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- Oggi a Verona, nell'ambito di un summit promosso da Federmobilità e Italia in Movimento, le cinque Regioni del Nord (Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto e Friuli Venezia Giulia) hanno presentato in anteprima i punti chiave di una proposta per sbloccare la realizzazione delle grandi opere infrastrutturali che - hanno sottolineato - rappresentano l’elemento chiave della questione settentrionale.
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- Gli assessori ai Trasporti delle cinque Regioni hanno articolato una proposta innovativa di federalismo infrastrutturale che ruota attorno alla richiesta fondamentale di maggior potere per scegliere, trovare sul mercato le risorse finanziarie e realizzare le opere strategiche che - è stato evidenziato - vengono richieste dai singoli cittadini e dalle piccole e medie imprese.
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- Il “manifesto” sulle infrastrutture, che verrà presentato quanto prima dalle Regioni del Nord, è stato illustrato dal presidente di Federmobilità, Alfredo Peri, assessore ai Trasporti dell’Emilia Romagna. I punti chiave del documento prevedono: poteri di scelta e di realizzazione delle infrastrutture; federalismo fiscale, che riguardi da subito trasporto pubblico locale e ferrovie locali, quindi dai porti si allarghi alle grandi infrastrutture; Eurovignette e fissazione di percentuali minime di prelievo mirato sui pedaggi autostradali da destinare al finanziamento di ferrovie; chiusura dell’Anas; attivazione di risorse private come Fondazioni e finanza di progetto per finanziare opere a livello regionale, facendo leva sull’«affidabilità del committente pubblico regionale».
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- Secondo Luigi Merlo, assessore ai Trasporti della Regione Liguria, che ha promosso il summit, i progetti per opere in tutto il nord evidenziano un fabbisogno finanziario pari a 100 miliardi di euro, con un costo ormai insopportabile derivante dal deficit logistico. Merlo ha citato il caso delle fusioni fra multiutilities nel nord come esempio da seguire anche nel campo dei trasporti e delle infrastrutture.
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- Per Daniele Borioli, assessore ai Trasporti del Piemonte, è essenziale un nuovo ruolo della finanza. Siamo ancora lontani - ha affermato - da un vero impegno sulle infrastrutture, anche se la Cassa Depositi Prestiti ha aperto una linea di lavoro sul project finance e la Compagnia San Paolo ha avviato importanti studi sul tema dei collegamenti fra porti e retroporti. È necessario - ha concluso - che si crei un federalismo dei poteri per costruire un sistema di governo adatto alla realizzazione. Al riguardo ha chiesto ampi poteri per lo sblocco e la costruzione del terzo valico ferroviario Genova-Milano.
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- Secondo Raffaele Cattaneo, assessore della Lombardia, la questione infrastrutture è il cuore della questione settentrionale. Ciò è dimostrato dallo squilibrio fra il Pil che vede le regioni del nord ai primi posti, e la dotazione infrastrutturale che le relega agli ultimi. Centro destra e sinistra riformista - ha detto - registrano su questi temi identiche vedute. È quindi necessario spingere ancora di più il federalismo che «articola il paese e non lo disarticola».
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- Secondo Renato Chisso (Regione Veneto) questa convergenza esiste perché è la gente e la piccola impresa che lo chiedono. Ciò anche a livello di porti. Il sistema dei porti del nord Tirreno e del nord Adriatico hanno la possibilità di uno sviluppo comune. In Veneto ci sono infrastrutture finanziate per 3,5 miliardi di euro di cui solo 430 milioni derivanti da risorse pubbliche. Inoltre in approvazione figurano 3,1 miliardi con soli 100 milioni di risorse regionali. Ma il blocco - ha denunciato Chisso - é Roma e in particolare il ministero dell’Ambiente. Queste opere devono trovare rapidamente posto nelle procedure della Legge Obiettivo.
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- Lodovico Sonego, assessore ai Trasporti della Regione Friuli Venezia Giulia, è intervenuto sul tema delle liberalizzazioni ferroviarie, accusando di eccesso di formalità e di scarsa sostanza la dichiarata apertura del mercato italiano.
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