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Federmar-Cisal, con il passaggio alle Regioni le compagnie del gruppo Tirrenia rimarranno comunque a carico dello Stato
La soluzione migliore per privatizzare la flotta di Stato - ribadisce il sindacato - sarebbe stata la cessione in blocco di tutte le aziende che la compongono
28 ottobre 2009
Domani, in occasione di un incontro a Napoli tra la Regione Campania e le organizzazioni sindacali in merito al passaggio all'ente regionale della proprietà della Caremar, compagnia di navigazione del gruppo Tirrenia, la Federmar-Cisal presenterà un documento nel quale ribadisce il proprio convincimento che «la soluzione migliore per privatizzare la flotta di Stato sarebbe stata la cessione in blocco di tutte le aziende che la compongono» e che, in ogni caso, «nell'operazione di trasferimento alle Regioni e successiva vendita ai privati, la Regione cedente dovrebbe continuare a mantenere una significativa presenza nel pacchetto azionario dell'azienda ceduta e per significativa presenza s'intende qualcosa attorno al 49%».
Secondo Federmar-Cisal - spiega il segretario nazionale del sindacato, Alessandro Pico - «l'avere seguito una strada diversa, cioè trasferendo le società minori alle rispettive Regioni ove operano, oltre a complicare il confronto e la trattativa per la tutela dell'occupazione e dei lavoratori, costituisce un favore agli armatori privati che in tal modo hanno la possibilità di acquistare la parte più appetibile dei traffici e delle attività della capogruppo Tirrenia sgravata degli oneri e delle passività derivanti dall'espletamento dei servizi dovuti per garantire la continuità territoriale delle isole per tutto l'arco dell'anno».
Inoltre il sindacato rileva che, «con il passaggio delle società minori del gruppo alle Regioni e con la loro successiva privatizzazione», le compagnie «rimarranno comunque a carico dello Stato e delle Regioni medesime gli oneri per l'effettuazione dei servizi dovuti: in pratica, quindi, si assisterà al passaggio delle tanto deprecate sovvenzioni dalla mano pubblica a quella privata».
Federmar-Cisal esprime anche «una perplessità di fondo in merito alla stipula della convenzione della durata di 12 anni per gli oneri di servizio pubblico che dovrebbe essere sottoscritta con ognuna delle società trasferite prima che le Regioni le mettano sul mercato per la cessione ai privati. Trattandosi di convenzioni che prevedono l'erogazione di contributi per l'effettuazione di un servizio - osserva - il fatto che vengano stipulate con società specifiche (Caremar, Saremar, Siremar e Toremar) anziché essere messe a gara come contratti di servizio pubblico, cioè con la possibilità di altri armatori a parteciparvi, potrebbe incontrare il parere negativo dell'Unione Europea.
Federmar-Cisal conclude sottolineando che, sul piano degli aspetti sociali, è «necessario stabilire la salvaguardia dell'occupazione per almeno un periodo di sette anni, mantenendo inalterati i vigenti rapporti di lavoro ed attivando lo strumento della cassa integrazione guadagni». «Nella partita occupazionale - precisa Pico - dovrebbero trovare tutela pure quei marittimi da lungo tempo impiegati sulle navi di queste società con un rapporto di lavoro precario, ossia facenti parte del Turno Generale. Per i contratti di lavoro, collettivi ed aziendali, dovrebbero trovare continuità quelli attualmente in vigore, tenuto pure conto che il divario tra i contratti dell'area pubblica e quelli dell'area privata è stato praticamente eliminato con l'ultimo rinnovo contrattuale».
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