La chiusura del tunnel del Frejus, nel quale sabato scorso si è verificato un incendio che ha causato la morte di due persone e l'intossicazione di altre venti, costerà all'autotrasporto due milioni di euro al giorno. Oggi l'autotrasporto italiano rappresenta meno del 30% dei transiti dei Tir nel traforo, «ma - ha affermato oggi il segretario nazionale di FITA CNA, Maurizio Longo - la chiusura produrrà ugualmente effetti dirompenti: una stima al ribasso prevede per i vettori nazionali un danno giornaliero non inferiore ai due milioni di euro, con effetto a cascata su interi settori dell'economia italiana».
«L'incidente nel tunnel del Frejus e la conseguente chiusura del tunnel per almeno due mesi - ha sostenuto Longo - evidenzia un fattore ulteriore di rischio: la cambiale in bianco che lo Stato ha firmato di fatto con i grandi gestori di infrastrutture posti in condizione di massimizzare i profitti senza obbligo parallelo di effettuare investimenti adeguati a garantire effettive condizioni di sicurezza». «Un dato per tutti - ha aggiunto - i pedaggi per i transiti nel Frejus sono aumentati negli ultimi dieci anni di quasi il 200%. Di quanto la società di gestione ha incrementato gli investimenti in sicurezza?».
Il segretario nazionale di FITA CNA ha osservato come la chiusura del Frejus accentuerà il dirottamento del traffico camionistico sul tunnel del Monte Bianco e sui passi del Moncenisio e del Monginevro per i quali - ha sottolineato - dovrà essere prevista da subito l'eliminazione delle limitazioni quantitative ed orarie in vigore, pur scontando ancora le conseguenze delle limitazioni di peso che su questi due transiti insistono.
«Il tutto in un clima - ha concluso Longo - che non è azzardato prevedere di nuova, assurda, contrapposizione fra comunità locali e autotrasporto, clima esacerbato dalla cronica incomprensione delle funzioni di servizio vitali che l'autotrasporto svolge per il sistema produttivo italiano e per garantire l'approvvigionamento di beni indispensabili per il paese e per ogni comunità locale».