Assoporti (Associazione Porti Italiani) ha chiesto formalmente al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Pietro Lunardi, di sottoporre al premier Berlusconi e al Consiglio dei ministri la questione dell'interpretazione di alcune norme della legge finanziaria 2005, che ha determinato il blocco di investimenti infrastrutturali nei porti. L'associazione delle Autorità Portuali italiane ha sottolineato oggi come la «formalistica e rigida interpretazione» delle norme della legge abbia «effetti dirompenti sullo sviluppo della portualità italiana».
«Infatti - precisa Assoporti in una nota - il ministero dell'Economia, già più volte investito della questione e nonostante il contrario avviso del ministro Lunardi, continua a sostenere che il tetto del 4,5% all'incremento delle spese "proprie" delle Autorità Portuali rispetto all'esercizio 2003 deve essere riferito anche agli investimenti infrastrutturali: ciò impedisce alle stesse Autorità Portuali di realizzare i loro programmi di sviluppo, con risorse già ad esse attribuite in forza di preesistenti leggi, quindi senza alcun onere aggiuntivo per il bilancio dello Stato. Si raggiunge anzi il paradosso per cui mutui già accesi e per i quali lo Stato sostiene gli oneri finanziari non possono essere concretamente utilizzati».
«Permanendo questa situazione - sostiene l'associazione - si impedisce di avviare o continuare interventi di potenziamento infrastrutturale degli scali marittimi, i quali garantiscono un supporto vitale all'economia del sistema-Paese, ed inoltre si compromette gravemente la loro capacità di reggere le sfide della concorrenza rispetto alla portualità mediterranea e nord-europea, proprio nel momento in cui la crescita dei traffici marittimi internazionali e l'utilizzo di naviglio di sempre maggiore stazza richiedono rilevanti investimenti infrastrutturali».
«In diversi casi, inoltre - rileva Assoporti - il contenimento della spesa entro il tetto menzionato, impedirà a molte Autorità Portuali di adottare misure finalizzate a migliorare la security dei porti così come espressamente previsto in convenzioni internazionali, cui l'Italia aderisce, nonché in norme comunitarie immediatamente operanti nel nostro ordinamento, aggiungendo così un ulteriore elemento di svantaggio a danno degli operatori italiani rispetto alla concorrenza».
«Va altresì considerato - prosegue l'associazione - che, a seguito delle restrizioni alla spesa, molte Autorità Portuali non potranno far fronte a pagamenti di parte capitale, e talora (in particolare le Autorità di più recente istituzione) anche di parte corrente, impegni questi di natura obbligatoria poiché derivanti da contratti precedentemente stipulati, o da lavori da tempo aggiudicati; è prevedibile che ne deriveranno azioni risarcitorie con conseguenti danni all'erario che non potranno certo imputarsi alla responsabilità delle Autorità Portuali, ma soltanto a chi ha voluto interpretare una norma in modo assolutamente illogico ed addirittura in contrasto con l'indirizzo politico del governo, inteso invece a privilegiare proprio gli investimenti infrastrutturali».
Assoporti, dando atto al ministro Lunardi di avere condiviso la propria posizione sull'argomento, sollecita quindi l'intervento del governo su una questione che - sottolinea - «si configura ormai come conflitto interpretativo tra due amministrazioni dello Stato».
«Qualora non intervengano in tempi brevi elementi tali da congiurare i negativi effetti che si paventano per la portualità italiana» - conclude l'associazione - il consiglio direttivo di Assoporti «valuterà azioni, riservandosi tra l'altro di adire le competenti sedi giurisdizionali ai fini di una corretta interpretazione delle norme in questione».