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Il porto di Venezia punta a stringere la collaborazione con gli interporti di Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna
L'intento è di attivare una nuova politica di integrazione nella governance dei traffici del Mediterraneo nord-orientale
29 febbraio 2012
Per concretizzare le grandi potenzialità che il porto offshore dell'alto Adriatico sarà in grado di esprimere grazie alle nuove tecnologie di imbarco-sbarco previste per questa grande piattaforma logistica progettata al di fuori della Laguna di Venezia è necessario sviluppare una portualità diffusa e una sempre più stretta collaborazione con gli interporti di Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Questo, in sintesi, è il convincimento espresso nel corso del meeting sul tema “Il Porto degli Interporti”, tenutosi ieri a Mestre, che è stato organizzato dall'International Propeller Club Port of Venice.
Il progetto della piattaforma offshore, caldeggiato dal presidente dell'Autorità Portuale di Venezia, Paolo Costa, ha raccolto il consenso e l'adesione dei massimi rappresentanti del cluster trasportistico presenti al tavolo dei relatori: dal presidente dell'Unione Interporti Riuniti (UIR) e dell'Interporto di Bologna, Alessandro Ricci, al rappresentante della Z.A.I. e dell'Interporto di Verona, Pier Luigi Toffalori, al vicepresidente dell'Unione di Navigazione Interna Italiana, Sergio Vazzoler, al presidente dell'Interporto di Venezia, Eugenio De Vecchi, al rappresentante del porto di Mantova, Giancarlo Leoni.
L'obiettivo è di attivare una nuova politica di integrazione nella governance dei traffici del Mediterraneo nord-orientale per arginare la loro fuga verso i porti del nord Europa e, in linea con quanto oggi richiesto dall'UE, per riequilibrare la portualità del nord e del sud del continente. «Si tratta - ha rilevato il presidente dell'ente portuale Costa - di riassettare un sistema oggi anomalo che vede i nostri retroporti servire altre portualità quando abbiamo tutte le carte in regola per proporre la portualità adriatica come via economicamente più competitiva per i traffici diretti o provenienti dal centro Europa al Medio ed Estremo Oriente via Suez». “Carte in regola” - è stato ricordato - che significano tracce ferroviarie, banchine attrezzate, infrastrutture stradali e autostradali e navigabili per via d'acqua interna, efficienti aeroporti al servizio di una logistica di alto livello di altrettante aree produttive alla ricerca di sistemi trasportistici sempre più avanzati, supporto essenziale per dare maggiore competitività all'import-export di questa «nuova e grande regione d'Europa».
Nei numerosi interventi è stato ricordato come il decreto “Salva Italia” agevoli questa politica consentendo tra l'altro alle Autorità Portuali di porti classificati come “terminali di corridoi europei” di localizzare nel porto le varie fasi delle operazioni doganali.
Nel suo l'intervento il rappresentante della Z.A.I - Interporto Quadrante Europa di Verona, il più grande in Europa, ha tra l'altro ricordato come una collaborazione sinergica fra gli interporti del Veneto e il porto di Venezia coinvolga lo stesso interporto di Verona che non vede incompatibilità con i treni che oggi vi giungono dalla Spezia: «da parte nostra - ha spiegato Pier Luigi Toffalori - vi è la piena disponibilità a collaborare fattivamente. Così come Venezia storicamente guardava ad un territorio più ampio degli attuali confini del Veneto, occorrerà guardare anche ad una macro-regione che va oltre al Veneto e si collega agli altri territori del nord-est, ma anche a parte della Lombardia e dell'Emilia Romagna».
Per l'Interporto di Venezia sono previste, in accordo con i piani dell'Autorità Portuale, grandi opportunità nell'ambito della riconversione di Porto Marghera: dalla costruzione di una centrale elettrica a biomassa a nuovi insediamenti logistici al raddoppio delle celle frigorifere per la catena del freddo.
«“Il Porto degli Interporti” - ha commentato il presidente del Propeller di Venezia, Massimo Bernardo - non è stato un dialogo tra sordi né un autoreferenziale monologo di pochi “solisti”. La presenza e l'impegno a questo “tavolo tecnico” di tanti autorevoli relatori ha dimostrato come ci sia oggi l'esigenza di seppellire anacronistici monopoli locali attivando nuove sinergie tra pubblico e privato, formula questa condivisa e vincente nei fatti come dimostrano le strategie adottate nell'ambito del range portuale dell'alto Adriatico, oggi divenuto riferimento di importanti investimenti di primarie compagnie di navigazione, di grandi gruppi finanziari, ma,soprattutto, di una nuova cultura non solo relativa al trasporto, ma alla riorganizzazione logistica, occupazionale e sociale di quelle aree produttive che rappresentano il vero motore per rilanciare in un'ottica europea , l'economia di tutto il Paese».
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