- In occasione di un vertice sulla situazione delle aziende dello shipping tenutosi lunedì scorso a Berlino con il coordinatore del governo federale per il settore marittimo, Hans-Joachim Otto, i rappresentanti delle istituzioni interessate e degli istituti bancari, l'associazione degli armatori tedeschi VDR (Verband Deutscher Reeder) ha sollecitato l'esecutivo federale ad estendere oltre il 2010 gli aiuti pubblici alle imprese in difficoltà elargiti attraverso Deutschlandfonds, il fondo federale per la ripresa economica.
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- «I maggiori problemi di liquidità - ha spiegato l'amministratore delegato di VDR, Ralf Nagel - sorgono solamente quando la ripresa è in fase iniziale». Nagel ha rilevato che, dopo la grave crisi finanziaria ed economica degli anni 2008 e 2009, a partire dal vertice sullo stato dello shipping tedesco tenutosi lo scorso marzo la ripresa dell'economia marittima mondiale è stata lenta e che la crescita dei mercati attualmente in atto è incerta e solo lievemente positiva. Ciò significa - ha sottolineato - che sono soprattutto le medie aziende armatoriali ad essere colpite duramente dalla prosecuzione della crisi.
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- Nagel ha ricordato che da un'analisi sulla situazione presentata dalla VDR al vertice dello scorso risultava che complessivamente 959 navi della flotta in esercizio presentano difficoltà finanziarie e che, per tali navi, si prevede la necessità di un sostegno economico pari a 170 milioni di euro nel periodo 2010-2012. L'amministratore delegato dell'associazione ha precisato che, grazie allo sforzo degli armatori, sostenuto dall'appoggio del sistema bancario e creditizio, la gran parte delle imprese marittime sarà in grado di reggere la crisi autonomamente. Tuttavia VDR ritiene che sia necessario il sostegno del governo federale per consentire ad un numero di navi che non supera le 200 unità di superare la crisi.
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- Nelle scorse settimane il governo federale tedesco aveva escluso che lo Stato potesse definire programmi ad hoc per il sostegno al settore marittimo. Tuttavia, secondo VDR, il vertice di lunedì ha messo in chiaro che i Land e la confederazione sono pronti a sostenere le compagnie armatoriali con garanzie adeguate. Tale sostegno - ha rilevato l'associazione - si basa sul fatto che il comparto è proiettato verso il futuro e che, dopo la crisi, avrà eccellenti prospettive di crescita anche in Germania.
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- «Tutte le parti - ha dichiarato da parte sua il senatore all'Economia di Amburgo, Axel Gedaschko - hanno compiuto assieme passi importanti per stabilizzare l'economia marittima. Ma non abbiamo ancora vinto. Una questione chiave sarà il finanziamento dei prestiti. Aggravare questo aspetto accrescerebbe notevolmente le difficoltà. Garantire la competitività e la sostenibilità dell'economia marittima continua ad essere una sfida nazionale».
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- In occasione del vertice VDR ha risposto anche all'esortazione agli armatori affinché ordinino le navi ai cantieri navali tedeschi rivolta loro da Jutta Blankau, rappresentante per il settore marittimo del sindacato IG Metall. «Con miliardi di investimenti nella costruzione navale - ha detto il portavoce dell'associazione, Max Johns - gli armatori tedeschi creano decine di migliaia di posti di lavoro in Germania. Anche le navi ordinate all'estero mantengono in Germania la gran parte del valore aggiunto nel campo dell'ingegneria navale e delle forniture. Anche così la Germania è leader di mercato in questo settore». Ricordando che ci sono circa 30.000 posti di lavoro per i tedeschi, a terra o in mare, alle dipendenze delle compagnie armatoriali della Germania, Johns ha sottolineato che «ciò evidenzia come sia significativo il contributo strutturale all'occupazione offerto dall'industria dello shipping in Germania».
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- Intanto nei giorni scorsi, nel corso di un incontro presso il Parlamento europeo, i sindacati del settore metalmeccanico hanno chiesto alle istituzioni UE il varo di un programma di emergenza per salvare l'industria navalmeccanica europea. «L'industria della cantieristica navale - ha affermato il presidente per il settore della navalmeccanica della Federazione Europea dei Metalmeccanici (FEM), Heino Bade - è minacciata nella sua stessa esistenza dalla crisi. L'anno scorso già 40.000 colleghi hanno perso i loro posti di lavoro nei cantieri europei e nell'anno altri 20.000 lavoratori sono stati a rischio occupazione» Bade ha rilevato come il mercato sia pressoché al collasso con un crollo pari a circa il 90% e come nel corrente anno e nel prossimo non sia previsto un recupero, che è atteso per alcuni settori, come quello delle portacontainer, solo nel 2013-2014.
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- Secondo FEM è necessario salvaguardare l'industria navalmeccanica attuando un piano di emergenza basato su cinque iniziative principali: innanzitutto è necessario sostituire nel più breve tempo possibile i traghetti di oltre 30 anni d'età con nuove navi; inoltre bisogna predisporre programmi di finanziamento per le aziende o prevedere incentivi fiscali per le costruzioni navali, nonché introdurre normative e incentivi finanziari affinché gli armatori si dotino di navi con il minore impatto ambientale e la migliore efficienza energetica; quindi è necessario prendere in esame misure commerciali contro le nazioni asiatiche che praticano concorrenza sleale nei confronti dei cantieri europei e, infine, garantire l'occupazione e prevenire la deindustrializzazione.
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