La Camera di Commercio di Savona elenca le «dieci buone ragioni» per difendere l'autonomia del porto della città

Sono dieci le motivazioni per cui, secondo la Camera di Commercio di Savona, l'Autorità Portuale della città non vede essere accorpata a quella di Genova come previsto dal piano di riorganizzazione della governance dei porti italiani proposto dal ministro Maurizio Lupi. L'ente camerale le ha elencate stamane nel corso di un incontro al quale ha convocato tutte le categorie economiche della provincia, a nome delle quali ha quindi chiesto di mantenere l'autonomia del porto di Savona-Vado per non vanificare il lavoro che, negli anni, ha consentito allo scalo savonese di conquistare un ruolo di rilievo nell'ambito della portualità nazionale.

«Dobbiamo restare forti in Liguria - ha sottolineato ai presenti il presidente dell'ente camerale, Luciano Pasquale - per far diventare più forte tutto il sistema ligure». In merito alle ipotesi di riforma portuale allo studio, Pasquale ha manifestato la disponibilità delle categorie economiche savonesi «a lavorare con tutti su proposte di recupero di efficienza, spending review, maggiore competitività, ma - ha specificato - non accettiamo come terreno di discussione termini quali campanilismo, isolazionismo, guerre fratricide. E la concorrenza tra i porti, come dimostrano i traffici crocieristici - ha osservato Pasquale - è un fattore importante di competitività. La leadership della Liguria in Italia non viene calata dall'alto , ma si afferma con i risultati, e in questo senso avere tre porti “core” è meglio che averne due, anche per rispettare il lavoro che si è fatto a Savona in tutti questi anni».

Ecco quali sono - ha illustrato la Camera di Commercio - le «dieci buone ragioni per difendere l'autonomia di Savona-Vado», porto che «ha tutte le carte in regola per essere considerato uno scalo “core”, ovvero di rilevante interesse nazionale ed europeo (l'attuale l'esclusione di Savona-Vado dai porti “core” così come intesi a livello europeo - ha precisato l'ente - dipende «da un unico criterio - il mancato raggiungimento della soglia minima dei traffici - obiettivo che peraltro sarà centrato già nel 2017 con l'avvio dell'operatività della piattaforma contenitori»).

Innanzitutto - ha specificato l'ente camerale - Savona-Vado «è il primo porto mediterraneo per import di frutta» ed è «tra i primi cinque porti italiani per traffici general cargo specializzati, come cellulosa e auto». Inoltre «è il quinto porto crocieristico nazionale e dodicesimo per traffico complessivo di passeggeri», «è l'ottavo porto italiano per le rinfuse solide e il nono per le rinfuse liquide» ed «è il tredicesimo porto per traffico di contenitori». In sesto luogo - ha spiegato l'ente camerale, «secondo i dati Istat relativi al 2012, Savona-Vado è il dodicesimo porto italiano per traffici complessivi, sopravanzando cinque porti considerati “core” dalla proposta di riforma e quindi candidati a mantenere lo status di Authority». In più «l'indice di efficienza elaborato dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti colloca l'Autorità Portuale di Savona nel 2012 davanti a sette porti considerati “core”». Savona-Vado è anche «il quinto porto in Italia per gettito fiscale generato (1,2 miliardi di euro) davanti a 12 porti “core” ed è al settimo posto per entrate da canoni di concessione». Oltre a ciò, «nella rada di Vado Ligure sono in corso i lavori per la realizzazione dell'unico reale intervento di sviluppo del sistema portuale italiano, la piattaforma contenitori di APM Terminals che, in un'operazione di project financing da 600 milioni di euro (155 dei quali rappresentati da un finanziamento concesso all'Autorità Portuale di Savona dalla BEI), coinvolge il più importante operatore mondiale (Maersk), dove saranno movimentati a regime circa 800 mila teus/anno». Infine, «il porto di Savona-Vado rappresenta la maggiore impresa della provincia con 2.500 persone direttamente in attività su un milione di metri quadrati di superfici operative e cinque km di banchine».

Per la Camera di Commercio, quindi, «un'applicazione frettolosa ed ideologica della riforma, così come è stata enunciata, oltre a indebolire direttamente il settore portuale savonese e ligure, produrrebbe un drammatico peggioramento dell'efficienza delle strutture amministrative coinvolte e avrebbe pesanti ricadute sul sistema produttivo non solo provinciale ma di un'area più vasta, che comprende le regioni del Nord Ovest, le cui imprese traggono dalla sfida competitiva in banchina rilevanti vantaggi in termini economici e di efficienza».

L'ente camerale ha sottolineato che quella del porto savonese è una rivendicazione di ruolo «sostenuta anche dal tasso di innovazione introdotto sia nella gestione operativa (il sistema ferroviario indipendente per la movimentazione delle merci, le tecnologie d'avanguardia nella manipolazione di merci e contenitori), sia nella gestione delle risorse umane e finanziarie».

«Ma al di là di ogni cifra - ha rilevato la Camera di Commercio - c'è una ragione di fondo alla base dell'impegno con cui il sistema delle imprese savonesi si oppone con fermezza ad una riforma che preveda l'abolizione dell'Autorità Portuale di Savona. La forte propensione all'export delle aziende locali, l'internazionalizzazione come fattore determinante per la ripresa, il rafforzamento delle infrastrutture come pre-condizione per sviluppare non solo la logistica ma anche l'industria e il turismo dipendono in larga misura dall'efficienza dell'attività portuale e dalla capacità di coordinamento tra istituzioni, imprese e porto».