- Stamane a Taranto si è tenuta una conferenza stampa indetta da Assologistica ed ospitata da Confindustria per denunciare la grave situazione delineatasi nel traffico contenitori in transhipment del porto tarantino a seguito delle verifiche doganali. In apertura dell'incontro il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, ha espresso forte preoccupazione per quanto sta avvenendo nel porto di Taranto, e il presidente di Assologistica, Carlo Mearelli ha denunciato che, «mentre in tutte le occasioni pubbliche l'Agenzia delle Dogane esalta il proprio impegno informatico e la propria collaborazione con gli altri Paesi dell'Unione, presentandosi come modello all'avanguardia, a livello periferico la situazione è ben diversa e riguarda l'intero territorio nazionale». «Nel caso specifico di Taranto - ha spiegato Giancarlo Russo, vice presidente d Assologistica e dirigente del terminal contenitori di Taranto - bloccare un contenitore in transito o peggio farlo sbarcare quando non era previsto dalla compagnia, significa far perdere alla merce tutte le coincidenze di trasporto che le consentono l'arrivo puntuale ai luoghi di destinazione finale. Il danno al commercio è evidente e spiega perché oggi sempre più caricatori e ricevitori chiedono alle compagnie di navigazione di cancellare Taranto come porto di transhipment a vantaggio dei porti vicini del Mediterraneo orientale, come esempio il Pireo».
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- Secondo Assologistica, «i metodi finora utilizzati dalla Agenzia delle Dogane di Taranto, come in altri porti e gates italiani, accompagnati talvolta da roboanti comunicati autoreferenziali poi smentiti dai tribunali - come il recente episodio di cinque contenitori sequestrati per sospetto di prodotto falsificato, respinto poi dalla sentenza del tribunale di Taranto - non solo ricadono direttamente sulle attività territoriali, sul commercio e sulla logistica e trasporto, ma producono ulteriori costi alla collettività, in termini economici e di gestione amministrativa inerenti al necessario ricorso alla giustizia. È evidente - ha sottolineato l'associazione - che tutto questo allontana i clienti dal porto. Gli unici ad avvantaggiarsi sono gli stessi doganieri, che nonostante il calo drammatico dei traffici riescono a mantenere lo stesso organico, continuando a produrre controlli parametrati ai valori di un tempo (nel 2008 oltre 800.000 teu, oggi 180.000 teu di cui il 25% vuoti)».
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- «A meno che non vi siano sospetti inerenti alla sicurezza e salute pubblica - ha rilevato Assologistica - i contenitori con destinazione finale in altri porti, bloccati e sequestrati sono in totale contraddizione con i mezzi e le strategie di controllo che invece l'Agenzia annuncia e potrebbe realmente adottare, interfacciandosi e allertando le Dogane dei porti di destinazione finale della merce con i sistemi informatici».
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- «Screditare la logistica del transhipment con controlli invasivi ed ingiustificati - ha accusato Francesco Velluto, general manager di Taranto Container Terminal (TCT) - ci porta solo all'abbandono del terminal da parte delle compagnie di navigazione, oltretutto in un territorio che sta boccheggiando drammaticamente. Recentemente a Shanghai sono state chieste spiegazioni in merito, da parte delle compagnie di navigazione al presidente dell'Autorità Portuale».
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- «Ma se la periferia impone indisturbata gravi danni ad una economia già in ginocchio - ha osservato Mearelli - evidentemente è perché il centro glielo permette. Come presidente della principale associazione italiana di imprese di logistica non posso esimermi dall'esprimere forti preoccupazioni sulla gestione dei controlli sulle merci che entreranno in Italia per l'Expo, perché quello che sta succedendo a Taranto apre pesanti ombre sulla direzione dell'Agenzia e sul condizionamento del mercato attraverso la leva dei controlli».
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