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Domani a Palazzo Chigi vertice sul futuro dell'area siderurgico-portuale di Cornigliano
L'Autorità Portuale di Genova esprime il suo forte dissenso sull'azione del governo, che ha deciso di sdemanializzare l'area e di assegnarla ad una società formata dagli enti locali
19 dicembre 2001
C'è un buco nero al centro del porto di Genova. Un'area che, pur dotata di banchine, non è riportata sulle recenti mappe portuali, quasi non facesse parte del porto. Ogni calata, ogni piazzale ha il suo colore, la sua funzione. Questa no. E' la sede dello stabilimento siderurgico Ilva di Cornigliano, al centro dell'accesa discussione parlamentare di ieri che ha condotto in serata all'approvazione di un emendamento alla nuova legge finanziaria che prevede la sdemanializzazione di queste aree, che saranno assegnate alla Regione Liguria (contro un indennizzo di 2,6 milioni di euro), e la costituzione di una società formata dagli enti locali (Regione, Provincia e Comune) che sarà interlocutrice nei rapporti con l'azienda siderurgica del gruppo Riva.
Nel corso delle ore il testo dell'emendamento è stato stravolto. Nato e presentato nella mattinata per assegnare l'area alla sola Regione, con un atto che l'opposizione ha definito illegittimo e la cui procedura ha sollevato critiche nella stessa maggioranza, è stato infine riformulato e approvato con 288 voti favorevoli e 203 contrari.
Commentando ieri l'esito del voto, il deputato di Rifondazione comunista Graziella Mascia ha detto che a Genova «si sono determinati tanti momenti di tensione e non credo si concluderanno per le ragioni per cui noi, in dieci minuti, abbiamo esaurito una vicenda che doveva essere risolta molto tempo fa e che dura da anni». Già: anni. Anni nei quali si è cercato di rispondere al quesito se una presenza industriale così rilevante e inquinante potesse ancora convivere con un popoloso quartiere, al centro della città. Le valutazioni sugli effetti delle lavorazioni siderurgiche a caldo sulla salute dei cittadini hanno risposto di no. Anni nel corso dei quali lo stesso porto ha iniziato a chiedersi se non risultasse più produttivo destinare tali aree ad altre attività. L'esigenza di garantire l'occupazione dei lavoratori dell'impianto in primis e le strategie industriali della città hanno invece portato alla firma di un accordo di programma che avrebbe dovuto consentire all'azienda di proseguire il lavoro con il solo ciclo industriale a freddo. Accordo che è stato ratificato anche dal porto di Genova (inforMARE del 29 luglio 1999). Ma l'accordo non ha tuttora portato ad un mutamento della situazione.
Il milione e 400mila metri quadrati che costituiscono l'area siderurgica - nonostante quello che indicano le mappe portuali - fanno però parte del porto, anche se l'eventuale esito positivo dell'accordo di programma ne avrebbe destinato solo 300mila alla creazione di un distripark a sostegno delle attività dei moli di Sampierdarena. E l'Autorità Portuale di Genova si è sentita scavalcata dal provvedimento approvato ieri. Questo pomeriggio il presidente dell'ente portuale, Giuliano Gallanti, ha convocato una conferenza stampa per illustrare la valutazione dell'authority sul contenuto dell'emendamento, in vista di un incontro che è stato fissato per domani sera a Palazzo Chigi, dove converranno i rappresentanti degli enti locali.
Ad un primo esame il documento - ha detto Gallanti - «desta fortissime preoccupazioni. Un milione e 400mila metri quadrati sottratti al demanio marittimo costituiscono un caso unico in Italia, ma anche in Europa». Il presidente dell'ente portuale ha in particolare criticato la bocciatura avvenuta ieri del primo subemendamento presentato dall'opposizione, che prevedeva rimanessero al demanio marittimo non solo le aree di banchina (che presentano una profondità dalla linea di banchina di circa sei metri), come previsto dall'emendamento, ma anche gli spazi portuali collaterali, cioè «il famoso distripark - ha spiegato Gallanti - che costituisce parte imprescindibile per il porto di Sampierdarena».
Con l'emendamento il milione e 400mila metri quadrati passeranno invece al patrimonio regionale, che per gestirli formerà una società con gli enti locali, «dove non c'è l'Autorità Portuale», ha precisato Gallanti, sottolineando però che un'eventuale inclusione di Palazzo San Giorgio nella società non sarebbe stata accettata, perché in posizione minoritaria e perché «la società ha altri scopi».
Gallanti ha espresso sconcerto per l'operazione, che «toglie l'area al demanio marittimo per darla ad una società che poi la ridarà per usi portuali». Questa situazione - ha ammonito - potrebbe essere ricreata in qualsiasi porto.
In termini economici la sdemanializzazione comporterà per l'Autorità Portuale una perdita di 220 miliardi di lire derivante principalmente dalla mancata riscossione dei canoni di concessione delle aree di Cornigliano e stimata su un arco temporale intermedio tra oggi e una data intermedia tra il 2024, quando terminerà la concessione al gruppo Riva, e il 2050, anno di scadenza di un'eventuale proroga della concessione. A questa somma si aggiungerà la perdita dei 195 miliardi di lire assegnati al porto di Genova dalla legge 426. Senza questi soldi - ha detto Gallanti - non verrà realizzato ad esempio l'autoparco a servizio dell'area portuale di Sampierdarena.
A Genova - ha accusato Gallanti - si tolgono spazi, mentre gli altri porti europei programmano consistenti ampliamenti: «Anversa disporrà nel 2005 di 2,5 milioni di metri quadrati, Rotterdam di 10 milioni di metri quadrati e Le Havre di 1,4 milioni di metri quadrati, mentre noi ci troveremo con 400mila metri quadrati in meno».
Secondo Gallanti al centro dell'intera vicenda c'è il forno elettrico che, entrato a forza nell'accordo di programma, consentirebbe a Riva di chiudere la produzione a caldo e di reimpiegare 1.100 dipendenti. Su questa questione il parere della VIA (valutazione d'impatto ambientale, ndr.) si avrà a giorni - ha ricordato - e sarebbe stato opportuno attendere. «A questo punto invece l'accordo di programma non esiste più, mentre con il VIA si sarebbe applicato tout court».
Domani intanto è stato convocata una riunione del Comitato Portuale per fare il punto della nuova situazione prima dell'incontro con il governo, nel corso del quale Palazzo San Giorgio esprimerà il suo forte dissenso sull'azione dell'esecutivo.
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