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Diminuisce la quota di mercato crocieristico del Mediterraneo
La Cruise Lines International Association prevede che scenderà dal 12,7% del 2001 al 10% nel 2002
13 marzo 2002
Dalla manifestazione clou dell'industria crocieristica mondiale, il Seatrade di Miami, stanno giungendo voci confortanti sulle prospettive di crescita del settore. Dopo il forte impatto negativo dei tragici eventi dello scorso 11 settembre negli Stati Uniti, nelle successive settimane ci sono stati segnali concreti di ripresa. Ma non in tutte le aree geografiche.
Il recupero della piena attività e l'incremento del numero dei passeggeri - secondo i rappresentanti delle principali compagnie crocieristiche mondiali convenuti in questi giorni in Florida - è stato più rapido del previsto. L'11 settembre ha comunque colpito duramente l'industria crocieristica, provocando l'avvio della procedura fallimentare per le compagnie American Classic Voyages e Renaissance Cruises, ma anche costringendo le principali società a variare i loro programmi, modificando gli itinerari e abbassando i prezzi, e a rivedere i loro piani di ampliamento delle flotte. In particolare la Cruise Lines International Association (CLIA) ha rilevato come le compagnie di navigazione stiano cercando di individuare nuovi itinerari crocieristici dove impiegare le navi di nuova costruzione. Il CLIA ha specificato che continuano ad essere predominanti gli itinerari nelle principali regioni crocieristiche mondiali, tra cui i Caraibi, il Mediterraneo, l'Alaska e l'Europa. Delle quattro aree in testa alla classifica mondiale del traffico crocieristico, i Caraibi, l'Europa e l'Alaska hanno accresciuto la loro quota di mercato - ha precisato l'associazione - mentre il Mediterraneo (in particolare il bacino orientale) ha registrato una diminuzione. Secondo le proiezioni del CLIA, nel 2002 i Caraibi e le Bahamas otterranno il 46,6% del mercato crocieristico mondiale, contro il 44,5% nel 2001, mentre l'Europa si attesterà a circa l'11% del mercato, contro l'8% nell'anno precedente. Quest'anno l'Alaska rappresenterà il 7,95% del mercato, contro il 7,89% nel 2001. Oltre il 10% del mercato sarà appannaggio del Mediterraneo, contro il 12,7% del 2001. Il Mediterraneo sarà così retrocesso da seconda destinazione crocieristica mondiale nel 2001 al terzo posto nel 2002. A Miami è stato dichiarato un cauto ottimismo anche per l'evoluzione del mercato in questa regione. Ad esempio Mike Ronan della Royal Caribbean ha affermato che la compagnia statunitense sta valutando la possibilità di un consistente ritorno nel Mediterraneo, anche se ritiene ancora prematuro effettuare itinerari nel bacino orientale.
Complessivamente il mercato mondiale registrerà comunque una discreta crescita. Il presidente del CLIA, Mark S. Conroy, che è presidente e CEO della Radisson Seven Seas Cruises, ha detto che quest'anno ci sarà un incremento del 7,75% dell'attività crocieristica, con un totale di 7,5 milioni di passeggeri. Nel corso del 2002 entreranno inoltre in esercizio 15 nuove navi, per complessivi 19.704 posti letto, contro i circa 7.400 persi con il fallimento della American Classic e della Renaissance.
A Miami intanto non si è riaccesa - come tutti attendevano - la battaglia per il predominio della scena mondiale combattuta da Carnival e Royal Caribbean per la fusione con la P&O Princess Cruises. I rappresentanti dei tre gruppi crocieristici hanno preferito non soffermarsi eccessivamente sull'argomento, in attesa dei pronunciamenti sugli accordi di fusione da parte delle autorità competenti.
Nel corso della manifestazione la compagnia Silversea Cruises ha annunciato che sceglierà Singapore quale base per le sue crociere in Asia e nell'Oceania nel 2003, mentre la britannica Passenger Shipping Association ha reso noti i dati del traffico crocieristico dello scorso anno: nel 2001 i crocieristi britannici sono stati 781.782, con un incremento del 3,5% sull'anno precedente; il dato è stato influenzato negativamente dal rilevante calo riscontrato nel Mediterraneo orientale, dove il numero dei crocieristi in partenza da Cipro è sceso da 101.856 nel 2000 a 64.413 nel 2001.
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