Il progetto industriale 2005-2008 che Alitalia ha presentato ieri sera ai sindacati prevede la riduzione di 5.000 posti di lavoro. I tagli previsti dalla compagnia aerea riguardano 450 piloti, 1.050 assistenti di vo9lo, 70 addetti a terra, 1.440 addetti alla manutenzione, 900 addetti Ground Operations, 360 operatori del settore Marketing, Sales & Distribution, 610 addetti del settore Corporate e Information Technology e 120 addetti del personale di terra Cargo. Con questi tagli Alitalia intende ridurre il costo del lavoro nel periodo 2005-2006 effettuando risparmi per 315 milioni di euro.
Il progetto della compagnia prevede una prima fase di risanamento nel periodo 2005-2006, con un ritorno al pareggio di bilancio nel 2006, ed una seconda fase di rilancio nel periodo 2007-2008. L'impatto delle azioni di risanamento - ha spiegato Alitalia - sarà di 830 milioni di euro per arrivare a 1.027 milioni di euro nel 2008.
Le previsioni del vettore aereo indicano per il 2006 un incremento del 13% delle tonnellate chilometro offerte (tko), una crescita di 2,2 punti percentuali del load factor e, rispetto al 2003, un aumento del 13% dei ricavi.
Nella seconda fase (2007-2008), Alitalia intende concentrare le azioni su network, flotta, brand/prodotto, distribuzione e vendite. Lo sviluppo della flotta prevede l'ingresso di sette nuovi aeromobili di lungo raggio per un totale di 34 nel 2008 e l'ingresso di 12 nuovi aerei di medio raggio per un totale di 162 sempre nel 2008. I principali indicatori della fase di rilancio - ha precisato la compagnia - mostrano dal 2007 al 2008: tko +13%, load factor +1 punto percentuale ed una stabile situazione di redditività.
Inoltre il progetto di assetto industriale di Alitalia prevede l'articolazione del gruppo in due entità, una focalizzata sulle attività di trasporto aereo (AZ-Fly) e l'altra sull'attività di servizi al trasporto aereo (AZ-Service). Ad AZ-Fly - ha spiegato la compagnia italiana - verranno attribuite attività che attualmente impiegano 11.700 unità, ad AZ-Service 9.000 unità.
La prima reazione dei sindacati è stata negativa e le richieste dell'azienda sul fronte occupazionale sono state dichiarate inaccettabili.