La Provincia, il Comune, la Camera di Commercio e l'Autorità Portuale di Ravenna chiedono «un radicale cambiamento dell'impostazione del decreto "competitività" per evitare che vengano pesantemente pregiudicate le attività dello scalo ravennate e dell'intera portualità italiana».
In un comunicato congiunto i quattro enti osservano come «nonostante i ministeri competenti avessero più volte garantito che nel maxiemendamento al decreto legge cosiddetto "sulla competitività" sarebbero state contenute le modifiche che avrebbero permesso - alla quasi totalità dei porti italiani toccati dalle prescrizioni della Legge Finanziaria - di superarne alcune pesanti limitazioni, ad oggi pare che non sia così».
«Ciò significa - rilevano Provincia, Comune, Camera di Commercio e Autorità Portuale - che dopo un primo bilancio previsionale approvato dal Comitato Portuale nell'ottobre 2004 e redatto tenendo conto delle opere finanziate da decreti ministeriali registrati dalla Corte dei Conti, e un secondo bilancio previsionale approvato dal Comitato Portuale nel marzo 2005 e riformulato sulla base di precise indicazioni rivolte a tutte le Autorità Portuali dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e sul quale non è stato raggiunto il concerto tra ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e ministero dell'Economia e delle Finanze, sarà quindi il terzo bilancio, approvato dal Comitato Portuale alla fine di aprile quello cui sarà obbligata ad attenersi l'Autorità Portuale di Ravenna per il prossimo triennio». «L'Autorità Portuale, in ottemperanza alle prescrizioni della Legge Finanziaria che prende a riferimento le cifre dell'anno 2003 maggiorate del 4,5% - ricordano - ha dovuto prevedere in bilancio importi pari a 7,1 milioni di euro per la voce "investimenti" e 14 milioni di euro per il capitolo relativo alla "cassa", a fronte dei 143 milioni di euro di impegni già assunti in conseguenza di decreti ministeriali e registrazioni della Corte dei Conti e degli ulteriori 92 milioni di euro previsti nel 2005 per nuovi investimenti». «Ciò significa - sottolineano i quattro enti - che, in una fase in cui il porto di Ravenna in tutte le sue componenti - dopo anni nei quali il livello di investimenti, contrariamente ad altri porti, era stato contenuto - aveva sviluppato nuove iniziative e progettualità si vede negata la possibilità di realizzare opere strutturalmente fondamentali, da lungo attese e, ripetiamo, già finanziate (approfondimento dei fondali a -11,50; studio per l'approfondimento a -14,50; realizzazione di nuove banchine ed adeguamento delle esistenti banchine operative; realizzazione dell'area per l'autotrasporto; interventi legati alla security; realizzazione di un porto crociere, potenziamento del traffico traghetti; interventi di miglioramento dell'illuminazione al fine di equiparare la navigabilità notturna a quella diurna; riqualificazione ambientale della Piallassa del Piombone; investimenti relativi alla logistica, alla viabilità ed allo sviluppo dei trasporti in ambito portuale sia su gomma che su ferro)».
«Questo pressoché totale blocco degli investimenti, nonché dei lavori in corso - concludono Provincia, Comune, Camera di Commercio e Autorità Portuale - è destinato, se non rimosso, a pregiudicare il futuro adeguamento del porto, il suo sviluppo infrastrutturale ed il suo conseguente livello di competitività con un grave danno all'economia non solo locale ma dell'intera Regione e, per il proprio posizionamento, anche a livello nazionale».