- Oggi, nel corso della prima delle due giornate della conferenza internazionale “Global Connectivity with the Mediterranean Basin” che si tiene alla Stazione Marittima di Trieste, il, presidente dell'Autorità Portuale della città giuliana, Marina Monassi, ha presentato l'obiettivo di attuare un moderno regime di “free zone” ai punti franchi del porto di Trieste. «Il Porto Franco di Trieste - ha spiegato - è uno dei più antichi del mondo: fu istituito assieme a quello di Fiume nel 1719 dall'imperatore Carlo VI d'Asburgo. Per tale ragione abbiamo richiesto al governo italiano che la gestione dei Punti Franchi del porto di Trieste possa avvenire secondo le consuetudini vigenti negli altri porti e zone franche del mondo, in altre parole secondo l'articolo 1 (All. VIII) del Trattato di Parigi del 1947».
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- Tale regime - ha precisato - prevede che vengano offerti incentivi competitivi, fiscali e non, atti ad attirare investimenti e sviluppo economico. Nello specifico, nessuna imposizione per imposte sui consumi e sui redditi limitatamente ai redditi prodotti nei Punti Franchi, la facoltà di consumo delle merci allo stato di estero per le attività svolte nei Punti Franchi o destinate all'esportazione; massima promozione del commercio internazionale estero per estero, con piena apertura a tutti i contatti e le proposte di sviluppo e di finanziamento; promozione delle infrastrutture e dei servizi che rendono certo ed effettivo il diritto di accesso al Porto Franco; sviluppo ulteriore della cosiddetta Black Box, sistema informatico che consente la tracciabilità delle merci nei Punti Franchi.
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- Marina Monassi, inoltre, ha ricordato di aver inviato nei giorni scorsi al presidente del Consiglio, Mario Monti, una lettera in cui veniva chiesto che venissero tenute in considerazione, all'interno delle politiche governative per lo sviluppo, le potenzialità offerte dal porto di Trieste attraverso il suo regime di zona franca.
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- Per conto del governo il ministro all'Ambiente, Corrado Clini, ha sottolineato in un messaggio «l'importanza che riveste, per tutte le strategie rivolte a promuovere la green economy, la disponibilità di adeguate aree di Zona Franca, quale è appunto il porto di Trieste, per gli insediamenti di attività logistiche e produttive ad alto contenuto di innovazione tecnologica, con moderati impatti sull'ambiente e consistenti risparmi di risorse energetiche, oltreché per gli indotti riflessi di valore aggiunto e occupazionale».
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- Nel suo intervento Amedeo Teti, direttore generale del Ministero per lo Sviluppo economico, ha rilevato che già nell'immediato «andrebbe convocata in caso di necessità una conferenza dei servizi per affrontare le situazioni che coinvolgono gli attori del sistema portuale nello specifico».
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- Graham Mather, presidente della World Free Zone Convention, l'organismo che ha organizzato l'evento assieme all'Autorità Portuale e con il supporto Simest Spa, ha evidenziato che con le “free zone” «vi è la concreta possibilità di attirare investimenti e promuovere cooperazione transfrontaliera. È un momento favorevole - secondo Mather - per coinvolgere il presidente Mario Monti perché il mondo, anche grazie alle sue azioni, sta guardando all'Italia con grande interesse. Trieste - ha aggiunto - ha un ruolo importante nel mondo delle zone franche e lo avrà ulteriormente: è questa la via da seguire come hanno recentemente dimostrato le conferenze in Cina (a Shanghai) e in India, con i due Paesi che hanno dimostrato il grande interesse verso le zone franche. Lo stesso stanno facendo Polonia, Grecia e altri Paesi perché sono crocevia dinamico della finanza, dell'economia e della comunicazione».
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- «Su questi temi - ha osservato il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini - a Trieste per molti anni si è fatta tanta confusione per cui il confronto con i protagonisti del mondo delle zone franche è molto importante perché mai come oggi abbiamo bisogno di chiarezza. Chiarezza sulla fattibilità, sulle regole giuridiche e sulle opportunità del mercato. Nel rispetto delle norme, bisogna capire come mantenere, sviluppare, trasferire queste aree per trarne massimo vantaggio. Su questo l'esperienza degli operatori sarà di grande aiuto».
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- «Finalmente - ha confermato il presidente della Camera di Commercio di Trieste, Antonio Paoletti - affronteremo con chiarezza il tema delle zone franche. Tutti gli studi economici danno come bene primario per questa regione il porto di Trieste. Si è lasciato per troppo tempo dormire il Porto Vecchio, ma il pensiero va ora al Porto Nuovo e alle zone per la retro portualità con possibilità di sviluppo enorme. Come Camera di Commercio di Trieste ci stiamo muovendo da tempo per invogliare le imprese del Far East a creare la loro base europea nel Porto di Trieste».
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