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Confetra critica la visione del settore logistico prospettata dal Ministero dei Trasporti
Marcucci: «questa iniziativa non è solo banalmente semplicistica, è anche soprattutto pericolosa»
5 maggio 2015
Confetra (Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica) ha criticato l'iniziativa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che ha annunciato di avere insediato un gruppo di lavoro incaricato, tra l'altro, di redigere una proposta normativa per la regolazione dell'attività di logistica “quale fattispecie contrattuale tipica nella quale far confluire i servizi complementari e accessori al trasporto delle merci”.
Confetra ha sottolineato che «la logistica è un'attività imprenditoriale complessa consistente nella pianificazione e nell'organizzazione dei flussi fisici delle merci. Nella sua articolazione va dalla acquisizione delle materie prime presso i fornitori, alla gestione delle scorte, alla consegna dei prodotti finiti ai clienti finali, fino ai servizi post-vendita. Le varie fasi si svolgono oramai a livello globale. La portata internazionale di questa funzione fa sì che alla ricerca di convenzioni standard che ne facilitino l'applicazione commerciale stiano lavorando organismi di rango mondiale come l'Onu».
La Confederazione ha pertanto bollato l'iniziativa del Ministero ritenendola - ha specificato il presidente di Confetra, Nereo Marcucci - «non è solo banalmente semplicistica», ma «anche soprattutto pericolosa se si considera che avviene senza alcuna preventiva consultazione con i diretti interessati, rappresentati da Confetra, e che parte da una visione profondamente distorta secondo cui la logistica sarebbe “complementare e accessoria” all'autotrasporto».
«L'autotrasporto - ha rilevato Marcucci - è un anello della logistica, importante ma pur sempre anello di una catena: non a caso in inglese la logistica viene definita “supply chain”. L'iniziativa del Ministero è criticabile anche perché andrebbe ad accrescere un quadro ordinamentale che viceversa avrebbe bisogno di delegificazione e non di ulteriori irrigidimenti normativi. Il rischio è di mettere una camicia di forza tutta nazionale ad un'attività che è in continua evoluzione e che si svolge a livello mondo».
«È dunque auspicabile - ha concluso Marcucci - che questa iniziativa, non promossa dai responsabili politici del Ministero dei Trasporti, non abbia seguito».
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