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È necessario che il governo affronti le criticità nel settore dei trasporti del Friuli Venezia Giulia
Lo ha sottolineato il presidente della Commissione Trasporti e Infrastrutture della Camera, Michele Meta, nel corso di una visita al porto di Monfalcone
3 giugno 2013
Impegnare il governo a rispondere ad una “'mozione Friuli Venezia Giulia” per portare all'attenzione nazionale la regione, le sue potenzialità e le problematiche nel settore dei trasporti. È questa la proposta formulata dal presidente della Commissione Trasporti e Infrastrutture della Camera, Michele Meta, nel corso della visita effettuata la settimana scorsa al porto di Monfalcone dove ha incontrato i vertici dell'Azienda Speciale per il Porto di Monfalcone - il presidente dimissionario Emilio Sgarlata e il neo presidente Paolo Maschio - nonché il presidente della compagnia portuale, Riccardo Scaramelli, e gli operatori del porto.
Nel corso dell'incontro l'ex presidente di ASPO, Emilio Sgarlata, ha spiegato che solo adesso il porto sta tornando lentamente ai livelli di traffico del 2006; «stiamo lavorando - ha aggiunto - per l'accesso al canale del porto e per rendere sempre più strategico lo scalo monfalconese». Il neo presidente dell'azienda che promuove lo sviluppo del porto, Paolo Maschio, ha elencato le necessità dello scalo: l'escavo, per cui si deve velocizzare la procedura - ha specificato - e la ridefinizione della mission e del piano regolatore del porto.
Da parte sua l'assessore alle Infrastrutture della Regione, Mariagrazia Santoro, ha ricordato che il porto di Monfalcone rientra nelle strategie dell'Unione Europea ed ha però evidenziato il timore che l'attenzione rimanga alta solo fino a Venezia, e che il Friuli Venezia Giulia rimanga schiacciato tra questo scalo e quelli di Fiume e Capodistria.
«Abbiamo la responsabilità - ha dichiarato il presidente della Commissione Trasporti della Camera - di mettere al centro dell'attenzione la questione dei porti, in un quadro che chiarisce la competenze dello Stato e quelle della Regione. La legge 84 - ha precisato Michele Meta - ha funzionato, l'errore è stato quello di rimanere poi con le mani in mano». Secondo Meta, «due sono le azioni possibili: un decreto - ha spiegato - che ponga al centro la sburocratizzazione, l'autonomia finanziaria e le concessioni (cosa che si può fare a breve), e una riforma organica che avrà tempi più lunghi».
Per Meta, il Friuli Venezia Giulia ha pagato un prezzo alto alla redditività delle infrastrutture, ed è ora di chiedere il conto. «Ecco quindi - ha concluso - le mie proposte. Prima, una “mozione Friuli Venezia Giulia” che impegni il governo a intervenire sui temi cari a questa regione. Seconda, una delegazione per verificare e velocizzare l'iter del Via al canale di escavo al ministero dell'Ambiente».
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