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PD, il governo si riempie la bocca di federalismo e poi nega l'autonomia finanziaria ai porti
Il Partito Democratico sottolinea la contraddizione e rinnova l'accusa all'esecutivo per l'affossamento dell'elemento cardine della riforma dell'ordinamento dei porti. Proposta legislativa per la rottamazione delle navi passeggeri
7 giugno 2010
«Non si può impedire l'autonomia finanziaria per i porti e poi riempirsi la bocca di federalismo». L'accusa, che rimarca la contraddizione tra i propositi federalisti del governo e il mancato inserimento dell'autonomia finanziaria per le Autorità Portuali nel disegno di legge di riforma della normativa sui porti approvato recentemente dal Consiglio dei ministri (inforMARE del 16 aprile 2010), è stata rivolta oggi all'esecutivo da Michele Meta, capogruppo del Partito Democratico (PD) nella Commissione Trasporti della Camera dei deputati, in occasione del “Port Day”, la giornata a difesa della portualità organizzata dalla sede genovese del partito.
«I soldi dell'autonomia finanziaria non sono soldi regalati, ma soldi guadagnati sul terreno», ha sottolineato Matteo Mauri, responsabile nazionale Infrastrutture e i Trasporti del PD, ricordando che tale misura «è richiesta da tutti, non solo dal centrosinistra». Secondo Mauri, «la questione della crisi rispetto all'autonomia finanziaria è una scusa» e «il governo è sordo agli interessi del Paese».
Il responsabile Economia e Trasporti del PD Genova, Graziano Mazzarello, ha spiegato che l'obiettivo delle riunioni con i sindacati, le imprese e le istituzioni svoltesi oggi a Genova «è stato quello di risollevare l'interesse sull'argomento. Abbiamo riscontrato - ha precisato - una preoccupazione seria da parte degli operatori. Nella serie di incontri sono scaturite opinioni sull'eventuale legge e richieste di intervento su temi di emergenza».
Da una parte, infatti, c'è il tema centrale del provvedimento per aggiornare la legge n. 84 del 1994 sull'ordinamento dei porti. Il capogruppo del PD nella Commissione Trasporti del Senato, Marco Filippi, ha ricordato che l'opposizione non si è opposta al fatto che il testo giungesse direttamente sul tavolo del Consiglio dei ministri, fatto salvo il mantenimento di misure cardine tra cui quella dell'autonomia finanziaria, necessaria - ha evidenziato - «per dare una risposta alle esigenze infrastrutturali dei porti». La mancata conferma di tale misura - ha detto Filippi - si inserisce in uno scenario nel quale «il governo continua ad agire a tentoni», come rivelato «da una manovra finanziaria che si caratterizza esclusivamente per i tagli e non per le misure per lo sviluppo».
Filippi ha ribadito anche il giudizio negativo sul “Fondo per le infrastrutture portuali”, istituito presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con decreto legge del 25 marzo scorso e destinato a finanziare le opere infrastrutturali nei porti, che, oltre ad essere insufficiente e del tutto differente dall'autonomia finanziaria - ha osservato - è un provvedimento caratterizzato da un'estrema discrezionalità nella distribuzione delle risorse.
Pur concludendo che il tempo «dato alla maggioranza e al governo è scaduto», Filippi ha lasciato una porta aperta confermando la disponibilità dell'opposizione a discutere dei termini dell'autonomia finanziaria che, secondo l'ultima formulazione del provvedimento poi stravolto dal Consiglio dei ministri, è basata su una quota del 5% del gettito dell'Iva: «se è troppo - ha spiegato - potrebbe andar bene anche l'1%», ma è necessario «dare ipotesi infrastrutturali ai porti».
La senatrice Roberta Pinotti ha menzionato anche il tema delle emergenze posto dagli operatori, che ad esempio - ha ricordato - sollecitano da tempo l'istituzione dello sportello unico doganale.
In occasione dell'incontro odierno Michele Meta ha annunciato che il PD, quale misura per aiutare l'industria cantieristica a sostenere l'impatto della crisi, presenterà una proposta legislativa per la rottamazione delle navi passeggeri.
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