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L'International Transport Workers' Federation boccia il progetto di direttiva UE sui servizi portuali
L'associazione sindacale chiede che per almeno un anno i soggetti interessati possano discutere, accordarsi e suggerire modifiche
11 maggio 2001
La proposta di direttiva europea sul libero accesso al mercato dei servizi portuali, che il vicepresidente della Commissione Europea e responsabile del settore Energia e Trasporti, Loyola de Palacio, ha recentemente presentato a Genova (inforMARE del 6 aprile 2001), non è affatto piaciuta all'International Transport Workers' Federation (ITF). Secondo l'associazione sindacale questo sarebbe il momento delle consultazioni e degli accordi, mentre invece ITF è stata schiacciata. Lo ha detto il segretario della sezione dei lavoratori portuali dell'organizzazione sindacale, Kees Marges. «Siamo spiacenti - ha aggiunto - che la signora de Palacio sia diventata prigioniera del suo stesso dogma. Ci sono numerose ragioni per cui questa evidente ferma adesione ad una dottrina della non-trattativa è pericolosa».
Secondo Marges infatti «i gestori, gli operatori e i lavoratori dei porti sono uniti nel dichiarare il loro turbamento nei confronti della proposta. Le voci che ho sentito sia dalla Federation of European Private Port Operators che dalla European Sea Port Organisation sottolineano questo punto. Il testo della direttiva è troppo spesso ambiguo e poco chiaro».
Il segretario della settore lavoro portuale dell'ITF ha detto che la proposta mette in crisi anche quel tipo di competizione auspicato dalla Commissione Europea: «guardiamo ad un porto fortemente competitivo come Anversa ad esempio - ha osservato - dove un sistema ben bilanciato si è formato nel corso degli anni. Improvvisamente viene ordinato ad Anversa di buttare tutto dalla finestra. Là i datori di lavoro e i sindacati si sono già incontrati per vedere se c'è il modo di evitare questo danno».
Marges ha inoltre affermato che la direttiva rischia di violare la convenzione 137 dell'International Labour Organization (ILO), che richiede il mantenimento di un registro dei lavoratori portuali e che prevede l'offerta di un nuovo posto di lavoro a coloro che sono stati estromessi dal loro impiego a causa dell'avvento di nuove tecnologie. «Il progetto di direttiva - ha spiegato - permetterebbe alle compagnie di navigazione di bypassare il registro e i lavoratori in soprannumero aspetterebbero di essere impiegati nuovamente. Nonostante la natura moderna, avanzata e fortemente fondata sulla formazione degli attuali porti, la direttiva renderà possibile e perfino appetibile immettervi forza lavoro non addestrata».
Kees Marges ha sottolineato che «l'ITF non è contro la concorrenza, ma è contro l'imposizione di un insieme di proposte scadente, antidemocratico e pericoloso, che mina tutti i passi avanti fatti con le trattative e con le consultazioni». «Noi - ha concluso - e ciò significa non solo i sindacati, ma anche un'ampia schiera di soggetti interessati. raccomandiamo nel modo più deciso che un periodo di, ad esempio, un anno sia concesso a tutte le parti per discutere, accordarsi e suggerire modifiche».
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