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Il porto di Savona-Vado, in attesa del piano regolatore portuale
L'iter per il varo del piano consentirà, secondo l'Autorità Portuale, di dirimere le controversie sulla destinazione d'uso delle aree portuali
7 agosto 1998
La prossima presentazione del piano regolatore portuale sarà l'occasione migliore per individuare le prospettive di sviluppo del porto di Savona-Vado e discuterne. Il presidente dell'ente portuale savonese Giuseppe Sciutto, in occasione della riunione del Comitato portuale del 5 agosto - ha infatti ricordato che "tra pochi mesi il piano regolatore del porto indicherà l'attenzione che effettivamente avremo in animo di prestare ad una serie di nodi cruciali che riguardano tutte le funzioni previste per gli scali internazionali: commerciali, industriali e petrolifere, di servizio ai passeggeri, pescherecce e turistiche da diporto, nonché ad un aspetto determinante per il rilancio dei traffici: quel sistema infrastrutturale che mostra non pochi nodi".
Nella riunione del Comitato dell'altro ieri, il vero argomento su cui verteva l'interesse dei presenti - sottolinea una nota dell'Autorità Portuale - era rappresentato dalla cessione di aree demaniali ad attività turistiche da diporto". Per dirimere i contrasti anche su questi argomenti Sciutto propone di attendere il piano portuale: "in quella occasione, rappresentanti in Comitato di enti ed associazioni sindacali e imprenditoriali dovranno motivare a fondo assensi e dinieghi verso questa o tal altra iniziativa". "Su un fronte portuale tanto esteso, di oltre 12 chilometri, che da Albisola Marina attraverso Savona e Vado giunge a Bergeggi, giocoforza pensare che nell'ambito di scelte strategiche perseguite dall'Autorità Portuale emergano, nell'ambito di un Comitato composto di ben 24 membri, discussioni e quindi posizioni differenti; tanto più considerando che qui si riflettono, da un lato, gli interessi economici delle varie categorie di imprese, dall'altro i disegni programmatori del territorio dei quattro Comuni interessati".
Le superfici e gli interessi in gioco - sottolinea l'ente portuale - sono d'altronde significativi: 443 titoli concessori pari ad un'occupazione di 824.396 metri quadrati con esclusione delle aree ad uso pubblico e delle spiagge libere, di cui 81 titoli concessori - per un'estensione di 508.785 metri quadrati - riguardanti la movimentazione di merce. "Grossi interessi - afferma Sciutto - da mediare nell'interesse generale, guardando alla storia di Savona e quindi allo sviluppo dei traffici di merci convenzionali, di rinfuse solide e in prospettiva di contenitori, non dimenticando nel contempo il rafforzamento dei livelli occupazionali per fornire risposte concrete ad un comprensorio colpito da un grave processo di deindustrializzazione e interessato ad una consistente perdita di posti di lavoro nello stesso ambito portuale, al pari di altri scali marittimi del Paese soggetti da anni ad una profonda fase di riorganizzazione".
L'Autorità Portuale intanto respinge le accuse di penalizzazione dei traffici commerciali a favore di altre funzioni portuali elencando i dati dei programmi di potenziamento delle banchine: 265 metri lineari di Calata Boselli saranno operativi dal prossimo mese di ottobre, mentre nel 2000 saranno pronti altri 130 metri alla Boselli e sarà completato l'allungamento di 390 metri lineari della zona 31 della Darsena Alti Fondali. Sono inoltre previste opere di adeguamento - con fondi Cee - dei moli 2 e 3 e l'adattamento di grandi magazzini per un costo di circa 6 miliardi di lire.
Resta comunque la volontà di puntare anche alla crescita del settore turistico, in particolare del diporto nautico e della cantieristica. "Vorrei fosse chiaro - afferma Sciutto - che per noi 'l'obiettivo turismo' va oltre la concessione di licenze per stabilimenti balneari e la presenza delle crociere nel bacino storico". L'ente portuale rileva che "oggi, su terreni demaniali non più in grado di rispondere alle esigenze tecniche del traffico di merci convenzionali, tra l'altro su aree già previste nell'ambito degli strumenti urbanistici vigenti destinate ad altri usi, la richiesta non episodica ma complessiva di spazi da parte di alcune tra le maggiori imprese internazionali legate alla cantieristica, oltre che di unità produttive minori, comunque realtà in crescita nella nostra provincia, è parsa occasione unica per rivitalizzare il tessuto industriale e quindi prospettare un impiego diretto di 150-200 addetti". "Cinque richieste - precisa Sciutto - cui intendiamo nel tempo fornire una risposta in accordo con amministrazioni locali e sindacati, che troveranno logico proseguimento nell'arco dei prossimi cinque anni allorché verrà costruito all'imboccatura del bacino storico un approdo per imbarcazioni da diporto. Credo che allora si completerà uno scenario che darà alla nostra città non solo lavoro ma visibilità in Italia e all'estero".
Se nei prossimi mesi il punto di riferimento principale resta il varo del piano regolatore, l'Autorità Portuale ricorda che è necessario intanto lavorare per la soluzione di problemi immediati: innanzitutto per le Funivie, "se non troveranno finanziatori e gestori dell'operazione rilancio vista l'assenza al tavolo delle trattative dell'Italgas, attuale socio di maggioranza della società" che opera nella gestione degli impianti a fune per il trasporto di carbone. Poi "per i traffici commerciali, se al documento in preparazione da parte dell'Autorità Portuale sulla situazione dello scalo non seguirà una fase di collaborazione da parte di tutti i soggetti operanti in porto".
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