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Assologistica, l'efficienza deve essere l'obiettivo comune delle imprese, dei sindacati e del governo
Marcucci: necessario rendere più efficiente il sistema nei suoi punti critici in tempi brevissimi
20 ottobre 2008
«Lo tsunami finanziario ed economico in atto ha un'unica certezza logica: nei prossimi tre anni tutti saranno prudenti nell'assumere nuovi rischi e nuovi debiti e l'unica risposta possibile è che l'efficienza, finora mera ambizione delle aziende, divenga un obiettivo comune delle imprese, dei sindacati e del governo». Lo ha detto il presidente di Assologistica, Nereo Paolo Marcucci, nel corso dell'assemblea nazionale dell'associazione sul tema “Muovere merci con logica è ricchezza” che si è tenuta venerdì scorso presso la sede della Confindustria di Salerno.
L'attuale complesso scenario economico - ha rilevato Marcucci - rende possibile alla parte pubblica di indirizzare, ma non determinare, i flussi di traffico internazionale compiendo scelte che sono più difficili quando il mercato tira e tutti ritengono di poterne essere attori o beneficiari, in una logica economica meno condizionata da campanili e formazione del consenso. Rendere più efficiente il sistema nei suoi punti critici in tempi brevissimi con interventi che non comportano per loro natura impegni finanziari - ha spiegato - aiuterà tutte le aziende della catena logistica, che in Italia valgono il 13% del Pil nazionale e occupano oltre un milione di persone, a fronteggiare il momento congiunturale sfavorevole e qualora malauguratamente dovesse intervenire, un periodo di grave recessione. Interventi da declinare nei diversi segmenti del sistema trasportistico e che in ogni caso comunque non possono essere sostitutivi di quelli massicci di miglioramento del sistema infrastrutturale del Paese nel medio periodo.
Le richieste principali di Assologistica sono di correggere la formazione delle leggi finanziarie e la destinazione delle risorse, introducendo i finanziamenti, oggi pari a zero, per le infrastrutture necessarie alla movimentazione delle merci; di accelerare la ridefinizione degli strumenti di partenariato pubblico-privato, a partire dai porti, caratterizzati dalla demanialità del principale asset aziendale; di contribuire a livello comunitario alla definizione più utile possibile al sistema paese di ciò che è “aiuto di Stato” nel settore delle infrastrutture portuali e dell'autotrasporto.
Sulla situazione di difficoltà dell'autostraporto, di cui le aziende di Assologistica sono le principali committenti, l'associazione è fermamente convinta che la situazione non si risolva reintroducendo, chiaramente o surrettiziamente, tariffe obbligatorie, che si parli di tariffe che il committente paga al suo contrattista o di quelle che il contrattista paga al suo subfornitore di servizi.
Sulle lunghe percorrenze, dove è più economica ed ambientalmente compatibile la ferrovia o il trasporto via mare - ha sottolineato Marcucci - si devono realizzare le condizioni per una competizione vera tra imprese ferroviarie, vettori navali e autotrasportatori basata su costi, tempi di consegna, rispetto delle regole di carico, dei tempi di guida, ecc, mentre dovrebbero essere messi in agenda gli strumenti per la riduzione drastica del conto proprio sulle tratte brevi.
In un Paese di piccole e medie imprese con uno scarso numero di stabilimenti raccordati - ha osservato il presidente di Assologistica - le Regioni devono assumere opportuni provvedimenti per esaltare il ruolo delle piattaforme logistiche, ma soprattutto lo Stato potrebbe esaminare una riduzione di Iva o più genericamente una fiscalità di vantaggio, concordata a livello comunitario, da riconoscere ai produttori o ai destinatari di merci che utilizzino sulle lunghe tratte mezzi alternativi al tutto-strada. Il riconoscimento di incentivi ai generatori di traffico piuttosto che ai gestori, favorisce la promozione presso le imprese esportatrici del franco destino e presso quelle importatrici del franco fabbrica, creando uno strumento di incidenza strutturale non solo sulle modalità di trasporto ma anche di freno all'esportazione di valore aggiunto a vantaggio dei competitors stranieri che attualmente in molti casi sono i decisori delle modalità di trasporto in Italia.
Per quanto riguarda le ferrovie - secondo Assologistica - se Trenitalia, per innegabili ragioni aziendali, si ritirasse ulteriormente in aree di mercato più profittevoli, come ventilato recentemente, si determinerà un ulteriore aumento della quota di traffico su gomma, aggravando sia economicamente che ambientalmente una situazione ormai al collasso. L'associazione evidenzia quindi la necessità che, senza necessariamente incorrere in infrazioni dal punto di vista comunitario, si attivi un sostegno economico alla diversificazione modale, sia da parte dello Stato che delle Regioni e delle Autorità Portuali, anche innovando i contenuti, i soggetti e le regole della legge 166/2002.
Inoltre Assologistica, rilevando che in Italia sono operative solo 12 imprese ferroviarie sulle 51 che hanno la licenza, chiede che l'Autorità per la Sicurezza dei Trasporti approfondisca l'argomento e garantisca, se necessario, una più leale competizione.
Sarebbe opportuno - ha proseguito Marcucci - che l'azionista di riferimento del gruppo Ferrovie dello Stato prendesse in considerazione la necessità di costituire due distinte aziende separando ciò che oggi è in Trenitalia e distinguendo fra trasporto passeggeri e trasporto merci e tra RFI e Italia Cargo, cioè tra chi gestisce l'infrastruttura e chi fa il servizio, con giovamento della chiarezza espositiva dei costi e dei risultati di bilancio, incoraggiando gli imprenditori privati ad entrare nelle società di gestione del settore merci, con una politica diversificata dei costi delle tracce, puntando sulla possibilità che diversi attori siano messi in condizione di agire nei diversi segmenti della filiera piuttosto che sottolineare pericoli e rischi di egemonie.
Sul fronte portuale Assologistica, che rappresenta la maggioranza dei terminalisti portuali in Italia, ritiene necessaria la revisione strutturale della legge 84/94. La polverizzazione dell'offerta - ha rilevato Marcucci - inquina il mercato e lo distrae, determinando il nanismo dimensionale delle imprese, disperdendo le poche risorse statali, impedendo il coinvolgimento dei privati negli investimenti infrastrutturali a causa del basso ritorno economico. È necessario partire dalla classificazione dei porti distinguendo i “porti del sistema, da definirsi per legge come porti dello Stato”, innalzando l'asticella dei volumi che determina la definizione di porti di competenza dello Stato e concentrando solo in alcuni di essi l'offerta di servizi portuali ai vettori transoceanici, con positivi effetti a cascata liberando aree e banchine, che potrebbero essere utilmente dedicate ad altri segmenti come le Autostrade del Mare, le crociere ed il diporto.
Altro punto necessario - ha proseguito il presidente dell'associazione - è estendere i compiti di coordinamento delle Autorità Portuali a tutte le amministrazioni presenti nei porti per diversi interventi ispettivi sulle merci, aiutando nel breve periodo a rendere più efficiente il sistema e quindi a consolidare i traffici. Inoltre Assologistica esprime forti perplessità circa l'ipotesi di introduzione di una sorta di golden share delle pubbliche amministrazioni rispetto agli imprenditori privati nei Comitati Portuali, compromettendone le capacità di governance.
Inolte, secondo Assologistica, non dovrebbe essere modificata l'attuale organizzazione del lavoro portuale, ma semmai una modifica utile potrebbe essere quella di consentire alle Autorità Portuali di procedere subito alla costituzione dell'Agenzia del Lavoro, bypassando la gara per l'assegnazione del ruolo di fornitore di manodopera.
In materia di contrattazione sindacale, di cui Assologistica è parte datoriale al tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei Porti che scadrà a fine anno, mentre si sta per avviare quello per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro della logistica, trasporto merci e spedizione, la posizione dell'associazione è esattamente quella di Confindustria: un modello di assetti contrattuali su due livelli deve essere regolato e dare certezze non solo riguardo ai soggetti, ai tempi e ai contenuti della contrattazione collettiva, ma anche sulla corretta attuazione e rispetto delle regole, prevedendo procedure che, assistite da sanzioni, siano in grado di intervenire in caso di mancato rispetto delle clausole concordate. Troppo spesso a livello territoriale/aziendale si tenta di ribaltare i contenuti del contratto nazionale su temi che non sono di competenza della contrattazione di secondo livello. Le conseguenze di tale condotta sui costi aziendali - ha detto Marcucci - sono pesanti ed è quindi necessario prevedere norme per le quali le organizzazioni sindacali firmatarie dei contratti nazionali intervengano sulle loro strutture territoriali per far rispettare quanto convenuto. Inoltre - ha aggiunto - è più che mai necessario regolamentare il mondo delle rappresentanze siano esse datoriali o sindacali: troppe le sigle e le associazioni che siedono ai tavoli, molte delle quali rappresentative di parti irrisorie. Assologistica ritiene che si debba procedere ad una seria selezione, accreditando in tutte le opportune sedi solo chi effettivamente rappresenta quote significative di imprese o di lavoratori.
Infine - ha concluso Marcucci - è necessario in generale che il peso dei contributi sociali sui salari sia reso meno gravoso anche attraverso l'unificazione degli istituti previdenziali.
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