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Trasportounito recita l'epitaffio dell'autotrasporto italiano e chiede l'uscita dall'Europa
L'associazione denuncia che, con una liberalizzazione a tavolino, l'UE ha creato i presupposti per il tracollo in atto
16 aprile 2013
Trasportounito recita l'epitaffio dell'autotrasporto italiano. Secondo l'associazione sindacale, infatti, il comparto «è morto» ed è «scaduto il tempo anche per interventi normativi che consentano di arginare la crisi di un settore che in Italia garantisce più dell'85% dei trasporti di merce, ma che, scavalcato da imprese estere autorizzate a operare sottocosto sul territorio italiano, subissato dai debiti (più di 31.000 euro per mezzo pesante in circolazione in Italia) sopravvive solo ai margini della legalità».
Oggi a Genova, presentando un dossier sull'autotrasporto emblematicamente intitolato “oltre il punto di non ritorno” che verrà presentato al prossimo governo e al Parlamento, i vertici di Trasportounito hanno annunciato che è ormai inevitabile «il ricorso a misure estreme di protesta», «ivi compresa - hanno precisato - l'ipotesi di un assedio di Roma attraverso il blocco a tempo indeterminato del Raccordo anulare».
Secondo il presidente e il segretario generale di Trasportounito, Franco Pensiero e Maurizio Longo, la proliferazione dei conflitti locali (imminente un fermo della Sicilia e della Sardegna) rappresentano segnali del tutto inascoltati da governo e da Parlamento. Segnali di disperazione - hanno sottolineato - che trovano giustificazione in dati sul tracollo del settore. Con 5.000 imprese chiuse negli ultimi sei mesi del 2012 (2.200 in procedura fallimentare), 80.000 dipendenti a rischio disoccupazione nel 2013, il 70% delle imprese con un monte debiti che conduce inevitabilmente al fallimento e il 21% dei traffici ormai “conquistati” da aziende dell'Est europeo, che beneficiano di costi fuori controllo e di controlli inesistenti, la sicurezza sulle strade italiane non esiste ormai più.
I dati - hanno spiegato Pensiero e Longo - parlano da soli: 32.000 mezzi pesanti viaggiano in Italia senza copertura assicurativa rca, 12.000 mezzi industriali sono custoditi in depositi giudiziari, 18.000 i veicoli abbandonati dalle aziende cannibalizzati per recuperare pezzi di ricambio. Il 27% dei veicoli pesanti non è in regola, il 14% viaggia senza alcun rispetto dei tempi di guida e di sosta, il 7% non è in regola con le revisioni, il 5% viaggia in sovraccarico.
Come resuscitare un morto? Secondo Trasportounito, ormai le norme elementari (come il pagamento a trenta giorni e il rispetto dei costi minimi) sono solo da applicare (anche - ha rilevato l'associazione - se appaiono palliativi a fronte della totale destrutturazione del settore per il quale occorrerebbe una forte volontà politica). La proposta forte di Trasportounito è l'uscita dall'UE: per l'associazione la risposta più importante e coraggiosa per salvare l'autotrasporto italiano è l'uscita dall'Europa, che - ha denunciato Trasportunito - con una liberalizzazione a tavolino, ha creato i presupposti per il tracollo in atto.
Trasportounito
Dossier Autotrasporto
Oltre il punto di non ritorno
Ormai da anni l'autotrasporto italiano vede allargarsi costantemente la forbice fra costi di gestione e tariffe, con una conseguente inarrestabile crescita dell'indebitamento, una perdita di potere contrattuale, e un preoccupante indebolimento strutturale del settore. La liberalizzazione senza rete delle tariffe, nonostante la legge sui costi minimi, e la contemporanea apertura altrettanto senza regole del mercato italiano del trasporto su gomma a vettori esteri e ad autisti provenienti in particolare dall'est europeo hanno inferto un colpo decisivo al settore, oberato da una lievitazione inarrestabile dei costi, da quelli assicurativi alle tariffe autostradali. In più occasioni è stata denunciata la contraddizione di un paese che trasporta su gomma più dell'85% delle merci e che di fatto, in una totale assenza di programmazione e di scelte coerenti con il mercato, consente la metodica destabilizzazione e destrutturazione del settore.
La crisi che si è abbattuta su tutta l'economia italiana ha precipitato l'autotrasporto oltre il punto di non ritorno, rendendo l'illegalità la norma oltre che l'unico strumento per la sopravvivenza e spingendo anche le aziende sane verso una deriva che sfocia o nella cessazione dell'attività, o nel fallimento o, come sempre più spesso accade, in una violazione sistematica delle norme di sicurezza.
Trasportounito consegnerà un sintetico dossier al governo che verrà, al Parlamento e specialmente alla pubblica opinione affinché vengano messi in piena luce i rischi che si corrono sulle autostrade e strade italiane, in una situazione ormai fuori controllo, che richiede una terapia d'urto e il ripristino di poche regole chiare, alle quali tutti, in primis la committenza, ovvero che utilizza l'autotrasporto, per la movimentazione delle merci, siano costretti ad attenersi.
Ecco alcune anticipazioni sul dossier.
Cos'è oggi l'autotrasporto italiano conto terzi:
103.000 imprese attive nell'autotrasporto che esercitano l'attività con veicoli industriali e commerciali (altre 43.000 posizioni aperte non posseggono veicoli);
5.000 imprese hanno chiuso negli ultimi sei mesi del 2012;
2.200 imprese con procedura concorsuale fallimentare.
Il caso Liguria
Il comparto dell'autotrasporto in Liguria ha perso nel 2012, 3000 occupati.
Il saldo tra nuove iscrizioni all'Albo degli Autotrasportatori per l'avvio dell'attività e quello delle cancellazioni delle imprese è negativo di circa 900 unità, 500 delle quali nel solo anno 2012.
In sostanza dalle 4600 imprese in esercizio alla fine del 2012 le imprese iscritte sono 3.700.
Fra poche settimane esploderà in Liguria il problema del rifinanziamento della Cassa integrazione in deroga, già comunicata dalla Regione Liguria.
La crisi
80.000 dipendenti sono a rischio licenziamento entro l'anno 2013 (considerando anche i termini delle procedure cig ecc…);
il 30%, del personale conducente operante sul territorio italiano parla una lingua dell'Est Europeo o extracomunitaria;
3.600, le imprese dispongono di una propria sede o di una propria impresa nell'Est Europa;
il 21% è la media del cabotaggio stradale di imprese estere che svolgono servizi all'interno del territorio italiano;
ogni mezzo pesante immatricolato in Italia è gravato da un indebitamento medio di 31.000 euro;
è del 70%, la percentuale delle imprese i cui debiti a breve sono tali da provocare il fallimento dell'azienda;
36.000, sono gli imprenditori coinvolti in vertenze fra vettori e committenti, o fra primo e secondo vettore o fra impresa e dipendenti;
15% il valore che assorbe l'intermediazione parassitaria;
18% l'entità reale della riduzione delle tariffe per i servizi di autotrasporto;
22% la contrazione della domanda dei servizi di autotrasporto;
39 i milioni di tonnellate di merce in meno da trasportare;
15% la riduzione media delle tratte chilometriche;
32% la quota media dei viaggi a vuoto;
24% la riduzione delle immatricolazioni dei veicoli pesanti;
74% delle imprese non è in grado e non intende investire nel breve periodo.
La sicurezza stradale che non esiste più
Un panorama che ha conseguenze drammatiche sulla sicurezza delle strade italiane: Ecco i dati che non vengono detti:
32.000 veicoli pesanti non sono coperti da assicurazione rca (stima che scaturisce dal saldo tra il numero dei mezzi immatricolati e quelli assicurati);
12.000 i mezzi industriali sono custoditi in depositi giudiziari;
18.000 veicoli abbandonati nelle aziende e cannibalizzati per recuperare i pezzi di ricambio;
43 gli incidenti che hanno coinvolto mezzi pesanti negli ultimi 20 giorni (22 tir ribaltati, 6 in fiamme e 15 tamponamenti)
Dai controlli dei veicoli industriali effettuati dalla Polizia Stradale emerge che:
il 27% dei veicoli pesanti in circolazione non è in regola con le normative del Codice della Strada e della disciplina di settore;
il 14% dei veicoli industriali in circolazione viaggia senza che l'autista rispetti i tempi di guida e di riposo;
il 7% dei mezzi non è in regola con la revisione del veicolo e manifestano inefficienze strutturali e meccaniche;
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