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Un progetto da 900 milioni di dollari per ampliare il porto israeliano di Ashdod
Nel porto si è sparsa la voce che lo scalo dovrebbe essere destinato solamente al traffico dei passeggeri, abbandonando quello commerciale
16 novembre 1999
Il master plan del porto israeliano di Ashdod, che esamina l'andamento dei traffici fino al 2020, prevede una spesa di 900 milioni di dollari per il potenziamento delle strutture portuali, necessario per far fronte allo sviluppo dell'attività in particolare nei settori delle merci convenzionali, di quelle containerizzate e delle rinfuse. Il rilancio dello scalo israeliano è stato predisposto anche per fronteggiare la concorrenza che potrà venire dal nuovo porto progettato a Gaza.
Gli interventi consentiranno ad Ashdod di duplicare gli accosti esistenti, aggiungendo 3.850 metri di banchine agli attuali 4.000. Le aree portuali, ora di circa 238 acri, saranno accresciute di 325 acri. Le opere più rilevanti riguarderanno inoltre la realizzazione di altri 2.150 metri di dighe, oltre agli attuali 3.100, e la costruzione di un nuovo container terminal ad Ashdod North.
Sono previste due fasi di avanzamento dei lavori: la prima - chiamata Ashdod North A - verrà completata nel 2002 e prevede l'estensione di 1.150 metri dell'attuale diga, la realizzazione di 1.900 metri di banchine per il traffico convenzionale e container e l'attrezzatura di un'area di 212 acri. In questa fase i contenitori, oltre che nel nuovo terminal, continueranno ad essere movimentati anche al molo 7.
La seconda fase - la Ashdod North B - verrà realizzata in base a successive verifiche sulla domanda di movimentazione. Nel corso della fase B potrà essere realizzata nell'Ashdod North anche un'area per la movimentazione di carbone, con accosti per navi da 150.000 tonnellate.
Il piano per il potenziamento del porto di Ashdod comprende inoltre l'allungamento di 150 metri dei moli 3 e 5 e la completa ristrutturazione del molo 4. I moli 7 e 9, che attualmente vengono utilizzati per il traffico di container e di carbone, saranno utilizzati come banchine polivalenti. L'ente portuale prevede anche la cessazione del traffico di carbone destinato alla centrale di Ashkelon, che verrà dirottato in una struttura offshore adiacente all'impianto.
L'ente portuale considera comunque di primaria importanza garantire ulteriori accosti a navi Panamax a pieno carico, oltre a quelli disponibili al molo 9 che viene utilizzato per il traffico di carbone. Per questo motivo sono stati progettati non solo l'estensione e il riammodernamento del molo 5, ma anche l'approfondimento dei fondali, che dovranno essere portati a 14 metri per permettere l'accesso a navi di dimensioni maggiori delle attuali.
Il piano di adeguamento delle strutture portuali riguarda anche le attrezzature di banchina, che verranno ristrutturate e integrate con nuovi mezzi di sollevamento.
In un'area adiacente al molo 4 verrà inoltre costruito un terminal passeggeri.
Gli investimenti necessari per realizzare la fase A sono stati stimati in 500 milioni di dollari, di cui circa un terzo per l'estensione della diga più importante, quelli per la fase B in 400 milioni di dollari.
Ma sulle banchine e negli uffici portuali di Ashdod circola ora la voce che il porto potrebbe essere destinato ad abbandonare le sue funzioni di porto commerciale con lo sbarco e l'imbarco delle merci, per essere dedicato completamente al traffico dei passeggeri e delle navi crociera. L'ipotesi sembra essere però del tutto priva di consistenza. E' invece reale l'esigenza di Ashdod di recuperare l'apprezzamento delle compagnie di navigazione. Il porto israeliano è stato infatti criticato dagli armatori che effettuano trasporto containerizzato, perché non dispone di sufficiente spazio per il deposito dei container. Ma anche l'handling dei container non è esente da critiche. Inoltre all'attuale container terminal non può operare più di una nave per volta. Le lamentele s'accentrano infine sul blocco del lavoro nel fine settimana: le operazioni portuali si fermano il venerdì pomeriggio, in stretta osservanza della festa religiosa del sabato.
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