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Dibattito sulle infrastrutture materiali e immateriali del porto di Genova all'assemblea di Spediporto
Per quelle materiali, enti locali e governo dicono che stavolta ci siamo. Di aree portuali - secondo istituzioni e operatori - ce ne sono anche troppe
28 marzo 2011
Nel nuovo Piano Nazionale della Logistica figura lo Sportello Unico Doganale e ciò costituisce senz'altro una vittoria per l'Associazione Spedizionieri Corrieri e Trasportatori di Genova (Spediporto) che negli ultimi anni ne ha invocato insistentemente l'istituzione al fine di semplificare le operazioni di import ed export mediante un'unica trasmissione di documenti per via telematica.
«Vedere recepite tra le 51 priorità del Piano Nazionale della Logistica le istanze che Spediporto nel corso delle ultime assemblee lanciò al governo in materia di servizi logistici, norme, regole e telematica - ha confermato con compiacimento il presidente dell'associazione, Roberta Oliaro - è per me motivo di grande soddisfazione».
Lo Sportello Unico Doganale non è solamente uno degli obiettivi di questo documento programmatico. L'articolo 1 del decreto n. 242 del presidente del Consiglio dei ministri del 4 novembre 2010, che definisce i termini di conclusione dei procedimenti amministrativi che concorrono all'assolvimento delle operazioni doganali di importazione ed esportazione, ha infatti sancito la sua istituzione presso gli uffici dell'Agenzia delle Dogane.
La soddisfazione dell'associazione traspare evidente nella relazione del consiglio direttivo all'assemblea di Spediporto, riunitasi stamani a Genova presso il Galata Museo del Mare, che pubblichiamo nella rubrica “Forum dello Shipping e della Logistica”. Una relazione pressoché priva di spunti critici nei confronti delle misure politiche e operative assunte dalle istituzioni locali e nazionali, che in precedenza erano tradizionalmente pungolate dalle analisi dell'associazione.
Intervenendo all'assemblea il sindaco di Genova, Marta Vincenzi, ha apprezzato «le considerazioni meno pessimistiche» espresse dal vertice di Spediporto. Sembrano scomparse, ad esempio, le preoccupazioni della comunità portuale genovese per la carenza di aree portuali che negli anni scorsi affliggevano il cluster di cui fanno parte gli spedizionieri. Addirittura c'è un timore di segno opposto. È quello espresso dal presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando: «la preoccupazione - ha detto il governatore - è di non riuscire a saturare gli spazi a disposizione». Dello stesso avviso il presidente di Assiterminal (Associazione Italiana Terminalisti Portuali), Alessandro Giannini, secondo cui, con una capacità che per i soli porti liguri di Genova e Savona senza contare La Spezia salirà in 4-5 anni a quattro milioni di container teu, si può prospettare «un eccesso di offerta».
L'opinione di inforMARE
Ci permettiamo di consigliare agli spedizionieri, al cluster portuale e alle istituzioni genovesi un po' di prudenza. Senza entrare nel merito di molti progetti e iniziative menzionati oggi nel corso dell'assemblea di Spediporto e dati per acquisiti, ci limitiamo ad osservare che la quasi totalità di queste opere e programmi non sono stati attuati e neppure avviati e non hanno nemmeno una copertura finanziaria.
Siamo ben consci che la recente grave crisi economica abbia cambiato le carte in tavola. Tuttavia quello a cui stiamo assistendo è sintomo di schizofrenia. C'è, ad esempio, nel settore portuale italiano e nella stessa comunità portuale genovese chi prospetta scenari di crescita del traffico dei container a due cifre e la necessità di realizzare nuove opere per soddisfare la domanda e chi lascia intendere che le attuali infrastrutture portuali potrebbero essere sufficienti per soddisfare le necessità negli anni a venire. Maliziosamente potremmo osservare che tale analisi genovese rischia di infliggere un colpo mortale al nascendo terminal del gruppo Maersk a Vado Ligure.
Per introdurre un elemento di critica in una giornata acritica, osserviamo inoltre che l'analisi del direttivo di Spediporto appare essere censoria solamente nei confronti dell'autotrasporto, accusato di essere «il settore che in assoluto ha ricevuto di più dallo Stato in termini di agevolazioni, contributi ed interventi normativi». Al di là della scelta dell'associazione di avvalersi dei risultati di uno studio dell'amministrazione governativa statunitense, che appare fuorviante alla luce delle enormi differenze che intercorrono tra il sistema geo-economico italiano e quello americano, ci limitiamo a rilevare che l'autotrasporto continuerà ad essere per molti anni uno dei principali servizi di cui il porto di Genova si dovrà avvalere e che, nonostante ciò, il capoluogo ligure non è ancora riuscito a dotarsi di un semplice autoparco.
Bruno Bellio
Anche l'ansia per la mancata realizzazione delle infrastrutture di collegamento del porto di Genova con i mercati sembra essersi quasi dissolta. «Io credo - ha dichiarato il presidente regionale - che queste infrastrutture si faranno» e che «si farà anche il terzo valico», cioè la linea ferroviaria Genova-Milano chiesta da decenni dagli operatori genovesi.
Ad esternare dubbi è stato invece il presidente della Provincia di Genova. Alessandro Repetto li ha però nei confronti dell'iniziativa della nuova giunta della Regione Piemonte che, per coordinare lo sviluppo logistico tra Liguria e territorio piemontese, ha proposto di istituire una società di corridoio che includa i porti, gli enti territoriali e soggetti privati, progetto evidentemente in conflitto con la missione di SLALA, la fondazione costituita (come società) nel 2003 dagli enti locali liguri e piemontesi con l'obiettivo di promuovere infrastrutture e aree logistiche.
Il presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Luigi Merlo, ha riportato l'attenzione sulle «infrastrutture immateriali» ed in particolare sullo sportello unico doganale, per il quale ha chiesto al governo i fondi per circa cinque milioni di euro che sarebbero necessari per realizzare un centro unico pilota nel capoluogo ligure.
Anche il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Bartolomeo Giachino, augurandosi che «questo sia l'anno della logistica», ha avvertito «un clima nuovo rispetto alle precedenti assemblee». «Data la situazione dei conti pubblici - ha rilevato - la cosa migliore che possiamo fare è dare corso alle azioni del Piano della Logistica, che sono azioni a costo zero». La prima già attuata - ha precisato Giachino - è quella sui tempi di attesa ai fini del carico e dello scarico previsti nei contratti di trasporto che è stata definita la scorsa settimana in un apposito decreto dirigenziale ( del 25 marzo 2011).
Diametralmente opposta l'opinione del presidente di Assiterminal sia sul decreto sui tempi di carico e scarico, che - secondo Giannini - sembra fatto apposta per aprire una farragine di contenziosi, sia sul Piano Nazionale della Logistica che - ha denunciato - «vede disattese le istanze del cluster marittimo». Anche Spediporto è dell'avviso che con il decreto sui tempi di scarico e ricarico dei contenitori «si stia cercando di forzare la quadratura di un problema che riteniamo impossibile da risolvere sulla base di un approccio sanzionatorio»; secondo l'associazione degli spedizionieri la soluzione del problema del miglioramento dei tempi dovrebbe invece passare attraverso l'individuazione di “best practices” condivise tra gli attori della filiera logistica e attraverso l'utilizzo di sistemi informatici che ottimizzino le procedure di preavviso di arrivo, prenotazione, di carico e di scarico.
Luigi Grillo, presidente della Commissione Lavori pubblici e comunicazioni del Senato, ha biasimato le Ferrovie dello Stato e il consorzio Cociv per non avere ancora trovato un accordo bloccando l'avvio del primo lotto funzionale del terzo valico ferroviario, per il quale - ha ricordato - «ci sono già in cassaforte 750 milioni di euro», una copertura finanziaria dell'opera che - ha sottolineato - è stata difesa nonostante alcuni propositi di indirizzarla verso altri impieghi non essendo ancora utilizzata.
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