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Il 16 per cento dei posti di lavoro nel territorio comunale di Venezia sono offerti dal porto
Uno studio del COSES, relativo al '96, indica in 17.442 addetti l'occupazione diretta nello scalo veneto
6 febbraio 1998
Il porto, per le città italiane di antica tradizione marinara, risulta essere sempre una fonte importante di occupazione. Certo - come dicono tutti - la nuova organizzazione del lavoro, i container, la globalizzazione dei mercati hanno portato profondi mutamenti nel settore portuale, accompagnati da una progressiva diminuzione di addetti. Tutto vero, ma ci si scorda di rilevare - quando si analizzano le cifre statistiche - che questo stato di sofferenza non ha pesato solo sul comparto marittimo: si tratta ovviamente di un fenomeno che ha avuto gravi ripercussioni su tutta l'industria e l'economia nazionale.
La flessione del livello di occupazione è stata inoltre meno sensibile per alcuni porti. Lo confermano i dati sullo scalo di Venezia contenuti nella pubblicazione del COSES, il Consorzio per la ricerca e la formazione diretto da Giuliano Zanon. Uno studio, introdotto dal presidente dell'Autorità Portuale Claudio Boniciolli e illustrato dai professori Dino Martellato e Gabriele Zanetto dell'Università Ca' Foscari di Venezia, che sottolinea quanto l'industria portuale sia importante nell'economia di un Comune come quello lagunare.
La ricerca ricalca - attualizzandone il contenuto - un'analoga analisi svolta nel '69 dall'attuale ministro dei Lavori Pubblici Paolo Costa e riporta cifre, relative al 1996, che sembrano smentire una pesante emorragia di posti di lavoro. Il porto di Venezia in quell'anno aveva servito 4.392 navi, movimentato 24 milioni di tonnellate di merci e accolto 530.000 passeggeri. Gli addetti 'strettamente funzionali', compresi in qualunque settore (industriale, commerciale, servizi vari) e necessari alla movimentazione totale svolta nello scalo, erano 5.015. L'occupazione diretta non riconducibile al personale strettamente funzionale era di 12.427 unità. L'occupazione diretta totale assommava quindi a 17.442 addetti.
Ma il dato più interessante è quello relativo al ruolo del porto nell'occupazione complessiva del Comune veneto: nel '96 infatti lo scalo offriva il 16 per cento dei posti di lavoro, contro il 19 per cento del 1970. Lo scarto contenuto indica che il porto è stato coinvolto meno di altri settori industriali nella crisi economica degli ultimi anni. Il sistema portuale ha portato inoltre benefici anche oltre i limiti del territorio comunale: in questo caso - indica il COSES - l'occupazione totale variava tra le 41.000 e le 52.000 unità.
Nel 1996 il valore complessivo della produzione del porto è stato stimato in circa 464 miliardi di lire, con un fatturato del 'sistema porto' pari a circa 1.200 miliardi, di cui 464 relativi appunto alle attività portuali e i restanti ad altre attività marittime.
Lo scalo veneto negli ultimi venti anni si è inoltre evoluto in termini di produttività e organizzazione: negli anni '70 i giorni-nave in banchina erano 2,9, contro gli attuali 1,77.
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