"Bologna: idee per un progetto" e Italian Distribution Council hanno organizzato per il prossimo 13 maggio una discussione sul documento "Logistica: mobilità delle persone e delle merci - il futuro a Bologna ed in Emilia Romagna" che si svolgerà presso la Sala della Cooperazione (via Mentana 2) a Bologna. L'incontro, presieduto da Guido Fanti, sarà introdotto da Pierluigi Cervellati, Alessandro Ricci, Fabrizio Matteucci e Giancarlo Tesini.
LOGISTICA E MOBILITA' DELLE PERSONE E DELLE MERCI A BOLOGNA E NELLA REGIONE
Razionalizzare ed innovare la logistica nella nostra regione è condizione indispensabile per essere competitivi nelle nuove relazioni internazionali.
Il territorio regionale è collocato in una posizione strategica per la mobilità delle merci: il 35% della movimentazione pesante dell'intero paese e il 16% delle merci prodotte dall'industria Europea filtra attraverso il nostro territorio. Siamo nodo centrale di 2 corridoi chiave in Europa, il corridoio 1 (Berlino ' Palermo) e il corridoio Adriatico; possiamo facilmente connettere con il corridoio 5 (Lisbona - Kiev). Bologna è uno dei cinque nodi ferroviari strategici della nuova Europa.
La domanda di mobilità delle merci è in costante aumento e l'Unione Europea stima che nel 2010 avremo un incremento del 50% rispetto al 1999, del 75% al 2015. In Europa ed in Italia il trasporto delle merci cresce in misura maggiore rispetto al PIL.
Purtroppo da anni in Europa ed in Italia la quota di merci che viaggia su ferrovia è ferma al 10% con tutte le conseguenze sulla congestione delle nostre strade ed autostrade e con gli effetti sull'inquinamento ben noti.
Il bacino del Mediterraneo sta aumentando la sua funzione strategica nell'ambito delle relazioni fra Europa - Medio Oriente- Paesi Asiatici, in relazione all'enorme dinamismo economico che si sta determinando in quei paesi.
Anche i porti italiani hanno sperimentato una trasformazione funzionale, inserendosi nelle reti del traffico ad alto valore aggiunto quale quello containerizzato. Una trasformazione dettata dalle logiche e dai ritmi della globalizzazione, rispetto alla quale i porti sono chiamati a partecipare alle reti internazionali del trasporto svolgendo funzioni di redistribuzione. Sono queste funzioni a caratterizzarli come nodi e a costituire la loro ragion d'essere nei flussi di traffico del trasporto internazionale.
La crescita del Mediterraneo, peraltro, risponde alla riorganizzazione di questi flussi. I traffici generati dal Pacifico occidentale, sia verso est (Nord America) sia verso ovest (Europa) a partire degli Anni Novanta hanno palesato tassi di crescita notevoli. Corea del Sud, Taiwan, Singapore, Honk Kong e Cina hanno di fatto reso questo scacchiere marittimo di nuovo centrale nella geografia dei flussi.
Ciò produce un aumento ulteriore di domanda di mobilità delle merci e delle persone e impone nuove strategie ai porti italiani per intercettare una parte consistente del traffico che oggi fa rotta direttamente su Rotterdam e sui grandi porti del nord. Ma ciò all'interno di una strategia che valorizzi anche la funzione degli interporti e che rafforzi il ruolo che la ferrovia può rappresentare lungo le direttrici di collegamento con la Francia, la Svizzera, la Germania, l'Austria, e tutto il nord e l'est dell'Europa.
Queste direttrici interessano quasi tutte la nostra regione e possono essere una straordinaria opportunità di crescita economica, se sapremo introdurre le necessarie innovazioni. A partire dalla realizzazione delle infrastrutture previste dall'intesa con il governo del dicembre 2003, dallo spostamento di quote importanti di traffico dalla gomma al ferro e all'acqua, da una diversa organizzazione del trasporto delle merci, da una maggiore efficienza del trasporto collettivo.
Per l'Emilia - Romagna è l'occasione per una nuova sfida che potrà essere vinta se sapremo condurre a "sistema" le eccellenze che già oggi esistono a partire dal porto di Ravenna, dall'Interporto di Bologna, di Parma e dalle piattaforme logistiche che operano sul territorio regionale.
Importante è l'aspetto dei collegamenti locali, quantitativamente molto rilevante per il trasporto delle merci su tratte brevi e medie. Nell'arco della prossima legislatura con l'inizio dell'esercizio delle prime tratte dell'Alta Capacità ferroviaria, avremo in Emilia Romagna il raddoppio delle tracce attuali sia sulla Bologna- Milano che sulla Bologna- Verona.
Questo consentirà finalmente una vera realizzazione, qualificazione e cadenzamento del trasporto ferroviario regionale ,offrendo alternative valide all'uso del mezzo privato ed avremo una rete più sicura e maggiori opportunità per il trasporto merci su ferro.
Ma questi scenari, ormai a portata di mano grazie al lavoro di questi anni, non sono scontati e possono essere vanificati se non si mette in campo una vera riforma del sistema ferroviario con investimenti sul materiale rotabile e garanzie di risorse per l'esercizio e per i servizi collegati..
Occorre rafforzare le attuali competenze regionali in termini di programmazione, progettazione e controllo dei servizi ferroviari regionali, all'interno del Piano Straordinario Nazionale di rilancio del sistema del ferro.
Il trasporto delle merci su ferro è fermo da anni in Emilia Romagna a 11 milioni di tonnellate nonostante il crescente aumento della domanda di trasporto. Per modificare questa situazione occorrono interventi di supporto al fine di abbattere il differenziale di costo rispetto al tutto strada. Possibili interventi, nel rispetto delle leggi vigenti, possono essere rappresentati da contributi per l'acquisto di materiale rotabile (locomotori di manovra, gru per container, carri ferroviari intermodali) o per azioni di avvio di relazioni intermodali ( autostrada viaggiante verso il nord-est, per l'attraversamento dell'Appennino, nuovi collegamenti regionali fra
Bologna 'Imola - Ravenna - Ferrara e collegamenti infraregionali fra Bologna - Parma - La Spezia - Livorno ' Prato.
La principale azienda regionale ferroviaria FER, rappresenta una straordinaria opportunità per lo sviluppo dell'intermodalità nelle tratte a medio raggio come quelle che interessano la Regione Emilia Romagna
Ciò sarà possibile se Fer assieme alle altre aziende ferroviarie della nostra Regione, saprà superare la piccola dimensione locale e trovare l'equilibrio in una grande società regionale in grado di relazionarsi sia con le aziende nazionali che con altre aziende regionali, costruendo un sistema di alleanze che non ci faccia diventare terra di conquista dei competitori europei.
E' opportuno siano soci di questa grande società regionale tutti i principali soggetti che operano nell'intermodalità e nella multimodalità a partire dal porto di Ravenna, dall'Interporto di Bologna, dall'Interporto di Parma.
Dovremo realizzare quanto previsto dalla nostra Legge Regionale, in termini di separazione fra proprietà e gestione della rete da una parte e gestione dei servizi ferroviari per le persone e le merci dall'altra.
L'attenzione politica e programmatica che la Regione ha manifestato nel corso degli anni per il porto di Ravenna ha consentito di realizzare alcuni risultati di notevole importanza sia per concrete scelte operative verso la portualità ravennate, sia per il suo riconoscimento di ruolo e posizionamento.
Il consolidamento della presenza della Regione nella compagine azionaria consente alla SAPIR di svolgere un ruolo più incisivo come uno dei protagonisti delle attività portuali e di fare sì che le scelte relative al governo dello sviluppo del porto avvengano con una grande attenzione agli obiettivi strategici . La sottoscrizione dell'accordo- quadro tra Stato e Regione sulle infrastrutture riconosce pienamente al porto di Ravenna un ruolo di rilievo nazionale, ne valorizza la funzione anche oltre l'ambito regionale, individua le infrastrutture necessarie al suo pieno sviluppo, ne configura la natura di piattaforma logistica regionale e di grande sbocco dell'economia regionale verso il Mediterraneo e l'Oriente. Occorre concretizzare i contenuti dell'accordo, impegnando il governo a reperire le risorse finanziarie necessarie.
E in effetti il porto di Ravenna è uno dei principali scali italiani per i volumi di traffico movimentati ed uno dei più dinamici in termini di tassi annui di crescita. Con riferimento ai Balcani, il porto di Ravenna rappresenta il naturale gateway adriatico per una proiezione settentrionale che faccia riferimento al mercato bosniaco. L'interscambio commerciale con la Bosnia è infatti in netta crescita (+25% tra il 1996 e il 2003). La localizzazione geografica delle province italiane che contribuiscono maggiormente ha come baricentro il porto di Ravenna: il 68% degli scambi in valore tra Italia e Bosnia è effettuato da province che distano da esso al massimo 250 Km e la quota passa al 94% se si allarga il raggio a 350 Km dal porto.
Le Autostrade del Mare costituiscono una eccezionale opportunità per il porto di Ravenna e per l'economia regionale. Il governo regionale deve porsi in modo attivo e propositivo,assumendo la funzione di interlocutore autorevole dei soggetti che si stanno muovendo a livello nazionale e supportando l'Autorità Portuale sia a livello politico-istituzionale nel confronto con le scelte di programmazione e di finanziamento in questo settore, sia a livello legislativo, studiando la possibilità di strumenti di supporto allo start up di esperienze, compatibili con le norme comunitarie.
L'azione dell'Istituto Regionale per i Trasporti e la Logistica, recentemente costituito, può accelerare i processi di innovazione e di collaborazione necessari per rendere competitivo il sistema regionale.
Occorre riconoscere il ruolo importante che svolgono gli Interporti, a partire da quello di Bologna per promuovere modalità di trasporto in grado di consentire alle imprese di essere competitive in un mercato globalizzato e al tempo stesso di ridurre la congestione delle nostre strade con effetti positivi sulla qualità dell'aria.
Per rendere più incisiva la politica regionale verso i temi dell'intermodalità e della logistica va valutata la possibilità di costituire una grande Agenzia regionale che consenta di mettere in relazione il porto di Ravenna, l'Interporto di Bologna, di Parma, con tutti i distretti industriali del paese e con tutti i terminal ferroviari in Italia ed in Europa.
Questa Agenzia, il cui perno saranno l'autorità portuale, gli interporti regionali , la Fer, dovrà veder coinvolti tutti i principali nodi logistici regionali e deve essere condivisa con il mondo confindustriale e a quello camerale, ripercorrendo così l'esperienza positiva messa in atto dalla Regione Campania, che ha promosso la costituzione di Logica, cioè l'Agenzia Regionale della Logistica nata con la seguente mission:
- Promuovere il sistema delle merci regionale, non dei singoli nodi infrastrutturali, ma complessivamente
- Porre in essere attività di marketing territoriale per l'insediamento di operatori logistici e di trasporto internazionali in regione
- Fornire assistenza alle imprese regionali nelle loro strategie commerciali all'estero
- Fornire assistenza alle imprese internazionali di logistica nelle loro attività di investimento in Emilia-Romagna
- Divulgare le best practices organizzative e le innovazioni tecnologiche nella logistica e nei trasporti
Ciò permetterà di evitare inutili microcampanilismi.
Ad esempio, la gestione dei quattro scali aeroportuali non deve scadere in un localismo minimalista ma deve avere l'ambizione di fare sistema. Tale problema, se da una parte non ha impedito un complessivo aumento dei traffici e dei passeggeri e un parziale ammodernamento degli scali, dall'altro costituisce un freno ad ulteriori sviluppi, una difficoltà oggettiva nella competizione nazionale ed internazionale e una debolezza nei rapporti con le compagnie stesse
Non è quindi più eludibile la messa a sistema dei quattro scali regionali tenendo conto delle specificità e delle vocazioni consolidate, ma realizzando una vera e strutturata convergenza di strategie, servizi, attività commerciali, con il coinvolgimento di tutti i soci, pubblici e privati. Una possibile e rapida soluzione può essere la creazione di una holding aeroportuale regionale fra le quattro attuali società di gestione di Parma-Bologna-Forlì-Rimini, con la partecipazione diretta anche della Regione, in modo da rendere efficace e vincolante una strategia di sistema che agisca nel mercato internazionale mentre risponde alla crescente domanda delle nostre comunità.
Particolare attenzione va prestata alla sicurezza stradale con misure di educazione, formazione e controllo, coniugando scorrevolezza e moderazione della velocità nei tracciati stradali. L'esperienza, unica in Italia, dell'Osservatorio sulla sicurezza ed educazione stradale, con la rete di relazioni con Enti Locali, Scuole,Università, Associazioni di Volontariato, può consentirci un ulteriore salto culturale e progettuale anche per diffondere una educazione alla mobilità in grado di incidere nei comportamenti individuali quotidiani.
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