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Confcommercio Reggio Calabria critica la gestione del porto di Gioia Tauro
Sotto accusa anche «i silenzi della Regione, della Provincia, dei Comuni, dei sindacati, delle associazioni»
7 gennaio 2009
Confcommercio Reggio Calabria non lesina critiche alla gestione del porto di Gioia Tauro. In una nota l'organizzazione provinciale della confederazione ricorda come, a fronte di dati ufficiali che registrano un trend di movimentazione dei container sostanzialmente positivo rispetto ad una crisi globalizzata dei mercati e ad «uno scenario unico ed idilliaco che traspare da convegni, interviste e quant'altro parli di quella che dovrebbe essere la più grande infrastruttura economico-commerciale della Calabria», Confcommercio abbia «espresso dubbi, timori e grandi preoccupazioni sulla reale evoluzione economica e funzionale del porto».
«Da tempo - precisa Confcommercio - solleviamo perplessità su circostanze ed eventi che appaiono in netta contraddizione con quei dati idilliaci, convinti che non si possa continuare a lungo ad imbellettare un andamento complessivo che sembra denunciare l'assenza di quelle reali strategie che avrebbero dovuto confermare l'infrastruttura come tra quelle preminenti per il bacino del Mediterraneo ma, principalmente, come reale volano di sviluppo locale».
Secondo Confcommercio Reggio Calabria, «vi sono verità che vengono solo mormorate, mai dichiarate a voce alta». «Una di queste - spiega la Confederazione - è quella che il porto di Gioia Tauro sia una infrastruttura gestita da un duopolio costituito da MCT e BLG, società gemelle alla nascita ed oggi divise da diversi interessi e diverse scalate di potere dove tutto viene messo gioco salvo gli interessi del nostro territorio». «Succede anche che, per giochi perversi e per strategie estranee al territorio - prosegue la nota - un servizio della “Grand Alliance” si trasferisca a Cagliari, senza che l'accaduto susciti particolari reazioni da parte di chicchessia. Una strategia questa che è costata in termini occupazionali circa 450 posti di lavoro, tutti a scapito di quelle poche aziende locali (calabresi e reggine) che hanno il “benevolo permesso” di lavorare a Gioia Tauro».
Confcommercio Reggio Calabria critica «i silenzi della Regione, della Provincia, dei Comuni, dei sindacati, delle associazioni che, dovendo fare fronte comune - spiega - invece ben si guardano dall'intervenire a prendere posizione».
L'accusa è ancora più dura nei confronti della gestione del porto: «del resto - evidenzia l'organizzazione confederale - già il “chi comanda e chi decide” in Autorità Portuale è motivo di perplessità! Ci si chiede se tali prerogative appartengano al presidente dr. Grimaldi, nominato dal governo (previo assenso determinante della Regione), al dr. De Dominicis, commissario nominato dal governo (e già qui aumenta la confusione), oppure spettano all'ing Iacono che rappresenta MCT, o al dr. De Bonis di BLG (ma che, in Autorità Portuale, rappresenta Assindustria)».
In particolare Confcommercio Reggio Calabria accusa la gestione del porto di «lungaggini strumentali, spesso speciose, a richieste di concessione che potrebbero recare disturbo ad equilibri interni all'area portuale che, ormai nella accettazione di tutti, sono divenuti consuetudine e norma generale». Tra i «motivi di perplessità» la confederazione include anche «impostazioni e costruzione dei bandi per i lavori infrastrutturali del porto o nelle concessioni demaniali» e la «recente vicenda della acquisizione della “All Service” da parte della società romana “Cooperativa Lavoro” dove, come ha fatto emergere la magistratura, l'unica cooperazione era quella che mirava al riciclaggio da parte delle cosche locali». «Eppure - sottolinea Confcommercio Reggio Calabria - l'attento e puntuale Comitato della Autorità Portuale, su quest'ultima vicenda, con ben poche posizioni contrarie, era pronta a favorire, coscientemente o meno, quella operazione». Perplessità è espressa anche sulla «concessione quadriennale di ben 10 ettari di terreno nell'area di sviluppo dei porto (per intenderci ex area Isotta Fraschini), affidata ad una società privata, Assindustria Servizi, costituita nel marzo 2001 come braccio tecnico della Associazione Industriali di Reggio Calabria. Una concessione - rileva Confcommercio Reggio Calabria - che delega di fatto una società privata, Assindustria Servizi appunto, a selezionare le imprese da destinare all'insediamento in quell'area che dovrebbe essere pubblica e destinata ad accogliere tutte le iniziative imprenditoriali utili allo sviluppo locale. Una scelta, quella di Assindustria Servizi, sulla quale, in maniera inusuale che vogliamo leggere come eccesso di democrazia partecipativa (per non parlare in maniera cruda di semplice autotutela), il presidente Grimaldi (su una sua prerogativa di scelta) ha inteso chiedere il parere del Comitato Portuale, ricevendone in cambio un voto quasi plebiscitario, comprensivo di quello dei sindacati. Una scelta, un voto, una strategia che comunque sembra abbia creato dei forti dissensi nella struttura dirigenziale dell'Autorità Portuale». «La nostra perplessità - conclude Confcommercio Reggio Calabria - è sul perché, su un argomento così delicato e sensibile quale la concessione di un area, l'Autorità Portuale non si sia determinata per un bando pubblico rivolto a tutte le associazioni che possano dimostrare rappresentare l'utenza portuale, dando quindi a tutti la possibilità di partecipare o autoescludersi».
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