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Federmar, privatizzare ora Tirrenia avrebbe conseguenze negative sia per le casse dello Stato che per i lavoratori
Pico: necessario rinviare la vendita a tempi migliori e quindi procedere al rinnovo della convenzione al 2012
27 gennaio 2009
«Affrontare un'operazione di privatizzazione delle aziende del gruppo Tirrenia in una condizione di profonda recessione com'è l'attuale significa andare incontro ad una conclusione a dir poco negativa sia per le casse dello Stato che per i lavoratori». Lo sostiene Federmar, evidenziando che, «mentre i vari Paesi dell'Unione Europea intervengono in modo massiccio a sostegno dei loro comparti in crisi, in pratica con politiche conformate su aiuti di Stato che risultano alquanto in contrasto con la tanto decantata e sbandierata libertà di mercato, la medesima Unione Europea, tramite la sua Commissione, continua a prendere di mira la convenzione tra Stato italiano e Gruppo Tirrenia per l'esercizio dei collegamenti marittimi con le isole maggiori e minori, imponendo un drastico taglio dei tempi nella privatizzazione - anziché prolungare la convenzione al 2012, come stabilito dal Parlamento nella precedente legislatura - di queste aziende, oggi in mano pubblica».
«Infatti - rileva il segretario generale dell'organizzazione sindacale, Alessandro Pico - da quanto risulta, a causa della crisi economica in atto che ha avuto immediate ripercussioni anche nel comparto marittimo con il conseguente forzato disarmo di molte navi, il valore di mercato del gruppo Tirrenia ne avrebbe subito le conseguenze, dimezzandosi: effettuare una privatizzazione in simili condizioni costituirebbe una vera e propria svendita di un patrimonio dello Stato a totale beneficio di qualche armatore o cordata di armatori privati».
«Inoltre - aggiunge Pico - sarebbe fuori dalla logica in questo momento, in cui da ogni parte del mondo del lavoro si sta denunciando un'impennata della disoccupazione e del ricorso alla cassa integrazione, mettere sul mercato un gruppo di aziende, il quale assicura stabilmente alcune migliaia di posti di lavoro tra marittimi ed amministrativi, essendo scontato, sulla base dei fatti e dei loro comportamenti in materia occupazionale, che Confitarma ed armatori privati risultato del tutto inaffidabili quando si spendono in garanzie circa il mantenimento dell'occupazione a corollario della privatizzazione».
«Il governo e le forze politiche, anche alla luce della posizione non propriamente favorevole delle Regioni interessate ad acquisire le aziende minori (Toremar, Caremar, Siremar, Saremar) - conclude il segretario generale di Federmar - dovrebbero prendere atto della necessità di rinviare a tempi migliori la vendita del gruppo Tirrenia e quindi di procedere al rinnovo della convenzione al 2012».
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