeroportuale di Milano (Malpensa-Orio al Serio).
-
- La piattaforma logistica del Nord-Est, punta a rinsaldare i
collegamenti con il centro Europa attraverso il potenziamento del
Corridoio del Brennero, rafforzato nei collegamenti con i porti di
Trieste-Monfalcone, Venezia-Marghera con gli interporti di Padova,
Verona, Trento, e Cervignano,con la retroportualità di
Gorizia- Fernetti. Il porto di Ravenna si configura anche quale
testa di ponte per il sistema fluviale padano, nell'area del
Nord-Est, fermo restando la sua baricentricità rispetto
all'area centrale.
-
- La piattaforma logistica dell'area Centrale-Settentrionale si
caratterizza per una trasversalità che va sempre più
saldando il territorio tosco-emiliano.
-
- I porti di Livorno sul Tirreno e quello di Ravenna
sull'Adriatico, sono i due capisaldi che tracciano e consolidano la
retroportualità di Livorno con l'interporto di Prato e l'area
logistica di Parma con il nodo interportuale e ferroviario di
Bologna e Cesena determinando un asse logistico fondamentale per i
prodotti alimentari e quelli dell'agro-refrigerati nell'area di
Cesena.
-
- La piattaforma logistica dell'area Centrale da Civitavecchia ad
Ancona si configura come area che negli ultimi anni ha evidenziato a
scala nazionale il miglior trend di crescita rispetto al PIL per
questo che vanno sostenute politiche di "apertura" del
sistema territoriale attraverso il porto di Civitavecchia che
rappresenta un polo crocieristico importante, non trascurando il suo
importante ruolo anche per le merci rafforzate dalla interportualità
di Orte e Fiumicino e l'aeroporto di Fiumicino; il porto di Ancona
per la stretta relazione con i porti di Koper e Rijeka, e l'asse
integrato porto-aeroporto-scalo merci ed Interporto di Iesi va
rafforzando gradualmente i collegamenti con la Croazia e la zona
alta dei Balcani, rappresentando una interessante leva per il
rafforzamento dello sviluppo dell'area del quadrilatero.
-
- Il nodo ferroviario di Foligno rappresenta in territorio umbro
il link tra l'area laziale e quella marchigiana.
-
- Un secondo asse trasversale è quello che interessa
Frosinone e Pescara con i rispettivi interporti che rafforzano una
seconda linea di forza tirrenico-adriatica.
-
- Sul versante meridionale le piattaforme logistiche, fermo
restando l'asse da potenziare Napoli-Bari, si configurano sulla
direttrice adriatica con il sistema pugliese: porto di Bari e suo
interporto; il porto di Taranto, quale porto di transhipment e la
relativa piattaforma logistica, il porto di Brindisi nella
configurazione di hub.
-
- Sul versante tirrenico il porto di Napoli con la retroportualità
di Napoli Est ed il supporto operativo e logistico del sistema
interportuale di Nola-Marcianise in uno con lo scalo ferroviario, il
porto di Salerno e la retroportualità di Battipaglia.
-
- Per il porto di Gioia Tauro, quale porto di transhipment, oltre
a potenziare il sistema ferroviario di collegamento, va definita la
operatività da un'area logistica retro portuale adeguatamente
servita di collegamenti telematici.
-
- Il porto di Cagliari resta configurato quale porto di
transhipment con un sistema di feederaggio.
-
- Il sistema portuale siciliano, è dato dalla piattaforma
portuale Messina-Catania-Augusta per la sua naturale interfaccia con
le regioni del Mediterraneo ed il porto di Palermo.
-
- Il sistema delle vie del mare in questa prospettiva, assume
rilievo per i collegamenti insulari e quelli dell'area mediterranea
sui diversi versanti attraverso i porti di
Genova-Civitavecchia-Salerno, Napoli-Palermo-Catania.
-
- Per lo sviluppo ed il potenziamento delle autostrade le mare
occorre però, fermo restando il ruolo dei porti:
-
- una flotta in grado di offrire a prezzi competitivi i suoi
servizi (con informativa diffusa in modo sistemico e capillare),
orientata dal libero gioco dei principi del mercato, senza monopoli,
né forme discorsive della concorrenza;
-
un autotrasporto moderno e sicuro (grazie a rigorosi controlli per
la sicurezza stradale) e incentivato concretamente a preferire la
tratta marittima ogni volta che essa sia possibile;
-
delle infrastrutture portuali potenziate e competitive, con
collegamenti agili e snelli alle reti
stradali/autostradali/ferroviarie;
-
procedure semplificate per un rapido flusso intermodale.
- 11. L'outsourcing logistico e le politiche di filiera
-
- Il settore della logistica in conto terzi (outsourcing
logistico) in Italia, è oggi guidato dai principali gruppi
logistici mondiali, entrati sul mercato nazionale sia attraverso
l'acquisizione di importanti imprese specializzate, sia ampliando
progressivamente gli ambiti di attività a partire dalle
filiali italiane impegnate nel trasporto internazionale. L'attuale
configurazione competitiva del settore è quindi, in gran
parte, la diretta conseguenza delle operazioni di acquisizione e
fusione effettuate, su scala internazionale, dai principali global
player logistici.
-
- Nell'ultimo ventennio, l'ingresso dei grandi gruppi postali a
capitale pubblico (Deutsche Post, Poste Olandesi, ferrovie tedesche
e belghe) in cerca di nuove opportunità di business in vista
della liberalizzazione del core business (servizi postali) ha
modificato l'assetto competitivo del settore costringendo tutti i
principali operatori internazionali ad avviare strategie di
espansione mediante l'acquisizione dei principali concorrenti,
leader sui rispettivi mercati nazionali.
-
- Questo processo di concentrazione, tuttora in corso, ha seguito
alcune direttrici principali:
-
- espansione geografica, in un primo tempo diretta a controllare
il mercato europeo e gli scambi commerciali con il resto del mondo,
successivamente diretta a presidiare i nuovi mercati emergenti
(Cina, India, Brasile etc.) e assecondare le modifiche nell'assetto
produttivo (e distributivo) mondiale legate sia ai processi di
delocalizzazione produttiva dei gruppi europei e statunitensi, sia
alla continua crescita delle economie del Far East;
-
specializzazione, per filiera industriale o categoria merceologica
(come dimostrano le acquisizioni nel settore della logistica
farmaceutica);
-
integrazione orizzontale e di filiera: la crescente concorrenza tra
le imprese della logistica e del trasporto ha portato tutte le
categorie di operatori ad invadere ulteriori segmenti della catena
logistica, con lo scopo di offrire servizi a valore aggiunto ai
clienti, ottenere/mantenere il vantaggio competitivo e sostenere la
redditività aziendale, piuttosto bassa nel settore, in un
mercato che necessita di ingenti investimenti in infrastrutture
fisiche e, soprattutto, informatiche.
- L'evoluzione del panorama economico-produttivo mondiale
post-crisi, che impone alle imprese produttrici di contenere al
massimo i costi di produzione, di logistica e di trasporto e di
governare filiere produttive sempre più complesse e
ramificate, ha portato le imprese di logistica a rafforzare il
proprio posizionamento sul mercato domestico/regionale e,
contestualmente, ad offrire servizi di logistica integrata di alto
livello su scala internazionale.
-
- Le operazioni di acquisizione/fusione dell'ultimo decennio
mostrano:
-
- una crescita delle operazioni di takeover tra società
della medesima nazionalità o della stessa area di provenienza
finalizzate al consolidamento e al rafforzamento della leadership su
determinate filiere/mercati;
-
l'integrazione tra il mondo della logistica e quello delle
spedizioni internazionali: si rilevano infatti numerose acquisizioni
sia di gruppi logistici da parte di spedizionieri/MTO, sia di
imprese specializzate nelle spedizione marittime e aeree da parte
dei principali leader logistici;
-
il ruolo crescente degli investitori internazionali appartenenti al
settore delle infrastrutture e ad ambienti finanziari.
- Le imprese italiane hanno affrontato con grande ritardo le sfide
derivante dall'internazionalizzazione dei mercati e sono state per
lo più oggetto di acquisizione da parte dei principali gruppi
europei del settore. Hanno avuto un ruolo determinante alcuni
fattori quali:
-
- le modeste dimensioni medie, organizzative e finanziarie, e la
scarsa lungimiranza rispetto ai mutamenti strutturali in atto nel
settore manifatturiero e alla necessità di uscire dai confini
nazionali;
-
le modalità di vendita (franco fabbrica) e acquisto (franco
destino) adottate dalle imprese produttrici italiane nei rapporti
con l'estero che hanno lasciato nelle mani di fornitori e clienti
l'organizzazione del trasporto e la scelta del vettore, anche perché
laddove si è presentata la opportunità di costituire
grandi operatori logistici si è fatti distrarre da altre
missioni.
- Data la ancora limitata diffusione dell'outsourcing logistico
nel panorama italiano, specialmente per i settori più
tradizionali, connessi alle produzioni del "made-in-italy"
(sistema moda, sistema casa, agroalimentare) esistono consistenti
spazi di crescita per gli operatori della logistica.
-
- Occorre pertanto promuovere i percorsi di outsourcing logistico
anche attraverso progetti sperimentali capaci di coniugare un alto
processo che è quello del passaggio dal franco fabbrica al
franco destino.
-
- Rispetto agli attuali interventi, per impostare un'efficace
politica industriale di sviluppo logistico è necessario agire
su tre profili essenziali.
-
- A) Lo sviluppo e la qualificazione delle imprese che offrono
servizi logistici e trasportistici e l'adeguamento organizzativo e
gestionale di quelle che li richiedono. L'offerta di servizi
logistici va incentivata per migliorarne la qualità sul piano
strutturale, organizzativo, tecnologico e lavorativo; vanno
sostenuti gli investimenti per la qualificazione del personale, per
l'introduzione di tecnologie ICT e l'adeguamento dei mezzi e degli
impianti agli standard operativi, ambientali e energetici;
-
vanno altresì promosse forme di aggregazione e collaborazione
e la crescita dimensionale delle
-
imprese. In questo senso, gli attuali ed importanti incentivi
destinati in difesa dell'autotrasporto,
-
sono importanti visto il ruolo del trasporto su strada e vanno in
prospettiva gradualmente riorientati
-
insieme al rafforzamento degli i incentivi al trasferimento modale
su ferro e su nave attraverso una
-
politica industriale del settore.
-
- B) La domanda di servizi logistici va anch'essa qualificata,
incentivando la riorganizzazione delle imprese industriali e
commerciali e l'aggregazione logistica. Lo strumento dei "contratti
di rete" può rappresentare sicuramente una grande
opportunità per qualificare la domanda logistica, ma può
esserlo anche per l'offerta.
-
- C) Un adeguamento degli standard operativi e funzionali, sia sul
piano strutturale sia su quello amministrativo, favorendo
l'interoperabilità e promuovendo la semplificazione delle
procedure amministrative e gestionali. Un rilevante problema nella
gestione dei flussi di mobilità delle merci è dato
dalle differenze, tuttora esistenti, negli standard operativi e
strutturali, che limitano sensibilmente la funzionalità
logistica.
-
- 11.1. La Supply Chain e i processi logistici di filiera
-
- 11.1.1. Best practice per la filiera dei beni di largo
consumo
-
- Il settore della distribuzione moderna dei largo consumo
rappresenta circa il 70% delle vendite del settore alimentare in
Italia (agroalimentare e alimenti confezionati), con un valore di
oltre 80 miliardi di euro.
-
- Gli attori che sono coinvolti all'interno della filiera dei beni
di largo consumo in Italia sono :
-
6 |
Il 3PL è un operatore a cui
un'azienda (committente) affida una parte del proprio processo
logistico: deve essere in grado di gestire tendenzialmente
l'intera gamma delle attività logistiche (eventualmente
tramite subfornitura) dalle attività di trasporto alle
attività di stoccaggio, picking, gestione dell'ordine fino
ad eventuali attività accessorie (packaging, rilavorazioni,
assistenza clienti, gestione resi, reverse logistics etc.). |
|
|
- le aziende di produzione alimentare (ortofrutta, scatolame,
bevande, freschi, etc.) e non alimentare (articoli per la cura della
casa/persona): oltre 5.000 imprese;
-
le insegne della Grande Distribuzione Organizzata: oltre 300
imprese;
-
i fornitori di servizi logistici (3PL, third party logistics
provider)6 e le società di autotrasporto: oltre
10.000 imprese.
- Nel settore del largo consumo in Italia i 3PL adottano strutture
snelle, avvalendosi di cooperative di facchinaggio per le attività
più operative e acquistando sul mercato i servizi di
autotrasporto.
-
- Pertanto sono dei soggetti che si collocano al centro della
catena logistica, essendo a contatto diretto, a monte, con propri
committenti (aziende manifatturiere di beni di largo consumo) e, a
valle, con i destinatari delle merci (GDO, Grossisti, punti vendita
tradizionali, etc.) e con i trasportatori, mentre l'interazione
diretta con il punto di consegna avviene nel caso specifico in cui
il 3PL sia anche fornitore di servizi di trasporto con mezzi e
personale propri.
-
- Nella prima metà degli anni ‘90 il settore dei beni
di largo consumo si è trovato ad affrontare la sfida della
rapida variazione del mercato e dell'attitudine dei consumatori, in
una situazione economica critica. Da allora, iniziò un
percorso condiviso tra aziende di produzione e di distribuzione, che
decisero di mettere a fattor comune l'esperienza di tutti attraverso
un'associazione (Ecr7, Efficient Consumer Response) in
grado di studiare e implementare delle best-practice di filiera
volte al miglioramento dei cosiddetti costi di interfaccia
produttore-3PLdistributore.
-
7 |
ECR Italia è una Associazione
paritetica fra Imprese Industriali ed Imprese Distributive, nata
nel 1993, avente per scopo lo studio, la diffusione e
l'applicazione di strumenti di raccordo fra le stesse, con
particolare riguardo al potenziamento dell'efficienza e
dell'efficacia dei rapporti fra i due Comparti e dell'intero ciclo
Produzione-Distribuzione-Consumo e di quanto altro sia ritenuto
aderente allo scopo associativo da parte degli Organismi della
Associazione. |
|
|
- In questa filiera, come in molte altre, i costi e le
inefficienze maggiori sono generate dalla duplicazione delle
attività tra gli attori principali e dalla mancanza di una
visione complessiva del processo logistico dalla Produzione (fine
linea di stabilimento) fino al vendita (riempimento dello scaffale
del supermercato).
-
- Le aree di intervento, ove già si riscontra un forte
impegno, sono:
-
- scambio elettronico delle informazioni (EDI- Electronic Data
Interchange): con cui condividere lo standard di comunicazione
relativamente a ordini, conferme d'ordine, fatture, note di credito,
informazioni sui prodotti, modalità e tempi di consegna, etc.
Sviluppo di standard di comunicazione a supporto dei processi
logistici condiviso su scala internazionale (GS1, EPC, GLN Registry)
-
interscambio pallet: attraverso un accordo produttori-GDO, si
prevede la restituzione contestuale di un numero di pallet
equivalenti in quantità e qualità ai pallet ricevuti
(interscambio immediato). Tuttavia lo scambio può essere
posticipato nel tempo, secondo la modalità dell'interscambio
differito. In questo caso il soggetto che riceve le merci genera un
"buono pallet" (con un formato standard) valido per il
ritiro in un secondo momento di una quantità di pallet pari
al numero di pallet non interscambiati in diretta. Il trasportatore
viene così in possesso di un titolo valido per il ritiro
della quantità di pallet indicata, secondo i tempi e le
modalità concordate fra le parti. I buoni pallet vengono
solitamente emessi dalle aziende della GDO (sia presso i Ce.Di. sia
presso i punti vendita) e intestati ai fornitori (aziende di
produzione). Anche l'operatore logistico aderente al sistema, e
quindi sottoscrittore del relativo accordo quadro, acquisisce pieno
titolo ad scambiare pallet secondo le regole del sistema e quindi ad
essere intestatario di buoni pallet e, di conseguenza, a provvedere
al relativo ritiro differito.
-
incremento della saturazione dei mezzi (multidrop, accorpamento
corrieri, piattaforma multi-produttore): attraverso il coordinamento
dei momenti di riordino tra punti di consegna vicini anche di
insegne diverse, analisi dei punti di partenza effetti delle merci e
aggregazione degli ordini ai produttori che utilizzano lo stesso
corriere (nello stesso giorno e con la stessa data di consegna) o
che condividono lo stesso magazzino del 3PL (pertanto grazie
all'outsourcing logistico, le consegne accorpate divengono una
consegna diretta, con evidenti benefici sia sui costi di trasporto,
sia sul livello di servizio, sia in termini di sostenibilità
ambientale)
-
riduzione dei ritorni a vuoto (backloading, database logistico):
disponendo della mappa aggiornata dei punti di carico e di scarico,
della localizzazione dei magazzini dei 3PL e dei loro transit point,
della quantità di flussi e delle frequenze di viaggio è
possibile ricercare, sia a livello one-to-one (es. Barilla con Coop,
Ferrero con Esselunga) sia a livello one to many e many to many,
delle possibili aree di ottimizzazione dei trasporti: ad esempio,
utilizzando gli stessi mezzi per la consegna ai Ce.Di. (centri
distributivi della GDO) per la consegna ai punti vendita (iper e
supermercati); utilizzando i ritorni a vuoto di un produttore per la
consegna di un altro produttore o, viceversa, per utilizzare il
ritorno di un mezzo in consegna ai punti vendita per il ritiro della
merce presso i produttori; in genere i flussi sono strutturalmente
sbilanciati, in quasi tutti i Paesi europei e gli operatori tendono
ovviamente a bilanciare i flussi attraverso le piattaforme
telematice si punta a creare condizioni operative sostenute anche
dalla possibilità di avere un sito certificato per
"facilitare" e proibire o regolamentare gli electronic
bids/aste elettroniche;
-
riduzione dei tempi di attesa allo scarico (gestione slot di
scarico): in considerazione dell'acuirsi di fenomeni negativi e di
pratiche operative deleterie nelle fasi di carico/scarico degli
automezzi presso i centri logistici (sia nei Cedi della GDO sia nei
magazzini delle aziende manifatturiere) con una media di oltre 3 ore
di attesa e con punte di oltre 5 ore nei giorni di picco settimanale
(giovedì e venerdì), occorre ricercare soluzioni per
massimizzare la produttività degli automezzi e ridurre i
costi (anche ambientali) connessi con le soste oltre limite:
pianificando correttamente i flussi in arrivo e in partenza anche in
relazione ai tempi di apertura/chiusura dei magazzini, coordinando e
sincronizzando i flussi in arrivo a fronte di vincoli ed opportunità
rispetto ai flussi in uscita dai magazzini e diretti verso i punti
vendita, definendo delle fasce orarie prestabilite e fisse durante
l'arco dell'anno, condividendo le informazioni relative agli "slot
di scarico" anche attraverso sistemi informativi aperti (web
based) e disponibili a tutti gli attori della catena (produttori,
3PL, vettori).
- Il metodo utilizzato per affrontare e risolvere questi problemi,
spesso connessi a "dettagli operativi" è quello dei
"Gruppi di Lavoro paritetici" formati da responsabili
delle aziende di produzione, responsabili delle aziende della GDO e
operatori logistici, con obiettivi, tempistiche e linee guida
operative definiti e condivisi in ottica bottom-up.
-
- La presenza delle aziende stesse come attori principali nella
definizione delle soluzioni ai loro problemi consente di superare la
fase di studio teorico e di completare il progetto con la fase di
pratica attuazione (piloti) in modo da verificare nella realtà
operativa la bontà delle singole soluzioni.
-
- Pertanto l'approccio adottato da ECR per la filiera dei beni di
largo consumo, replicabile in altri settori, è quello di
definire, insieme alle imprese, lato domanda e lato offerta, un
insieme integrato di soluzioni con cui affrontare e risolvere tutti
gli aspetti critici della cosiddetta Supply Chain.
-
- Indubbiamente le regolamentazioni dei tempi di carico e scarico
delle merci con la introduzione di una franchigia di 2 ore ed il
riconoscimento del costo orario per i tempi incidenti rappresentano
un ulteriore spunto a migliorare la catena di processo della
filiera.
-
- Questa è una priorità della Consulta.
-
- 11.1.2. Best practice per la filiera della sanità
pubblica
-
- Il settore farmaceutico, nel suo insieme, presenta
caratteristiche tali da renderlo diverso rispetto qualsiasi altro
settore industriale. Attorno al prodotto destinato alla cura e al
mantenimento della salute, infatti, si concentrano interessi sociali
ed economici tra loro fortemente interdipendenti. Le imprese
farmaceutiche, il Sistema Sanitario Nazionale, i medici, i
farmacisti e i pazienti hanno rispetto al prodotto farmaceutico,
esigenze e competenze diverse spesso in conflitto tra loro.
-
- Contribuiscono a complicare il quadro, il continuo intreccio tra
l'interesse pubblico alla tutela della salute, da un lato, e il
controllo della spesa pubblica e gli interessi economici dei vari
operatori privati dall'altro, e ancora, una regolamentazione dei
prezzi, dei canali distributivi, delle modalità di accesso e
dei meccanismi di rimborso estremamente diversificati nonostante gli
sforzi di armonizzazione adottati a livello comunitario.
-
- In Italia la catena logistica dei medicinali, prima della
dispensazione finale ai pazienti, opera a "flusso teso",
con un elevatissimo grado di automazione non solo delle
informazioni, bensì delle logiche di riordino e
approvvigionamento da valle verso monte, nonché dei processi
fisici di movimentazione e stoccaggio dei prodotti.
-
- Il flusso in uscita dai produttori transita prevalentemente
(78%) dai distributori intermedi (grossisti), seguendo così
il canale "lungo", mentre per il 20% si avvale del canale
corto, andando direttamente alle farmacie (6%) ed agli ospedali/case
di cura (14%).
-
- I depositari sono una peculiarità tutta italiana al
bisogno di esternalizzare l'attività di stoccaggio e
distribuzione primaria dei prodotti finiti, che permette alle
industrie farmaceutiche di concentrarsi sul proprio core-business. I
grossisti svolgono un ruolo decisivo per l'elevato livello di
servizio riscontrabile nella filiera farmaceutica, assicurando una
rapida e capillare distribuzione su tutto il territorio nazionale
(oltre 16.000 farmacie) e assumendosi il rischio dello stock di
medicinali. In Italia, la rete formata dai grossisti è
particolarmente fitta: sono presenti poco meno di 260 magazzini
appartenenti a circa 140 società (delle quali le prime 4
aziende coprono oltre il 60% del mercato).
-
- Da qualche anno si sta assistendo a fenomeni di concentrazione
anche nella distribuzione intermedia oltre che nella produzione.
Infatti, stanno nascendo magazzini di dimensioni sempre più
ragguardevoli, poiché sono crescenti le esigenze di ottenere
economie di scala ancora più rilevanti: il farmacista, oltre
a pretendere consegne rapide e con frequenza estremamente elevata,
esige una gamma prodotti molto ampia (oltre 50.000 articoli tra
etico, da banco, parafarmaceutico e altro) e con una disponibilità
prossima al 100%.
-
- Una logistica a queste velocità e con tassi di errori
molto bassi richiede, evidentemente, livelli di integrazione tra gli
attori della filiera particolarmente elevati. Non è quindi un
caso che il settore farmaceutico sia uno dei settori più
evoluti dal punto di vista dello scambio elettronico di dati e
documenti, sia nel rapporto tra grossista e farmacie, sia tra
grossista e industrie farmaceutiche (la percentuale di documenti
trasmessi on line è superiore all'80% - fonte: Consorzio
Dafne).
-
- Al contrario del settore farmaceutico, il settore della sanità
pubblica è da qualche anno uno degli aspetti più
delicati ed elemento di dibattito e confronto tra le Regioni e il
Governo centrale, nonché tra le diverse Regioni e le
strutture sanitarie.
-
- La complessità organizzativa e gestionale in ambito
sanitario è cresciuta in modo esponenziale nell'ultimo
decennio. Infatti, se da un lato l'esplosivo progresso in campo
tecnologico e medico produce opportunità di cura sempre più
numerose e sofisticate, dall'altro la domanda incalzante di
efficienza e qualità porta alla riduzione dei tempi di
ricovero. Come conseguenza, il paziente è sottoposto in tempi
sempre più stringenti, durante il ricovero, ad un numero
crescente di attività mediche, di terapie e trattamenti
diagnostici, che possono innalzare la probabilità di
incorrere in errori.
-
- La logistica dei farmaci, dei presidi ospedalieri e del beni di
consumo rappresenta certamente uno degli ambiti di maggiore
interesse tra le potenziali aree di intervento.
-
- I beni di consumo (Farmaci, Dispositivi Medici e quanto altro in
termini di materiali utilizzato per l'erogazione dei servizi
sanitari) rappresentano una voce che và costituendo oramai il
15% circa della spesa sanitaria pubblica regionale e comportano
considerevoli immobilizzazioni di capitale circolante in rimanenze
di magazzino.
-
- L'ottimizzazione della spesa sanitaria, insieme alla corretta
interpretazione dei bisogni del paziente, deve guidare -
secondo logiche di sviluppo di soluzioni innovative - i processi di
razionalizzazione (inclusi quelli logistici connessi
all'approvvigionamento e distribuzione di beni e servizi), in
un'ottica che privilegi anche efficienza, economicità e
qualità dei servizi prestati, agendo in particolare su:
-
- razionalizzazione dei procedimenti di acquisizione e gestione di
beni e servizi;
-
ottimizzazione del processo di erogazione della prestazione e quindi
dell'organizzazione del lavoro
-
aggregazione degli acquisti (e dei relativi magazzini di stoccaggio)
-
realizzazione di reti tecnologiche di collegamento tra aziende
sanitarie su territori vasti (es. reti di laboratorio, reti di
diagnostica per immagini), favorendo la razionalizzazione delle
prestazioni erogate
-
l'informatizzazione e l'automazione del processo di gestione del
farmaco;
-
sviluppo di nuove procedure logistiche ed organizzative di supporto,
ripensate in ottica di network sanitario, in grado di:
- aumentare il grado di sicurezza nella gestione dei farmaci
favorendo la
-
prevenzione e la previsione degli errori umani e degli eventi
avversi.
-
migliorare la distribuzione del farmaco all'utente finale;
-
ottimizzare il grado di centralizzazione/decentralizzazione delle
scorte dei materiali all'interno della filiera sanitaria (riducendo
le scorte e le varianti di farmaci/presidi utilizzati);
-
sviluppando nuove metodologie e modelli volti all'ottimizzazione del
processo di immagazzinamento e movimentazione dei farmaci;
-
progettando la reverse logistics per il recupero, il riciclo e lo
smaltimento dei materiali farmaceutici
-
riducendo dei costi di obsolescenza tecnica (es. farmaci scaduti) e
funzionale (es. temperature di conservazione non adeguate,
danneggiamenti, etc.) dei farmaci in giacenza e del fenomeno di
sottrazione illecita dei farmaci.
- In particolare, per quanto riguarda i processi a monte della
filiera (dall'industria farmaceutica all'ospedale) occorre
concentrarsi sui seguenti aspetti:
-
- realizzazione di reti logistiche sanitarie centralizzate e
completamente integrate dal punto di vista informativo mediante
avanzati sistemi telematici. La creazione di hub logistici adibiti
al ricevimento-stoccaggio e distribuzione dei beni di consumo per un
gruppo più o meno numeroso di ospedali e strutture sanitarie
consentirà un'efficiente centralizzazione di tutti i servizi
logistici legati alla gestione di materiali-informazioni e
attrezzature. La linea guida del cambiamento è l'adozione di
un centro logistico centralizzato per ogni rete, capace di
migliorare l'efficienza e l'efficacia dei processi logistici quali:
- l'acquisto di gruppo (group purchasing, collaborative
purchasing, utilizzo di ecatalogue)
-
la gestione condivisa dei servizi (es.
manutenzione/noleggio/utilizzo delle attrezzature mediche)
-
la gestione centralizzata della attività di
ricevimento-stoccaggio e distribuzione dei materiali di consumo ai
punti di utilizzo.
- individuazione delle più opportune tecnologie di
automazione delle attività di stoccaggio, picking,
confezionamento e movimentazione dei materiali che saranno gestiti
nell'hub logistico centralizzato. Grazie alle economie di scala che
si realizzeranno sia in termini di flussi di input, di output e di
giacenza controllata, sarà possibile adottare specifiche
soluzioni di automazione in relazione alle diverse tipologie di
prodotti stoccati e movimentati. Come dimostrano le esperienze
internazionali in questo settore, la centralizzazione dei servizi
logistici porta con se una spinta intrinseca a maggiori investimenti
in avanzate infrastrutture telematiche e automatiche. In tale
contesto sarà necessario favorire l'utilizzo di tecniche di
identificazione di unità di carico/SKU/mezzi e conducenti
mediante RFI anche per il monitoraggio di temperature e pesi durante
i trasporti dei beni agli ospedali;
-
outsourcing logistico sanitario: esternalizzazione del controllo
delle attività logistiche e dei servizi logistici laddove vi
sarà una effettiva convenienza economica e operativa,
consentendo di sfruttare al meglio le "core competence"
del settore logistico già presenti nel nostro paese pur
mantenendo il controllo diretto sui nodi strategici della rete. Il
controllo della rete dovrà garantire la piena sicurezza del
sistema, il rispetto dei parametri di performance concordati
inizialmente con i partner logistici coinvolti e adeguate misure di
controllo e riduzione dei rischi di fallimento e di rottura della
rete.
8 |
Su 8 milioni di ricoveri in strutture
pubbliche, circa 320 mila pazienti, cioè il 4 %, denunciano
danni: tra gli errori più diffusi ritroviamo quelli
relativi alla terapia farmacologica. La stessa Società
italiana di farmacia ospedaliera e dei servizi farmaceutici delle
aziende sanitarie (SIFO), mette in luce la dimensione del
problema: "i più importanti studi internazionali hanno
valutato l'incidenza degli errori della terapia farmacologica
nell'ordine del 5-15% su tutte le somministrazioni e del 15- 20%
di tutti gli errori sanitari |
|
|
- Per quanto riguarda i processi e le attività logistiche
che rientrano nella filiera a valle dell'ospedale, con particolare
interesse per le implicazioni operative, informative e di sicurezza
(appropriatezza) connesse con la gestione e l'utilizzo dei prodotti,
occorre concentrarsi sulla riduzione dell'incidenza degli errori8
nell'ambito in cui operano, attraverso un'attenta revisione delle
procedure operative e soprattutto con l'ausilio di nuove tecnologie.
-
- Gli errori farmacologici sono il risultato di molti fattori:
confezioni di farmaci simili che possono determinare uno scambio di
prodotti, variabilità dei sistemi di registrazione delle
prescrizioni che possono indurre errori di dosaggio, errata
interpretazione delle prescrizioni e delle abbreviazioni, errata
trascrizione delle prescrizioni, ecc. Il rischio di errore emerge a
tutti i livelli del processo di gestione della terapia farmacologica
e spesso ha radici ancora più a monte, come ad esempio nei
processi di supporto, come l'approvvigionamento, la pianificazione,
lo stoccaggio.
-
- Occorre pertanto favorire la diffusione nei reparti ospedalieri
di infrastrutture ICT adeguate ed evolute, accompagnando gli
operatori sanitari nell'apprendere il loro corretto utilizzo e
beneficio,
-
- Le esperienze già maturate nel settore saranno portate a
sistema in modo da massimizzare le best practice della logistica
pubblica del farmaco per arrivare ad uno standard nazionale,
confermando l'intesa con il Ministero della Salute.
-
- 11.1.3. Il programma di filiera per la reverse logistics
-
- Il programma di filiera della reverse logistics porterà
all'approfondimento delle politiche di intervento possibili
prioritariamente per il settore degli elettrodomestici (ripresa dei
lavori avuti con la Regione Marche), unitamente a quello
dell'automotive da avviare con Piemonte e Campania. Per questo
ultimo settore si pongono due obiettivi chiave: facilitare il ciclo
dell'ammodernamento parco veicoli destinato al settore del trasporto
delle merci, ma anche quello ambientale.
-
- La filiera degli elettrodomestici
-
- Il 27 gennaio 2003 il Parlamento Europeo ha approvato la
Direttiva 2002/96/CE, con lo scopo di regolamentare la gestione dei
Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE). Il
provvedimento, si colloca nella più ampia politica di tutela
della salute umana, dell'ambiente e di sviluppo sostenibile. Tale
politica è stata perseguita dalla Comunità Europea già
a partire dagli anni '90 ed attuata con numerose Direttive e
Regolamenti, alcuni dei quali riconducibili all'applicazione del
concetto di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR
Extended Producer Responsability)
-
- I punti chiave della Direttiva RAEE, che ha lo scopo di
assicurare un corretto recupero, trattamento e
riciclaggio/riutilizzo delle apparecchiature elettriche ed
elettroniche giunte a fine vita, possono essere sintetizzati come
segue:
-
- necessità di una raccolta separata rispetto al flusso dei
rifiuti solidi urbani;
-
trattamento obbligatorio dei RAEE raccolti in impianti autorizzati,
che utilizzino le migliori tecnologie disponibili per assicurare un
elevato livello di tutela ambientale;
-
recupero di una percentuale minima in peso dei beni, variabile a
seconda della specifica tipologia di RAEE tra il 70% e l'80% e
reimpiego/riciclaggio tra il 50% e il 75%;
- Nonostante il principio di Responsabilità Estesa preveda
che i costi relativi alla gestione del fine vita del prodotto siano
a carico dei produttori, è importante capire come è
opportuno strutturare il sistema, nel caso specifico dei RAEE.
-
- Il sistema di gestione è caratterizzato dall'interazione
di diversi attori, ad ognuno dei quali competono precise
responsabilità. Per schematizzare tale sistema si può
far riferimento alla figura sottostante in cui vengono evidenziate
le tre fasi logiche (raccolta, trattamento e destinazione finale)
che compongono il ciclo di fine vita dei beni.
-
- La capacità del sistema di generare ed incentivare la
generazione di flussi di apparecchiature a fine vita da trattare sia
una condizione essenziale per garantire efficienza al sistema. Tale
efficienza è essenziale sotto il profilo:
-
- tecnologico, in quanto occorre incentivare la costruzione di
centri di trattamento con capacità produttive minime che
vanno ben oltre gli attuali valori di flusso intercettato.;
-
economico, in quanto non è ipotizzabile la generazione dei
flussi minimi di processo con bacini di raccolta troppo estesi dato
il forte impatto del costo della logistica sui costi globali del
sistema, quantificabile in una quota di circa il 50%;
-
ambientale, in quanto esistono forti ricadute se si pensa, ad
esempio, alla sola attività di trasporto (emissioni,
inquinanti,…) nel dover creare dei bacini di raccolta minimi
per gli impianti di trattamento che siano di dimensioni notevoli.
- La criticità della fase di micro-raccolta quindi, momento
in cui si generano i flussi delle apparecchiature, risulta evidente
e di non semplice risoluzione; esistono infatti diversi aspetti che
influiscono sul tasso di generazione ed intercettazione di RAEE,
alcuni dei quali difficilmente o scarsamente controllabili dagli
attori del sistema: cultura del cittadino; informazione sulla
pericolosità dei RAEE e sul corretto processo di dismissione;
facilità di accesso ai sistemi di raccolta da parte dei
detentori delle apparecchiature; costi/benefici dei sistemi di
raccolta.
-
- Appare dunque evidente come la fase di micro-raccolta sia, allo
stato attuale di recepimento della Direttiva 2002/96 e di successiva
implementazione di un sistema di gestione dei RAEE, il punto chiave
per garantire efficienza del sistema, almeno in quattro diversi
ambiti di intervento operativo e strategico:
-
- la micro-raccolta rappresenta l'interfaccia tra detentore finale
e sistema di gestione dei RAEE, ed è quindi il momento in cui
si generano e si intercettano i flussi, unica vera condizione di
-
la micro-raccolta, ed in particolare la gestione operativa della
logistica (pianificazione della rete), contribuisce in modo
determinante a ridurre l'incidenza dei costi di sistema. Tale
riduzione è fondamentale per il produttore, essendo l'aumento
di efficienza globale del sistema (dal punto di vista tecnologico,
economico ed ambientale) direttamente correlato con i costi che è
chiamato a sostenere; di conseguenza, importanti benefici sono
ottenibili anche dal detentore finale del bene, a fronte di una
minore probabilità di aumento diretto dei prezzi di mercato
della apparecchiature nuove, ovvero di un aumento delle imposte
indirettamente collegate con la gestione dei RAEE;
-
la possibilità di definire, anche nel nostro paese, così
come accade in altri stati dell'UE, forme di partecipazione ai costi
di micro-raccolta da parte dei produttori contribuisce in maniera
determinante, da un lato, a limitare la possibilità di
aumento delle imposte indirettamente collegate alla gestione dei
RAEE, dall'altro, a incentivare la creazione di sistemi di
microraccolta efficaci da parte delle società che sono
chiamate ad assumersene, stante l'attuale bozza di recepimento,
l'onere;
-
la possibilità di gestire la micro-raccolta come attività
imprenditoriale vera e propria, con la possibilità di
vantare, da parte dei soggetti che effettuano l'attività,
diritto di proprietà sul rifiuto, da un lato, stimola la
creazione di un sistema efficace di micro-raccolta (associando al
rifiuto un valore), dall'altro, crea il rischio di una corsa ad una
segmentazione dei RAEE raccolti in funzione del valore
dell'apparecchiatura, con il rischio di creare diseconomie sia
operative (logistica frammentata), sia economiche (ai produttori
rimane l'onere di gestire le le apparecchiature a minor valore, con
negative ripercussioni sugli utenti finali attraverso il fenomeno
della maggiorazione del prezzo), sia ambientali (con il rischio di
scarsa propensione alla raccolta delle apparecchiature a minor
valore).
- La filiera automotive
-
- Il settore automotive è di grande rilevanza per
l'economia nazionale. In particolare, con riferimento all'anno 2009,
il fatturato è stato stimato in oltre 170 miliardi di euro,
generando un'occupazione superiore a 1,2 milioni di addetti (diretti
+ indiretti).
-
- All'interno della filiera, le case automobilistiche
rappresentano i principali attori della supply chain.
-
- Ma non è solo "il prodotto finito": la value
chain inizia con la fornitura delle materie prime e termina con il
ritiro dal mercato e dalla circolazione delle autovetture o il
riciclo di parti di veicoli o veicoli a fine vita. In particolare,
la filiera dell'automotive può essere considerata come
composta da fabbricazione di autoveicoli, carrozzerie, parti e
accessori, nonché servizi di vendita autovetture,
manutenzione e riparazione.
-
- Alla complessità di prodotto si aggiunge una consistente
complessità dei processi di approvvigionamento e di
produzione: cicli di assemblaggio composti da un elevato numero di
fasi e di lavorazioni successive, alimentati da flussi di componenti
provenienti da svariati fornitori localizzati in diverse aree
geografiche che si estendono su scala globale, e che operano su vari
livelli della filiera (fornitori di primo, secondo e terzo livello).
Tali caratteristiche di prodotto e di processo vanno pertanto a
determinare le criticità gestionali a livello di logistica e
di distribuzione, trasferendo e ampliando la complessità
generale.
-
- Analizzata nel suo insieme, la filiera dell'automotive risulta
notevolmente articolata, ma si può considerare composta da
tre segmenti principali: la sezione legata alla produzione e
all'assemblaggio dei veicoli, e la sezione riguardante le attività
di distribuzione dei veicoli finiti, la sezione riguardante il
recupero di componenti di veicoli da rottamare.
-
- 12. Le politiche di city logistics
-
- Premessa
-
- Le problematiche della logistica e del trasporto merci nelle
aree urbane e metropolitane stanno assumendo un rilievo crescente
negli ultimi anni in quanto percepite dall'opinione pubblica come
fattore che concorre grandemente alla congestione del traffico e
all'inquinamento.
-
- Con molta oggettività, va detto che la maggior parte
delle esperienze condotte in Italia e all'estero nei confronti dei
problemi della riorganizzazione della raccolta e distribuzione
urbana delle merci non hanno ancora conseguito risultati definitivi,
con altrettanta oggettività si deve prendere atto che tali
esperienze hanno consentito di costruire e sistematizzare finalmente
una "disciplina" ed hanno messo a disposizione un quadro
di conoscenze e di strumentazioni che ci possono oggi permettere di
iniziare ad affrontare una sfida così complessa con la
convinzione di poter conseguire certamente alcuni primi risultati
positivi.
-
- Affrontare i problemi di city logistics significa oggi riuscire
a misurarsi con due aspetti che non possono essere tra loro
disgiunti:
-
- la quota di traffico merci in area urbana,rispetto al totale del
traffico, non è particolarmente elevata;
-
gli effetti moltiplicativi della congestione e dell'inquinamento
sono di gran lunga superiori e crescono in termini ulteriormente
moltiplicativi in funzione del livello complessivo di congestione
- Al contempo,come si è soliti dire,la distribuzione urbana
costituisce l'"ultimo miglio" della catena logistica, sui
cui si "scaricano" le inefficienze di un cattivo
funzionamento tra i diversi operatori dell'intero ciclo
organizzativo.
-
- Ciò significa che dobbiamo abbattere congestione ed
inquinamento riuscendo al contempo a garantire efficienza della
distribuzione urbana e costi competitivi.
-
- Un dato è oggi caratteristico: il numero dei viaggi per
le consegne aumenta e l'indice di riempimento dei veicoli
diminuisce.
-
- Ciò significa più traffico, più
congestione, più inquinamento e costi unitari crescenti.
-
- L'effetto è poi moltiplicativo perché la
congestione diminuisce la velocità commerciale dei veicoli e
ciò produce ulteriore inquinamento,minore efficienza ed
un'ulteriore crescita del costo del trasporto.
-
- Due dati sono tipici della realtà italiana e non hanno un
riscontro di equivalente peso e significato nelle altre realtà
europee:
-
- a) Il primo attiene la frammentazione degli esercizi commerciali
e la presenza di superfici commerciali al dettaglio di limitate
dimensioni. Tale aspetto, considerato fino a poco tempo fa un
elemento di arretratezza, rappresenta oggettivamente per la
distribuzione un fattore di complessità (e di costo)
certamente più elevato di altre tipologie. In realtà,non
solo costituisce un fattore di effetto e qualità urbana, che
va difeso, conservato e protetto, ma nell'ottica delle moderne
centralità urbane, tende oggi a divenire un segmento sempre
più consistente dei nuovi consumi e ne costituisce quindi una
necessità.
-
Per questo motivo sarà indispensabile che i provvedimenti di
riorganizzazione non si pongano in modo tale da produrre effetti
disincentivanti nei confronti del permanere di tali attività,in
quanto questo si porrebbe quale fattore di degrado dell'intera città
e di inadeguatezza del settore.
-
- b) L'altro dato è che la struttura dei servizi di
trasporto evidenzia ancora un'elevata presenza del conto proprio,
con un parco veicoli più vecchio e più inquinante.
-
Il conto terzi, che, a livello nazionale assorbe complessivamente
circa il 61% delle tonnellate trasportate e l'86% delle tonn.*km
prodotte, in ambito urbano/locale scende, nell'ordine, al 40,5% ed
al 45,1%, risultando le altre quote di pertinenza del conto proprio
che quindi mostra di prevalere malgrado i caratteri di inefficienza
ed inefficacia del trasporto non professionale Nello stesso tempo si
pone la necessità di un approfondimento delle soluzioni da
adottare per il conto proprio,perché è vero che la
maggior parte degli esercenti non ha la percezione diretta
dell'effettivo maggior costo di tale soluzione rispetto al conto
terzi,ma per alcune filiere tale utilizzo ha invece motivazioni
puntuali (ad es. scelta dei prodotti).
-
Oltretutto va evidenziato che una parte del conto proprio non
attiene il trasporto merci,ma le attività che possiamo
definire di "manutenzione" e tale componente andrà
disciplinata a parte.
-
- 12.1. La logistica urbana delle merci
-
- Il tema della distribuzione urbana delle merci è un
argomento strategico. Gli approfondimenti operati confermano la
validità dell'analisi del Piano della Logistica del 2006, che
ne che ne ricostruisce la fisionomia nelle sue fondamentali
articolazioni di domanda e di offerta, dimensione, filiere, impatto
sulla qualità urbana, costi sociali ed economici.
-
- Nel tempo trascorso, d'altra parte, la sensibilità agli
standard delle attività che generano inquinamento e/o
congestione è cresciuta a livello locale e la governance
della logistica urbana è diventata un tema di interesse
primario, oggetto di sperimentazioni e nuove discipline in un numero
crescente di Comuni che hanno attivato misure per la regolazione
degli accessi (permessi, ztl, fasce orarie, standard ambientali dei
veicoli), tecnologie di controllo, infrastrutture dedicate, in
combinazioni diverse e con esiti diversi.
-
- Sono stati analizzati numerosi elementi di esperienza per
selezionare le best practices di metodo e gli approcci regolamentari
più efficaci e per individuare i profili per i quali, salva
la sussidiarietà e le opportune verifiche con gli organismi
di rappresentanza dagli Enti Locali, siano auspicabili indirizzi
nazionali o standard armonizzati anche allo scopo di
-
- evitare una dannosa proliferazione di assetti regolatori locali
disparati, tanti quante sono le città o le amministrazioni
che si avvicendano ed arrivare in tempi brevi ad una armonizzazione
della disciplina urbana delle merci.
-
integrare una visione di sistema, privilegiando ad esempio, tra le
varie opzioni possibili in fatto di standard tecnologici o di
standard veicolari, quelle interoperabili e in ogni caso quelle meno
onerose per gli operatori attivi su scala regionale, nazionale o
internazionale, in termini di investimenti aggiuntivi ad hoc o di
pianificazione delle attività.
- Le principali criticità connesse alla distribuzione
urbana delle merci, estendibili in larga misura a tutte le realtà
urbane, derivano da:
-
- frammentazione dimensionale dell'offerta commerciale nell'ambito
urbano e conseguente frammentazione del sistema degli
approvvigionamenti (costo economico);
-
forte concentrazione spaziale e temporale delle attività di
trasporto urbano di merci (costo economico);
-
basso livello di saturazione della capacità di carico dei
veicoli adibiti al trasporto di cose in ambito urbano (costo
economico e sociale);
-
alta diffusione di soste non regolamentari dei veicoli commerciali
impegnati nelle operazioni di presa o di consegna nel centro storico
(costo sociale);
-
alle misure distinte tra veicolo commerciale dedicato al ciclo
distributivo delle merci e quelli utilizzati come strumento ed
attività specifiche di lavoro.
- Le politiche prioritarie di intervento rispetto ai "problemi
da affrontare" che sono fondamentalmente congestione,
inquinamento ed efficienza del ciclo operativo da parte delle
imprese, restano così schematizzati:
-
- la distribuzione urbana delle merci richiede politiche di
contenimento complessivo del traffico veicolare, differenziato per
tipologia di veicoli, livelli di emissione ed efficienza di impiego;
-
l'insieme degli interventi e provvedimenti da adottare deve
garantire per le diverse filiere e categorie un risultato di
innalzamento delle prestazioni del servizio;
-
sono necessarie procedure per le politiche di governo della mobilità
urbana delle merci che non possono prescindere dalle "reali"
esigenze degli operatori sia sul versante della domanda che
dell'offerta.
- Solo dalla puntuale individuazione e quantificazione
dell'insieme di queste criticità, unita alla valutazione dei
conseguenti fenomeni di congestione e inquinamento, nasce la
selezione degli interventi più opportuni per affrontare i
problemi relativi alla mobilità delle merci, tenendo conto
che le condizioni esistenti della struttura commerciale e viaria
sono, nel breve periodo, vincoli dati ed esterni.
-
- In realtà, lo studio della logistica urbana non implica
soltanto l'identificazione di un insieme di misure di regolazione
della circolazione e della sosta dei mezzi commerciali in città,
bensì comporta l'analisi e la comprensione di un fenomeno
molto complesso che coinvolge diversi attori privati e pubblici. I
soggetti interessati non sono solo gli operatori della domanda e
dell'offerta di servizi di movimentazione delle merci, vale a dire
commercianti, catene di distribuzione organizzata, artigiani,
produttori e imprese di logistica conto terzi, ma sono anche i
residenti e i city users (lavoratori pendolari, turisti, studenti,
etc.), nonché gli amministratori pubblici chiamati a tutelare
la sostenibilità dell'ambiente urbano e una buona qualità
della vita".
-
- Le quattro città - Milano, Napoli, Torino, Roma -
su cui si sono attivate iniziative pilota hanno consentito di
acquisire e incrociare i dati di esperienza tratti dalle
sperimentazioni locali, in fase più o meno avanzata, e di
individuare alcuni nodi irrisolti, sia sul piano tecnico sia sul
piano normativo.
-
- Tra questi, a titolo esemplificativo:
-
- la difficoltà di premiare gli accessi per i veicoli a
standard ambientale elevato, non preregistrati, ove si usi un
sistema di controllo degli accessi mediante telecamere,
-
la classificazione italiana degli standard ambientali dei veicoli
dotati di filtri antiparticolato, che appare incongruente con le
classificazioni comunitarie e non aggiornata agli standard Euro 5 e
6,
-
la difficoltà di controllare le uscite dalle ztl orarie, per
evitare che all'accesso in fascia consentita segua la circolazione
in ztl in fascia oraria oggetto di restrizione,
-
la controversa abilitazione degli ausiliari del traffico al
controllo della regolarità della sosta nelle piazzole
dedicate al carico/scarico, sia quando siano tariffate sia quando
non lo siano, o, in alternativa, la disponibilità di sistemi
tecnologici di controllo remoto,
-
il livello delle sanzioni per accesso irregolare, a scopo dissuasivo
-
i sistemi di controllo da operare secondo standard definiti.
- 12.2. Dal piano delle merci a quello della mobilità
urbana
-
- Sulla scia dell'indiscutibile buona pratica europea del Piano
d'azione sulla mobilità urbana, varato lo scorso anno dalla
Commissione Europea, un organico programma di intervento nel campo
della mobilità urbana, centrato sull'integrazione, con 20
azioni a sostegno delle Amministrazioni locali, per un più
efficace governo della mobilità urbana dei passeggeri e delle
merci, l'Italia dovrebbe varare un Piano nazionale per la mobilità
urbana i cui principi ispiratori siano definiti in un Patto per la
mobilità urbana tra le Istituzioni ed i rappresentanti degli
operatori economici coinvolti.
-
- Un Piano nazionale d'azione sulla mobilità urbana,
dunque:
-
- che abbia lo scopo di migliorare l'accessibilità urbana
alle persone ed alle merci
-
- che sia sostenuto da un accordo Stato/Regioni che metta a
disposizione risorse adeguate per incentivare ed orientare le scelte
delle istituzioni locali sulla materia;
-
- che valorizzi il contributo del "cluster urbano" del
terziario, sposando pienamente l'ottica di un'accessibilità a
servizio della vitalità e della vivibilità urbana.
-
- Per governare con efficacia il fenomeno della mobilità
urbana, gli sforzi dovrebbero essere innanzitutto indirizzati verso
il superamento della modalità di intervento "emergenziale"
che troppo spesso ancora prevale nelle misure riguardanti la
mobilità urbana, e che ha dato vita, nel tempo, ad un
proliferare di blocchi e limitazioni della circolazione veicolare,
per altro territorialmente molto differenziati, che hanno finito con
il dare il colpo di grazia alla già critica accessibilità
delle città italiane, contribuendo a disegnare, per esse, una
non condivisibile prospettiva di "immobilità
sostenibile".
-
- La strada che si dovrebbe perseguire, invece, è quella di
potenziare una strategia di intervento di
-
- Abbandonare, dunque, velleitarie e discutibili soluzioni tampone
per promuovere pacchetti di misure strutturali centrati
sull'integrazione comodale, sulla razionalizzazione della
distribuzione, sul rinnovo del parco circolante.
-
- 12.3. I criteri di intervento
-
- Dall'elaborazione e dalle esperienze condotte sono da
considerarsi acquisite alcune valutazioni.
-
- I provvedimenti schematici non sono sufficienti, in quanto
producono una serie infinita di deroghe che minano l'efficacia del
provvedimento stesso.
-
- Si deve in realtà elaborare un sistema di interventi e
provvedimenti coordinato e diversificato in funzione delle filiere e
delle loro specificità,delle tipologie commerciali e di
servizio, delle dimensioni delle superfici di vendita.
-
- Sono ormai evidenti una serie di strumenti di intervento
possibili, riguardanti sosta, utilizzo di veicoli, disciplina degli
orari, tariffazioni, ecc. Tutti questi strumenti, una volta
correlati a vincoli e condizioni che attengono agli obiettivi da
perseguire, possono essere utilizzati sia in forma di incentivo che
di disincentivo.
-
- Una politica di city logistics, per essere tale, deve, infatti,
includere un insieme di misure, di carattere infrastrutturale ed
organizzativo, di pricing ed incentivazione, di regolamentazione e
di gestione.
-
- Ma fondamentale è il dosaggio e la coerenza del mix di
misure prescelte rispetto agli obiettivi,che devono essere
partecipati e condivisi dai soggetti economici su cui le misure
impattano.
-
- 13. Un primo passo per l'ammodernamento dei parchi rotabili
-
- In questo quadro si stanno attentamente valutando alcune misure
per facilitare il processo innanzi richiamato attraverso
l'ammodernamento del parco rotabile fortemente caratterizzato dalla
numerosità di veicoli euro 0 ed euro 1 ed allo stesso tempo
per migliorare gli standard di sicurezza
-
- Alcune misure di intervento:
-
- differenziare bollo e assicurazione in base al livello di
emissioni e alla presenza sul veicoli di sistemi di sicurezza
attiva;
-
defiscalizzare gli utili reinvestiti in un veicolo commerciale
ecologico;
-
affidare ai veicoli più "puliti" pedaggi
autostradali più leggeri e tempi e modalità di accesso
ai centri urbani premianti.
- 14. Piattaforma telematica per il trasporto merci, logistica
e ambiente
-
- Premessa
-
- L'Albo degli Autotrasportatori raccoglie 112.000 imprese con
veicoli conto terzi e sta realizzando un sistema integrato per
migliorare la loro sicurezza ed efficienza
-
- Le specifiche:
-
L'unicità e la dimensione nazionale dell'Albo è
garantita dal Comitato Centrale, che la legge ha previsto presso il
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
-
Nel 2009 l'Albo ha progettato, realizzato ed avviato la gestione dei
servizi di un sistema integrato per la sicurezza e la efficienza
delle aziende di autotrasporto.
-
Nel 2010 l'Albo ha indetto una gara per affidamento servizio per
l'implementazione della piattaforma telematica per un sistema di
controllo trasporto merci pericolose su strada.
- UIRNet sta realizzando un sistema federale di piattaforme
telematiche per migliorare l'efficienza e la sicurezza del Sistema
logistico italiano.
-
- Le specifiche:
-
- UIRNet Società per azioni è soggetto attuatore del
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. I soci sono: 24
Interporti Italiani e primari player industriali (ElsagDatamat,
Autostrade per l'Italia, Telespazio e Telecom Italia).
-
UIRNet sta realizzando una Piattaforma telematica che eroga servizi
di sistema per la logistica integrata e l'intermodalità al
fine di migliorare la sicurezza e l'efficienza dell'intero sistema
logistico in Italia, dialogando anche con i sistemi esistenti per
favorire l'integrazione della filiera.
-
UIRNet inoltre sta realizzando una serie di accordi regionali per
attivare sinergie finalizzate a risolvere problematiche territoriali
specifiche.
-
L'obiettivo è quello di creare un Sistema federale per la
logistica integrata, coinvolgendo tutti gli attori del sistema
logistico italiano.
- SISTRI è il SIStema di controllo del Tracciamento dei
RIfiuti del Ministero dell'Ambiente, in collaborazione con il
Ministero dell'Interno, con il coordinamento del NOE.
-
- Le specifiche:
-
- SISTRI è il SIStema di controllo del Tracciamento dei
Rifiuti, voluto dal Ministero dell'Ambiente per permettere
l'informatizzazione dell'intera filiera dei rifiuti speciali a
livello nazionale e dei rifiuti urbani per la Regione Campania.
-
Il SISTRI è stato impostato attraverso norme che stabiliscono
"l'obbligo per alcune categorie di soggetti di installazione ed
utilizzo di apparecchiature elettroniche, ai fini della trasmissione
e raccolta di informazioni su produzione, detenzione, trasporto,
recupero e smaltimento di rifiuti", le modalità e i
tempi di attivazione e le modalità operative.
-
Il sistema è stato realizzato da Selex Service Management ed
è in corso di perfezionamento, la sua gestione è stata
affidata al Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente.
- 14.1. Obiettivi
-
- La collaborazione tra Albo, UIRNet e SISTRI è fortemente
auspicabile per focalizzare gli sforzi nella realizzazione del
Sistema Logistico efficiente e sicuro e che, attraverso la
integrazione operativa delle tre Piattaforme realizza un momento
sinergico con grande valore aggiunto per sostenere un processo di
sostegno alle imprese per migliorare competitività ed
efficienza.
-
- I servizi della Piattaforma del Comitato Centrale dell'Albo:
-
infomobilità per i valichi alpini;
-
messa in rete di aree di sosta attrezzate;
-
messa in rete dei sistemi di controllo dei veicoli pesanti;
-
controllo delle merci pericolose.
- I servizi della Piattaforma UIRNet:
-
coordinamento attività Agenzia delle Dogane;
-
messa in rete degli interporti e dei gestori delle infrastrutture;
-
supporto ai centri operativi di terzi e delle istituzioni;
-
supporto operativo al sistema portuale italiano;
-
supporto alle aziende logistiche produttive di servizi.
- I servizi della Piattaforma SISTRI per il sistema di controllo e
di tracciabilità dei rifiuti:
-
supporto per la regolarità dei servizi agli autotrasportatori
di rifiuti pericolosi
-
sistema di supporto alle aziende produttrici e trasportatrici di
rifiuti
-
supporto agli impianti di smaltimento rifiuti
-
servizi di coordinamento della guardia costiera.
- 14.2. Le azioni necessarie
-
- Per poter integrare gli sforzi sono necessarie azioni di
raccordo tra:
-
- Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Albo Nazionale
Autotrasportatori) - UIRNet S.p.A.
-
Ministero dell'Ambiente - SISTRI anche per definire meglio il
cadenza mento dei tempi di attuazione.
- Sarà avviato un protocollo di intesa da formalizzare
sulla base di una dichiarazione congiunta di intenti tra Ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Ministero dell'Ambiente e
la Tutela del Territorio e del Mare, con il coinvolgimento del
Ministero dell'Interno e Ministero dell'Economia e delle Finanze.
-
- 14.3. Sistema satellitare
-
- In questa prospettiva e con attenta valutazione alle modalità
operative saranno implementate le piattaforme telematiche che in
prospettiva potranno utilizzare i nuovi sistemi satellitari EGNOS e
Galileo.
-
- Il settore aerospaziale, ed in particolare i programmi EGNOS e
Galileo, rappresentano uno degli ambiti chiave su cui la Commissione
europea punta per il rilancio dell'economia UE e per la creazione di
nuovi posti di lavoro, ed ha un ruolo di rilievo anche nella
strategia "2020" presentata lo scorso mese di marzo dal
Presidente della Commissione UE Josè Manuel Barroso.
-
- Oggi siamo ad una fase cruciale nella realizzazioni del
Programma Satellitare Galileo nonché degli altri programmi
EGNOS e GMES, rispettivamente il sistema paneuropeo di navigazione
satellitare, già operativo dall'ottobre 2009 ed il programma
di monitoraggio globale per l'ambiente e la sicurezza.
-
- L'Italia ha dimostrato di aver colto fin da subito le grandi
potenzialità offerte dallo sviluppo di questo Programma a cui
ha contribuito nel corso degli anni con cospicui investimenti e che
promette più che positive ripercussioni soprattutto in questo
momento di crisi economica.
-
- Con l'introduzione dei nuovi sistemi europei EGNOS e Galileo
saranno possibili interessanti e innovative applicazioni.
-
- In particolare:
-
- supporto alla mobilità veicolare e personale sia per uso
privato che professionale come ad esempio il tracciamento di persone
disabili, detenuti, etc.
-
supporto ad applicazioni nel settore dei trasporti, per l'aviazione
civile, i sistemi di trasporto intelligenti (ITS) e la protezione
civile.
-
applicazioni di alta precisione (esempio: geodesia, agricoltura,
monitoraggio di infrastrutture e territorio) in campo scientifico e
spaziale.
- I benefici economici totali generati dalle applicazioni di
Galileo ed EGNOS sono stimate in Europa pari ad almeno 2 B€/anno
(stima prudenziale della Roland Berger, 2009) e possono arrivare
anche a cifre ben superiori, derivanti dalla vendita di ricevitori e
servizi, da vantaggi legati all'utilizzo della nuova tecnologia, da
risparmio di risorse ed aumento di sicurezza. In termini
occupazionali, nel periodo 2010-2027 sono stimati per l'UE da circa
10.000-30.000 posti di lavoro annui (dati preliminari, Roland Berger
2009).
-
- Più del 50% di questi benefici si concentra nel trasporto
su strada e nei servizi per la mobilità.
-
- 15. Progetto formazione per i trasporti e la logistica
-
- Con il DPR 83 del 29 maggio 2009, per la prima volta si
mettevano a disposizioni per il settore dell'autotrasporto di cose
per conto terzi risorse (sette milioni di euro) destinate alla
formazione.
-
- Nella logica di una politica di sistema il progetto formativo va
esteso a tutti i settori dei trasporti e logistica per gli aspetti
legati a progetti di intermodalità e co-modalità e per
tutti gli operatori della domanda e dell'offerta.
-
- La formazione dei diversi soggetti e attori che operano sul
versante delle aziende, ma anche sul versante delle politiche
pubbliche deve diventare una vera a propria leva per formare una
nuova cultura di impresa. Presupposto necessario per un salto di
qualità nel ruolo logistico del nostro Paese.
-
- Le aziende di autotrasporto indicano in maniera precisa
l'utilizzo della formazione come strumento di vero e proprio
sviluppo aziendale, al pari di qualsiasi altro tipo di investimento
anche strutturale in un momento di grande transizione come quello
attuale, consentendo di allargare gli orizzonti sugli scenari che
ormai sono sempre più aperti anche alla concorrenza di
operatori di altri Stati.
-
- Le esperienze già maturate nel settore riguardano le
attività poste in campo dal Comitato Centraleofessionali
dalle attività manageriali a quelle di tecnico-logistico,
giuridico-amministrativo, esperti di telematica applicata, esperti
di certificazione per la sicurezza, ecc.
-
- Aiutare le imprese a rinnovarsi, anche attraverso lo strumento
della formazione, è un dovere preciso di chi governa il
Paese. Favorire l'inserimento anche delle imprese di autotrasporto
nei percorsi di formazione diviene una componente fondamentale di un
Piano mirato alla crescita e alla competitività delle
imprese. Per questo è fondamentale fare in modo che ci siano
risorse, finalizzate per una formazione strutturale.
-
- 16. Le misure di intervento
-
- La pressione indotta dalla crisi globale, che ci mette di fronte
un futuro relativamente incerto ma con alcune certezze di interesse
per la logistica: la contrazione delle risorse pubbliche
disponibili, l'accelerazione delle strategie delle aziende più
solide e meglio capitalizzate finalizzate al rafforzamento della
posizione di mercato su scala almeno macroregionale, la relativa
dipendenza della ripresa degli scambi dalla dinamicità delle
economie extra-Ue in più rapida crescita.
-
- Più in generale, la crisi accelera la ricomposizione
della divisione internazionale del lavoro e rende vitale il recupero
di standard di crescita in linea con i principali competitor
europei; questo impone il rafforzamento di processi di
ristrutturazione del sistema produttivo e una più efficiente
riallocazione delle risorse verso ambiti con maggior potenziale di
espansione.
-
- La logistica è un comparto strategico in questa ottica, e
anche qui si pone la necessità di interventi che
semplifichino il quadro regolamentare e promuovano la concorrenza
insieme a efficienti condizioni di entrata e uscita dal mercato.
Senza dimenticare che l'ottimizzazione dell'impiego delle reti e
delle risorse (pubbliche e private) rende accessibili benefici
economici e ambientali altrimenti difficilmente perseguibili in un
territorio che non consente la moltiplicazione delle infrastrutture
fisiche.
-
- Il valore aggiunto di una politica industriale per la logistica
andrebbe ricercato almeno in tre direzioni:
-
- accompagnare e non ostacolare il cambiamento, mettendo le
imprese efficienti in grado di crescere e di investire in
tecnologie, innovazione, specializzazione, qualità e
comodalità, con incentivi mirati e sufficienti per stimolare
gli investimenti innovativi coerenti con obiettivi generali di
competitività e sostenibilità,
-
dotare i mercati di infrastrutture ICT di rete armonizzate, su cui
si gioca ormai una quota determinante della competitività di
sistema, integrando i lavori in corso nel prossimo Piano nazionale,
incluso il progetto UirNet che ha uno specifico valore per la
diffusione a livello degli operatori non strutturati,
-
modulare le misure nazionali in funzione di obiettivi di medio e di
lungo periodo non modali ma di sistema, dai quali derivare i
correttivi e gli incentivi/disincentivi opportuni nei diversi
segmenti modali, da sincronizzare quanto possibile.
- La risposta del mercato dipenderà anche dalla credibilità
dell'azione e la credibilità è un valore da costruire
dopo le discontinuità del passato.
-
- Le politiche da attuare per una crescita economica devono essere
pertanto volte a migliorare i fattori che alla crescita più
contribuiscono, e precisamente:
-
- il capitale umano
-
il capitale infrastrutturale
-
la qualità e i costi dei servizi
-
la governance e la regolazione.
- Tutti questi fattori influiscono sulla produttività
complessiva della economia e perciò sulla competitività
del Paese.
-
- Due appaiono i passi preliminari a qualsiasi nuova indicazione
di politica economica per la logistica. In primo luogo è
necessario tracciare una "mappa" delle misure in vigore e
dell'entità delle risorse impegnate e da impegnare sulle
diverse misure individuate.
-
- In secondo luogo, e per motivi non dissimili da quelli
menzionati, è necessario operare una ricognizione dettagliata
delle politiche regionali in essere e delle risorse impegnate.
-
- Il primo sforzo è quello che viene operato attraverso il
Piano Nazionale della Logistica, mettendo in campo tutte le migliori
forze del Governo centrale e segnatamente del Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti unitamente a tutti i Ministeri
presenti in Consulta; il passo successivo richiede la collaborazione
dei Governi regionali e quelli locali.
-
- Dall'insieme delle politiche è possibile definire un
quadro puntuale per stabilire da "dove si parte" per
operare una valutazione degli impatti che può generare il
Piano.
-
- La valutazione degli impatti seguirà la impostazione
delle Impact Assisement della Unione Europea che si sviluppa
sostanzialmente attraverso:
-
- la identificazione delle criticità;
-
definizione degli obiettivi;
-
sviluppo delle principali policy option;
-
analisi degli impatti delle alternative selezionale;
-
comparazione delle alternative;
-
valutazione degli effetti;
-
monitoraggio degli interventi.
- Questa linea metodologica delle misure di intervento prenderà
in esame in prima fase tutte le azioni individuate a "costo
zero" per procedere su quelle definite attraverso le 10 linee
strategiche del Piano.
-
- Ciò premesso, sulla base degli approfondimenti svolti in
sede di elaborazione del Piano e delle indicazioni di quadro che ne
emergono, appare sin da ora possibile riassumere alcune piste di
intervento coerenti con l'obiettivo di liberare le risorse
imprenditoriali verso gli investimenti e la cooperazione necessari
alla crescita logistica, sostenendone la capacità di
rispondere al cambiamento.
-
- In questa ottica va superato il tradizionale inquadramento
modale delle politiche attive, un'impostazione che rischia di
produrre una spirale di aiuti pubblici che, nella migliore delle
ipotesi, si neutralizzano negli effetti e si sommano per le casse
pubbliche, senza benefici sull'efficienza di sistema. Occorre anche
prepararsi alla possibile normalizzazione post-crisi dei regimi
europei di valutazione degli aiuti di Stato.
-
- Le piste di intervento capaci di concorrere all'obiettivo, da
sottoporre a monitoraggio periodico, possono essere così
riassunte:
-
- Favorire la diffusione di servizi infrastrutturali e
applicazioni ICT interoperabili, per ottimizzare l'operatività
aziendale, l'integrazione modale, i rapporti con le amministrazioni
e i tempi operativi, mediante:
- la stabilizzazione delle attività di sperimentazione e
consolidamento delle piattaforme telematiche in via di sviluppo
(UirNet, Albo Autotrasporto, Sistri), progressivamente ampliate a
tutti gli interlocutori della logistica, nel quadro di un piano
nazionale per i trasporti intelligenti.
- Favorire l'outsourcing. Le attività logistiche in
outsourcing assicurano maggior efficienza economica e ambientale.
Per spingere il sistema produttivo in questa direzione occorrono
azioni su:
- formazione logistica, per l'offerta e per la domanda,
-
aggregazione di servizi, mediante sperimentazione e diffusione di
contratti di rete, di distretto, di filiera, aderenti alle
caratteristiche dimensionali e territoriali del sistema produttivo
nazionale,
-
sperimentazione e diffusione di applicazioni ICT, finalizzate a
ottimizzare i servizi di trasporto, anche multimodali, e a fornire
alla committenza strumenti di visibilità in tempo reale del
servizio.
- Favorire la crescita dell'imprenditorialità logistica,
fortemente sottodimensionata, e correggere l'eccessiva
polverizzazione dell'autotrasporto agendo su:
- aggregazioni di imprese di trasporto e logistica, anche mediante
incentivazione fiscale e/o contributiva alle operazioni di
fusione/acquisizione, compatibilmente con i vincoli comunitari,
-
incentivazione degli investimenti in innovazione e intermodalità,
compresi gli investimenti in ICT e quelli per adeguare mezzi e
attrezzature ai migliori standard ambientali, energetici e
operativi,
-
sostegno per l'accesso al credito.
- Favorire la multimodalità. L'integrazione modale richiede
una pluralità di interventi convergenti, anche sul piano
normativo e infrastrutturale. Con riferimento alle azioni positive
di incentivazione è evidente la necessità di
stabilizzare il rifinanziamento delle misure che spingono gli
operatori a modificare e consolidare scelte di trasporto intermodali
allo scopo di fidelizzare la domanda verso modalità -
mare e ferrovia - che richiedono concentrazione di volumi. Ciò
premesso, risultano essenziali misure per:
- la stabilizzazione delle misure di sostegno all'intermodalità
marittima, sul modello dell'ecobonus all'utenza, da ampliare ad
ulteriori collegamenti di corto raggio ad elevata valenza logistica,
anche internazionali,
-
la stabilizzazione di misure di sostegno all'intermodalità
ferroviaria, mediante bonus all'utenza, di preferenza su percorsi e
servizi vocati al traffico ferroviario e quindi in grado di
concentrare volumi sufficienti a favorire l'autosostenibilità
a termine,
-
gli investimenti in mezzi e attrezzature per l'intermodalità,
-
la riduzione delle impedenze legate al costo delle manovre
ferroviarie nei porti connessi alla rete dei corridoi a vocazione
merci.
- Sostenere la concorrenzialità delle imprese nei segmenti
più esposti a rischi di delocalizzazione per effetti di
dumping, specie sui costi sociali, derivanti dalla concorrenza degli
operatori dell'Est Europa e dallo sviluppo di insediamenti
logistico-portuali sulla sponda sud del Mediterraneo. Appaiono
auspicabili misure temporanee, soggette a valutazione periodica in
relazione all'andamento del mercato e compatibilmente con i vincoli
comunitari, per:
- la riduzione del costo del lavoro per le aziende di
autotrasporto mediante incentivazione e/o riduzione contributiva, ad
es. in relazione ad assunzione di lavoratori temporaneamente espulsi
dal circuito del lavoro o in relazione a operazioni di
fusione/acquisizione,
-
la riduzione degli oneri sociali del cluster portuale, con
particolare attenzione ai porti a prevalente attività di
transhipment, direttamente esposti alla concorrenza dei porti
mediterranei e del Nord Europa.
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