- Posizionare a Piazzale Roma, all'ingresso di Venezia, una grande bara di cristallo piena di testimonianze su ciò che si sta facendo per cancellare posti di lavoro nelle aziende che operano per il porto crocieristico, commerciale ed industriale della città e per ricordare a residenti e turisti che il porto sta morendo. È la provocatoria proposta lanciata e condivisa da gran parte degli operatori associati nell'International Propeller Club Port of Venice riunitosi venerdì all'hotel Luna Baglioni di Venezia per l'annuale “Charter night”.
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- «Per il traffico crocieristico - ha ricordato il presidente del Propeller Club veneziano, Massimo Bernardo, nel corso dell'incontro - siamo ancora in alto mare con l'unica certezza, questa sì, che dal 1° gennaio alle navi di oltre 96.000 tonnellate di stazza non sarà più consentito il transito per il bacino di San Marco e ciò, come avrete certamente appreso dalla stampa, mentre alcune compagnie, come per esempio Costa Crociere, hanno già scelto Trieste come home port, ma quel che è più grave per la mancanza di decisioni sulle tante ipotesi progettuali da adottare in via alternativa al transito per il canale della Giudecca e il bacino di san Marco».
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- Bernardo ha inoltre rilevato che anche il porto commerciale è in sofferenza a causa della caduta di traffici con conseguente ricorso alla cassa integrazione, per non parlare del porto industriale che oggi è nel limbo in attesa dell'annunciato piano di riconversione di Porto Marghera. Una situazione complessiva, quindi, non certo rosea anzi «per certi aspetti drammatica - ha sottolineato - se pensiamo che da troppi anni oramai abbiamo sentito “grandi annunci per grandi progetti”: dal NAPA alla piattaforma offshore, alle varie ipotesi progettuali per le grandi navi, all'ipotizzato sistema dell'alto Adriatico, alle grandi infrastrutture autostradali e ferroviarie ecc. ecc. Il tutto con scadenze lontane, purtroppo troppo lontane rispetto alla crisi che attanaglia il nostro porto! Di fatto, a parte il nuovo terminal ro-ro in via di completamento a Fusina, peraltro utilizzato dalla sola Anek Lines a fronte di un investimento di oltre 220 milioni di euro, nulla di nuovo sotto il sole mentre mancano pochi mesi al congedo e alla non rieleggibilità del presidente del porto, Paolo Costa, al rinnovo dell'amministrazione comunale con le prossime elezioni di maggio, alla rielezione del CdA della Venezia Terminal Passeggeri in scadenza, alla - speriamo prossima - conclusione dell'iter fallimentare dell'Interporto di Venezia che ci auguriamo riprenda presto a funzionare a pieno regime, alla chiusura di agenzie marittime e alle difficoltà di molte imprese di spedizione che per sopravvivere scelgono altri porti più competitivi»
- «Stiamo vivendo - ha proseguito Bernardo - un periodo molto delicato nel quale la voce degli imprenditori, condivisa e sostenuta da tutte le associazioni di categoria, dovrebbe farsi sentire, oggi più che mai, forte e determinata in quanto generata da “gente del mestiere” che agli attuali e futuri vertici dei vari enti che governano oggi e governeranno domani la vita del porto e di tutto il trasporto, dovrebbe indicare le linee guida per una consapevole e concreta politica di
- sviluppo infrastrutturale, strutturale e merceologica adeguata alle potenzialità e alla logistica del nostro territorio».
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- «Nessun cambio di rotta, quindi, da parte nostra rispetto al passato - ha concluso Bernardo - ma, nel comune interesse, chiedo ed auspico l'impegno di tutti per fare del nostro sodalizio una platea di attenti imprenditori, più propensi al critico ed intelligente confronto che al solito, consueto, accattivante applauso al personaggio di turno quando poi ogni nostro meeting resta, come spesso purtroppo è avvenuto di volta in volta, un capitolo chiuso. Dobbiamo invece dare continuità al nostro lavoro non solo affrontando le criticità improduttive del sistema ma anche, per costruire insieme quella task force di eccellenze imprenditoriali locali che sia in grado di ascoltare e di farsi ascoltare nelle sedi competenti affinché la città di Venezia, popolo ed istituzioni, oggi assenti riconoscano finalmente al proprio porto e ai suoi operatori una parte importante della propria economia, di quella che,nella sua storia, l'ha fatta conoscere in tutto il mondo come “regina nei mari”. Non possiamo più tacere o dare tutto per scontato quando assistiamo quasi impotenti ad un costante degrado di tutto ciò che il porto ha per decenni rappresentato».
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