- L'Italia riveste in Europa una posizione di primo piano per ciò che concerne l'interscambio commerciale con l'Area Med. Lo sottolinea il paper pubblicato sul nuovo numero di “Porti e Mediterraneo”, la newsletter semestrale frutto della sinergia tra Assoporti (Associazione dei Porti Italiani) ed SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) di cui riportiamo uno stralcio.
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- «“Porti e Mediterraneo” - ha spiegato il presidente di Assoporti, Francesco Nerli - intende rappresentare un momento di riflessione non solo sullo scenario attuale, ma specialmente sui vari possibili scenari futuri, per ragionare sulle scelte che l'Italia deve fare nel settore marittimo anche al fine di favorire l'internazionalizzazione, per mantenere un ruolo di primo piano nell'economia mediterranea».
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- «Questo lavoro - ha evidenziato il direttore generale di SRM, Massimo Deandreis - conferma l'impegno di SRM nella valorizzazione del trasporto marittimo, patrimonio economico del nostro Paese e si inserisce nel più ampio progetto di SRM dell'“Osservatorio Permanente sulle Relazioni Economiche tra l'Italia e il Mediterraneo”, che si concretizza nel sito www.srm-med.com e che si propone di comprendere le dinamiche e l'impatto di reciproca relazione economica tra l'Italia e i Paesi Mediterranei, dinamiche in cui i porti assumono un ruolo rilevante, poiché rappresentano una piattaforma naturale di sviluppo all'interno dell'Area Med».
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- Il paper nello specifico approfondisce il ruolo degli scali italiani nella geografia della competizione portuale nel Mediterraneo e del Mar Nero; e analizza la funzione e le prospettive del traffico merci e passeggeri dei porti italiani, nonché le imminenti sfide che l'intero cluster marittimo dovrà affrontare per cogliere le opportunità legate ai cambiamenti politico sociali che stanno coinvolgendo i Paesi dei versanti meridionale ed orientale.
- L'interscambio commerciale con l'Area Med avviene quasi esclusivamente via mare (40,6 miliardi di euro, oltre il 70%). Il commercio marittimo verso la regione si concentra soprattutto nei Paesi del Southern Med (oltre 20,6 miliardi di euro per il 2011, pari al 50,7%) vale a dire Algeria, Egitto, Libia, Marocco, Tunisia; segue l'Area dell'East Med (Israele, Libano, Siria e Turchia) con quasi 17 miliardi di euro pari al 41,8% e, quindi, quella dell'Adriatic Med (Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Croazia) con circa 3 miliardi di euro (7,5%). Tra i singoli Paesi coinvolti negli scambi marittimi italiani è segnalata al primo posto la Turchia, seguita da Tunisia ed Egitto, con un flusso di merci quantificabile in circa 11,3 miliardi di euro.
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- Il nuovo numero della Newsletter include autorevoli testimonianze dello scenario marittimo internazionale: Sixte Cambra, Luigi Merlo e Sergio Prete, i presidenti di tre porti di Barcellona, Genova e Taranto che all'interno del bacino rivestono un ruolo di best players.
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Porti e Mediterraneo newsletter semestrale
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- Maggio 2012
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- Il nuovo volto della geografia portuale del Mediterraneo e il ruolo dell'Italia
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- Il dinamismo recente del Mediterraneo è in larga parte determinato dalla riorganizzazione dell'industria del trasporto marittimo e dalla nuova geoeconomia mondiale. Nel contesto di integrazione e di allargamento dell'Unione Europea nonché di crescente globalizzazione si è assistito ad un progressivo rafforzamento del ruolo del Mediterraneo nelle principali direttrici di traffico marittimo. I fattori alla base di questo fenomeno sono riconducibili principalmente a:
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- il fenomeno del gigantismo delle navi, che ha reso quella Trans-mediterranea la rotta privilegiata per i traffici con il Far East in quanto, a differenza del canale di Panama, il Canale di Suez presenta caratteristiche strutturali compatibili con il transito delle grandi portacontainer;
- la performance economica del Far East e dei Paesi emergenti del Nord Africa e del versante orientale del bacino che ha determinato un incremento significativo dell'interscambio via mare sulle direttrici commerciali da/per l'Europa e fra le due sponde del Mediterraneo;
1 Eurostat, Maritime transport statistics - short sea shipping of goods, 2011.
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- l'impulso dato dall'Unione Europea nel corso dell'ultimo decennio allo Short Sea Shipping, fortemente incentivato per ridurre la congestione sulle strade, che oggi rappresenta il 62% del totale delle merci trasportate via mare dall'Unione1.
- Se fino a un decennio fa i porti del versante meridionale avevano un ruolo marginale nei servizi marittimi deep-sea, lo sviluppo dei terminal di transhipment prima in Egitto e poi in Marocco ha segnato l'ingresso di questi paesi nella gestione del traffico di container. Tale cambiamento ha favorito la crescita significativa dei porti hub del Mediterraneo che tra il 2005 ed il 2011 hanno registrato un aumento del 44% nei container movimentati complessivi.
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- L'ingresso di questi porti nello scenario ha determinato un cambiamento nella competizione all'interno del Mediterraneo che si è allargata determinando anche rilevanti modifiche nella classifica degli scali container, come si evidenzia dalla figura che segue:
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Grafico 1 - Quote di Mercato negli Hub del Mediterraneo. Confronto 2005-2011 |
Fonte: elaborazione SRM su dati Assoporti e Autorità Portuali, 2012 |
- Dalla figura si evince che la situazione relativa agli hub del Mediterraneo è molto cambiata fra il 2005 ed il 2011, a sfavore soprattutto di Gioia Tauro e Algeciras, che hanno perso il 10% e il 4% della propria quota di mercato. C'è poi da segnalare la situazione di Damietta che ha perso nel periodo in esame il 5%, ma la sua performance nel 2011 (-38% rispetto al 2010) ha risentito delle agitazioni della popolazione egiziana che hanno determinato il rallentamento delle attività e, addirittura, per un periodo la chiusura del porto al traffico. Invece Port Said, Malta e Valencia nei sette anni analizzati hanno aumentato i volumi delle loro movimentazioni del 134%, del 79% e del 66%.
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- In particolare i porti della sponda Sud del Mediterraneo hanno incrementato la propria quota di mercato dal 18% al 30% soprattutto a discapito dei porti italiani di transhipment che sono passati dal 28% al 16%.
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- Questi ultimi, che dal punto di vista geografico ricoprono un vantaggio evidente, rischiano la marginalizzazione per i ritardi, rispetto ai competitors, in termini di raccordi ferroviari e servizi di logistica nelle aree retroportuali e per la presenza di un sistema costituito da porti diffusi e di piccola dimensione non adeguati ad attrarre i flussi di merci in container.
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- Il contesto competitivo del Mediterraneo vedrà presumibilmente accrescere nel prossimo futuro il peso dei porti del versante meridionale per i quali sono previsti ulteriori investimenti infrastrutturali. Secondo quanto dichiarato dalle autorità competenti, il valore complessivo delle opere previste che dovrebbero essere ultimate entro il 2015, supera gli 8 miliardi di euro, e comporterà un incremento della capacità di movimentazione di trasbordo stimabile tra i 4,8 e i 10 milioni di TEU. Nel dettaglio:
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- i maggiori investimenti (5 miliardi di euro) sono destinati alla realizzazione di nuovi terminal container nei porto di Tanger Med, che ne dovrebbero incrementare la capacità di trasbordo di 650.000 TEU;
- il nuovo terminal container del porto di Enfidha in Tunisia, che prevede un investimento complessivo di 1,4 miliardi di euro, avrà capacità di trasbordo di 1,3 milioni di TEU. È, inoltre, previsto l'ampliamento del porto di Tunis-Rades, con un investimento di 198 milioni di euro;
- in Egitto, oltre all'ampliamento del terminal container del porto di Port Said (395 milioni di euro, con una capacità incrementale di trasbordo di 3,5 milioni di TEU), diverrà operativo il nuovo terminal container di Alessandria, che, con un investimento di 860 milioni di euro, sarà in grado di movimentare 420.000 TEU2.
2 Eurispes, Cagliari, Gioia Tauro e Taranto: 60 milioni di euro in 5 anni per salvare più di 9.000 posti di lavoro a rischio, settembre 20103 Lo studio condotto da Eurispes ha evidenziato che il costo medio orario del lavoro di un operaio rilevato nel 2009 presso i terminal di transhipment italiani, è stato di 22,1 euro contro 3,1 euro del Marocco e 1,9 euro dell'Egitto (rispettivamente 7 e oltre 11 volte superiore al dato medio italiano). Differenze analoghe si registrano nel costo medio orario del lavoro di un impiegato, pari a 22,9 euro in Italia, 10,1 euro in Egitto e 7,1 euro in Marocco (rispettivamente 2,3 e 3,2 volte inferiore al dato medio italiano). Eurispes, Cagliari, Gioia Tauro e Taranto: 60 milioni di euro in 5 anni per salvare più di 9.000 posti di lavoro a rischio, settembre 2010.
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- In tale contesto l'Europa, se vuole tentare di agganciare i propri mercati all'area economica asiatica - che registra tassi di crescita a doppia cifra e si va affermando sempre più quale mercato di export (e non più solo di import) - deve dotarsi di connessioni “da e verso” il mondo, in grado di intermediare efficientemente prodotti e merci. I porti europei sono, in tal senso, lo snodo cruciale di interscambio fra l'economia occidentale e il Far East; quindi, a maggior ragione, lo sono i porti mediterranei, che possono contare su un vantaggio competitivo legato a una posizione geografica che, in termini di transit time, garantisce un'alimentazione dei mercati europei da Suez assolutamente competitiva rispetto a quella generata dagli scali dell'Europa Settentrionale.
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- Oltre agli interventi infrastrutturali, lo sviluppo dei porti del Nord Africa è stato incentivato anche dalle riforme che i Paesi dell'area hanno posto in essere per rendere più snelle le procedure amministrative legate al trasporto marittimo nonché quelle ambientali che risultano meno restrittive rispetto a quanto previsto in Europa, aumentando ulteriormente la capacità attrattiva dell'area per gli investitori istituzionali. Non si possono sottovalutare gli effetti della normativa sul lavoro portuale che prevede per queste regioni un costo medio del lavoro più basso rispetto ai Paesi europei3, nonché le agevolazioni in termini di costi di gestione (personale, concessioni, energia) e fiscali (tasse di ancoraggio e rimorchio). Le prospettive di crescita dell'area inoltre risultano anch'esse rilevanti per attirare i grandi operatori marittimi internazionali, richiamati anche dalle sempre più frequenti delocalizzazioni degli insediamenti di alcune tra le più importanti multinazionali. Per tali vantaggi, i porti sulla sponda africana del Mediterraneo, rappresentano quindi, un'alternativa ai competitors europei che probabilmente non è in grado di assicurare la medesima efficienza, ma è economicamente più conveniente, per le grandi compagnie di navigazione.
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- La politica dei governi nord africani, poi, di affidare lo sviluppo degli scali a operatori internazionali ha aumentato la sicurezza del raggiungimento dei traffici previsti, grazie al mix tra terminalisti puri, già presenti nei possibili mercati complementari, e le compagnie di navigazione, che risultano così incentivate a portare i loro traffici in questi porti. Si citano tra gli altri APM Terminals (braccio operativo portuale di Maersk, la principale compagnia al mondo) e Eurogate Tanger (consorzio partecipato dai francesi CMA CGM, dalla compagnia di stato marocchina Comanav e da una quota di minoranza dell'italosvizzera MSC, la seconda shipping line al mondo) che operano nel porto di Tanger Med; APM è presente nell'area mediterranea anche a Port Said, Hutchison Port Holding ad Alexandria e El Dekheila, DP World ad Algeri in jointventure con l'Autorità Portuale.
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- Nella tabella che segue sono elencati i primi 10 porti del Mediterraneo e del Mar Nero che nel 2011 hanno movimentato oltre 26,7 milioni di teus.
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Tabella 1 - Top ten dei porti del Mediterraneo e del Mar Nero (Teu) |
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Port |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
11/10/12 |
11/08/12 |
ES |
Valencia |
3.602.000 |
3.654.000 |
4.206.937 |
4.327.000 |
2,90% |
20,10% |
ET |
Port Said |
3.186.589 |
3.300.951 |
3.627.813 |
3.800.000 |
4,70% |
19,20% |
ES |
Algeciras |
3.327.616 |
3.043.268 |
2.810.242 |
3.602.631 |
28,20% |
8,30% |
TR |
Ambarli |
2.262.000 |
1.836.000 |
2.540.000 |
2.686.000 |
5,70% |
18,70% |
M |
Marsaxlokk |
2.330.000 |
2.260.000 |
2.370.000 |
2.360.000 |
-0,40% |
1,30% |
IT |
Gioia Tauro |
3.467.824 |
2.857.440 |
2.852.264 |
2.305.000 |
-19,20% |
-33,50% |
MA |
Tanger Med |
920.708 |
1.222.000 |
2.058.430 |
2.093.408 |
1,70% |
127,40% |
ES |
Barcelona |
2.569.477 |
1.797.156 |
1.948.422 |
2.033.549 |
4,40% |
-20,90% |
IT |
Genoa |
1.766.605 |
1.533.627 |
1.758.858 |
1.847.102 |
5,00% |
4,60% |
GR |
Pireo |
433.582 |
664.895 |
878.083 |
1.680.133 |
91,30% |
287,50% |
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Totale |
23.866.401 |
22.169.337 |
25.051.049 |
26.734.823 |
6,70% |
12,00% |
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Fonte: elaborazione SRM su dati Autorità Portuali, 2012 |
4 I trasporti marittimi si distinguono per la lunghezza della tratta su cui operano in Deep Sea Shipping - trasporto tra continenti diversi - e Short Sea Shipping - trasporto all'interno dei continenti.
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- In questo contesto, l'obiettivo del rilancio dell'Italia quale asse strategico dei traffici all'interno del Mediterraneo è possibile perché vi sono i presupposti, non solo geografici ma soprattutto commerciali. L'Italia si è confermata il primo partner commerciale della regione precedendo Germania e Francia: l'interscambio del nostro Paese con l'Area Med nel 2011 è stato pari a 29 miliardi di euro in export e 28,7 miliardi in import: questi flussi avvengono quasi esclusivamente via mare (40,6 miliardi cioè oltre il 70%) e non solo lungo le rotte deep sea ma anche su quelle short sea4. Il nostro Paese conta per poco meno di un quinto (18%) dell'interscambio commerciale complessivo fra l'Ue e i Paesi dell'area mediterranea.
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- Cooperazione industriale, scambio di know-how, approfondimento dei rapporti finanziari ed interbancari sono alla base di un ulteriore sviluppo delle relazioni economiche dell'Italia con l'area mediterranea.
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- Di grande interesse diventa quindi l'approfondimento dell'interscambio commerciale marittimo dell'Italia con i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo per individuare quali sono le aree verso le quali c'è maggiore intensità di scambi e i prodotti interessati. L'analisi aggrega i dati in tre aree: il Med meridionale che raggruppa, Algeria, Egitto, Libia, Marocco Tunisia; Med orientale che raccoglie Israele, Libano, Siria e Turchia e Med adriatico che aggrega Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Croazia.
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- Il commercio marittimo verso l'Area Med rappresenta il 16,8% del trasporto complessivo che l'Italia ha via mare con il resto del mondo e, come si evince dal grafico che segue, si concentra soprattutto nei Paesi del Southern Med (oltre 20,6 miliardi di euro per il 2011, pari al 50,7%). Segue l'Area dell'East Med con quasi 17 miliardi di euro pari al 41,8% e, quindi, quella dell'Adriatic Med il cui interscambio marittimo con il nostro Paese è pari a circa 3 miliardi di euro (7,5%).
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- L'andamento nel tempo dell'interscambio risulta, tuttavia, altalenante con un calo nel 2011 di 11,3 punti percentuali rispetto all'anno precedente. Osservando i dati per singola area si nota, comunque, come tale risultato sia per lo più imputabile agli scambi con i Paesi del Southern Med che, anche come conseguenza degli eventi politici che hanno interessato tali zone, hanno vissuto un calo di oltre il 27% bilanciato, solo in parte, dagli aumenti registrati nelle due restanti aree (+12,8% per l'Adriatic Med e +14,5% per l'Eastern Med).
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Grafico 2 - Il commercio marittimo dell'Italia con i Paesi del Mediterraneo - Anni 2008-2011 |
Fonte: elaborazione SRM su dati ISTAT Coeweb, 2012 |
- Se si considerano, poi, i singoli Paesi, il principale partner coinvolto negli scambi marittimi italiani è la Turchia con un flusso di merci quantificabile in circa 11,3 miliardi di euro; seguono, con un traffico notevolmente inferiore, Tunisia ed Egitto. Tale situazione, tuttavia, rispecchia solo in parte lo scenario dei traffici degli ultimi anni. Se si osservano, infatti, i dati del periodo 2008-2011 si evince come sino al 2010 è stata la Libia il Paese maggiormente interessato dagli stessi, ma il calo che questa ha vissuto nel 2011 (pari al 77,5% rispetto al 2008) ha implicato un mutamento nella configurazione complessiva.
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- I restanti Paesi, seppur con valori assoluti spesso di minore entità e nonostante la diminuzione degli scambi dovuta alla generale crisi del 2009, hanno invece riportato, nel quadriennio preso in esame, un incremento del loro business marittimo con l'Italia; incremento che nel caso della Turchia ha superato il 20%.
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Grafico 3 - Il commercio marittimo dell'Italia verso l'Area Med: i primi 5 partner - Anni 2008-2011 |
Fonte: elaborazione SRM su dati ISTAT Coeweb, 2012 |
- Un dato da evidenziare, emerso dall'analisi dell'interscambio marittimo verso l'Area Med con il dettaglio delle merci interessate, è legato alla capacità di vendita, da parte dell'Italia, di macchinari industriali sia generali che speciali, a riscontro del bisogno di sviluppo e di tecnologia da parte dei Paesi di tutte e tre le aree in cui è stato suddiviso il bacino: oltre il 18% dell'interscambio complessivo via mare è relativo a questa categoria merceologica. A seguire, si trovano i prodotti petroliferi (raffinati e non) che nel loro insieme assorbono il 32,5% del totale: in questo caso lo scambio di tali prodotti si spiega in parte con il fenomeno della reimportazione, ovvero si tratta di prodotti prima importati dall'Italia perché destinati a una successiva fase di lavorazione e poi nuovamente riesportati. Infine, i prodotti dell'industria tessile e dell'abbigliamento (11,1%) e quelli relativi al settore dei metalli (10,8%).
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- Il grafico che segue indica quanto appena esposto:
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Grafico 4 - L'interscambio marittimo dell'Italia verso i Paesi dell'Area Med: i principali capitoli merceologici - Anno 2011 |
Fonte: elaborazione SRM su dati ISTAT Coeweb, 2012 |
- Traffico merci e passeggeri nei Porti Italiani
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5 L'analisi si riferisce ai dati dei traffici dei porti disponibili ad aprile 2012.
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- L'analisi dei traffici dei porti italiani riferito al 20115 mostra un andamento sostanzialmente stabile rispetto all'anno precedente per le merci e un moderato calo (-2,1%) nel segmento del trasporto containerizzato che ha raggiunto i 9,6 milioni di teus.
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- Con i dati a disposizione non è possibile realizzare un'analisi dettagliata dei singoli segmenti di traffico ma si può comunque affermare che rispetto al 2010 mentre per le merci solide si è registrato un aumento, per le merci liquide si rileva un trend negativo.
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- Con circa 46 milioni di passeggeri trasportati nei porti italiani si osserva una lieve contrazione (-3%) sull'anno precedente, ma all'interno di questo segmento va segnalata l'importante crescita del traffico dei croceristi che con circa 11,2 milioni ha fatto segnare un +19,5%.
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- Il grafico che segue focalizza l'analisi sul traffico containerizzato mettendo a confronto le macroaree in cui è suddiviso il territorio italiano: Centro, Mezzogiorno, Nord Est e Nord Ovest.
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Grafico 5 - Traffico di TEU'S per macroarea. Anni 2010-2011 |
Fonte: elaborazione SRM su dati Autorità Portuali, 2012 |
- Per movimentazione di TEUS, il Mezzogiorno con circa 4,4 milioni rimane la macroarea in cui si concentra il più elevato traffico di container nonostante una flessione del 10,7%, con Gioia Tauro che, pur se in calo del 18% rispetto al 2010, si conferma il principale hub italiano con circa 2,4 milioni di teus movimentati. Anche Cagliari (circa 603.000) è in lieve contrazione rispetto all'anno precedente, mentre Taranto con 604.404 teus ha mostrato una crescita del 4% rispetto al 2010. Oltre agli hub, gli altri porti del Mezzogiorno che presentano un traffico containerizzato significativo sono quello di Napoli che, con una movimentazione di circa 527 mila teus ha mostrato una lieve flessione (-1,48%) e Salerno che ha superato i 235 mila teus mostrando una performance analoga a quella dell'anno precedente.
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- Segue il Nord Ovest che è in crescita rispetto al 2010 (+2,6%) con Genova e La Spezia che con un volume totale di traffico rispettivamente di 1,8 e 1,3 milioni di teus, si confermano secondo e terzo scalo nazionale in questo segmento.
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- A distanza si trova il Nord Est che con un traffico di oltre un milione di teus ha registrato un incremento significativo (+25%) rispetto al 2010 imputabile soprattutto alla crescita del traffico di Trieste (+42%) che ha quasi raggiunto i 400 mila teus e, in secondo luogo, di Venezia (+16%) con oltre 458 mila teus.
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- Infine il Centro che, con oltre 807 mila teus ha registrato un incremento del 2,4% rispetto al 2010, dove il traffico container è in pratica concentrato nel solo porto di Livorno.
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- L'analisi al 2011 dei dati sul traffico dei teus mostra un mutamento della geografia nazionale dei porti che realizzano la movimentazione dei container, che salvo Gioia Tauro, si sta spostando lungo l'arco alto tirrenico con un'interessante performance anche del versante adriatico per effetto dell'intensificarsi dei traffici con l'Europa dell'Est.
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- Riguardo alle destinazioni dei container, l'analisi si basa sui dati resi disponibili dalle Autorità Portuali di Gioia Tauro e Genova, i due principali scali italiani nel transhipment: mentre per lo scalo calabrese circa un terzo dei container sono in arrivo o destinati verso il West Med, East Med, North Africa, Balcani, Mar Nero, per lo scalo ligure la % dei teu imbarcati e sbarcati verso il Nord Africa e l'East Med è intorno al 12%.
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Grafico 6 - Traffico di passeggeri per macroarea. Anni 2010-2011 |
Fonte: elaborazione SRM su dati Autorità Portuali, 2012 |
- Anche per il trasporto passeggeri è maggiore la concentrazione nella macroarea Mezzogiorno che, nonostante una flessione del 4,2% rispetto al 2010, con più di 27,6 milioni di passeggeri trasportati accentra oltre la metà del traffico nazionale. I porti di Messina-Milazzo, Napoli e Olbia concentrano il 79% dei passeggeri della macroarea. Seguono poi il Centro, che con circa 12,4 milioni di passeggeri mantiene un andamento sostanzialmente stabile sull'anno precedente; il Nord Ovest che nel 2011 ha registrato una flessione del 6% raggiungendo 4,5 milioni; infine il Nord Est, l'unica area che registra una performance positiva del comparto (+15%) con 2,5 milioni di passeggeri.
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Grafico 7 - Traffico di croceristi per macroarea. Anni 2010-2011 |
Fonte: elaborazione SRM su dati Autorità Portuali, 2012 |
- Il grafico sopra esposto mostra l'andamento del traffico croceristico, in aumento sull'anno precedente con variazioni importanti in tutte le macroaree. L'incremento del 27,2% rispetto al 2010 ha portato il Centro a diventare l'area con la maggiore concentrazione di croceristi superando quota 3,7 milioni, con Civitavecchia che si conferma il principale porto italiano con un ulteriore aumento del 33% che gli ha consentito di raggiungere circa 2,6 milioni di passeggeri. Anche Livorno ha registrato una buona performance registrando un incremento del 19,5% e 983 mila croceristi. Segue a breve distanza il Mezzogiorno che con circa 3,7 milioni di passeggeri ha registrato un aumento del 17,4%. Si segnala la buona performance di Napoli che ha consolidato la leadership nell'area e la terza posizione nel rank nazionale segnando un aumento del 14% rispetto all'anno precedente e raggiungendo circa 1,3 milioni di croceristi. Presenta un'analoga crescita anche il secondo porto dell'area, quello di Bari, che ha superato i 587 mila passeggeri.
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- Segue poi Palermo che con oltre 567 mila croceristi ha segnato nel 2011 un +44%; sempre in Sicilia si segnala l'incremento significativo di Messina-Milazzo (+34%) che ha superato i 500 mila passeggeri. A breve distanza l'una dall'altra seguono prima l'area Nord-Est con un +21% rispetto al 2010 e poi quella Nord-Ovest (+9%). La prima è trainata da Venezia, secondo porto crocieristico italiano, che con circa 1,8 milioni ha segnato un +11,1% rispetto al 2010. Il traffico crocieristico del Nord Ovest si suddivide principalmente tra Savona (circa 950 mila) che è cresciuto del 21,5% e Genova (circa 800 mila) che ha registrato una flessione del 7,2%.
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