- Per accrescere la propria competitività sui mercati internazionali i porti italiani devono costituirsi in sistemi in grado di avere la dimensione di scala necessaria per attrarre maggiori quote di traffico. Lo ha rilevato oggi il presidente dell'Autorità Portuale di Venezia, Paolo Costa, intervenendo al dibattito su “Lo sviluppo infrastrutturale dei porti marittimi nazionali” organizzato da Assoporti nell'ambito di Pianc Italia a Roma.
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- Parlando dell'esperienza dei porti dell'Alto Adriatico, Costa ha evidenziato che «il mercato globale degli scambi marittimi impone che i porti italiani investano nel proprio sviluppo infrastrutturale anche al fine di servire i mercati di riferimento della Vecchia Europa ed essere pronti ad aggredire quelli della Nuova Europa centro-orientale che oggi hanno ampi margini di espansione. Per farlo - ha spiegato - occorre essere ambiziosi e puntare ad un aumento di un ordine di grandezza delle capacità portuali per diventare credibili in Europa. In tal senso l'esperienza dei porti del Nord Adriatico è rilevante».
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- Costa ha ricordato l'impegno di NAPA, l'associazione dei porti di Ravenna, Venezia, Trieste e Capodistria e, a breve, anche Fiume: «i porti dell'Alto Adriatico hanno infatti previsto impegni di spesa per un valore complessivo di 3,5 miliardi di euro (di cui circa 1,2 miliardi provenienti da fondi pubblici e 2,2 miliardi da fondi privati). Ma per diventare rilevanti a livello europeo - ha precisato - dobbiamo fare molto di più. E farlo presto non puntando su un solo porto, ma sull'intero multiport gateway. Già oggi ogni cargo in arrivo dal Far East e diretto ai mercati europei ha interesse a toccare con linea diretta o a mezzo feeder ciascuno dei porti nord-adriatici al fine di servire tutti i mercati di cui gli scali sono il punto di accesso. I porti adriatici - ha osservato - servono oggi un mercato ricchissimo, ma il numero di container movimentati si aggira attorno a numeri molto piccoli, 1,2 milioni di teu».
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- Secondo Costa, gli investimenti realizzati e altri da programmare devono permettere ai porti dell'Alto Adriatico di raggiungere quella dimensione di scala che li renderà competitivi, dimensione che il presidente dell'ente portuale di Venezia ritiene sia individuabile fra i 5 e i 10 milioni di teu all'anno.
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- Inoltre Costa ha evidenziato che, oltre agli investimenti, per infrastrutturare un porto bisogna accelerare e semplificare le procedure e - ha proseguito - «in questo senso bisogna garantire quell'autonomia finanziaria, proporzionata porto per porto al suo volume di attività, che consentirebbe ai porti la possibilità di gestire in maniera molto più profittevole (anche per il governo) le risorse provenienti dal proprio giro d'affari. Ad esse - ha aggiunto - andrebbero obbligatoriamente associate risorse attivate in project financing in modo da sottoporre ogni investimento a un secondo test di mercato. Progetti di infrastrutturazione integrati assistiti da veri accordi di programma, procedure da legge obiettivo, rafforzamento dei poteri ordinari delle stazioni appaltanti possono rendere attuali gli investimenti desiderati».
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