Feport, Assologistica e Confitarma hanno espresso oggi preoccupazione per il congelamento dell'articolo 13 del decreto dello scorso 3 ottobre che avrebbe dovuto sbloccare le operazioni di dragaggio ed escavo nei porti italiani.
Intervenendo oggi a Verona al Sitl, in occasione della consegna del premio "Il Logistico dell'Anno", il presidente di Assologistica, Nereo Paolo Marcucci ha evidenziato l'incoerenza fra la più volte dichiarata volontà del governo di favorire il rilancio della portualità italiana e il blocco dei dragaggi che di questo rilancio sono la precondizione essenziale. «È allarme al massimo livello - ha affermato Marcucci - senza dragaggi la portualità italiana rischia di morire. Chiediamo perciò l'immediata attivazione di quel tavolo di confronto sul quale esisteva un preciso impegno di tutte le parti in causa. E ciò deve avvenire subito, prima che il decreto venga convertito in legge». Marcucci ha anche segnalato come nel disegno di legge finanziaria 2007 siano contenute alcune norme favorevoli alla portualità, ma sia stato completamente ignorato il settore dei trasporti intermodali.
Da parte sua Feport, la federazione europea degli imprenditori portuali, ritiene che la situazione di stallo nella quale versa la portualità italiana sia di assoluta emergenza per l'intera Unione Europea. «In Italia - sostiene Feport - si sta perpetuando per quanto riguarda i dragaggi dei porti, un'anomalia normativa del tutto incoerente rispetto al quadro giuridico comunitario, con conseguenze economiche ormai più che evidenti».
Senza lo sblocco dei dragaggi - ha sottolineato il presidente della Confederazione Italiana Armatori (Confitarma), Nicola Coccia, «la portualità italiana rischia la definitiva marginalizzazione in Europa e nel Mediterraneo». «La flotta italiana, che nei porti nazionali ha la sua base operativa e logistica - ha aggiunto - non può non esprimere il disappunto e la fortissima preoccupazione per la mancata definizione di un quadro normativo almeno in linea con quello degli altri paesi comunitari». «Per secoli - ha concluso Coccia - i porti italiani sono stati dragati per consentire la crescita e lo sviluppo delle attività marittime e dell'economia del paese. Senza porti adeguati allo sviluppo dei traffici, non si può parlare di economia italiana e tantomeno del suo rilancio».