Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
18:15 GMT+1
Il mercato cinese rappresenta un'opportunità di sviluppo per l'attività del porto di Vancouver
Il porto canadese deve però far fronte all'agguerrita concorrenza degli scali statunitensi, avvantaggiati da un differente sistema fiscale
13 dicembre 2001
Presentando nei giorni scorsi l'attività del porto di Vancouver di fronte al Vancouver Board of Trade, il presidente e chief executive officer della Vancouver Port Authority (VPA), comandante Gordon Houston, ha parlato del mutamento che sta interessando le economie asiatiche, che avrà riflessi considerevoli sull'attività dello scalo portuale canadese. Nel corso del recente World Economic Forum - ha detto Houston - è stato messo in evidenza con grande preoccupazione il futuro a cui vanno incontro le economie asiatiche. La Cina sarà l'unica economia nel Far East a registrare il prossimo anno un tasso di crescita positivo, probabilmente attorno al 4%. Il mercato cinese tradizionalmente richiede investimenti esteri annui per 50-60 miliardi di dollari. «Il Giappone, il principale partner commerciale del porto di Vancouver - ha ricordato - investe annualmente circa 40 miliardi di dollari in Cina. Ma questo non accadrà nel 2002. Gli investitori esteri sceglieranno la Cina quale unica nazione in grado di offrire un ritorno accettabile, a scapito di Filippine, Malaysia, Indonesia, ecc. Ciò avrà un significativo impatto sul capital spending della VPA nello stesso periodo».
«La Cina - ha detto Houston - sta tornando ad alloggi costruiti con il legname e non alle strutture in cemento che hanno prevalso negli ultimi cinquant'anni. Tuttavia, visto che la politica nazionale proibisce il taglio degli alberi, questo legname deve essere importato, e il Canada e i terminal del porto di Vancouver sono ben posizionati per rifornire quel mercato. Quando sono stato in Cina ho fatto domande sull'inizio della costruzione di nuove abitazioni; la risposta è stata che quest'anno sono risultate in calo del 4%, con l'avvio di 16 milioni di cantieri. Signore e signori, questo numero di nuove case in costruzione in un anno è superiore a quello del totale delle case del Canada».
Houston ha ricordato che il porto di Vancouver genera 62.000 posti di lavoro tra diretti, indiretti e indotti, che il contributo dello scalo al monte paghe canadesi è di 1,3 miliardi di dollari all'anno e che il porto versa circa 620 milioni di dollari in imposte alle varie autorità governative. Il porto muove merci per un valore annuo di 29 miliardi di dollari, pari a circa 100 milioni di dollari al giorno.
Il presidente della VPA ha però ammonito circa la possibile perdita di questi benefici: «senza alcuni cambiamenti - ha spiegato - questo centro marittimo perderà business a favore dei porti di Seattle e Tacoma. L'esperienza insegna che, una volta persi, ci vogliono anche dieci anni per ricatturare i business. Alla base di questo cambiamento necessario per mantenere la competitività c'è il tema fondamentale delle differenze nelle strutture delle imposte. La VPA e i suoi locatari pagano circa 56 milioni di dollari in tasse alle amministrazioni locali. Il porto di Seattle invece è un'autorità che incamera imposte e tassa i residenti e tutte le famiglie. Ciò frutta circa 50 milioni di dollari canadesi. Soldi che il porto di Seattle può utilizzare per finanziare le infrastrutture. Loro hanno anche la possibilità di accedere ai fondi federali e statali per ottenere ulteriori benefits di trasporto fuori dalle loro aree portuali. Nel 1999 il governo federale statunitense ha elargito 218 miliardi di dollari per le infrastrutture di trasporto, riconoscendo chiaramente l'importanza di questa industria. Il nostro governo canadese sta attualmente lavorando ad un progetto sul trasporto programmato per aiutare a concepire la futura strategia. Siamo molto ansiosi di vedere gli esiti di questo lavoro visto che il risultato è fondamentale per la creazione dei nostri piani di crescita a lungo termine».
Rimane però - secondo Houston - la differenza sostanziale determinata dal diverso tipo di imposizione fiscale a cui sono soggetti i porti statunitensi. «Negli Stati Uniti, a Seattle per l'esattezza - ha spiegato - le tasse dovute per un terminal sono pari al 12,84% della tariffa di concessione. Qui raggiungono dal 100% al 300% della rata di concessione».
- Via Raffaele Paolucci 17r/19r - 16129 Genova - ITALIA
tel.: 010.2462122, fax: 010.2516768, e-mail
Partita iva: 03532950106
Registrazione Stampa 33/96 Tribunale di Genova
Direttore responsabile Bruno Bellio Vietata la riproduzione, anche parziale, senza l'esplicito consenso dell'editore