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Le commissioni che indagano sui sinistri marittimi - denuncia il Collegio Nazionale Capitani - non includono i più esperti, cioè gli ufficiali della Marina mercantile
L'associazione esprime alcune considerazioni sul naufragio della “Norman Atlantic”. Evidenziato il problema dell'indipendenza sia dei Registri di classifica sia dei comandanti nei rapporti con le compagnie
8 gennaio 2015
In una nota il Collegio Nazionale Capitani Lungo Corso e Macchina, l'associazione professionale che rappresenta gli ufficiali della Marina mercantile italiana, esprime oggi alcune considerazioni sull'incidente occorso al traghetto Norman Atlantic, che si è incendiato lo scorso 28 dicembre provocando - secondo i più recenti accertamenti - la morte di 11 persone. Con il documento il Collegio Nazionale Capitani intende fare chiare chiarezza rispetto a quelle che l'associazione definisce le «versioni incontrollate diffuse sull'ultima tragedia avvenuta in mare».
Il Collegio Nazionale Capitani L. C. e M. ricorda innanzitutto che «esistono normative internazionali, valide per tutte le navi del mondo che regolano la vita e il lavoro a bordo. In base a queste leggi - precisa l'associazione - anche la responsabilità di eventuali ingressi di clandestini nelle stive risale - stabilisce l'ISPS - al personale della security portuale e non all'equipaggio. Per le stesse disposizioni internazionali il comandante che riceve veicoli a bordo non può controllare il carico di un mezzo pesante sigillato».
«La conformità, cioè efficienza della nave in base alle leggi vigenti - ricorda inoltre il Collegio Nazionale Capitani - è stabilita dai Registri di classifica, che eseguono controlli periodici e rilasciano i certificati attestanti eventuali insufficienze riscontrate e relativi rimedi». «Qui - osserva l'associazione - si apre il problema delicato dell'indipendenza, sia dei vari Registri che hanno come clienti gli armatori delle navi, sia dei comandanti nei rapporti con le rispettive compagnie: chi si assume la responsabilità di fermare una nave, nel caso ci siano lacune preoccupanti?»
Il Collegio Nazionale Capitani L. C. e M. osserva inoltre come «ancora una volta questo grave sinistro abbia rivelato la non sicurezza delle lance cosiddette di salvataggio: un problema tenuto opportunisticamente nel dimenticatoio. Ad ogni sinistro - sottolinea l'associazione - ci si trova puntualmente di fronte alla difficoltà di ammaino, con conseguenze talvolta tragiche. Ciò dipende dai mezzi meccanici inadeguati, sia dall'impreparazione del personale, talvolta reclutato all'insegna del minor costo».
«Ultima - spiega l'associazione - ma non meno importante questione: a chi tocca stabilire la responsabilità di quanto accaduto? Ancora di recente, nel caso del gravissimo disastro del Giglio - denuncia il Collegio Nazionale Capitani - la commissione era composta da tutti, meno che da ufficiali della Marina mercantile, cioè i più esperti nel caso specifico. Quanto si dovrà aspettare ancora per vedere riconosciute le competenze marittime indispensabili per chiarire le dinamiche del sinistro? È un richiamo urgente, che si pone anche in quest'ultima inchiesta».
Il presidente del Collegio Nazionale Capitani, Giovanni Lettich, già capo pilota del porto di Genova, evidenzia infine la particolarità delle navi traghetto che per il loro tipo di servizio rapido prevedono per i passeggeri esercitazioni in vista di eventuali emergenze piuttosto superficiali e comunque ben lontane dalla simulazione di un'emergenza reale. Lettich rammenta in proposito il caso più fortunato avvenuto a sette miglia dal porto di Genova, nel gennaio 2009: nel garage del traghetto Athara scoppiò un incendio dal motore del frigorifero di un camion. Il peggio fu scongiurato: nonostante i passeggeri fossero solo 124, non mancarono scene di panico e polemiche.
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