L'International Transport Workers' Federation (ITF) ha chiesto alle compagnie di navigazione mondiali di prendere le distanze dalla bandiera liberiana, sostenendo che il denaro incassato con l'iscrizione delle navi verrebbe in pratica utilizzato per fomentare e sostenere le bande che partecipano alla guerra in Sierra Leone.
«L'ITF - ha spiegato il segretario generale della federazione, David Cockroft - ha invitato le compagnie che hanno rispetto della comunità internazionale di troncare i loro rapporti con la bandiera liberiana, visto che è stata messo recentemente in evidenza il collegamento tra gli introiti versati e le atrocità commesse in Sierra Leone».
La richiesta avanzata dall'ITF - ha detto Cockroft rivolgendosi agli armatori - non è motivata dal fatto «che la Liberia sia una bandiera di comodo o su come LISCR abbia gestito la sua attività. E' basata su ciò che significa realmente battere la bandiera di una nazione sulla vostra nave. E' una scelta tra il bene e il male».
Sotto accusa c'è anche il registro navale di São Tomé e Príncipe. «Abbiamo sorvegliato attentamente São Tomé e Príncipe nell'ultimo anno», ha spiegato Steve Cotton, segretario dello Special Seafares' Department dell'ITF. «Sono dispiaciuto di dover dire che la continua crescita del numero delle navi iscritte, in soli cinque anni, è incompatibile con il suo status di legittima bandiera nazionale». ITF ha quindi declassato São Tomé e Príncipe a bandiera di comodo. Saremo felici - ha detto Cotton - di incontrare i rappresentanti di quel Paese, per discutere di come possano tornare ad essere un vero registro nazionale.
ITF ha ricordato che nel 1997 erano iscritte nel registro navale di São Tomé e Príncipe solo cinque navi. Nell'anno seguente il numero è salito a 10, poi a 23 nel 1999, a 72 nel 2000, ed è arrivato oggi a 96 unità. Attualmente São Tomé and Príncipe è classificata al terzultimo posto nella graduatoria Very High Risk del Paris MOU.
L'attenzione dell'ITF sarà inoltre focalizzata dal 30 luglio al 3 agosto prossimi sulle discriminazioni salariali che riguardano i marittimi imbarcati sulle navi che operano nel Mar d'Irlanda. Accanto ai marittimi britannici, e spesso al lavoro a metà paga - ha osservato l'ITF - ci sono marittimi europei provenienti da Spagna, Portogallo e Polonia, così come equipaggi provenienti dalle Filippine. Le associazioni sindacali britanniche e irlandesi hanno sottolineato questa disparità e si stanno adoperando affinché siano assicurate condizioni salariali uniformi. |
|