- Le associazioni dell'autotrasporto sono nuovamente sul piede di guerra per l'impatto sul comparto generato dall'aumento delle accise sul gasolio, che è stato deciso dal nuovo governo Monti e incluso nel decreto approvato domenica dall'esecutivo. Trasportounito teme che dalle accise possa arrivare il colpo di grazia e annuncia che da lunedì prossimo il rischio che si spengano i motori dei Tir è altissimo.
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- Trasportounito spiega infatti che, di fronte alla impossibilità concreta delle aziende di autotrasporto a far fronte alle nuove spese derivanti dall'aumento delle accise sul gasolio, ha deciso di proporre il “fermo tecnico” della categoria, perché - sottolinea l'associazione - non è possibile lavorare alle attuali condizioni tariffarie.
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- «Nessuno sciopero - precisa il segretario nazionale di Trasportounito, Maurizio Longo - ma la diretta conseguenza dell'impossibilità per le aziende, già sull'orlo del fallimento, di far fronte a un onere che per la categoria, e quindi i circa 350.00 veicoli industriali in circolazione, supera i 180 milioni di euro al mese, pari a oltre 600 euro camion al mese». «Ma questi soldi - denuncia Longo - non ci sono e per la maggioranza delle aziende del settore la scelta di tenere fermi i mezzi (gravati anche da un aumento del costo industriale largamente superiore alla media europea e nell'impossibilità di recuperare su contratti esistenti il nuovo onere) significa evitare di accelerare lo scontato fallimento».
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- Trasportounito evidenzia che «esiste come non mai il rischio concreto di una catena di crack per totale assenza di liquidità. Unica misura tampone possibile - secondo l'associazione - è una norma che consenta all'autotrasporto di recuperare trimestralmente le accise e, in parallelo, una forte azione concreta per frenare un costo industriale del carburante non più sostenibile».
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- Da parte sua ANITA (Associazione Nazionale Imprese Trasporti Automobilistici) avanza la richiesta di rimborso mensile delle accise sul gasolio. «L'aumento delle accise sul gasolio di 112,10 euro per mille litri contenuto nel “decreto Monti” - spiega ANITA - rappresenta un duro colpo per le imprese di autotrasporto, se si considera che il costo del gasolio ha un'incidenza che varia, a seconda delle percorrenze, dal 24% al 39% dei costi totali di esercizio. Tale incremento, in vigore da ieri, comporta infatti un'esposizione finanziaria notevole in vista del rimborso che avviene solo dopo un anno».
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- «In Italia - ricorda ANITA - le accise sul gasolio sono tra le più alte in Europa. Tale aspetto ha conseguenze devastanti, anche sotto il profilo della concorrenza, visto che in altri Paesi comunitari il rimborso delle accise avviene con cadenza più breve, mensile o trimestrale. Tale disparità di condizioni indebolisce ulteriormente le imprese italiane minandone la competitività e la crescita. Inoltre, può incentivare il fenomeno ormai diffuso della delocalizzazione in Paesi che offrono migliori condizioni, con la conseguente perdita di eccellenze imprenditoriali per l'economia italiana».
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- Pertanto ANITA, appellandosi «ai principi di crescita ed equità che ispirano il provvedimento», con una lettera inviata oggi al presidente del Consiglio Mario Monti, al ministro per lo Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti, Corrado Passera, al vice ministro Mario Ciaccia e al sottosegretario Guido Improta chiede «che in sede di conversione del decreto legge sia previsto per l'autotrasporto un rimborso mensile delle accise».
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- CNA-Fita si rivolge invece alla committenza, invitandola «ad un serrato confronto sul caro gasolio e pedaggi». «Il balletto sulle bozze del decreto legge - osserva Cinzia Franchini, presidente nazionale dell'associazione - è finito ieri miseramente e al termine di quella tumultuosa giornata la CNA-Fita registra, con preoccupazione, le determinazioni contenute nel decreto legge che il governo ha portato alla firma del presidente Napolitano. Da mesi la nostra associazione, in modo pacifico e con puntuale conforto di analisi e dati - prosegue Cinzia Franchini - ribadisce l'allarmante corsa al rialzo dei costi del gasolio e dei pedaggi autostradali che si ripercuote, direttamente, sulla gestione finanziaria corrente già pregiudicata dal credit crunch perpetuato dalle banche da un lato e dall'altro dall'allungarsi dei tempi di pagamento. Con l'ulteriore aumento delle accise di oggi e il possibile incremento di gennaio dei pedaggi il clima è diventato rovente e la faticosissima pace sociale garantita fin qui rischierebbe di capitolare a causa dell'unico sfogo possibile: il fermo dei mezzi».
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- «La CNA-Fita conscia della pericolosità della situazione, ma altrettanto consapevole del drammatico momento che il Paese intero sta vivendo - spiega la presidente dell'associazione - si appella alla committenza tutta affinché possa con lei condividere un sommo atto di responsabilità finalizzato a motivare un confronto diretto per approfondire e chiarire le divergenze che ad oggi non hanno consentito l'incontro delle singole volontà. Carburante e pedaggi non possono dividere l'autotrasporto e la committenza che invece devono preoccuparsi di superare l'attuale crisi economica. C'è bisogno di tutti per uscire da questo pericoloso vicolo cieco e perciò la CNA-Fita invita, presso la sua sede nazionale, le committenze per un confronto volto ad individuare soluzioni immediate e concrete».
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