Convocare gli "stati generali" della portualità ligure. Un'iniziativa impegnativa. Generalmente tali appuntamenti sono farciti di enunciazioni di principio. Si parla di tutto e di nulla. Le intenzioni scorrono a profusione, ma generalmente non si va al di là dei proponimenti.
Il meeting di stamani a Palazzo San Giorgio, sede dell'Autorità Portuale di Genova, è in parte uscito da questi schemi. Il presidente e l'assessore ai Trasporti della Regione Liguria, Claudio Burlando e Luigi Merlo, hanno accennato alla legge regionale di sistema sui porti in fase di elaborazione.
Burlando ha ammesso che l'ente regionale si muove «su un terreno difficile, dove ci sono competenze europee, nazionali e regionali» e, inoltre, ha anticipato che «questa legislazione dovrà essere confrontata con tutti gli operatori e con i sindacati». Obiettivo della nuova normativa - ha spiegato - sarà quello di «introdurre elementi forti di coordinamento del sistema regionale dei porti».
Intendimento della Regione - ha annunciato - «è di verificare se esiste uno spazio legislativo sulle concessioni». La giunta dell'ente vuole poter dire la sua sulla gestione delle aree portuali, in particolare vuole ridare alla mano pubblica quello che peraltro è previsto anche dalla legge di riordino portuale n. 84 del 1994, cioè riservare spazi in porto ad operazioni di imprese non concessionarie: «a Genova - ha detto Burlando - non esiste una banchina pubblica dove poter effettuare magari attività labour intensive che però danno poco ai terminalisti».
Secondo Burlando, il sistema portuale italiano, dopo gli effetti benefici apportati dalla legge 84/94, «negli ultimi anni ha trovato un assestamento, un appagamento, soprattutto qui a Genova», ed è quindi necessario dare una nuova spinta, uno scrollone ad un sistema portuale che - ritiene il presidente della Regione Liguria - ha perso dinamismo.
«Oggi - ha confermato l'assessore Merlo - bisogna ridisegnale la 84/94; ci interessa trovare una soluzione e non trovare elementi di provocazione». L'ente auspica però che la revisione o la riformulazione della normativa nazionale garantisca alle regioni maggiore voce in capitolo, insomma vuole una legge «che dia alle Regioni la possibilità di entrare nel merito». In particolare la Regione intende «proporre al governo una legge nazionale che sancisca l'istituzione di sistemi portuali regionali e dove si sancisca il potere delle Regioni di legiferare in materia portuale».
Con il disegno di legge regionale di sistema sui porti e la logistica l'ente intende porre le basi per svolgere questo nuovo ruolo. Concretamente - ha precisato l'assessore - «prevediamo la creazione di una struttura leggera, un'agenzia regionale» nella quale saranno rappresentate «le Autorità Portuali, la Regione Liguria e gli enti locali e che dovrà predisporre il piano regionale della portualità e della logistica, un nuovo strumento che non sia la sola sommatoria dei piani regolatori portuali, ma che metta insieme pianificazione territoriale, rapporti con le amministrazioni locali, piano delle infrastrutture, piano della logistica».
Secondo il vice ministro ai Trasporti, Cesare De Piccoli, è necessario innanzitutto mettere mano ad un piano nazionale per la portualità. Anzi è indispensabile definire le linee guida di questo piano già entro la prossima primavera.
De Piccoli ha detto che la crescita del 2% della portualità italiana registrata nel 2006 (progressione analoga a quella del prodotto interno lordo nazionale) non è un dato positivo, soprattutto perché è stata una crescita «a macchia di leopardo». L'Italia - ha rilevato - soffre «dell'insufficienza del sistema logistico».
Bruno Bellio