- La segreteria regionale UIL di Puglia e Bari ha esortato la Regione Puglia ad intervenire per scongiurare la messa in mobilità di 160 dipendenti annunciata da Taranto Container Terminal (TCT), la società che gestisce il container terminal del porto di Taranto e che fa capo al gruppo armatoriale taiwanese Evergreen e al gruppo terminalista Hutchison Port Holdings (HPH) di Hong Kong.
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- «La Regione Puglia - ha spiegato il segretario generale della UIL di Puglia e di Bari, Aldo Pugliese - faccia la voce grossa prima che la situazione, già di per sé insostenibile, giunga a un punto di non ritorno». In particolare, l'organizzazione sindacale ha invitato l'assessore regionale ai Trasporti, Guglielmo Minervini, a programmare un incontro urgente con i sindacati e le istituzioni locali per «valutare le misure da mettere in campo, nel contesto di un piano industriale serio e concreto, al fine di salvare il porto di Taranto da una debacle annunciata e di rilanciarne l'attività».
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- «Altro che 160 licenziamenti - ha denunciato Pugliese - qui l'unico licenziamento dovrebbe essere quello della stessa TCT, per evidente violazione del contratto cinquantennale di gestione nel quale si comprometteva a mettere in campo investimenti per lo sviluppo e la competitività del porto ionico. Le tante compagnie che sono fuggite da Taranto dimostrano, invece, che nulla è stato fatto».
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- «Alla fine dello scorso anno - ha ricordato il rappresentante sindacale - si realizzò un accordo che, tra le altre cose, stabiliva che la TCT mettesse in sicurezza le banchine del molo al fine di permettere i dragaggi, per i quali sono disponibili 80 milioni che ora rischiano di andare perduti. Eppure era stata la stessa TCT, negli anni scorsi, a mettere in evidenza come l'assenza di dragaggi significasse andare incontro al blocco dell'attività. Ma c'è di più: oltre al finanziamento per il dragaggio c'è la seria possibilità di depauperare anche quello del Cipe per le opere portuali (piattaforma logistica e diga foranea in testa). Una valanga di vane promesse che stanno spingendo uno scalo strategico a livello europeo, qual è Taranto, verso il baratro».
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- Pugliese ha ricordato inoltre che «già lo scorso anno la Delta 1, azienda nell'orbita TCT, aveva provveduto alla messa in mobilità di 70 lavoratori, a cui si aggiungono i 50 del mancato turnover della TCT. Insomma, una simile gestione di un patrimonio fondamentale dell'economia pugliese non deve essere più consentita».
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- Secondo la segreteria regionale della UIL, a Taranto si cincischia mentre altrove si viaggia a 100 all'ora: «si pensi - ha rilevato Pugliese - ai cospicui interventi di Unicredit a Trieste, ai collegamenti tra Genova e Rotterdam e l'Europa centrale, alla crescita costante dei porti spagnoli e nordafricani. O si cambia registro o si rischia seriamente di chiudere i battenti».
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