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L'associazione dei cantieri navali europei rileva chiari segnali di ripresa, ma la situazione resta difficile
Alcuni fattori - spiega la CESA - «rendono lo scenario dell'industria europea più vulnerabile». Damen: «il settore si sta consolidando e forse numerosi cantieri non sopravviveranno»
17 giugno 2010
L'associazione dei cantieri navali europei ha rilevato «evidenti segnali di inizio della ripresa». In occasione della propria assemblea generale, svoltasi in questi giorni ad Amsterdam, la Community of European Shipyards' Associations (CESA) ha fatto il punto sulla difficile situazione dell'industria navalmeccanica rilevando che negli ultimi sei trimestri il comparto ha raccolto complessivamente ordini per la costruzione di nuove navi per sole 22 milioni di tonnellate di stazza lorda compensata rispetto ad ordini per oltre 100 milioni di tslc nei sei trimestri precedenti.
Tuttavia, secondo la CESA, si avvertono chiari segni di ripresa costituiti dall'aumento dei volumi di merci trasportati, dalla crescita degli introiti degli armatori ed anche - ha precisato l'associazione - da un lieve incremento dei volumi dei nuovi ordini. A ciò si aggiunge la tenuta del settore delle manutenzioni, riparazioni e conversioni navali che dà lavoro a circa 125.000 persone in Europa: il settore ha registrato solo una lieve flessione dell'attività che si è attestata sui livelli del 2007 e che nel 2010 ha mostra segnali di un modesto miglioramento.
Tuttavia - ha ammesso la CESA - per molti cantieri navali di tutto il mondo la situazione continuerà ad essere difficile a causa della riduzione degli orderbook. Anche in Europa, nonostante i cantieri operino in segmenti del mercato con solide prospettive di attività - ha precisato l'associazione - un crescente numero di stabilimenti navalmeccanici è costretto ad effettuare interruzioni del lavoro a causa della carenza di ordini. Inoltre - ha spiegato la CESA - le caratteristiche strutturali dei produttori europei, che sono di dimensione media sensibilmente più piccola, e l'assenza di interventi governativi di sostegno «rendono lo scenario dell'industria europea più vulnerabile».
«Il settore - ha commentato il presidente uscente della CESA, Kommer Damen - si sta consolidando e forse numerosi cantieri non sopravviveranno. Nel corso di questa fase è importante che i policy makers assicurino condizioni di parità all'industria cantieristica sia in Europa che nel mondo e che non tornino a distorsive sovvenzioni in modo tale che il consolidamento si concluda con la sopravvivenza delle migliori aziende. Oltre a ciò dovrebbe essere stimolato un più alto livello di innovazione. Con un'innovazione continua rimarremo leader delle nicchie di mercato, potremo competere con i cantieri delle nazioni emergenti che presentano un costo del lavoro notevolmente inferiore. Ritengo che, insieme con i nostri subappaltatori e fornitori, diamo vita ad una struttura e un know-how unici e sostenibili nei seguenti mercati: navi da crociera, navi militari, draghe, offshore per l'energia, megayachts, piccole navi, riparazione e manutenzione».
Kommer Damen, presidente dell'olandese Damen Shipyards, ha concluso il suo biennio di presidenza e l'assemblea generale della CESA ha nominato nuovo presidente dell'associazione Bernard Meyer, managing partner della tedesca Meyer Werft. Anche Bernard Meyer ha evidenziato gli elementi positivi per la cantieristica europea: in particolare, la rilevante svalutazione dell'euro ha dato un deciso impulso competitivo alle esportazioni e il forte aumento del costo del combustibile nonché le sempre più vincolanti normative tecniche hanno garantito ancora maggiori opportunità ai prodotti e alle soluzioni innovative. «La CESA - ha detto Meyer - deve far passare il messaggio che questo comparto dispone di tutte le caratteristiche per avere successo, ma deve avere la possibilità di far fronte alla dura concorrenza portata anche da sistemi governativi in molte parti del mondo».
L'assemblea della CESA ha nominato anche i nuovi vicepresidenti dell'associazione, che sono Jacques Hardelay, amministratore delegato di STX France, e Frederico Spranger, presidente di Lisnave.
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