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Sette parlamentari pugliesi hanno presentato un'interrogazione bipartisan al ministro dell'Ambiente sui dragaggi dei porti di Brindisi e Taranto sostenendo che - in assenza di tali interventi - la leadership sul traffico marittimo dei due scali resterebbe solo virtuale.
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- A lanciare l’allarme sono Ludovico Vico (Partito Democratico), primo firmatario dell’interrogazione a risposta scritta, inviata assieme ai parlamentari brindisini Salvatore Tommaselli (Partito Democratico), Giovanni Carbonella (Partito Democratico) e Luigi Vitali (Forza Italia) e quelli jonici Cosimo Giuseppe Sgobio (Comunisti Italiani), Pietro Franzoso (Forza Italia) e Carmine Santo Patarino (Alleanza Nazionale).
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- Si tratta, in particolare - ha spiegato Vico - di un tema antico per il porto di Taranto che, «pur essendo un porto hub di interesse nazionale e il terzo porto italiano per volume di traffici, ha bisogno di ricavare un pescaggio di almeno 16,5 metri al fine di garantire al terminal container l’arrivo delle grandi navi cellulari e delle navi di quarta generazione con carichi fino a 11mila teus. Una condizione indispensabile per acquisire i traffici delle grandi compagnie di transhipment che altrimenti si sposterebbero in Spagna, nel sito di Algeciras, da dove da alcuni anni si tenta di far partire il corridoio ispano-franco-tedesco in direzione di Duisburg». «Occorre, dunque, far presto - ha rilevato il deputato - anche perché malgrado il tratto spagnolo sia più lungo ed economicamente più dispendioso, il corridoio jonico-adriatico verso Duisburg potrebbe sfiorire di fronte alle lungaggini burocratiche che stanno caratterizzando le normative relative ai dragaggi. Stesso discorso per il porto di Brindisi, interessato al dragaggio sia per il seno di Ponente che per i fondali di Costa Morena».
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- Vico ha ricordato come il punto critico rimanga lo smaltimento dei sedimenti dragati. «Per il porto di Taranto, ad esempio - ha precisato - si tratta di dragare circa un milione e mezzo di tonnellate di fanghi. Il costo per tonnellata per rifiuti di tal genere costerebbe a 90 euro a tonnellata, circa 150 milioni di euro. Una vera e propria manna per le discariche ex 2B, ma un vero salasso per le realtà portuali coinvolte». Il tutto mentre - si legge nell’interrogazione - l’iter per i progetti di dragaggio viene appesantito, essendo necessaria ora anche l’approvazione tecnico-economica del ministero delle Infrastrutture.
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- Ma a distanza di 10 mesi - hanno denunciato i parlamentari di centrodestra e centrosinistra pugliesi - non vi è alcuna norma in grado di dare certezza agli interventi di bonifica di interesse nazionale da intraprendersi nei porti italiani ed in particolar modo in quelli rientranti nei siti di Taranto e Brindisi.
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- Con l'interrogazione i parlamentari pugliesi hanno chiesto la pubblicazione con la dovuta urgenza del decreto di cui alla legge finanziaria 2007, ove sono previste le norme per agevolare le attività di dragaggio nei siti oggetto di interventi di bonifica di interesse nazionale. Inoltre hanno chiesto il varo di un decreto attuativo con il quale il ministro autorizzi o la riperimetrazione dei siti di interesse nazionale o la riciclabilità dei fanghi, considerato che - è stato rilevato - per quanto riguarda ad esempio il porto di Taranto si è già accertato che il 90% dei suoi fanghi potrebbero essere utilizzati per la costruzione di opere portuali e che solo il 3% di essi risulta inquinato in modo molto grave.
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