- Le associazioni italiane dell'autotrasporto denunciano nuovamente il livello insopportabile di costi che grava sulle aziende del comparto e chiedono al governo misure per evitare il collasso del settore.
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- Trasportounito sottolinea che l'indebitamento dell'autotrasporto fra erario, oneri e banche, ha sfondato quota di 10 miliardi di euro, ovvero una media di oltre 100.000 euro per azienda. Le conseguenze - conferma l'associazione - sono drammatiche: l'indebitamento produce subordinazione, sfruttamento, evasione e rischi quotidiani sulle strade la cui sicurezza non può più essere garantita.
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- Secondo Trasportounito, che ha promosso il fermo nazionale dei servizi dal 3 al 7 ottobre prossimi, occorrono interventi urgentissimi in due direzioni. «il primo - spiega il segretario nazionale dell'associazione, Maurizio Longo - deve prevedere l'immediata modifica delle norme recentemente approvate in Parlamento in materia, fra l'altro, di costi minimi; mentre il secondo deve essere un vero e proprio atto di coraggio nei confronti delle compagnie petrolifere e soprattutto dell'Unione Europa: l'introduzione del gasolio professionale nazionale unica misura possibile per calmierare il costo industriale e le imposte».
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- Anche Cna-Fita denuncia la latitanza del governo: mentre in Germania si decide, di fronte alla perdurante crisi economica, di congelare i pedaggi autostradali - spiega l'unione di categoria di Cna - in Italia il governo continua a non decidere. Nel settore dell'autotrasporto - precisa Cna-Fita - l'esecutivo latita e con l'aumento dell'Iva al 21% fa finta di non sapere cosa stia realmente accadendo a chi ogni giorno garantisce la mobilità delle merci e delle persone.
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- Inoltre Cna-Fita denuncia nei pedaggi aumenti nell'ordine del 10%. «Se continuiamo a fare finta di nulla - osserva il presidente nazionale dell'associazione, Cinzia Franchini - gli autotrasportatori avranno tutte le ragioni per fermarsi. Il vero problema non sono solo i costi minimi, ma anche quelli massimi che questo governo ci sta imponendo aumentando le accise e l'Iva, oppure realizzando un federalismo che moltiplica le tasse come sta accadendo sempre sulle accise e sulle assicurazioni».
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