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Istituire immediatamente dei porti-rifugio per accogliere le navi in difficoltà
E' l'appello dell'International Ship Managers' Association, che ritiene inadeguate le proposte dell'IMO
16 gennaio 2001
L'International Ship Managers' Association (ISMA) chiede alle istituzioni marittime di affrettare l'istituzione di "porti di rifugio", dove possano essere accolte le navi in difficoltà. Il tema è di estrema attualità, riportato all'attenzione del mondo marittimo dai recenti incidenti occorsi a navi a cui è stato rifiutato l'accesso ai porti. Il caso più recente, ancora in corso, è quello della petroliera Castor, a cui è stata negata la possibilità di riparare negli approdi spagnoli (inforMARE dell'8 e del 12 gennaio).
Secondo l'ISMA la creazione dei porti di rifugio deve essere attuata immediatamente. Sembra incredibile - afferma infatti Alan Ward, il vicepresidente dell'associazione - che le stesse nazioni che hanno promosso l'introduzione di normative più severe per garantire la sicurezza della navigazione e prevenire l'inquinamento dei mari siano responsabili dell'aumento dei rischi della navigazione, impedendo l'accesso ad un porto a navi in difficoltà.
Per un marittimo - spiega Ward - un porto sicuro è una parte essenziale della propria vita, anche se fortunatamente è una rara necessità. Un capitano e un equipaggio non dovrebbero mai dubitare del fatto che in caso di emergenza la loro nave possa essere accolta nel più vicino porto o scalo riparato in qualsiasi parte del mondo. Non sono dopo tutto queste - si domanda il vicepresidente dell'ISMA - le stesse persone che, trasportando via mare merci e materiali, cercano di procurare una migliore qualità di vita per tutti gli abitanti di quelle nazioni che ora stanno rifiutando di aiutarli nel momento del "loro" bisogno?
Nessuno d'altronde - sottolinea Ward - chiede di portare la nave in difficoltà al centro di un'area densamente popolata o comunque a rischio, ma di individuare solo dei luoghi di rifugio per permettere alle persone a bordo di lavorare in condizioni migliori per la sicurezza della nave e del suo carico.
Pur accogliendo con favore l'iniziativa per la promozione dei porti di rifugio condotta dal segretario generale dell'International Maritime Organization (IMO) William O'Neill, Ward teme che sia giunta in ritardo e che non mostri la necessaria convinzione per rendere sicura la navigazione per tutte le navi. Il vicepresidente dell'ISMA ritiene infatti che lo scarso numero di porti di rifugio possa far sì che una nave si trovi ad una distanza eccessiva, e quindi pericolosa, da questi scali. I lunghi giorni di navigazione necessari per raggiungere tali porti possono potenzialmente porre la nave e il suo equipaggio in una situazione di pericolo immotivata. Inoltre, raggiunto il porto di rifugio, non c'è alcuna garanzia che l'unità possa accedervi se trasporta merce pericolosa.
Queste stesse nazioni - si chiede infine Ward - negherebbero di prestare assistenza ad un jumbo-jet in difficoltà sul loro territorio? «Penso di no» è l'evidente e amara risposta a cui giunge l'ISMA.
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