- L'Autorità Portuale di Livorno, nella riunione odierna del Comitato Portuale, ha presentato le linee guida del bando di gara per l'assentimento in concessione del compendio dei bacini di carenaggio per una durata minima di 10 anni, eventualmente estendibile su richiesta sino ad un massimo di venti. La concessione interesserà il bacino grande in muratura, quello galleggiante e le banchine 76, 77 e 78 con i relativi specchi acquei e le gru presenti nelle aree.
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- Nella relazione presentata dal responsabile del procedimento, il dirigente del Demanio e lavoro portuale, Matteo Paroli, sono evidenziati quattro elementi principali per la valutazione delle offerte: il concorrente dovrà presentare un piano industriale che, concordemente con quanto definito nel Piano Operativo Triennale, avrà per oggetto la riparazione delle navi di media e piccola dimensione e la costruzione e il refitting degli yacht; il piano industriale dovrà essere compatibile con le attività antropiche e residenziali contigue al compendio dei bacini, anche in riferimento alle prescrizioni urbanistiche vigenti del comune di Livorno (l'incompatibilità ambientale sarà motivo di esclusione del concorrente dalla partecipazione alla gara); chiunque partecipi alla gara dovrà impegnarsi a ripristinare le funzionalità dei beni assentiti in concessione, compreso quindi il bacino grande in muratura; le attività industriali non dovranno pregiudicare la futura riconversione del bacino in muratura alle attività di riparazione delle navi anche di grande dimensione.
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- L'authority portuale ha precisato che per la gara verrà approntata una procedura ristretta in due fasi: all'atto della pubblicazione del bando verranno definiti i termini per la presentazione delle manifestazioni di interesse; nella seconda fase verrà trasmesso l'invito a gara ai concorrenti risultati idonei in relazione ai criteri di selezione.
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- Nel corso del dibattito il presidente dell'Autorità Portuale, Giuliano Gallanti, ha specificato che per ospitare le grandi navi nei bacini di carenaggio sarebbe necessaria «una preventiva modifica del Piano Operativo Triennale e, quasi sicuramente, del Piano Regolatore Portuale, dove ci sono riferimenti alle riparazioni navali sia nella relazione di accompagnamento che nelle norme tecniche». Ha pertanto definito difficilmente accoglibile, da un punto di vista procedurale e tecnico, la richiesta del sindaco di Livorno di destinare il bacino in muratura alla riparazioni delle navi di oltre 300 metri. «Lo strumento del Piano Operativo Triennale - ha rilevato Gallanti - è flessibile, ma non lo è il Piano Regolatore. E comunque - ha concluso - la discussione non è all'ordine del giorno. Oggi dobbiamo soltanto illustrare le linee guida del bando di gara».
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- «Il bacino in muratura - ha detto il segretario generale dell'ente portuale, Massimo Provinciali - ha avuto una sua piena funzionalità fintanto che è rimasto in piedi il cantiere fratelli Orlando. Questo cordone ombelicale è ormai stato reciso: bisogna prendere atto del fatto che a Livorno le riparazioni navali si sono via via andate svalutando. Inoltre, sulla scorta degli ultimi censimenti effettuati dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, Livorno non è nemmeno più considerata un cantiere navale».
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- «Dal primo ottobre - ha evidenziato nel suo intervento Umberto Paoletti di Confindustria - è iniziato il conto alla rovescia su alcune partite fondamentali per lo sviluppo del porto di Livorno. La zonizzazione, gli escavi, il Piano Regolatore Portuale: i tempi tecnici - ha osservato - non sono variabili indipendenti. I grandi operatori economici vogliono certezze e devono poter fare affidamento su atti che sono già stati adottati da tutti gli enti competenti e che hanno portato all'approntamento di opere necessarie per lo sviluppo dello scalo labronico».
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- Anche il presidente della Camera di Commercio di Livorno, Sergio Costalli, si è soffermato sulla necessità di offrire garanzie e certezze sul futuro, di modo che «le scelte che sono alla base degli strumenti programmatori non siano soggette a continue rivisitazioni e modifiche».
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- Il comandante della Capitaneria di Porto, l'ammiraglio Arturo Faraone, ha messo in guardia sulle possibili ricadute che una modifica in ordine alla destinazione d'uso dei bacini avrebbe sul principale strumento di pianificazione del porto in via di approvazione: «attenti - ha ammonito - rischiamo di dover modificare il Prp».
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- «Qualsiasi dibattito - ha sottolineato il rappresentante dei lavoratori, Mauro Strazzullo (Cgil) - è legittimo, ma se dovessero essere rimesse in discussione le scelte assunte a suo tempo dagli enti interessati, rischieremmo di paralizzare non soltanto Livorno, ma tutta la Toscana».
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- Da parte sua il capogabinetto dell'Ufficio di presidenza della Regione Toscana, Ledo Gori, ha ricordato «che a pochi chilometri di distanza da Livorno c'è Piombino, sul cui rilancio il governo e il ministero dello Sviluppo Economico hanno investito 270 milioni di euro, 120 dei quali destinati alla realizzazione di un bacino lungo 400 metri. Evitiamo inutili doppioni - ha sollecitato Gori - i due porti devono svilupparsi nell'ottica di una sinergica complementarità».
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- Nel corso della riunione il Comitato Portuale, con la sola astensione del sindaco di Livorno Filippo Nogarin, ha dato mandato al presidente dell'authority di richiedere al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti l'inclusione nella circoscrizione territoriale dell'Autorità Portuale di Livorno delle aree di proprietà posizionate tra le colline inferiori pisane e i monti livornesi. Si tratta di 34mila metri quadri dell'Immobiliare Montefiori Srl e 29.500 metri quadri della Lino Veroni Srl acquistati dall'Autorità Portuale di Livorno nel 2004. «Queste aree, in passato oggetto di polemiche e controversie, anche con risvolti penali - ha puntualizzato Massimo Provinciali - sono ora nella piena disponibilità dell'Autorità Portuale, che sta avviando progetti per la loro valorizzazione e la loro utilizzazione commerciale, cui seguirà anche l'introito di canoni di locazione». Il segretario generale ha specificato che la piena disponibilità delle aree costituisce un motivo sufficiente per spingere l'authority portuale e Collesalvetti a rilanciare una nuova strategia logistica di area vasta che metta in sinergia porto, aree industriali ricadenti nella circoscrizione di Collesalvetti e l'interporto: l'Autorità Portuale - ha ricordato Provinciali - detiene il 9,59% della società Amerigo Vespucci che gestisce l'Interporto Toscano, struttura - ha sottolineato - «che è un asset strategico per lo sviluppo dei traffici portuali e della frazione logistica del trasporto che si svolge sul territorio, in linea con la ratio dell'articolo 46 del decreto Salva Italia». Provinciali ha evidenziato anche la strategicità per Livorno dell'Autoparco il Faldo, posizionato nel cuore di Colle a pochi chilometri di distanza dalla scalo labronico, che è il più grande deposito d'auto d'Europa, un'area di stoccaggio in grado di accogliere di 22mila veicoli.
- Il Comitato Portuale ha deciso anche il rinnovo alla società Silos e Magazzini del Tirreno della concessione sulle aree presso la Darsena Pisa, retrostanti all'accosto n.41. Si tratta di 22mila metri quadrati su cui la società ha una concessione in scadenza a giugno del 2015. Il rinnovo avrà durata ventennale. Anche Autotrade and Logistics Spa ha chiesto ed ottenuto una concessione demaniale marittima per l'utilizzo di due aree della superficie complessiva di 1.904 metri quadrati presso via Leonardo da Vinci con lo scopo di attrezzarla per la ricezione dei treni utilizzati per il trasporto di autovetture e per il loro successivo instradamento nel terminal d'imbarco.
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- Stamani inoltre le rappresentanze sindacali di Azimut Benetti si sono presentate presso la sede dell'Autorità Portuale a Palazzo Rosciano chiedendo udienza al sindaco di Livorno e a Gallanti. «Siamo preoccupati - ha spiegato Vittorio Millella della Rsu di Azimut - tra i lavoratori sta montando una tensione che non riusciamo più a controllare». Millella ha chiesto lumi sul futuro dei bacini e se sia vero che potrebbero essere utilizzati per le attività di riparazione delle grandi navi: «Da noi - ha sottolineato - lavorano ogni giorno più di mille persone: 624 sono di Livorno e 380 provengono dal comprensorio toscano. Diamo occupazione a 51 ditte locali. Le riparazioni delle grandi navi sono incompatibili con le attività di le attività di refitting e costruzione degli yacht. Fare una scelta simile vorrebbe dire mandare via Azimut Benetti» «La questione - ha replicato il sindaco - deve essere ancora dibattuta. Nessuno vuole danneggiarvi, ma io ho il dovere di sviluppare un dibattito quanto più approfondito possibile sul tema. Devo farmi garante degli atti di indirizzo adottati a larga maggioranza dal consiglio comunale».
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