Gli armatori privati italiani chiedono al nuovo governo l'istituzione di una cabina di regia per la politica marittima, di un tavolo di concertazione sulla flotta pubblica e di un registro unico di immatricolazione delle navi e sollecitano il sistema bancario nazionale ad offrire nuovi strumenti finanziari volti ad ampliare gli investimenti. Le priorità dell'industria marittima italiana sono state illustrate oggi dal presidente della Confederazione Italiana Armatori (Confitarma), Nicola Coccia, nel corso dell'assemblea confederale svoltasi oggi a Roma presso l'Auditorium della Tecnica di Confindustria. Coccia ha presentato un relazione che pubblichiamo nella rubrica "
Forum dello Shipping e della Logistica".
«La prima esigenza del settore marittimo-portuale italiano - ha detto il presidente degli armatori - è la creazione di una cabina di regia per la politica marittima, capace di coordinare una task force governativa che affronti i problemi di competenza di più ministeri» e potrebbe diventare il vero motore di sviluppo per i porti, la logistica e le autostrade del mare.
Per quanto riguarda i porti, Coccia ha sottolineato l'urgenza di rimuovere il tetto di spesa per gli investimenti, individuando le priorità degli interventi all'interno dei singoli scali e definendo il ruolo strategico di quelli di transhipment, regionali o destinati alle autostrade del mare.
Il presidente di Confitarma ha nuovamente accusato la flotta pubblica di attuare una «pesante e anacronistica distorsione attuata dalla flotta pubblica». «Chiediamo, operando negli stessi mercati - ha spiegato - di avere le stesse regole. Chiediamo chiarezza sul futuro della Tirrenia, affinché le aziende armatoriali private possano calibrare i propri assetti operativi e i relativi investimenti, anche in vista dello sviluppo delle autostrade del mare. Siamo l'ultimo paese europeo ad avere una flotta pubblica. Del resto oggi appare impossibile ipotizzare l'allungamento della convenzione che lega lo Stato alla Tirrenia, sia perché l'Unione Europea non lo consentirebbe, sia perché sarebbe un controsenso rispetto alla via delle liberalizzazioni imboccata recentemente con coraggio dal governo».
Inoltre Coccia ha sottolineato l'importanza della creazione di un unico registro per le navi che fanno traffico internazionale e di cabotaggio, in modo da assicurare a tutti gli operatori un regime analogo e aumentare la flessibilità di impiego delle navi.
Il presidente della confederazione armatoriale ha evidenziato anche la necessità di un coordinamento di tutti gli attori della catena logistica: «Confitarma e Confindustria - ha ricordato - hanno già avviato una forte sinergia. Hanno rafforzato il legame tra industria marittima e sistema produttivo nazionale, convinti di essere due facce della stessa medaglia».
Coccia ha infine esortato il sistema bancario nazionale a creare un nuovo rapporto con l'industria marittima, «un'alleanza funzionale - ha precisato - che non si limiti all'erogazione di finanziamenti, ma renda disponibili servizi e professionalità specializzati e di alto standard qualitativo. È necessario che le banche italiane creino desk appositamente destinati allo shipping, investendo anche loro nella formazione. L'industria marittima internazionale si avvale di queste alleanze, che consentono la crescita e lo sviluppo in linea con l'evoluzione dei mercati». «Per favorire tutto ciò - ha aggiunto - è necessario introdurre nella legislazione italiana il tax lease scheme, come hanno già fatto Francia, Spagna e Regno Unito. Ma anche forme di incentivazione alla sottoscrizione di strumenti finanziari emessi da imprese di navigazione rivolti ai risparmiatori persone fisiche, così come la creazione di un fondo comune di investimento navale».