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Conte (Propeller Club Taras) propone di trasformare il terminal contenitori di Taranto in un distripark
Il traffico di transhipment - osserva - «ormai nel Mediterraneo è appannaggio dei nuovi porti del Nord Africa, della Spagna, della Grecia, dell'Egitto e di Malta»
4 maggio 2015
Trasformare il container terminal al Molo Polisettoriale del porto di Taranto in un distripark. Lo ha proposto il presidente del The International Propeller Club Port of Taras, Michele Conte, constatando che «fino a tre anni addietro il porto di Taranto era annoverato tra gli hub di transhipment del Mediterraneo come secondo d'Italia dopo Gioia Tauro» e che «oggi è scomparso dagli elenchi e le statistiche dicono che continua a perdere traffico».
La drammatica emorragia di traffico containerizzato che è in atto negli ultimi anni nel porto pugliese e che ha determinato l'azzeramento dell'attività al Molo Polisettoriale svolta dalla società terminalita Taranto Container Terminal (gruppi Hutchison Port Holdings - Evergreen - Maneschi) è evidenziata dal grafico a fianco. Secondo Conte, «non è più tempo di guardare indietro, di cercare colpe (di persone o di sistema) o di attendere che qualcuno, da chissà dove, ponga rimedio alle nostre incapacità, salvo poi a dire che i mali del nostro territorio derivano da scelte fatte non a Taranto. Sarebbe il caso - per il presidente del Propeller Club - che la collettività si interrogasse, con urgenza, su cosa fare, quali scelte operare, perché il Molo Polisettoriale, l'ultima grande opera realizzata per la forza, la tenacia e la capacità di uno degli ultimi valenti uomini politici di Taranto, l'onorevole Mazzarino, non rimanga nuovamente un'area di sosta per il buen retiro dei gabbiani, dopo tanti soldi spesi per nuove opere, forse non tutte utili ed indispensabili anche qualora realizzate».
Evidenziando le giuste preoccupazioni per portare a casa la cassa integrazione per i lavoratori di Taranto Container Terminal, Conte ha specificato che ciò «non può bastare. Congiuntamente - ha rilevato - bisogna pensare a cosa fare, perché non si può vivere di cassa integrazione e perché un patrimonio così importante non può tornare ad essere una cattedrale nel deserto come è stata per 20 anni prima della sua trasformazione in terminal contenitori. Né - ha aggiunto - si possono aspettare ancora le decisioni di Evergreen».
Ad avviso del presidente del Propeller Club di Taranto, il porto della città pugliese non può più affidare le proprie sorti al traffico di transhipment dei container che - ha osservato - «ormai nel Mediterraneo è appannaggio dei nuovi porti del Nord Africa, della Spagna, della Grecia, dell'Egitto e di Malta che - ha sottolineato - addirittura insidia Gioia Tauro che fatica a reggerne la concorrenza nonostante MSC e Maerks». Per Conte, «il trasbordo dei contenitori da nave madre a nave feeder, ancora necessario, in Italia non è più strategico, non paga tasse di imbarco e sbarco, per cui, al netto dell'occupazione, non produce altri introiti. Se viene messa in discussione anche l'occupazione, come sembra che sia veramente - ha evidenziato - non è più nemmeno utile». Inoltre - ha proseguito - «il distripark pensato, che poteva costituire il valore aggiunto al semplice trasbordo, è fallito per incapacità del territorio».
«Per queste ragioni - ha spiegato - propongo con forza di prendere il coraggio a due mani e decidere di trasformare il terminal contenitori in un distripark endoportuale, con possibilità di trasformarsi in ZES (Zona ad Economia Speciale), magari proponendo alla Hatchinson, azionista di maggioranza della Taranto Container Terminal, di assumerne la responsabilità e gestirlo, conservando il personale dipendente, incrementandolo via via che il distripark si sviluppa».
«Nel porto di Barcellona - ha ricordato Conte - il distripark endoportuale, nato su una superficie di soli 700mila metri quadri, ha generato ben 4.000 occupati diretti più quelli indotti. Piuttosto che rimanere inermi e alla fine chiedere solo cassa integrazione, anche se sacrosanta per le famiglie dei dipendenti - ha concluso il presidente del Propeller Club - c'è chi si sente in grado di produrre nuove e diverse ipotesi di sviluppo per il terminal?»
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